Perdonare se stessi, Luglio 2008

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 27/9/2010, 11:37




Perdonare se stessi (luglio 2008)


Un punto cardine di quasi tutte le religioni consiste nell’estremo ricatto di qualsiasi classe sacerdotale: «Bada a quello che fai perché prima o poi sarai dinnanzi al giudizio di Dio».
Gli addentellati che si ripresentano nei secoli possono essere vari: «Pentiti finché sei a tempo», «Fai una donazione e sarai salvato», «Sostienimi e io intercederò per te presso chi sta nell’alto dei cieli» e via e via e via. Nessuna religione è mai scampata sia al ricatto di base che agli addentellati che la coronano.
Cambiano i tempi, cambiano gli uomini, cambiano e si trasformano (qualche volta) le religioni, ma l’immagine preoccupante di un Dio giudice del'uomo continua ad essere sempre la stessa.
Per carità: non possiamo dire che l’uomo, ancora oggi, non meriti di essere tenuto sulla corda e che, quindi, non sia proprio il suo modo di vivere che alimenta e accresce il fissarsi di quest’immagine nell’archetipo collettivo dell’umanità alla ricerca del divino... D’altra parte credo che sia decisamente ora di operare un drastico cambiamento in merito, anche considerati gli scarsi risultati che, alla fin fine, ottiene il concetto di un Dio-giudice pronto a scagliare chi male si comporta negli infuocati abissi dell’inferno. Quanti sono quelli che, nella storia dell’uomo, non hanno commesso le nefandezze più incredibili per paura di siffatto Dio? Forse, qualche volta, ha impedito a qualche individuo di compiere qualche azione non proprio benevola, ma, solitamente, la paura non elimina il desiderio, lo reprime soltanto.
E voi sapete, per esperienza e vissuto personale, che desiderare qualcosa di nocivo e non farlo per paura, per la vostra coscienza non fa poi molta differenza dall’agire senza preoccuparsi delle conseguenze.
Il più delle volte il pentimento viene a posteriori, e così «sentito» che si manifesta facilmente quando ormai la «frittata» è fatta e un’altra paura, quella delle conseguenze, incomincia a farsi avanti nella consapevolezze dell’individuo che - come diciamo spesso - ha sbagliato sapendo di sbagliare e non per semplice impossibilità di comprendere qual era il giusto modo di agire.
Ed ecco, allora, nascere i sensi di colpa che paralizzano la vostra vita e che rendono amari anche i momenti più dolci che vi capita di vivere.
Scifo

Abbiamo sempre detto che è ben lontana da noi l’idea di diventare una religione... non abbiamo neanche le qualità essenziali per poterlo diventare: niente sacerdoti, patriarchi, gerarchie, preti, novizi né, tanto meno - una qualsiasi immagine precostituita e da difendere ad oltranza di una divinità di qualsiasi tipo... no, non siamo atei ma il Dio in cui crediamo è un Dio inconoscibile razionalmente e avvicinabile soltanto per gradi attraverso l’am¬pliarsi del sentire dell’individuo, quel sentire che lo unisce e accomuna alla divinità fino ad arrivare al punto in cui individuo e divinità risultano inscindibilmente un Tutt’Uno».
Vito

L’unico giudice di voi stessi, figli nostri, un giudice al cui cospetto anche i più grandi inquisitori si sono sentiti tremare in maniera irrefrenabile le ginocchia non è altri che voi stessi.
Voi stessi siete giudici e carnefici, voi stessi vi condannate al tormento, voi stessi vi crocifiggete con una valanga di «se avessi voluto», «se avessi cercato», «se avessi fatto non fatto» e fate fatica a perdonarvi, finendo con rendervi impossibile cercare di porre rimedio a ciò che siete stati diventando dei voi stessi diversi, preferendo le mille corone di spine dei vostri sensi di colpa al cambiamento che, solo, potrebbe porre rimedio, per la vostra coscienza, a ciò di cui vi incolpate.
Noi vi diciamo, figli nostri, che non esiste una condanna eterna e vorremmo davvero che voi poteste riuscire a credere in queste nostre parole.
Ma non vorremmo che quanto vi diciamo diventasse un modo per agire con leggerezza, senza preoccuparvi delle conseguenze di quello che avete fatto, che fate o che farete. Noi vorremmo, invece, che voi comprendeste che punirvi non serve a niente se non a rendere la vostra vita l’immagine di quell’inferno di cui parlano le religioni e che voi stessi tendete a costruirvi.
Moti

«Ma io ho fatto e detto cose che.. oh, quante volte!
E come posso non stare male, non sentirmi in colpa, non perdere il coraggio di guardarmi negli occhi allo specchio?».
Fratelli, pensate che questo disferebbe ciò che ormai è fatto?
Pensate davvero che questo sanerebbe le ferite che avete inferto?
Pensate veramente che questo annullerebbe il dolore che avete aiutato a nascere in voi e negli altri?
Voltate pagina, incominciate una vita diversa.
Fate della comprensione dei vostri sbagli la base per non commetterli più, trasformando il dolore in speranza, la colpa in accettazione di aver commesso degli errori, il rimorso in consapevolezza che potrete evitare di commetterli ancora.
Fabius

Questa è la via per perdonare voi stessi, creature.
Questa è l’unica via che vi permetterà di chiudere gli occhi con la coscienza di aver reso utile la vostra vita e che vi aiuterà ad affrontare la Morte, assidua compagna del vostro vivere, nel più sereno dei modi.
Essa sola, ve lo garantisco con tutto l’amore che posso portare in me verso ognuno di voi, avrà la possibilità di farvi esclamare, quando essa si avvicinerà per mostrarvi l’ultimo granello di sabbia che cadrà dalla grande clessidra che marca il tempo della vostra vita:
Scifo

Ci siamo incontrati ancora in una sera della mia vita
in cui mi sono scoperto inesorabilmente solo con me stesso.

I nostri occhi erano un unico sguardo
pieno di rimpianti irrecuperabili, di promesse e compromessi
di speranze e disillusioni, di musica mai suonata
e canzoni mai fatte nascere ma tenute imprigionate
nel profondo del mio cuore.

Guardami negli occhi e dimmi cosa vuoi da me…
è una vita che sei al mio fianco, presenza costante ma silenziosa
fedele e inflessibile
e adesso cosa vuoi da me, perché mi guardi così?

«Stai arrivando infine nel mio porto,
io esisto per essere al tuo fianco e sono tua da sempre
finché non sarai tu ad essere mio
quando avrai accettato il riflesso dei miei occhi senza luce,
nei quali, un bagliore del sole, per caso, è sembrato riflettersi nel mio sguardo
costantemente rivolto verso di te».

Ma cosa stai dicendo?
«Per caso» non esiste, è solo un modo
per seppellire le proprie responsabilità
fingendo d’essere disarmati contro la vita.
«Per caso» è una frase fatta,
una consolazione disperata,
un’ammissione di impotente sconfitta,
un silenzio che non raggiunge una fine
in attesa di perché che non trovano fiato per esprimere se stessi.

Non è per caso che l’aria fa dondolare
la foglia che si stacca dal ramo,
non è per caso che l’aquilone si scaglia nel cielo
alla ricerca di un’illusoria libertà,
non è per caso che un bimbo reclama a gran voce
il suo primo sorso di vita
non è per caso che io mi sono specchiato nei tuoi occhi
e non ho avuto paura.

Il Poeta

Edited by Odisseo76 - 28/9/2010, 09:13
 
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