Cominciare da poco e da vicino

« Older   Newer »
  Share  
SerGian
view post Posted on 8/10/2010, 18:31




Cominciare da poco e da vicino

Definizione di Georgei:
Non impegnatevi - esortano le Guide - con le grandi battaglie sociali o umanitarie se prima non avete combattuto quelle a favore di chi vi sta vicino perché ciò appagherebbe e gratificherebbe il vostro Io ma lascerebbe irrisolti i vostri più impellenti bisogni di comprensione interiore!.
La vostra attenzione deve seguire una sorta di spostamento da voi stessi verso l’esterno: essa deve essere posta per prima cosa su voi stessi e sulle persone che condividono più da presso le vostre esperienze. La vostra società attuale tende invece a trascinare la vostra attenzione lontano da voi.
Non lasciatevi ingannare da falsi miraggi che sembrano poter tacitare con facilità le vostre responsabilità: è comodo altruismo aiutare chi non conoscete e mai, probabilmente, conoscerete veramente. È certo meglio adottare un bambino a distanza che non fare niente di niente per gli altri ma non è la stessa cosa che aiutare il bambino della porta accanto che, magari, ha altrettanto bisogno (e non solo economico)».

Messaggio esemplificativo

Ci auguriamo anche che quegli insegnamenti etici- morali, così importanti per la vostra crescita spirituale si siano rafforzati, non ultimo tra questi l'insegnamento dell'amare gli altri ma soprattutto quello di iniziare a dare il vostro amore partendo da poco e rivolgendo questo "poco alle persone a voi più vicine. Purtroppo, però, per quanto noi ed altri fratelli in altri momenti, abbiamo cercato di ricordarvi questo concetto, troppo spesso vi vediamo rivolti a dare un aiuto, anche se magari fatto soltanto di un sorriso, ad amici, conoscenti, addirittura magari a persone a voi estranee nel senso di non strettamente legate affettivamente, mentre il problema di un compagno o di una compagna, il problema di un figlio, passa pressoché inosservato... e questo - vi ripetiamo - non solo non giusto, ma significa non aver compreso quel grande insegnamento che il Maestro vi inviò quando venne tra voi: amare gli altri come se stessi, ma cominciare da poco e da vicino sempre e comunque, essere attenti ai problemi delle persone che vi stanno accanto, facendo quegli sforzi necessari per aiutarli, ma non cercare di fuggire una realtà che, magari in alcuni momenti, vi può risultare scomoda e rivolgere la vostra attenzione ed il vostro interesse, la vostra voglia di dare, agli altri.
E ricordate, voi che avete una famiglia, che avete dei fratelli, che avete dei figli, che avete degli amici, che è necessario per mettere in pratica quanto noi veniamo a dire e , iniziare soprattutto da essi, poi, eventualmente quando i risultati del vostro aiuto si dimostreranno tali allora potrete veramente iniziare a cercare di fare qualcosa anche per gli altri, anche per tutti gli altri, e perché no, in una ipotesi più che ottimista, per l'umanità intera.

Fabius

Come base comune (archetipi) risulta più facile avere la tendenza a esternare il nostro aiuto verso chi ci è più lontano. E' forse un modo per deresponsabilizzarci? Se sì perché?
Basta fare una donazione per sentirci in pace con la nostra coscienza, ma nel contempo abbiamo tenuto lontano l'impatto emotivo/mentale che ne deriverebbe se avessimo accanto la persona bisognosa con tutti gli annessi e i connessi.
L'agire da "vicino" ci rende forse più vulnerabili scoprendo lati poco piacevoli di noi stessi.

Giancarlo
 
Top
view post Posted on 8/10/2010, 19:39
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
442
Location:
Chioggia (VE)

Status:


Ciao, penso che l'aiuto a distanza tenda proprio a deresponsabilizzarci. Questo perchè aiutando a distanza, ci da la possibilità di credere che stiamo facendo una cosa importante e positiva, senza potere verificare se in effetti è così. Si deve anche considerare che aiutare a distanza significa "dare" quando abbiamo bisogno noi, e non quando magari siamo stanchi e invece effettivamente c'è bisogno del nostro aiuto. Meccanismo che ci fa sentire in pace con noi stessi. Immagina invece che ci poniamo come obbiettivo di aiutare la persona della "porta accanto". Ebbene, presumo che busserebbe alla nostra porta tutte le volte che lei ritiene di avere un bisogno, senza curarsi dei nostri di bisogni ovviamente. Avere la persona a cui abbiamo deciso di dedicare il nostro aiuto, ed essere pronti e disponibili anche quando non lo si è, credo sia una situazione molto diversa e intrigante di quando la persona da aiutare si trova invece a mille miglia di distanza.

Luciano

P.S. mi sono dimenticato di dirvi che ci hanno ripristinatola linea in questo momento, e adesso finalmente dopo un mese ci possiamo connetterci normalmente. Che pena fino a ad adesso. :wacko:

Luciano
 
Top
view post Posted on 8/10/2010, 21:20
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
210
Location:
Roma

Status:



E' bellissimo questo argomento, grazie per averlo proposto.

Quando le Guide ne hanno parlato è stato per me motivo di lunghe riflessioni, mi sono rivista nelle loro parole ed ho iniziato a mettere in pratica quanto da loro suggerito. Ho iniziato proprio con la mia famiglia, per esempio con mia madre che ha 86 anni, è vedova e la sera, dopo cena, si dilunga in interminabili e ripetitivi discorsi mentre io mi sento stanca e vorrei andare subito a letto. Prima le dicevo "mamma, basta vai a casa tua" (abita nell'appartamento accanto al mio), ora mi metto seduta vicino a lei e l'ascolto. E' veramente poca cosa, ma io prima che le Guide ci parlassero di questo "poco e da vicino" non ci avevo mai pensato.
 
Top
trizi
view post Posted on 8/10/2010, 21:53




Come base comune (archetipi) risulta più facile avere la tendenza a esternare il nostro aiuto verso chi ci è più lontano. E' forse un modo per deresponsabilizzarci? Se sì perché?
Basta fare una donazione per sentirci in pace con la nostra coscienza, ma nel contempo abbiamo tenuto lontano l'impatto emotivo/mentale che ne deriverebbe se avessimo accanto la persona bisognosa con tutti gli annessi e i connessi.
L'agire da "vicino" ci rende forse più vulnerabili scoprendo lati poco piacevoli di noi stessi.(Giancarlo)

-------
Forse è meno impegnativo...e più neutro dare aiuto a chi è lontano e non ci coinvolge più di tanto.
Credo che comunque tutto il nostro vivere, sia improntato nel fare poco ma da vicino...basti pensare alla semplice gestione famigliare.
La faccenda dello "scoprire i lati poco piacevoli di noi" fa parte credo, di quel famoso gioco del conoscere se stessi.
E' vero, faccio una donazione ,a vita, in base alle mie possibilità e mi mettto il cuore in pace, ma è veramente una sciocchezza mascerata da meglio poco che nulla. Oppure oggi faccio l'elemosina a te ,a te, e non a lui perchè più di due mi pesano sul bilancio. Eppure anche nel semplice donare un centesimo, un'euro ci sta un mondo di riflessione. A volte mi sono chiesta ma vado a simpatia?, non so, è certo che sono consapevole che al mendicante per professione non mi va di dare nulla, al ragazzo rumeno che ogni tanto vedo e con cui ho instaurato un dialogo, anche se mi frega o mi dice balle sulle sue condizioni, do l'aiuto. Perchè? E' forse il mio poco e da vicino? non lo so ma a lui mi viene naturale, a quelli che lo fannno per mestiere no.
In famiglia...anche il( fare le cose perchè si deve) , anche se avolte la mente e il corpo vorrebbero essere altrove, anzichè prendersi cura di un anziano ammalato, equivale a fare poco e da vicino? Con certezza non l'ho compreso perchè dopo, se sono immersa nella situazione, il mio primo desiderio svanisce, però sono consapevole che a volte è un dovere.
Tiziana
 
Top
view post Posted on 8/10/2010, 22:35
Avatar

admin

Group:
Administrator
Posts:
414

Status:


Penso che uno degli elementi che pesa non poco in questo preferire l'aiutare le persone lontane prima di quelle vicine, consiste nella gratificazione che l'io riceve nell'aiutare. Se adotti un bambino a distanza o vai a fare del volontariato per dare una mano ai bisognosi, lo puoi sbandierare ai 4 venti, certo di sentirti apprezzato da tutte le persone a cui lo racconti. Ma se tendi una mano ad un tuo famigliare, o ad un vicino di casa, con un semplice gesto, questo è sicuramente meno riconosciuto, meno "popolare". Non puoi certo dire che fai della beneficenza perché presti un po' più di ascolto alla tua anziana mamma o a tuo figlio.
Ecco quindi che senza nessun tipo di riconoscimento o gratificazione, l'azione, il gesto altruistico, si compiono un po' meno volentieri... :rolleyes:
 
Top
SerGian
view post Posted on 9/10/2010, 10:34




Io vorrei scomporre in tre parti il messaggio: "Cominciare da poco e da vicino" e vedere se possibile di trovare sfumature diverse :

Cominciare - Qui spesse volte ci si imbatte alla scarsa volontà nel cercar di iniziare un lento cammino per aiutare se stessi e gli altri; bisogna trovare ragione di pensare che il "cominciare" non significa necessariamente avere sempre e comunque subito dei ritorni gratificanti, bisogna far sì di lasciar che il tempo faccia il suo corso, senza desistere e crederci veramente, i frutti saranno in proporzione alla costanza che avremo dato.

da poco - Questo significherebbe che non è necessario fare chissà che cosa e avere un dispendio di energie esagerato, ma iniziare con piccoli passi a scrutare il mondo che ti è vicino, aumentando la sensibilità ed il tatto sulle necessità reali del momento.

da vicino - Forse, anzi è il modo migliore per conoscere anche se stessi, visto che inevitabilmente ci pone di fronte a delle responsabilità più evidenti (interazione famigliare, convivenza), iniziare un lavoro certosino per portare alla luce le richieste di aiuto degli altri.
Un'altro aspetto da considerare è la cura del proprio corpo, potrebbe essere "il vicino" più evidente o no?

Spero di non aver creato confusione :-))

Giancarlo
 
Top
view post Posted on 9/10/2010, 11:26
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
210
Location:
Roma

Status:


CITAZIONE (SerGian @ 9/10/2010, 11:34)
Un'altro aspetto da considerare è la cura del proprio corpo, potrebbe essere "il vicino" più evidente o no?

Spero di non aver creato confusione :-))

Giancarlo

Caspita! Ma lo sai che stavo facendo la stessa considerazione? Mi domandavo, appunto, se il nostro corpo possa ritenersi un "da vicino". Non mi ricordo che le Guide ne abbiano fatto cenno ed io non riesco a trovare dei riferimenti tali che mi permettano di affermarlo con certezza. Però, così ad intuito, sono d'accordo con te.
 
Top
trizi
view post Posted on 9/10/2010, 13:20




CITAZIONE (SerGian @ 9/10/2010, 11:34)
da vicino - Forse, anzi è il modo migliore per conoscere anche se stessi, visto che inevitabilmente ci pone di fronte a delle responsabilità più evidenti (interazione famigliare, convivenza), iniziare un lavoro certosino per portare alla luce le richieste di aiuto degli altri.
Un'altro aspetto da considerare è la cura del proprio corpo, potrebbe essere "il vicino" più evidente o no?
Spero di non aver creato confusione :-))
Giancarlo

Ciao Giancarlo, credo che sia una grande evidenza, se siamo afflitti da disturbi fisici, o malattie, il primo pensiero normalmente cade su se stessi, e li ,vi può essere almeno secondo la mia esperienza, una esigenza egoistica ma indispensabile di ritrovare una normalità per quanto possibile, poi la mia normalità sarà adeguabile a quello che mi è capitato. Certo è che se sono presa da me, non ho molto spazio da dedicare agli altri, quindi il "da vicino " divento io stessa.Poi riacquistato l'equilibrio, la mia attenzione si sposta verso coloro che mi sono stati accanto, parenti e amici, che hanno a loro volta dedicato il loro tempo a me.Questo lo comprendo, però quello che osservo è qunado il mio fare è solo spontaneo? Dico così perchè ho notato che vi è spesso un sottofondo di richiesta dopo che ho "fatto.."che si trasforma in una sensazione di gratifica, o di costrizione, o di dovere. Quindi non so fino a che punto il mio "da poco e da vicino" abbia un valore.Ma qui mi fermo ci penserà la coscienza io adesso non ho volgia di rielaborare all'infinito. Per il momento mi ascolto dentro e se mi sento faccio, o faccio anche se "devo".
Non so se è capibile quanto dico.
Ciao
Tiziana

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:13
 
Top
Fabio Sal
view post Posted on 9/10/2010, 14:04




Provo a dare il mio contributo...

Ho trovato molto interessante sia l'argomento che la suddivisione fatta da Giancarlo nei 3 termini: cominciare, da poco e da vicino.

Cominciare: sono d'accordo con quello che hai scritto; aggiungo che, come in ogni cosa, finché non inizi a provare ad aiutare gli altri, non potrai mai conoscere il tuo modo soggettivo di aiutare.

da poco: si può anche riferire al fatto che per aiutare non servono gesti eclatanti. Molto spesso è più utile un po' di considerazione (come la donatella che ascolta sua madre), piuttosto che un gesto eclatante da raccontare agli altri (ad es, se donatella pagasse una persona per farle compagnia).

da vicino: come avete detto anche voi l'aiutare è strettamente legato alle responsabilità. penso che la cosa più vicina che si può aiutare siamo proprio noi stessi.
D'altra parte si dice spesso che se non sai aiutare te stesso non puoi aiutare gli altri...
Una volta che abbiamo trovato una base di partenza, un equilibrio tra i vari corpi un po' più stabile, allora possiamo osservare il mondo "vicino" e vedere chi possiamo / dobbiamo aiutare. In questo ci vedo anche il riferimento al corpo fisico che fate voi, ma perchè limitarsi a parlare del nostro corpo fisico? in che stato sono gli altri 2 corpi inferiori?

domande:
Spesso si tende ad andare ad aiutare un amico e non ci si accorge che il figlio haun problema. come mai?
Perchè a volte il legame familiare viene dato per scontato?
 
Top
view post Posted on 9/10/2010, 14:36
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
442
Location:
Chioggia (VE)

Status:


domande:
Spesso si tende ad andare ad aiutare un amico e non ci si accorge che il figlio haun problema. come mai?
Perchè a volte il legame familiare viene dato per scontato?
(Fabio)

Credo che si preferisca andare ad aiutare un'amico perché c'è sempre la famosa gratificazione di mezzo. Consapevoli che per il fatto che l'amico vive da un'altra parte, noi in prima persona non abbiamo (oppure molto difficilmente) contribuito alla formazione del problema stesso. Cosa questa che con un problema di un figlio non può avvenire, anzi proprio il contrario, a livello consapevole o meno, sappiamo benissimo che se un nostro figlio ha un problema difficilmente noi siamo completamente immacolati sulla sua formazione. E andare a vedere le proprie responsabilità non risulta mai piacevole.

Sul dare per scontato il legame familiare, credo incida, in forma sempre più o meno consapevole, il concetto della possessività e mancanza di interesse vero nei loro confronti. Cioè quando ci si sposa, oppure si hanno dei figli, si può dare erroneamente per scontato che per il fatto che sia "mia" moglie, siano i "miei" figli, automaticamente si da per scontato che le cose funzioneranno bene. Sappiamo benissimo quanto sia sbagliato ragionare in questi termini. Infatti qualsiasi tipo di rapporto, e a maggior ragione quelli stretti, ha bisogno di essere alimentato in continuazione, cercando quel sottilissimo equilibrio che permette di soddisfare i propri bisogni rispettando al tempo stesso le persone coinvolte appunto nel rapporto.

Luciano

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:14
 
Top
view post Posted on 9/10/2010, 20:12
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
210
Location:
Roma

Status:


Vorrei raccontarvi il poco e da vicino che ho ricevuto questa sera.
Oggi sono depressa, è uno dei miei momenti, sto andando giù. Poco fa ho detto a mio marito: "come fai a sopportarmi?" e lui: "vieni qui che ti riscaldo". Mi son sentita al sicuro, mi son sentita meglio.
 
Top
Daria83
view post Posted on 10/10/2010, 21:47




Sinceramente le volte che ho riflettuto su questo argomento non ci ho mai pensato in termini di "aiutare", come invece ne è stato discusso qui finora. Onestamente ho sempre dato per scontato che il mio "aiuto", qualunque fosse, sarebbe stato sempre più utile e sincero quando toccavo con mano la situazione. Adozione a distanza, donazioni ad enti o istituzioni che si occupino del "lavoro sporco" al posto mio mi sono sempre sembrate vere e proprie prese in giro (in molti sensi) e non le ho mai prese in considerazione...

Quando ho pensato al significato del "cominciare da poco e da vicino" mi è venuto spontaneo il tema della politica oppure quello delle piccole grandi battaglie sociali dei nostri giorni: la privatizzazione dell'acqua, le grandi opere, l'impatto ambientale delle multinazionali, il recente via libera alla vivisezione dei randagi, ecc. Questioni a cui sono piuttosto sensibile e per cui effettivamente mi batto attivamente.

Ora: io non sono molto ottimista riguardo alla nostra attuale società e sono giunta a credere che per affrontare i nostri attuali gravi problemi (come quelli che ho elencato, che secondo me lo sono), ci vorrebbe una presa di coscienza davvero grande... cosa che richiede tantissimi anni e magari una comunione di intenti. Facile!!! :blink:

Quindi una persona da sola a rigor di logica vale poco o niente quando il cambiamento da farsi è così "collettivo". E allora mi chiedevo: qual è il mio da poco e da vicino in queste situazioni? Beh per esempio: io non compro acqua in bottiglia, mangio biologico, non compro prodotti delle grandi multinazionali e grazie al mio lavoro faccio un po' di informazione riguardo a questi temi, per lo meno nel mio paese, dove posso arrivare. E mi sento serena con me stessa quando nel mio carrello della spesa so che non c'è niente per il quale sia stato fatto del male ad un animale! ^_^

Magari non cambio il mondo, magari non convinco nessuno di quelli che ammorbo con le mie paturnie sulla Nestlè, magari mi precludo parecchie amicizie (perchè il più delle volte frequento persone che vedono tutto questo come le manie di una demente...) ma insomma, chi se ne importa. A me sembra di dare un contributo tangibile facendo queste piccole cose.

Più in generale invece, sono del tutto d'accordo con quello che ha detto Luciano: quando il tuo contributo arriva lontano è pura gratificazione senza riscontro, non sei sicuro di quello che hai fatto e il più delle volte non è nemmeno costato un grande sforzo. Fare qualcosa per un tuo vicino ti costringe a metterti in gioco attivamente e magari quando ce n'è effettivo bisogno! Non quando ti fa comodo. Per questo è ovviamente più difficile.

Ma in quali altri ambiti è che può valere questo "cominciare da poco e da vicino"?
 
Top
SerGian
view post Posted on 11/10/2010, 06:07




Questo è stato uno degli argomenti di cui abbiamo parlato sabato sera, quando Francesco è stato da noi, e le conclusioni a cui siamo arrivati mi sembrano interessanti da condividere.
Cominciamo dal ... cominciare: cominciare ad essere consapevoli di sè stessi, del proprio stato d'animo, dei propri pensieri influisce in modo importante sul modo di rapportarsi con gli altri, perchè se riesco a fare un'analisi di come sto io posso riuscire anche ad impostare la mia relazione con l'altro in modo funzionale a quelli che credo essere i suoi bisogni ... e nello stesso tempo riesco a fotografare almeno una parte dei miei.
Essere consapevole quindi di come mi relaziono fisicamente con l'altro, ma, se consideriamo anche il discorso dell'interazione delle atmosfere tra individui, cercare di essere consapevole anche delle mie emozioni e dei miei pensieri, magari di dar loro un significato, in modo da poterli indirizzare nel modo migliore.
Forse non abbiamo mai dato sufficiente importanza alla questione delle atmosfere, considerandole al di fuori della nostra portata d'azione, ma effettivamente se in un momento di rabbia (tanto per richiamare un argomento recente) io mi fermo a chiedermi "perché sono arrabbiata?", e sono disponibile ad essere un po' onesta con me stessa, cambiano le mie emozioni e cambiano i miei pensieri e ... mi comporto in modo diverso.
E non si tratta di ipocrisia, ma di essere diponibili a lasciar passare "quella parte un po' migliore di noi stessi" di cui le Guide ci hanno parlato spesso (sono troppo ottimista?).
... peccato che il poco e vicino sia il più difficile da mettere in pratica!
Di solito questo processo è più facile fuori dalla famiglia, per me nell'ambiente di lavoro dove le persone, tante, con cui ho a che fare sono particolarmente sensibili alle atmosfere, mentre in famiglia ... è dura! Probabilmente perché la famgilia è l'ambiente in cui ci si mette in pantofole e ci si rilassa lasciando più libero sfogo al proprio io.

Serena
 
Top
flavio za
view post Posted on 11/10/2010, 08:07




CITAZIONE (trizi @ 9/10/2010, 14:20)
Questo lo comprendo, però quello che osservo è qunado il mio fare è solo spontaneo? Dico così perchè ho notato che vi è spesso un sottofondo di richiesta dopo che ho "fatto.."che si trasforma in una sensazione di gratifica, o di costrizione, o di dovere. Quindi non so fino a che punto il mio "da poco e da vicino" abbia un valore.Ma qui mi fermo ci penserà la coscienza io adesso non ho volgia di rielaborare all'infinito. Per il momento mi ascolto dentro e se mi sento faccio, o faccio anche se "devo".
Non so se è capibile quanto dico.
Ciao
Tiziana

Mi sembra un'osservazione preziosa. Dopo essermi arrabbiato sento il "dovere" a volte di riconciliarmi. Soprattutto se è una persona a cui tengo molto. Oppure mi congratulo con me stesso mantenendo questo pensiero il più a lungo possibile. Tutti movimenti autometici dell'io che è fondamentale osservare per rendersi conto di quanto un meccanismo automatico ci guida e ci sospinge ( l'io e gli Archetipi transitori creano questi doveri?).
Ciao.


CITAZIONE (SerGian @ 11/10/2010, 07:07)
Forse non abbiamo mai dato sufficiente importanza alla questione delle atmosfere, considerandole al di fuori della nostra portata d'azione, ma effettivamente se in un momento di rabbia (tanto per richiamare un argomento recente) io mi fermo a chiedermi "perché sono arrabbiata?", e sono disponibile ad essere un po' onesta con me stessa, cambiano le mie emozioni e cambiano i miei pensieri e ... mi comporto in modo diverso.
Serena

Ho l'impressione che non basti chiedersi il perchè ( se la risposta è ad esempio: perchè quel figlio di... di mio marito non mi aiuta e devo fare tutto io, la rabbia viene potenziata nella relazione presente) ma chiedersi il perchè presupponendo che in me risiede la causa di quella rabbia e che quello che accade al momento è solo uno dei tanti stimoli che fa emergere quel fattore ancora parzialmente oscuro.
Ecco allora che l'attenzione viene richiamata all'"interno" e la relazione rabbiosa con l'altro viene depotenziata. Diventa un aiutante alla mia conoscenza.
Quando questo lavoro abbiamo cominciato a farlo, consapevolmente, in due, io e mia moglie, tutta la nostra relazione è cambiata.
Ecco allora un'altra sfaccettatura del cominciare da poco e da vicino. I nostri vicini ( in questo caso io e mia moglie) possono dare un incredibile impulso anche come aiutanti consapevoli quando si pongono lo stesso obiettivo: conoscere spassionatamente se stessi.
Grazie.

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 14:54
 
Top
view post Posted on 11/10/2010, 11:59
Avatar

Utente Senior

Group:
Member
Posts:
442
Location:
Chioggia (VE)

Status:


CITAZIONE (Daria83 @ 10/10/2010, 22:47)
Sinceramente le volte che ho riflettuto su questo argomento non ci ho mai pensato in termini di "aiutare", come invece ne è stato discusso qui finora. Onestamente ho sempre dato per scontato che il mio "aiuto", qualunque fosse, sarebbe stato sempre più utile e sincero quando toccavo con mano la situazione. Adozione a distanza, donazioni ad enti o istituzioni che si occupino del "lavoro sporco" al posto mio mi sono sempre sembrate vere e proprie prese in giro (in molti sensi) e non le ho mai prese in considerazione...

Quando ho pensato al significato del "cominciare da poco e da vicino" mi è venuto spontaneo il tema della politica oppure quello delle piccole grandi battaglie sociali dei nostri giorni: la privatizzazione dell'acqua, le grandi opere, l'impatto ambientale delle multinazionali, il recente via libera alla vivisezione dei randagi, ecc. Questioni a cui sono piuttosto sensibile e per cui effettivamente mi batto attivamente.

Ora: io non sono molto ottimista riguardo alla nostra attuale società e sono giunta a credere che per affrontare i nostri attuali gravi problemi (come quelli che ho elencato, che secondo me lo sono), ci vorrebbe una presa di coscienza davvero grande... cosa che richiede tantissimi anni e magari una comunione di intenti. Facile!!! :blink:

Quindi una persona da sola a rigor di logica vale poco o niente quando il cambiamento da farsi è così "collettivo". E allora mi chiedevo: qual è il mio da poco e da vicino in queste situazioni? Beh per esempio: io non compro acqua in bottiglia, mangio biologico, non compro prodotti delle grandi multinazionali e grazie al mio lavoro faccio un po' di informazione riguardo a questi temi, per lo meno nel mio paese, dove posso arrivare. E mi sento serena con me stessa quando nel mio carrello della spesa so che non c'è niente per il quale sia stato fatto del male ad un animale! ^_^ Daria

Ciao Daria, da come hai impostato il ragionamento, credo si possa osservare la situazione del "da poco e da vicino" da un'altra angolazione. Sappiamo che la "realtà" di una cosa, non è solo quella che noi osserviamo, ma è costituita da molte altre "sfaccettature" che molto spesso non cogliamo.

Allora, su ciò che hai scritto, secondo me, e ripeto secondo me, punti l'attenzione su ciò che "sarebbe da cambiare"
all'esterno di noi, nel mondo in cui siamo inseriti, che a noi ovviamente non soddisfa pienamente. In questo caso tu, fai la tua "battaglia" ( per inciso, giustamente, non sto criticando le tue idee), mi sembra di capire, alle multinazionali e ai loro interessi a scapito della collettività, che possono essere interessi economici o di potere. Se avessi interpretato correttamente il tuo pensiero, io credo che non sia quello (cambiare l'esterno) che si intende quando si dice di cominciare da poco e da vicino. Non penso in nessuna maniera che ci venga chiesto di diventare dei moderni Don Chisciotte, poiché la "realtà" esterna, ha le sue regole e leggi di esistenza ben precise, sulle quali (leggi), ben poco possiamo incidere per aiutare il loro "cambiamento". Ritornando a noi, ti ripeto, fai molto bene ad impegnarti in una causa in cui credi, però, penso che alla fine non è che riuscirai a cambiare la realtà esterna (in questo senso hai ragione ad essere pessimista sul cambiamento della società), ma i tuoi sforzi senza altro cambieranno te stessa.
Tutte queste parole che ho speso sopra, per arrivare ad affermare che il cominciare da poco e da vicino, significa secondo me, principalmente, con tutte le difficoltà che conosciamo, cambiare se stessi.

Luciano

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:11
 
Top
39 replies since 8/10/2010, 18:31   1015 views
  Share