Condizionamento e archetipi sociali

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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 9/11/2010, 10:57




Ciao
Mando questo materiale che secondo me può darci una traccia su cui discutere, per affrontare questo argomento, molto complesso, in linea con le domande proposte anche da Ulisse.
Marisa

Condizionamento e archetipi sociali

Definizioni di Georgei:

Condizionamento (Dall'Uno all'Uno, vol. I)
Costrizione posta all’individuo sia dalla società sia dall’introiezione che egli ha fatto degli archetipi transitori e delle norme morali, civili e religiose cui egli è sottoposto nel corso della sua vita.
Più l’individuo è evoluto meno è soggetto ai condizionamenti. Questo non significa che la persona non soggetta ai condizionamenti sia necessariamente un ribelle: al contrario, solitamente, queste persone accettano liberamente i condizionamenti cui vengono sottoposti (cosicché, in questo caso, non si può neppure più definirli «condizionamenti») senza, per questo, sentirsi imprigionati, dal momento che ne capiscono la necessità e l’utilità.
In realtà si può affermare che l’evoluto ha, come pressoché unico condizionamento, l’ampiezza del suo sentire e, quindi, della sua comprensione.

Condizionamento (Dall'Uno all'Uno, vol. II-2)
Io direi che la definizione più semplice, più immediata e più generale che si possa dare al termine «condizionamento», è questa: «fattore che con la sua influenza provoca un determinato comportamento».

Archetipo
Vibrazioni che servono da riferimento alla coscienza dell’individuo per percepire fino a che punto la comprensione raggiunta è reale. Sono stati distinti in «archetipi permanenti» e in «archetipi transitori».
I primi (archetipi permanenti) provengono direttamente dall’Assoluto, non sono modificabili e determinano il percorso evolutivo dell’intera razza umana. I secondi (archetipi transitori) si formano dalle esigenze evolutive di gruppi più o meno grandi di individui aventi percorsi simili, e determinano l’andamento etico, morale e storico di persone, gruppi, nazioni, popoli, mutando col mutare delle comprensioni che li avevano generati.

Messaggio esemplificativo
Il concetto di condizionamento va di pari passo con quello di libertà. Comprendere, quindi, qual è il condizionamento, qual è la sua influenza, la sua importanza, la sua nascita e - al limite - la sua fine porta, inevitabilmente, a comprendere qual è, in realtà, la libertà dell’individuo.
È tipico dell’individuo che pensa agli argomenti ed ai perché dell’esistenza, tendere a pensare in modo escatologico: o meglio, tendere a vedere soltanto le cose che più colpiscono, in grande, senza rendersi conto che vi possono essere altri fattori più piccoli, più sottili, ma per questo non meno egualmente importanti. Io sono sicuro che se ad ognuno di voi chiedessi un esempio di condizionamento mi verrebbe risposto - con grande probabilità - che l’essere umano è condizionato dalla società... oppure da ciò che i mezzi di comunicazione fanno pervenire alla massa... oppure che è condizionato dalle condizioni lavorative... oppure che è condizionato da quella che è la sua situazione sociale, la sua vita all’interno del suo ambiente familiare... E se pure, questo, in parte può anche essere vero, io dico, fratelli, che il condizionamento è tante altre cose. Pensate, per fare dei piccoli esempi, a quanto è condizionata la vostra vita anche soltanto dal semplice fatto che voi respirate! Avete mai pensato a questo, fratelli? (Rodolfo)

Quando si usa il termine «condizionamento», solitamente gli si dà una connotazione negativa. Vero, questo? Invece, se ci pensate bene, secondo la famosa ambivalenza - ed è una cosa a me cara - non è detto che il condizionamento sia sempre negativo. Ad esempio, una legge umana che - attraverso l’imposizione di determinate pene - impedisce all’uomo di uccidere un altro uomo, è un condizionamento: perché l’uomo, se non fosse sottoposto al condizionamento (magari con la paura del carcere a vita) non avrebbe il freno per non commettere un omicidio.
Siete convinti che è un condizionamento, questo? Ecco quindi che in questo caso il condizionamento non è negativo, ma è un condizionamento utile perché riesce ad ottenere questo scopo. Allo stesso modo, naturalmente, vi sono tanti altri esempi. Il buon Rodolfo, prima, parlava del condizionamento che vi dà - momento per momento - il fatto stesso di respirare. È evidente che voi respiriate meccanicamente (e quasi sempre senza rendervi conto del fatto che state respirando); ma, se poneste attenzione al vostro respiro vi rendereste conto - anche - che «dovete» respirare: non potete fare a meno di respirare. Potete anche provare a stare senza respirare il più possibile, ma prima o poi il respiro dovete emetterlo ed immetterlo. Questo è chiaramente un condizionamento di tipo prettamente fisiologico, ma non dimenticate che avete un corpo fisico con delle sue meccaniche che, per il fatto stesso che sono insite all’interno del vostro corpo fisico, volenti o nolenti vi condizionano. Pensate, d’altra parte, alla sessualità e a quanto essa vi condizioni nell’arco di tutta la vostra vita. C’è forse, però, qualcosa che va esaminato di pari passo al condizionamento: è possibile che il condizionamento agisca su tutti allo stesso modo, oppure no?
E se non agisce su tutti allo stesso modo allora: perché non agisce su tutti allo stesso modo? Come mai il condizionamento che su una persona serve da freno su un’altra scivola come se neanche esistesse?
Questa direi, creature, è una domanda legittima, sulla quale forse val la pena discutere un attimo. (Scifo)

La questione è che ogni individuo in realtà ha un’evoluzione diversa da un’altro, e il condizionamento che dimostra è sempre diverso, a seconda della quantità di evoluzione (e quindi del tipo di sentire) che l’individuo possiede. Il condizionamento è reso possibile nella persona che è in condizione di essere condizionata; ma la persona che raggiunge un certo sentire interiore e, quindi, una certa ampiezza di consapevolezza, vedrà in qualche modo limitata la possibilità di essere condizionata o, quanto meno, le cose che comunemente condizionano la maggioranza degli altri suoi fratelli, su di lei non avranno alcun effetto o, tutt’al più, avranno un effetto marginale.
Questo significa che l’individuo evoluto sarà al di fuori da ogni condizionamento; questo significa - semplicemente - che man mano che l’individuo evolve, il suo condizionamento, le sue «fonti» di condizionamento, saranno diverse. Resteranno quelli che sono gli impulsi biologici, fisiologici, quelli, cioè, essenziali per portare avanti l’esistenza del proprio corpo fisico; tuttavia gli altri condizionamenti, senza dubbio, sulla persona evoluta avranno un effetto molto minore di quello che avranno sulle persone meno evolute.
Si è parlato, ad esempio, di sessualità: la sessualità certamente influenza, in qualche modo, ognuno di voi. Bene: anche la sessualità ha un modo di condizionare, una possibilità, una capacità di condizionare diversa, a seconda che venga vissuta dall’individuo più evoluto o meno evoluto. L’individuo meno evoluto si lascerà possedere dalla propria sessualità: lascerà che essa governi le sue azioni, governi le sue simpatie, dia un indirizzo alle sue stesse giornate.
L’individuo che ha raggiunto, invece, un certo sentire, che ha raggiunto una certa evoluzione e, quindi, ha compreso meglio cosa sia la sessualità (e abbia superato quei problemi che essa comporta), non è detto che non avrà più alcuna forma di sessualità, ma questa volta non sarà più la sessualità a governare lui, ma sarà lui a governare la propria sessualità. (Moti)

Se davvero aveste un’evoluzione tale da essere partecipi in queste cose degli altri, a quel punto capireste che quelle persone stanno attraversando quel tipo di condizionamento perché ne hanno bisogno. Quindi non sareste tristi: partecipereste, ma senza tristezza. Ricordate che il vero evoluto, quando vede una persona che soffre, non piange: non piange «per lui»...
L’individuo evoluto non piange «per» chi soffre, piange «con» chi soffre: è ben diversa, la cosa! (Zifed)

Condizionamento...
Quanto spesso si sente questa parola, ma quanto meno spesso gli individui che la pronunciano si sono chiesti chi è che condiziona e chi è che si lascia condizionare! (Vito)

Per poter rispondere a questa domanda è necessario, fratelli, ricordare tutta la parte di insegnamento che riguarda la costituzione dell’individuo.
Infatti - anche se comunemente si tende a pensare e ad affermare che sono gli elementi esterni quelli che condizionano il comportamento dell’essere umano - si può cercare in realtà colui che condiziona all’interno dell’individuo stesso.
Chiaramente non l’individuo come sua semplice espressione all’interno del piano fisico, ovvero non come persona incarnata stessa, bensì come individualità completata da tutte le sue manifestazioni nei vari piani di esistenza.
Questo cosa sta a significare?
Sta a significare che i fattori che rispondono agli influssi esterni e che, quindi, inducono al condizionamento dell’individuo, risiedono proprio nell’individuo stesso ed è dall’individuo stesso che si dipartono, facendo sì che sia lo stesso individuo, in realtà, a condizionarsi e non che sia l’esterno a condizionare, da sé solo, l’individuo. Questo punto che, forse, dicendolo e ascoltandolo, può apparire molto semplice a prima vista, in realtà è essenziale che venga assimilato per poter comprendere poi tutto il discorso filosofico sulla libertà e sul libero arbitrio. (Rodolfo)

Prendiamo, dunque, l’individuo, la persona che voi vedete accanto a voi, di cui recepite la forma fisica e di cui sapete che esistono altri corpi di esistenza.
Ricapitoliamo velocemente tutto il discorso: l’individuo è costituito da un corpo fisico, uno astrale, uno mentale, uno akasico o della coscienza e da quelli che noi chiamiamo in blocco «corpi spirituali».
Il corpo fisico è quello che vedete sul piano fisico.
Il corpo astrale è quello che governa le emozioni e i desideri. Il corpo mentale è quello che dà la possibilità di pensare, di ragionare all’individuo.
Il corpo akasico è quello che dà la spinta all’azione dell’individuo attraverso quella che, comunemente, viene definita in senso più ampio «coscienza», e i corpi spirituali sono quelli che costituiscono, in fondo, la vera essenza dell’individuo.
Ora, è chiaro che se questi corpi esistono, oltre ad avere una funzione «meccanica» per aiutare l’individuo ad esprimersi nel piano fisico, debbono per forza avere anche degli altri perché: il corpo astrale non può esistere soltanto per permettere al corpo fisico di sentire il caldo, il freddo, il piacere, il dolore e via e via e via, ma questo corpo astrale deve avere anche delle altre funzioni... altrimenti si potrebbe arrivare a pensare che è uno spreco, in quanto sarebbe bastato concentrare nel solo corpo fisico tutte queste qualità senza andare a complicare troppo le cose!
Che necessità vi è degli altri vari corpi dell’individuo? Che necessità c’è di un piano astrale, di un piano mentale e così via quando avrebbe potuto esserci soltanto un piano fisico? Chiaramente è un discorso veramente complesso. Vediamo, quindi, di dare solo qualche spunto su cui pensare.
È evidente, prima di tutto, che se esistesse soltanto il piano fisico l’individuo avrebbe molte minori possibilità di fare esperienza.
Questo perché vorrebbe dire che la consapevolezza dell’individuo sarebbe tutta soltanto sul piano fisico, d’accordo?
Se così fosse dovrebbe - per forza di cose - essere tutto alla coscienza.
Se fosse tutto alla coscienza l’individuo sarebbe statico, non avrebbe più molte dinamiche interne.
Se non avesse più molte dinamiche interne ecco che allora tenderebbe a cristallizzare, a fermarsi, a portare avanti i suoi giorni senza molte spinte.
Non soltanto, ma allorché incontrerebbe la possibilità di fare un’esperienza probabilmente si girerebbe dall’altra parte e si allontanerebbe tranquillamente.
Pensate quante volte un’esperienza - magari anche dolorosa - l’avete vissuta vostro malgrado, finendoci in mezzo spinti... da che cosa non lo sapete neppure voi.
Quindi, come minimo, gli altri corpi forniscono le spinte per spingere l’individuo incarnato verso l’esperienza e, quindi, verso la conoscenza, la comprensione, l’evoluzione e via e via e via. Sono, quindi, un mezzo per farvi fare esperienza a fini evolutivi.
Cosa c’entra il discorso del condizionamento con tutto questo, creature?
È evidente: questo sta a significare che, quanto meno il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale condizionano il vostro modo di pensare, di agire, di essere. Però, ricordate che il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale, così come quello fisico, sono diversi ad ogni incarnazione, quindi, in realtà, anch’essi sono condizionati, spinti da qualche cosa: basta pensare che ogni individuo al momento della nascita, un po’ alla volta, si costruisce quello e solo quel corpo astrale, corpo mentale, corpo fisico. Bene, queste direttive da dove arrivano?
Arrivano principalmente dalle esperienze che sono state fatte nelle vite precedenti e che risiedono nel corpo akasico, il quale è proprio preposto ad attrarre quel certo tipo di materia astrale, mentale e fisica per costruire quei corpi che sono necessari in quell’incarnazione per avere le esperienze adatte a conseguire altra evoluzione.
Allora questo significa, evidentemente, che il corpo akasico condiziona non soltanto il corpo fisico, ma anche quello astrale e quello mentale.(Scifo)

Il cammino evolutivo dell’individuo è tale per cui gli elementi esterni che, solitamente, influenzano e condizionano il comportamento della persona dalla bassa o dalla media evoluzione, un po’ alla volta non hanno più alcuna influenza sull’individuo stesso.
Ecco così che, a mano a mano, che l’evoluzione diventa comprensione e sentire, allargandosi all’interno dell’individualità, tutti quei fattori che prima si riflettevano sulla condizione del sentire dell’individuo inducendolo a comportamenti quasi obbligati ora, con l’acquisizione di un sentire più ampio, penetrano nell’individuo ma non provocano più alcuna eco e, quindi, l’individuo non si lascia condizionare, non reagisce ad essi. (Anonimo)

Alcune domande proposte a questo proposito sono:

- Le norme etico-morali della società, il condizionamento educativo e via dicendo quanto limitano l'individuo di media evoluzione?
- E' giusto seguire un archetipo che non si "sente", e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?
- L'adeguamento all'archetipo, anche se non sentito, ha delle ripercussioni sull'individuo e quali?
- Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" nel seguire un archetipo non sentito, oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?
 
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view post Posted on 9/11/2010, 18:06
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Le norme etico- morali della società, il condizionamento educativo e via dicendo quanto limitano l'individuo di media evoluzione?

Secondo me le norme etico morale, il condizionamento educativo, limitano molto l'individuo di media evoluzione, se osservo la maggior parte dei miei vicini, sopratutto nelle famiglie dove ci sono figli e figlie, si nota benissimo una educazione diversa, certo se si osserva solo la parte che riguarda lo studio, e le possibilità di lavoro, oramai non ci sono differenze, salvo in alcuni rari casi, mentre entrando dentro alle famiglie, i ruoli sono molto differenti.
Nel modo di educare le figlie, ce una diversità di comportamento da parte dei genitori, una morale un pò diversa rispetto a quella del figlio maschio.

Per esempio la mia famiglia di origine era di stampo maschilista, con una morale molto rigida, questo ha influito molto sulla mia educazione, e malgrado io abbia cercato di ostacolare questa educazione seguendo le spinte che sentivo e ritenevo più giuste, mi è costato molto, ho avuto parecchi conflitti per cercare di trovare un giusto equilibrio tra le due spinte.
Queste due spinte erano molto in contrasto tra loro, tanto da farmi sentire " diversa" dalle mie coetanee di allora, per il mio andare contro alle regole tradizionali .
Così per potermi staccare da quelle regole ho dovuto lottare, finche non mi sono più sentita diversa, ma indipendentemente da quello che mi rimandava l'esterno io mi sentivo tranquilla.
Questa mia esperienza mi ha portato con difficoltà a superare alcuni limiti.
Ma penso che non tutti i condizionamenti debbano essere superati con difficoltà, mi viene da pensare che una volta compreso che ci sono questi condizionamenti, il loro superamento non debba per forza essere difficoltoso, anzi dovrebbe diventare molto più facile.
Voi cosa ne pensate?
Marisa
 
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view post Posted on 9/11/2010, 18:37
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Anch'io ho sofferto molto per i limiti stabiliti, nei confronti delle ragazze, dalle norme sociali negli anni in cui ero bambina, adolescente e giovane donna.
Nonostante abbia vissuto il risveglio femminile degli anni 60 e 70, all'interno delle famiglie permaneva un forte condizionamento.
Quando chiedevo a mia madre di poter uscire e ne ricevevo un rifiuto le domandavo perchè, invece, mio fratello avesse più libertà di me; lei rispondeva "perchè lui è un maschio".
Quando mi sono sposata la famiglia di mio marito si aspettava da me un atteggiamento di sottomissione, sono stata mlto criticata perchè lavoravo e mio marito si trovava a disagio perchè sua moglie non corrispondeva ai canoni "giusti" che la sua famiglia imponeva.
Insomma anch'io ho dovuto lottare, molto, e per molti anni. Con mio marito abbiamo avuto moltissime difficoltà perchè lui aveva un'estrema necessità di mostrare ai suoi di aver scelto una donna di un certo tipo, credo che mi abbia odiato per la mia diversità di allora, mi diceva con astio che ero strana. Io avvertivo il tutto come un'ingiustizia ed ho impiegato almeno venti anni (forse di più) per slegarmi da quei condizionamenti.
Credo di non aver ancora trovato l'equilibrio fra ciò che sono e ciò che la società vorrebbe che fossi.
 
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tulliarina
view post Posted on 10/11/2010, 15:08




Per dare il mio contributo,
anch'io sono stata fortemente discriminata, soprattutto da mia madre con la quale ho avuto seri contrasti, proprio per il fatto che non riuscivo ad accettare di fare la casalinga ed ho invece sempre lavorato, anche quando avevo i bambini piccoli, e mi dovevo scapicollare da una parte all'altra della città per andarli a prendere all'uscita della scuola elementare uno e materna l'altro.

Mi sono in qualche modo rifiutata di lasciarmi condizionare da quanto andava di moda all'epoca: "una donna deve stare in casa a tirare su i figli".

Se mi guardo indietro alla luce dell'insegnamento, vedo con chiarezza il fatto che, molto probabilmente, io stavo superando quell'AT, mentre mia sorella con soli 6 anni ppiù di più ne subiva ancora l'influenza avendo accettato il suo ruolo di madre e moglie casalinga. In fondo avevamo ricevuto lo stesso tipo di educazione, eppure le scelte sono state completamente diverse
 
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SerGian
view post Posted on 11/11/2010, 09:05




Ciao a tutti, in questo topic tutto al femminile, almeno per ora, mi presento come una voce fuori dal coro. Io non posso dire di avere subito questo genere di condizionamento nel periodo infantile e adolescenziale, in famiglia; nonostante mio fratello fosse più piccolo e tranquillo di me (e magari dovevo coinvolgerlo), ho giocato più con pistole, archi e frecce, e pallone, che con le bambole. Invece l'ho un po' subito fuori dalla famiglia e la cosa mi risultava così strana...: infatti al mare, in slip e capelli cortissimi, mi inserivo facilmente nelle bande dei maschietti, ma quando scoprivano che ero "una femmina" non mi facevano più giocare ... e con le bambine mi annoiavo!
Anche per la mia vita da adulta, avevo in programma una forte indipendenza e una professione tipicamente maschile, ma gli avvenimenti della vita mi hanno portato ad avere una famiglia e un lavoro tipicamente femminile, ma ... ho una vita che mi piace!
Tutte queste "contraddizioni" mi fanno quindi pensare che, alla fine, ciò che dobbiamo trovare non è uno stare dentro o fuori dagli archetipi, ma un equilibrio.
L'equilibrio dipende dalla consapevolezza raggiunta, e la consapevolezza dipende dal processo esperienza-comprensione.
La mia conclusione, quindi, è che un archetipo/condizionamento può essere vissuto in modo positivo e all'interno di esso si può godere anche di una certa libertà, ma tutto è proporzionale alla comprensione (akasica) che l'individuo ha raggiunto in relazione ad esso.

Serena
 
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view post Posted on 11/11/2010, 14:56
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CITAZIONE
Per poter rispondere a questa domanda è necessario, fratelli, ricordare tutta la parte di insegnamento che riguarda la costituzione dell’individuo. Infatti - anche se comunemente si tende a pensare e ad affermare che sono gli elementi esterni quelli che condizionano il comportamento dell’essere umano - si può cercare in realtà colui che condiziona all’interno dell’individuo stesso. Chiaramente non l’individuo come sua semplice espressione all’interno del piano fisico, ovvero non come persona incarnata stessa, bensì come individualità completata da tutte le sue manifestazioni nei vari piani di esistenza.
Questo cosa sta a significare? Sta a significare che i fattori che rispondono agli influssi esterni e che, quindi, inducono al condizionamento dell’individuo, risiedono proprio nell’individuo stesso ed è dall’individuo stesso che si dipartono, facendo sì che sia lo stesso individuo, in realtà, a condizionarsi e non che sia l’esterno a condizionare, da sé solo, l’individuo. Questo punto che, forse, dicendolo e ascoltandolo, può apparire molto semplice a prima vista, in realtà è essenziale che venga assimilato per poter comprendere poi tutto il discorso filosofico sulla libertà e sul libero arbitrio. (Rodolfo)

Nel messaggio qui riportato, mi pare chiaro che il condizionamento è all'interno dell'individuo, condizionamento che poi si manifesta attraverso il pensiero le emozioni e il comportamento, dell'individuo nell'interazione della vita di tutti i giorni.
Quindi vorrei provare ad ampliare il concetto se possibile, per chiarirlo, principalmente a me stessa, e poi confrontarlo con il vostro.
Trasportandolo all'interno della società, prendendo come esempio un individuo che ha, sente al suo interno, come interiorità, la spinta di aiutare gli altri, questo fattore porterà l'individuo a mettersi a disposizione degli altri, cercando di aiutarli in qualche maniera , però tutte le volte che non potrà aderire a questo comportamento, per varie ragioni, vivrà al suo interno un censo di "malessere" per non aver adempiuto a questo suo bisogno , per il momento inconscio, fino a quando non si accorgerà che quello che sta facendo è qualcosa per colmare una sua esigenza, e non per aiutare l'altro in modo oggettivo.
Ma mi fermo qua, perchè questo passaggio non mi è molto chiaro, pur essendomi chiaro che il condizionamento è all'interno dell'individuo, quindi è l'individuo stesso che si limita, in qualche maniera e non all'esterno, ma riesco a visualizzarlo bene nel concreto, questo passaggio.

Marisa

PS. x Serena: sai pure io giocavo con arco frecce e pistole maschili, e mi trovavo meglio con i maschi che non con le femmine.
Concordo che l'importante e riuscire a trovare un giusto equilibrio, ciao.

Edited by Livvy - 11/11/2010, 15:50
 
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view post Posted on 11/11/2010, 16:33
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Scusate, mi sono accorta ora di non avere scritto correttamente l'ultima frase, la riporto sotto, perchè messa così come è adesso, da una interpretazione completamente diversa.

Non riesco a farmi una idea visiva concreta su come avvenga tutto il procedimento.

Marisa
 
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Daria83
view post Posted on 11/11/2010, 21:49




Qualche anima pia ha voglia di spiegarmi questo passaggio, che mi sfugge?

CITAZIONE
È evidente, prima di tutto, che se esistesse soltanto il piano fisico l’individuo avrebbe molte minori possibilità di fare esperienza.
Questo perché vorrebbe dire che la consapevolezza dell’individuo sarebbe tutta soltanto sul piano fisico, d’accordo?
Se così fosse dovrebbe - per forza di cose - essere tutto alla coscienza.
Se fosse tutto alla coscienza l’individuo sarebbe statico, non avrebbe più molte dinamiche interne. Scifo

Che cosa si intende con quel "tutto" alla coscienza? Mi sfugge il soggetto credo...
 
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Daria83
view post Posted on 11/11/2010, 22:22




La primissima cosa che mi viene in mente come esempio è, ovviamente, quello che mi tocca personalmente: essere ragazze tondette in una società che promuove criteri di bellezza opposti a te.

E' una cosa pessima. Ti fa sentire inadeguata, brutta, non voluta. Costantemente in bilico tra il bisogno di adeguarti e l'orgoglio di voler essere considerata per le altre tue qualità.
In altre parole, costantemente in bilico tra quell'archetipo transitorio... e quello che sei.

Mentre scrivo mi viene in mente che questo potrebbe essere considerato un caso particolare, in quanto è addrittura uno dei corpi che costituiscono la persona ad allacciarsi o slacciarsi dagli archetipi sociali. (che culo! ehm..) In questo caso sono veramente all'interno dell'individuo i fattori di condizionamento? Perchè mi pare sia un fatto che un uomo obeso (o eccessivamente alto, o eccessivamente basso...) non possa sedersi ovunque, comprare i vestiti che vuole, semplicemente uscire di casa senza sentirsi "diverso".
Voi che cosa ne pensate? :huh:

- Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" nel seguire un archetipo non sentito, oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?
Io credo dipenda dall'intenzione. Se ti adegui per comodità, per sacrificio nei confronti di qualcuno, per paura di ripercussioni, o semplicemente per mancanza di volontà... ci sarà sempre un risvolto diverso, sia in termini di esperienze che in termini karmici. Senza contare le conseguenze della tua scelta sugli altri...
 
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view post Posted on 11/11/2010, 23:44
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Anche... un pizzico della mia storia . Non ho vissuto molto in famiglia , ho cercato di rendermi indipendente prestino .
Questo perchè mi rendevo perfettamente conto che era praticamete impossibile poter conciliare i loro "modelli" con
il mio modo di "sentire" ( in senso lato) relativo a quel momento . I miei accettarono che io mi allontanassi ,a patto
che fossi sotto il controllo delle suore in un convitto . Da parte mia non ci furono grosse resistenze , mi adattai .
Dopo molti anni parlai piuttosto apertamente con mio padre , esprimendo la mia opinione e sperando di trovare
una breccia ma ... niente . E' rimasto sempre tra lui e me questo muro . Però accettai ,
in fondo lui era convinto fino all'osso di essere nel giusto ! Tina
 
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view post Posted on 12/11/2010, 07:07
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CITAZIONE (Daria83 @ 11/11/2010, 21:49) 
Qualche anima pia ha voglia di spiegarmi questo passaggio, che mi sfugge?
CITAZIONE
È evidente, prima di tutto, che se esistesse soltanto il piano fisico l’individuo avrebbe molte minori possibilità di fare esperienza.
Questo perché vorrebbe dire che la consapevolezza dell’individuo sarebbe tutta soltanto sul piano fisico, d’accordo?
Se così fosse dovrebbe - per forza di cose - essere tutto alla coscienza.
Se fosse tutto alla coscienza l’individuo sarebbe statico, non avrebbe più molte dinamiche interne. Scifo

Che cosa si intende con quel "tutto" alla coscienza? Mi sfugge il soggetto credo...

Ciao, secondo me, con un paradosso Scifo sta cercando di spiegare che se non esistesse altra REALTÀ che il piano fisico, cioè tutto l'esistente consiste in quello che esiste nel piano fisico, bene, allora qualsiasi cosa esista non può che trovarsi all'interno di questo piano.

Con un esempio, se la REALTÀ del tuo computer consistesse soltanto sullo schermo, allora anche il sistema operativo, la presa di alimentazione ecc. ecc. si dovrà per forza di cose collocare sullo schermo
Luciano

Edited by Livvy - 12/11/2010, 14:19
 
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view post Posted on 12/11/2010, 07:10
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CITAZIONE (Daria83 @ 11/11/2010, 21:49) 
Che cosa si intende con quel "tutto" alla coscienza? Mi sfugge il soggetto credo...

Io l'ho intepretato così:

"se così fosse, per forza di cose, tutto farebbe capo, tutto dipenderebbe dalla coscienza."

 
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view post Posted on 12/11/2010, 11:15

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CITAZIONE (Daria83 @ 11/11/2010, 21:49) 
Che cosa si intende con quel "tutto" alla coscienza? Mi sfugge il soggetto credo...

Io credo che dica che se tutto quello che ci compete fosse completamente compreso dalla coscienza il risultato sarebbe la staticità, in quanto il corpo della coscienza non avrebbe motivi per spingere l'individuo verso le esperienze.
Lo vedo come un aggancio al fatto che il fine ultimo dell'evoluzione sia quello di riconoscere la propria appartenenza all'Uno, e l'Uno è statico perché include in sé entrambe le spinte degli opposti che si compensano a vicenda creando un equilibrio totale.
Un individuo che avesse tutto alla coscienza (supponendo che sia incarnato, anche se credo che questo possa succedere solo nell'ultima fase dell'ultima vita) non avrebbe più il bisogno di sperimentare e contribuire a creare archetipi ma sarebbe svincolato completamente dalla loro influenza.

CITAZIONE (Daria83 @ 11/11/2010, 22:22) 
La primissima cosa che mi viene in mente come esempio è, ovviamente, quello che mi tocca personalmente: essere ragazze tondette in una società che promuove criteri di bellezza opposti a te.(...)

Da "obeso" a "tondetta": siamo veramente rivoluzionari, rispetto all'archetipo sociale corrente!

CITAZIONE (Daria83 @ 11/11/2010, 22:22) 
questo potrebbe essere considerato un caso particolare, in quanto è addrittura uno dei corpi che costituiscono la persona ad allacciarsi o slacciarsi dagli archetipi sociali. (che culo! ehm..) In questo caso sono veramente all'interno dell'individuo i fattori di condizionamento? (...)
- Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" nel seguire un archetipo non sentito, oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?
Io credo dipenda dall'intenzione. Se ti adegui per comodità, per sacrificio nei confronti di qualcuno, per paura di ripercussioni, o semplicemente per mancanza di volontà... ci sarà sempre un risvolto diverso, sia in termini di esperienze che in termini karmici. Senza contare le conseguenze della tua scelta sugli altri...

Credo che si sia allacciati all'archetipo con tutte le sue componenti, anche se, magari, come in questo caso, ci sia una componente che acquista maggiore importanza sulla spinta del tipo di archetipo a cui si è collegati. I fattori di condizionamento, secondo me sono sia esterni che interni, anche perché l'archetipo, per influenzare, presenta dei modelli esterni che devono, comunque, trovare degli elementi interiori dell'individuo che inducano l'Io a reagire secondo i bisogni di comprensione della coscienza al rapporto tra individuo e modello.
Concordo sul tuo discorso sull'intenzione.

Edited by Livvy - 13/11/2010, 12:45
 
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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 12/11/2010, 11:43




Questi post sono stati spostati dalla discussione in corso "La Violenza" in quanto non attinenti al tema della discussione stessa, ma anzi sono stati il preludio all'apertura della discussione "Condizionamento e archetipi sociali".


Messaggio di Tina del 4/11/2010

Forse, quando l' individuo ha superato un archetipo avrà qualche" disagio" ma non direi grandi problematiche. Se ,di fatto, non esiste un condizionamento e lo si può osservare (l'archetipo) con un certo distacco non dovrebbe esserci poi molta sofferenza . Potrebbe esserci un adeguamento per un tornaconto personale , ma in tal caso sarebbe più esatto parlare di compromesso . Solo l'individuo che è coinvolto potrà capire perchè si adegua o perchè ne accetta il compromesso . Domanda : è possibile che quando insorgono problematiche , ripercussioni e sofferenze ci sia di mezzo il discorso del karma che si subisce per esempio , in quel contesto ? Ciao.//


Messaggio di Tiziana del 6/11/2010

E' giusto seguire un archetipo che non si sente?
Secondo me se una persona sente di non appartenere più ad un archetipo e per un qualsiasi motivo decide comunque di adeguarsi ovvero di seguirlo, non sta esercitando nessun tipo di violenza su se steso. Può anche darsi che abbia già compreso delle cose e sappia che staccarsi da quel'archetipo può portare delle sofferenze ad altri...e quindi l'adeguamento in questo caso non lo vive come un sacrificio, ma come un fare del bene agli altri.
Sono ovviamente solo ipotesi. Io so per certo che mi sono staccata da un certo condizionamento sociale senza sofferenza perchè sentivo giusto seguire la mia strada. A 20 anni eravamo nel 74, e ancora una parte della mia famiglia vedeva il matrimonio con il rito in chiesa.Mia madre ci teneva e mio padre diceva che erano sciocchezze. Io stavo bene anche se mi fossi solo accompagnata, e alla fine abbiamo deciso di sposarci in comune. A me è andata bene a mio marito pure, ma ricordo vivamente che i miei parenti erano in imbarazzo, per loro noi due non ci eravamo neppure sposati.
Non credo che questa scelta volesse dire andare controcorrente, noi due non aderivamo più a quell'archetipo sociale, e semplicemente ce ne siamo staccati.Credo che siamo pure stati facilitati perchè a metà della mia famiglia, poi non importava granchè delle nostre scelte. :sad.gif: Se ad esempio fossimo stati costretti da tutti quanti ad andare in chiesa, (non posso dirlo con certezza perchè non provato), ma penso che comunque non avrebbe creato sofferenza, solo forse un po di disagio perchè non sentivamo vera per noi quella cosa.//


Messaggio di Daria83, del 7/11/2010

CITAZIONE
Mi vengono alcune domande: le norme etico-morali della società, il condizionamento educativo e via dicendo quanto limitano l'individuo di media evoluzione?
E' giusto seguire un archetipo che non si "sente" , e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?
L'adeguamento all'archetipo, anche se non sentito, ha delle ripercussioni sull'individuo e quali?
Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?

Che bell'argomento! Credo che ci tocchi tutti in qualche modo.
Ho provato a cercare qualcosa ma mi sa che il mio materiale "informatico" è molto limitato... :(

Comunque da una seduta del 21/04/2001 ho pescato questo:

D - Voglio dire: vediamo che ci sono dei popoli che hanno ... abbiamo parlato dei nazionalismi, cosa succede ad esempio in Medio Oriente o in altri popoli, un individuo che si incarna in quei popoli lì, con quella mentalità lì, con quel costume, quell'idea, è obbligato a subire il condizionamento di quelle idee.

Diciamo che bisogna tener conto di una cosa: l'individuo si incarna nel posto ove vi è la possibilità di poter comprendere ciò che non ha capito. Ecco, quindi, che trovarsi in una società ... che so io ... con esasperato nazionalismo può servire all'individuo che ha necessità di comprendere che non si può essere fratelli di alcuni ma si deve essere fratelli di tutti, tanto per fare un esempio; quindi il condizionamento che in quel momento è dato da quel tipo di società, all'individuo serve ed esiste proprio per far sì che certi individui arrivino a comprendere determinate cose. In questo senso posso dire di essere d'accordo con te per quello che riguarda il condizionamento. Il discorso ha di diverso il punto di vista in cui viene osservato il condizionamento, perché‚ tutti voi quando parlate di condizionamento date una connotazione negativa solitamente al condizionamento, però non vi rendete conto che il condizionamento può essere anche - ed è molto spesso - positivo.
Senza il condizionamento delle vostre leggi o di certi dettami della vostra società, quanti di voi sarebbero ladri, ad esempio. Non sei d'accordo?//


Messaggio di Serena del 7/11/2010

CITAZIONE
Di fatto avverti così forte la spinta da parte della società e da parte di chi ti circonda, a fare determinate cose, a prendere determinate decisioni, che è come se gli archetipi transitori usassero violenza contro di te. E quindi ti trovi in una condizione per la quale, o fai violenza a tua volta verso l'esterno per contrastare le spinte dell'archetipo, oppure fai violenza su te stesso per omologarti a queste spinte che non senti davvero tue.

Credo che queste dinamiche si alternino in modo molto frequente influendo sui nostri comportamenti in modo continuo e determinando il nostro rapporto con noi stessi prima ancora che con gli altri.
Ciò che fa la differenza, credo, è quello che viviamo dentro di noi: infatti quando io faccio violenza su me stessa per omologarmi all'ambiente di solito finisco molto arrabbiata con me stessa e la cosa mi rode a lungo. Mentre quando glisso sulle spinte esterne perché non le condivido, mi sento del tutto tranquilla.
Mi vengono in mente due esempi:
1) ho aderito ad un'assemblea sindacale che non condividevo a causa delle forti pressioni delle colleghe (ero l'unica contraria), però ho passato un paio di giorni di malumore pensando che non era necessario che ci andassimo tutte sospendendo il servio a scuola
2) da ragazza frequentavo una compagnia "poco raccomandabile", i miei amici facevano uso di droghe (dal fumo al buco), sono stata l'unica a non averci mai provato nonostante le loro insistenze e le situazioni pericolose in cui mi sono trovata, ma non ho mai neppure provato interesse alla cosa.

Quindi la dimanica descritta da Ulisse come funziona?
caso 1): il sentire deve raccogliere dati in relazione a quel tipo di esperienza e quindi c'è la difficoltà di scelta con relative conseguenze
caso 2): il sentire ha già tutte le informazioni che gli servono in relazione a quell'esperienza e quindi bypassa gli archetipi transitori lasciando fluire liberamente le proprie vibrazioni

E' un'ipotesi plausibile?

Serena

Edited by Livvy - 12/11/2010, 11:49
 
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view post Posted on 12/11/2010, 13:09
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Provo ad esprimere in breve come ho capito il concetto del condizionamento .
Tutte le componenti dell' individuo sono costruite in una determinata maniera
.La costruzione dei corpi sarebbe influenzata :
1) Dalla vibrazione prima .
2) Dal corpo akasico .
3) Dal DNA
La loro influenza dà un' impronta tale che l'individuo parte già condizionato.
La vibrazione prima che parte dall'assoluto stesso e dà le direttive...
Le vibrazioni del corpo akasico che attireranno un certo tipo di materia mentale ,
astrale e fisica, influenzando la costruzione dei corpi in base alle sue incomprensioni , ma anche con le comprensioni, che faranno
da supporto per "agevolare" l'acquisizione di nuovo sentire.
Il DNA che in modo automatico eseguirà gli ordini .
Aggiungiamo anche il condizionamento esercitato dagli A.T .A questo punto l' individuo che si trova a confrontarsi con l'esperienza non potrà fare altro che agire condizionato dalle diverse spinte e risponderà agli stimoli esterni nella modalità che gli è possibile .Con il procedere dell'evoluzione l'individuo sarà meno condizionato ma ,mi è parso di capire, che sarà a questo punto condizionato dal suo sentire. Tina
 
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