Conscio e inconscio, C'è un rapporto tra preconscio e archetipi transitori?

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SerGian
view post Posted on 31/1/2011, 07:13




… sarà bene ideare una definizione piuttosto restrittiva di che cosa sia l' inconscio , e direi che quella più restrittiva, la più semplice da poter usare è proprio quella di prendere alla lettera la parola inconscio , ovvero tutto ciò che non è alla coscienza dell'individuo.
… pur essendo la definizione più restrittiva possibile vi dovreste rendere conto da soli che già anche così l' inconscio si prospetta come qualche cosa di veramente enorme, di veramente non circoscrivibile in limite angusti così come potreste fare per molte altre cose inerenti l'individuo… Infatti nell' inconscio c'è tutto quello che non è alla coscienza dell'uomo: vanno messi i desideri repressi, vanno messe le sensazioni nascoste, i pensieri non espressi, addirittura i sogni, addirittura le percezioni extrasensoriali che non vengono portate alla coscienza, e che in realtà in qualche misura ogni individuo possiede, ma, al di là di tutto questo, vi è ancora la parte che tutti voi conoscete, esoterica dell'individuo, ovvero il suo vivere, il suo essere anche non soltanto tra la materia fisica, ma anche tra la materia di altri piani di esistenza, vuoi il piano astrale, il piano mentale, vuoi i piani spirituali in genere.
Ora se per coscienza noi intendiamo semplicemente l'avere nella mente dell'individuo cosciente, dell'individuo fisico una certa cosa, forse a questo punto non rendiamo abbastanza giustizia alla complessità, all'individualità, all'individuo come insieme, in realtà, la coscienza va intesa in senso molto più ampio, tant'è vero che noi identifichiamo la coscienza non con quello che l'individuo pensa o ritiene di essere , allorché è incarnato nel corpo fisico, ma con ciò che egli deve scoprire di essere, è già e non è consapevole di esserlo e questa consapevolezza, questa coscienza vera e propria identificabile in gran parte con il Sé degli orientali, è posto su quello che noi definiamo piano akasico.
In questo piano, come voi sapete perché è stato ripetuto più e più volte, viene trascritta l'esperienza dell'individuo, e quindi la sua coscienza viene un po' alla volta illuminata, fino a quando egli riscopre tutto il suo vero essere al di là di questo piano l'individuo è già consapevole, è già cosciente, quindi al di là del piano akasico non si può più parlare di inconscio , l' inconscio è qualche cosa che esiste soltanto tra il piano fisico e il piano akasico, o per lo meno gli stati inferiori di materia più pesante del piano akasico, e porta con sé, quindi, tutte le movenze, tutte le vibrazioni che non arrivano a compimento sia del piano astrale che del piano mentale, sia tutti i sommovimenti che le esperienze del piano fisico procurano all'individuo …(Georgei 1-9-87)

Se accettiamo che per inconscio si intenda ciò che non è conscio, cioè ciò che non è alla coscienza consapevole dell'individuo, allora si deve arrivare a comprendere che l' inconscio è costituito da tutto ciò che non arriva, appunto, alla sua consapevolezza.
Uno degli errori principali, concettualmente almeno, per quanto riguarda la concezione dell' inconscio , è quello che porta le persone interessate agli insegnamenti a finire col considerare l'inconscio una sorta di alter-ego dell'Io, quel famoso Io di cui noi e altre Guide, un po' dovunque nei tempi e nei secoli siamo andati parlando all'umanità.
In verità non è possibile confondere l'Io con l' inconscio ….
L' inconscio … è qualcosa di più organico, di più costituito armonicamente, anche se ha qualcosa in comune con l'Io; infatti anche l'inconscio non è altro che una risultante: la risultante delle tensioni e delle censure che si formano tra ciò che l'individuo è nei suoi piani diversi dal piano fisico e la sua consapevolezza all'interno del piano fisico. (Scifo 6-3-91)
Questo fa presupporre che l' inconscio non sia un tutt'unico organico, ma sia, in realtà, un mosaico di varie possibilità, aventi ognuna una propria sfera particolare che, tuttavia, reagisce in concorso con le altre, arrivando, in qualche modo, a formare il modo d'essere dell'individuo, diventando così, indirettamente, uno degli stimoli che porta l'individuo a crearsi un Io, fittizio e irreale, ma agente lo stesso all'interno del piano della materia.
(Moti 6-3-91)

Cercando di essere il più chiari possibile, intendiamo con questo discorso affermare che l'inconscio ha tante componenti quante sono le pulsioni dell'individuo, quanti sono i suoi piani di esistenza e, quindi, i suoi corpi, quante sono le sue vite ed esperienze passate, quanto è (e di che tipo) il suo sentire.
Esiste un inconscio fisico, fisiologico; esiste un inconscio per quello che riguarda i suoi desideri, le sue passioni; esiste un inconscio per quello che riguarda il suo ragionamento, la sua capacità di ragionare; esiste un inconscio per quello che riguarda la sua coscienza; esiste un inconscio, addirittura, per quello che riguarda la parte più alta dell'individuo che fa capo alla scintilla divina.
Rodolfo 6-3-91


L'inconscio è senza dubbio un argomento, affascinante, anche perché, inevitabilmente, dà la possibilità ad ognuno di voi, di riflettere su sè stesso e quindi di proiettare ciò che eventualmente pensa, o capisce, o crede di capire, in quei piccoli momenti della vita quotidiana in cui cerca di barcamenarsi per arrivare a raggiungere ciò a cui tende e che ancora non comprende.
… Naturalmente parleremo del buon Freud, parleremo dell'inconscio collettivo, quindi di Jung, parleremo anche di quell'Adler, che viene considerato e ritenuto assolutamente il terzo e il meno importante di coloro che di psicologia si sono occupati in modo più sistematico, rilevando come quest'ultimo, forse, abbia in realtà alcuni punti molto importanti da cui non è possibile discostarsi perché possono servire a far luce sui meccanismi dell'inconscio…..
Naturalmente, come nostra abitudine, non ci limiteremo soltanto alla parte strettamente cognitiva, seppur necessaria, poiché è una cosa che non abbiamo mai fatto in quanto contraddirebbe quando diciamo che per ottenere la giusta conoscenza, la giusta verità, bisogna arrivare a tutti gli elementi che la compongono. Quindi osservare sia la parte cognitiva, sia la parte invece più interiore, più sfuggente, per arrivare addirittura, magari, a quella parte mistica che sembra discostarsi così tanto da quella che è la vita di tutti i giorni.
Parleremo quindi delle meccaniche interiori dell'individuo, di quella parte - esoterica - che noi da anni e anni (e assieme a noi anche altri naturalmente) andiamo ripetendo a tutti voi, cercando di esaminare quei meccanismi interiori, che non sono più soltanto parte del vostro piano fisico, ma che abbracciano tutta la realtà dell'individualità e del piano di esistenza di tutti gli individui.
Infine attraverso il concetto di vibrazione (e so che questo vi spaventa, creature!) riallacceremo tutto il discorso a quanto siamo andati e stiamo andando dicendo in questi ultimi tempi su Dio, in modo da creare quel ponte logico che passa dalla conoscenza, dalla razionalità per arrivare al misticismo e quindi, compiuto il cerchio, arriva a riunirsi con quella che è la Realtà Assoluta, la Realtà Totale….
(Scifo 16-3-91)

D - Senti, noi ci siamo chiesti, tra le varie cose, se esiste un inconscio spirituale. Forse non abbiamo capito bene che cosa si intende, perché la scintilla di per sé non dovrebbe avere un inconscio, però lo può creare nell'uomo, o c'è troppa distanza, diciamo, tra la creatura umana e la scintilla, per cui, a un certo momento non si sentono le sollecitazioni della scintilla?

R - Questa è una domanda che, anche lo strumento che sto usando si era posta proprio oggi pomeriggio, in quanto nella prima lettura gli era sfuggito questo particolare; e la cosa devo dire che gli ha procurato anche qualche problema, in quanto, secondo questa persona, affermare che la scintilla possieda un inconscio è una cosa inconcepibile e assurda. Ritorniamo un attimo a quella semplicissima definizione, peraltro comoda per i nostri scopi, che abbiamo usato per definire l'inconscio, ovvero: tutto ciò che non è alla coscienza, alla consapevolezza, giusto?
Ora, questo cosa sta a significare? Che allorché si parla di inconscio bisogna considerare il punto di vista da cui viene considerato l'inconscio; perché chiaramente, per poter osservare qualcosa che è inconscio bisogna essere prima dell'inconscio, giusto?
Ovvero, per spiegarmi meglio, per chi eventualmente non capisce: per poter parlare meglio di un inconscio dell'essere umano incarnato, bisogna che l'individuo sia su un piano di consapevolezza tale per cui, al di là del suo piano fisico, per lui stesso esista qualcosa che egli non conosce e non comprende, o di cui è inconsapevole. E' chiaro che questa prospettiva, questo modo di osservare l'inconscio, si sposta mentre si sposta la consapevolezza dell'individuo; quindi, allorché la consapevolezza dell'individuo è ritirata sul piano astrale, l'inconscio si sposterà all'interno del piano mentale, perché ci sono cose nel piano mentale che, colui che è consapevole sul piano astrale non riesce a comprendere ancora, giusto?
Il discorso, naturalmente, si sposterà sul piano mentale e quando l'individuo sarà consapevole sul piano mentale sarà inconscio di ciò che c'è veramente sul piano akasico.
E si può andare avanti, anzi, indietro a ritroso, fino a quando si arriva alla scintilla; è chiaro che la scintilla ha una grande consapevolezza, ma non ancora la consapevolezza suprema. Si rende conto di essere una parte di Dio ma non è ancora fusa con Dio; ecco, quindi, che in quel momento per la scintilla l'inconscio diventa, a questo punto, l'Assoluto stesso.
Vi sembra chiara la spiegazione, è soddisfacente? (Scifo 16-3-91)

Ma vediamo un attimo … in linea di massima com'era costituita la personalità secondo il caro amico Sigmund. In particolare cerchiamo di vedere che cos'era l'inconscio.
In una prima fase dei suoi studi l'inconscio rappresentava un complesso psichico che racchiudeva le pulsioni, i bisogni che non riuscivano a trovare l'estrinsecazione e una manifestazione a livello di comportamento, quindi tutto ciò che veniva dall'individuo represso fin da bambino.
In un secondo periodo, susseguente ad altri studi che Freud aveva fatto, l'inconscio non indicava più la sfera d'un complesso psichico, ma era soltanto un attributo di alcune (di due in particolare) delle tre istanze che costituivano il vero complesso psichico dell'individuo.
Questo complesso psichico era costituito da una prima istanza da lui chiamata Es o Id che non era propriamente l'inconscio anche se aveva le stesse caratteristiche della definizione da lui stesso data di inconscio nella fase precedente: l'Es rappresentava il serbatoio delle pulsioni dell'individuo, pulsioni che, in linea di massima, non riuscivano ad avere un'estrinsecazione e, quindi, ad arrivare alla fase precosciente e, ancor meno, alla fase cosciente. Tutto ciò che fa parte di questo serbatoio, di questo Es è inconscio, cioè inconsapevole.
La seconda istanza è rappresentata dall'Io: l'Io, secondo il buon Freud, è ciò che si vede praticamente dell'individuo; l'Io è preposto all'attività logico-mentale, l'Io è legato alle percezioni, quindi all'attività fisica del corpo, tuttavia anche l'Io ha una parte inconscia. Questo Io ha una certa autonomia anche se è strettamente legato all'Es da cui riceve gli impulsi per l'azione e all'altra istanza chiamata Super-io che controlla la qualità di queste azioni.
L'ultima istanza, come vi ho appena detto, è quella da lui chiamata Super-io. Il Super-Io sarebbe, per dirla proprio semplicemente, una specie di coscienza che si erge a giudice dei comportamenti messi in atto dall'Io.
Non vado oltre, anche perché diventerebbe una cosa noiosa, però voglio fare un piccolissimo raffronto con quanto noi siamo andati dicendo in questi lunghissimi anni.
L'Es di Freud potrebbe essere assimilabile ad una interazione tra il corpo fisico con i suoi bisogni e le sue pulsioni e il corpo astrale, in quanto sede del desiderio. Il Super-io potrebbe essere paragonabile all'interazione tra la parte più sottile del corpo mentale e il corpo akasico, mentre l'Io potrebbe essere la risultante delle interazioni tra questi quattro corpi…. (Vito 4-5-91)

… La prima cosa a cui ha fatto cenno il nostro amico Vito è la teorica divisione in conscio, preconscio e inconscio.
Conscio, naturalmente, è tutto ciò che è alla coscienza quindi, in teoria, esattamente all'opposto di inconscio. Ora diciamo che la terminologia usata in questo caso da Freud può essere usata anche da noi poiché come schematizzazione può avere un suo valore, tuttavia vi sono alcune cose che non coincidono, non combaciano con le teorie freudiane….
Ora, ciò che noi intendiamo per conscio è sì qualche cosa che è sì alla coscienza dell'individuo, ma il problema è la diversa connotazione di questa frase. Infatti, quando noi diciamo "ciò che è alla coscienza dell'individuo" non intendiamo ciò che è alla mente dell'individuo, non intendiamo ciò che egli pensa o riesce a pensare o crede di aver capito ma, veramente ciò che appartiene alla coscienza dell'individuo ovvero a quella sua parte più elevata nella quale vanno inscritte tutte le sue esperienze e le capacità di comprensione che egli ha acquisito nel corso delle sue varie vite. Quindi una capacità di coscienza che non passa necessariamente attraverso la comprensione mentale e, quindi, non necessariamente si affaccia all'interno del piano fisico.
Questo, se ci pensate bene, non è altro che ciò che noi andiamo affermando da molto tempo allorché diciamo che la comprensione che porta poi all'allargamento del sentire di ognuno di voi non necessariamente viene da voi riconosciuta, compresa e accettata nel corso della vostra vita, ma che la comprensione può esservi stata ed essersi inscritta nel vostro corpo akasico senza che voi ve ne rendiate conto.
… A questo punto, naturalmente non può che essere diversa anche la definizione di ciò che è preconscio, …. per arrivare ad essere cosciente qualche fattore di comprensione, per diventare un fattore dell'allargamento del sentire, questa comprensione deve attraversare i vari corpi dell'individuo, deve ricevere informazioni dalla situazione vissuta sul piano fisico, deve ricevere la connotazione emotiva da parte del corpo astrale, deve aver elaborato mentalmente i dati ricevuti grazie al corpo mentale e deve poi essere stata in grado di trarre da questa elaborazione delle varie componenti la comprensione dell'esperienza e, quindi, arrivare alla coscienza.
Ecco, il preconscio è la fase di elaborazione, la fase in cui i vari corpi elaborano i dati ricevuti, cercano (senza che, magari, l'individuo a livello fisico se ne renda conto se non attraverso a una sensazione di confusione interiore), elaborano i dati ricevuti e cercano una risposta. Nel momento in cui vi è questa ricerca, questa ricerca veramente nell'ombra dell'individuo, ecco che si può parlare di fase preconscia, in quanto la risposta è lì, sta per essere trovata, può essere trovata ma... non è detto che lo sia, cosicché può restare preconscia senza riuscire, per lo meno in quel momento, ad iscriversi nel corpo akasico.
A questo punto mi sembra che il discorso sull'inconscio non possa essere che una logica conseguenza su tutto questo...
Allora: se abbiamo definito come conscio la comprensione che si trascrive nel corpo akasico e che quindi diventa attiva, scritta, fissa nella coscienza, se abbiamo descritto come preconscio tutta quella zona in cui vi è il lavorio alla ricerca della comprensione, non può essere che definito come inconscio tutto l'insieme dei vari stimoli che provengono dai vari corpi dell'individuo prima di poter arrivare alla sua coscienza, ovvero quegli stimoli che influiscono attraverso l'esperienza, all'interno del piano fisico attraverso le situazioni (e che, quindi, stimolano qualcosa nell'individuo), quegli stimoli che muovono le emozioni e i desideri del suo corpo astrale mettendo in moto le forze che alterano l'equilibrio dell'individuo e che, quindi, gli fanno avvertire quella tensione, a volte dolorosa e insoddisfacente, che lo spinge a muoversi, a cercare una risposta per mutare la propria condizione, infine quegli stimoli che smuovono le energie del suo corpo mentale facendo sì che, grazie a queste energie, egli esamini tutte le componenti che gli stanno arrivando e cerchi, veramente, di arrivare alla comprensione. (Scifo 4-5-91)

Uno dei punti di maggior difficoltà è nato da due apparentemente diverse definizioni che abbiamo fornito ultimamente a proposito di questi argomenti. Noi affermiamo che, partendo dal piano fisico, l'inconscio era tutto ciò che era "prima" del piano fisico; partendo dal piano astrale - ricordate, creature? - l'inconscio era tutto ciò che era "prima" del piano astrale; e tutto questo, insomma, era relativo a che cosa? Al punto del piano di esistenza sul quale l'individualità aveva la sua consapevolezza.
Ecco quindi che, a mano a mano che la consapevolezza dell'individualità si sposta attraverso i vari piani di esistenza, diventa inconscio tutto ciò che al di fuori della sua consapevolezza; cosicché colui che ha la consapevolezza stabilita all'interno - che so io - del piano akasico, è inconsapevole in gran parte, o totalmente, di ciò che è sui piani precedenti, per arrivare alla famosa Scintilla e quindi, naturalmente, anche all'Assoluto.
Ricordate certamente questo discorso.
A quel punto poi, io, sempre "la pietra dello scandalo", sono arrivato affermando, nell'ultimo incontro, che se - come dicevamo nella prima definizione (e questo è un punto di contatto fra le due definizioni) - si può definire conscio tutto ciò che appartiene alla coscienza, che arriva alla coscienza, allora poiché noi per coscienza intendiamo il corpo akasico dell'individuo, cioè quel corpo nel quale le comprensioni si iscrivono dopo aver tratto i frutti utili dall'esperienza, ne conseguiva che il conscio non era sul piano fisico, ma che si poteva definire conscio ciò che è sul piano akasico. (Scifo 25-5-91)

Il lavorio dell'individuo ha sempre la meta di portare alla strutturazione del corpo akasico, quindi alla coscienza del corpo akasico, in quanto il corpo akasico in partenza, in realtà, è praticamente inconscio, e muove i suoi primi passi soltanto attraverso le spinte della scintilla, quindi abbastanza casualmente tra virgolette naturalmente, non con consapevolezza di cosa sta facendo o di dove si sta muovendo.
Allora, cosa succede? Succede che è possibile asserire che si può definire come conscio, come parte conscia dell'individuo - per lo meno in modo utile a proseguire poi nel nostro discorso - tutta quella parte ormai strutturata che riguarda il corpo akasico quindi il sentire, quindi, in qualche modo, tutto il sentire ormai raggiunto dall'individuo, il quale diventa la parte conscia dell'individuo. Invece parte inconscia è tutta quella parte che non è ancora stata sistemata, dunque la parte di rompicapo che è ammassata alla rinfusa e che può essere messa a posto soltanto attraversando le varie città (cioé i vari piani di esistenza) e traendo dai vari piani di esistenza le esperienze che insegneranno, prima o poi, (con un'immagine, con un'altra persona, con un insegnamento), in che modo vada situato quel pezzo. E soltanto allorché l'individuo andrà con la sua esperienza, con ciò che ha acquisito negli altri piani, davanti al proprio quadro, al quadro del proprio corpo akasico con il pezzo in mano da inserire si renderà conto di come e dove questo pezzo può giustamente essere inserito. Scifo 23-11-91



CONSIDERAZIONI PERSONALI

Da quanto presentato dalle varie Guide, emerge che l’argomento può essere considerato da due prospettive:

inconscio di piano: è di pertinenza dell’individuo, si colloca nei piani transitori, ed appartiene alla singola incarnazione; si può definire inconscio tutto ciò che appartiene ai piani successivi rispetto a quello in cui l’individuo si trova con la propria consapevolezza. Si tratta di un inconscio “strutturale” perché l’individuo non possiede sensi adeguati per percepire i propri corpi sugli altri piani. Si deve considerare, inoltre, che anche sul piano in cui l’individuo sta sperimentando (es.: fisico) anche buona parte di ciò che succede non arriva alla consapevolezza (es.: molti dei propri processi fisiologici) e quindi si può collocare nella sfera inconscia. Ne risulta che il coscio dell’individuo incarnato è ben poca cosa rispetto al suo inconscio.

Inconscio di coscienza: è di pertinenza dell’individualità, si colloca sul piano akasico, ed appartiene quindi a tutte le incarnazioni che l’individualità avrà bisogno di effettuare per completare il proprio ciclo evolutivo, per mezzo del quale l’inconscio si trasforma via via in conscio attraverso il processo preconscio.

Se consideriamo la prospettiva akasica, che determina ed influenza tutte le altre materie, credo che possiamo considerare il conscio come sinonimo di sentire.
Ora, sappiamo che sentire simili, quindi consci simili, creano collegamenti tra di loro determinando la comunione del sentire.


DOMANDE:
 accade lo stesso anche per il preconscio e l’inconscio? O meglio, preconscio e inconscio sono uno stato, cioè un modo di percepirsi limitato, oppure una struttura, cioè una particolare organizzazione della materia?
 Se c’è un rapporto fra sentire/consci simili, c’è anche un rapporto tra “inconsci simili”? E di che tipo di rapporto si tratta?

 
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view post Posted on 31/1/2011, 14:55

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CITAZIONE (SerGian @ 31/1/2011, 07:13) 
Da quanto presentato dalle varie Guide, emerge che l’argomento può essere considerato da due prospettive:

inconscio di piano: è di pertinenza dell’individuo, si colloca nei piani transitori, ed appartiene alla singola incarnazione; si può definire inconscio tutto ciò che appartiene ai piani successivi rispetto a quello in cui l’individuo si trova con la propria consapevolezza. Si tratta di un inconscio “strutturale” perché l’individuo non possiede sensi adeguati per percepire i propri corpi sugli altri piani. Si deve considerare, inoltre, che anche sul piano in cui l’individuo sta sperimentando (es.: fisico) anche buona parte di ciò che succede non arriva alla consapevolezza (es.: molti dei propri processi fisiologici) e quindi si può collocare nella sfera inconscia. Ne risulta che il coscio dell’individuo incarnato è ben poca cosa rispetto al suo inconscio.

Inconscio di coscienza: è di pertinenza dell’individualità, si colloca sul piano akasico, ed appartiene quindi a tutte le incarnazioni che l’individualità avrà bisogno di effettuare per completare il proprio ciclo evolutivo, per mezzo del quale l’inconscio si trasforma via via in conscio attraverso il processo preconscio.

Se consideriamo la prospettiva akasica, che determina ed influenza tutte le altre materie, credo che possiamo considerare il conscio come sinonimo di sentire.
Ora, sappiamo che sentire simili, quindi consci simili, creano collegamenti tra di loro determinando la comunione del sentire.


DOMANDE:
 accade lo stesso anche per il preconscio e l’inconscio? O meglio, preconscio e inconscio sono uno stato, cioè un modo di percepirsi limitato, oppure una struttura, cioè una particolare organizzazione della materia?
 Se c’è un rapporto fra sentire/consci simili, c’è anche un rapporto tra “inconsci simili”? E di che tipo di rapporto si tratta?

Mi trovo abbastanza d'accordo con il tuo esame di conscio (anche se mi sembra, che in realtà le Guide abbiano detto che l'attribuzione di conscio e inconscio sia relativo al punto di osservazione e che, ad esempio, per l'uomo ciò che appartiene alla coscienza possa essere definito inconscio, in quanto non ne ha che una consapevolezza parziale e molto limitata), preconscio e inconscio e sulla loro teorica distribuzione sui vari piani, anche se probabilmente è una schematizzazione che può servire per ragionarci su ma non dà una visione reale delle interelazioni e delle reciproche influenze tra questi tre "stati".

Per quanto riguarda le domande che poni, provo a risponderti, sperando di non dire troppe scempiaggini, dato l'argomento così difficile!

 accade lo stesso anche per il preconscio e l’inconscio? O meglio, preconscio e inconscio sono uno stato, cioè un modo di percepirsi limitato, oppure una struttura, cioè una particolare organizzazione della materia?

Se accettiamo la tua idea che il conscio possa essere assimilato, guardandolo dal punto di vista del corpo akasico, a quello che è il sentire di coscienza (quindi un modo di essere, uno stato, acquisito e vero, anche se ampliabile grazie alla sinergia con le porzioni di sentire acquisite successivamente) credo che si possa pensare che è accompagnato, all'interno del corpo akasico, dalla presenza di una struttura materiale che ne delimita i contorni. Quindi direi che per il conscio "stato" e struttura" coesistono e sono conseguenza l'uno dell'altro.
Un po'più difficile mi risulta applicare lo stesso ragionamento al preconscio e all'inconscio, in quanto una loro struttura è difficilmente individuabile dal momento che sono in continua trasformazione e sono, secondo me, difficilmente delimitabili all'interno della materia dei vari corpi.

 Se c’è un rapporto fra sentire/consci simili, c’è anche un rapporto tra “inconsci simili”? E di che tipo di rapporto si tratta?

D'impulso direi di sì, e mi sembra che questo rapporto sia evidente nella vita che conduciamo quotidianamente: io inserirei in questo concetto che, come minimo, chi ha porzioni di inconscio in comune con altri si trova a specchiarsi con loro e viceversa, aiutando il crearsi di rapporti o le conflittualità, a secondo delle reazioni individuali (e caratteriali) di ogni singola persona. Ma forse bisogna ragionarci un poò di più, perché gli elementi in ballo sono veramente una miriade!
 
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ArmandoZa
view post Posted on 31/1/2011, 17:33




Io provo a rispondere alle domande mettemdo come premessa che inconscio-preconscio e conscio è un .processo- quindi molto difficile non osservarlo come tale. Ancora, se ben ricordo, il percorso non è mai "identico" per nessun individuo, tutt'alpiù SIMILE.
Passiamo a vedere il processo da un altro punto di vista, con l'intento di tirare in ballo meno elementi per avere risposte attraverso- forse- ad un "insieme" meno corposo:

Inconscio: è la prima fase che l'individuo attraversa nella scoperta di se stesso ed è quella che è stata definita con il ternime di -conoscenza. Con questo termine si intende che l'individuo, nel corso delle varie vite, viene a contatto con tutte le motivazioni importanti da riconoscere per la sua crescita interiore, ma poichè, in questa fase, non è in grado di vedere se stesso e i suoi modi di essere, li vede nelle persone che di volta in volta la vita gli mette a fianco. ( questa fase è totalmente governata dall'IO)

Presconscio: è il passaggio alla seconda fase del processo, ovvero alla consapevolezza. In questa fase, l'individuo, ha la conoscenza delle vaire tematiche interiori che lo riguardano più da vicino e del modo in cui si manifestano negli altri. In questa fase la "presunzione del suo IO" viene via via costretta a piegarsi davanti all'evidenza in modo che un particolare moto interiore che tendeva rilevare solo negli altri, lo accetta come appartenenza a se stesso. senza ombra di dubbio.
La fase della consapevolezza è quella più tormentata in quanto è in gioco il traballare del proprio IO che fa sentire l'individuo più instabile, più insicuro, più timoroso nell'ambito della sua autoimmagine.
La fase della consapevolezza è la più tormentata e anche la più lunga da attraversare poichè accompagna tutta l'evoluzione dell'individuo come essere umano, mentre la conoscenza si attua al novanta per cento nelle vite inziali.

Conscio: è la terza fase, quella della -comprensione. Dopo aver conosciuto le varie problematiche interiori negli altri, l'individuo, è giunto alla percezione che esse-problematiche- non sono estranee, ma agiscono anche in lui.L'accettazione di esse e della loro spiegazione arrivano ad essere comprese, e, in quanto tali creano un ordine diverso nel sentire della coscienza la quale si struttura in modo più completo ad ogni comprensione raggiunta.

Tutto ciò premesso veniamo alle domande:
a) Inconscio e preconscio sono modi di percepirsi limitati-oppure una particolare organizzazione della materia.? Risposta:sono modi di percepirsi limitati conseguanza delle tematiche interiori sopra ricordate.

b) Se c'è un rapporto fra sentire (consimili) , c'è anche un rapporto tra inconsci simili e che tipo di rapporto si tratta? Risposta: Il sentire è al di fuori degli opposti quindi E--' L'assoluto per definizione è colui che E'. Quindi vi è la possibilità di un rapporto in quanto della stessa natura.. L'inconscio- invece.-- e questo per capirci- è il divenire di un processo. Difficile, quindi, immaginare, almeno per quello che mi riguarda, un rapporto tra inconsci e di quale tipo di rapporto, se non quello di una comune necessità evolutiva.

Armando

Edited by Livvy - 31/1/2011, 20:37
 
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SerGian
view post Posted on 1/2/2011, 14:51




Ciao Gian, più ci penso e più l'argomento mi sfugge, però mi interessa perchè ho l'impressione di poter trovare degli agganci importanti con altri concetti dell'insegnamento, che possono aprire nuove prospettive.
Provo a riprendere quello che hai scritto:

CITAZIONE
Se accettiamo la tua idea che il conscio possa essere assimilato, guardandolo dal punto di vista del corpo akasico, a quello che è il sentire di coscienza (quindi un modo di essere, uno stato, acquisito e vero, anche se ampliabile grazie alla sinergia con le porzioni di sentire acquisite successivamente) credo che si possa pensare che è accompagnato, all'interno del corpo akasico, dalla presenza di una struttura materiale che ne delimita i contorni. Quindi direi che per il conscio "stato" e struttura" coesistono e sono conseguenza l'uno dell'altro. Un po'più difficile mi risulta applicare lo stesso ragionamento al preconscio e all'inconscio, in quanto una loro struttura è difficilmente individuabile dal momento che sono in continua trasformazione e sono, secondo me, difficilmente delimitabili all'interno della materia dei vari corpi.

Penso che il preconscio sia una fascia che sfuma i confini tra conscio e inconscio e che tutte queste realtà siano in continua trasformazione grazie alle continue esperienze che l'individuo vive nel piano fisico, e che ne inviano le relative risultanze al corpo akasico.

CITAZIONE
Se c’è un rapporto fra sentire/consci simili, c’è anche un rapporto tra “inconsci simili”? E di che tipo di rapporto si tratta?

D'impulso direi di sì, e mi sembra che questo rapporto sia evidente nella vita che conduciamo quotidianamente: io inserirei in questo concetto che, come minimo, chi ha porzioni di inconscio in comune con altri si trova a specchiarsi con loro e viceversa, aiutando il crearsi di rapporti o le conflittualità, a secondo delle reazioni individuali (e caratteriali) di ogni singola persona. Ma forse bisogna ragionarci un poò di più, perché gli elementi in ballo sono veramente una miriade!

Ecco, penso che qui tu abbia centrato il fulcro del mio interesse: infatti i comportamenti che tu descrivi sono quelli che fanno capo agli archetipi transitori e che, secondo me, hanno qualcosa a che fare con il preconscio, ma sto facendo solo supposizioni che a me sembrano logiche e non riesco a trovare dei collegamenti diretti.
L'inconscio è quello che mi preoccupa meno, perché.... inconscio appunto, e quindi momentaneamente al di fuori di quelle che sono le potenzialità di elaborazione dell'individuo, per quanto abbia le sue influenze.
Quello che mi intriga è il preconscio, perchè mi sembra che se ne stia lì, ti baleni "davanti agli occhi" e quando provi ad afferrarlo svanisce lasciando come un senso di smarrimento, è qualcosa che c'è e che non c'è, ma sai che prima o poi troverà la sua collocazione.
Insomma, è un campo tutto da esplorare.

Serena



 
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SerGian
view post Posted on 15/2/2011, 14:57




Ciao Armando, ho aspettato un po' di tempo prima di risponderti per poter ragionare su quanto hai scritto e ... anche sperando in altri interventi che mi aiutassero a chiarire, ma visto che non sono arrivati esprimo le mie difficoltà.
D'accordo che il percorso dall'inconscio al conscio è un processo che investe tutto l'individuo lungo il suo corso evolutivo, e che può essere osservato da diversi punti di vista; quello che mi piacerebbe trovare è la ricaduta pratica che questo processo ha nella nostra vita di tutti i giorni, lasciando da parte la disquisizione puramente filosofica che, credo, sia abbastanza chiara.
Da quanto è emerso relativamente ad altri argomenti, e in particolare agli archetipi, sto cercando conferme o smentite riguardo al fatto che il preconscio possa avere un legame diretto con gli archetipi transitori, perché questo mi chiarirebbe ulteriormente le dinamiche di costruzione e di funzionamento degli archetipi stessi, e, soprattutto, mi aiuterebbe a dare ulteriori significati a ciò che accade nel tessuto sociale in cui sono inserita, offrendomi una chiave di lettura più ampia.
Forse si può pensare che questa cosa non serva poi a molto, ma personalmente mi sono accorta che ogni volta che sono riuscita a mettere in relazione un concetto filosofico con una dinamica di interazione con gli altri sono diventata un po' più disponibile ... non molto, di strada da fare ne ho ancora tanta ma ci sto provando, anche con l'aiuto di chi partecipa al forum.

Serena
 
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ArmandoZa
view post Posted on 15/2/2011, 17:17




Ciao Serena.

Partiamo dal punto di vista del "divenire" e questo per renderci conto, come ci è stato detto, che l'evoluzione passa attraverso a tre fasi, anche se i tre processi, in realtà, non sono l'uno succesivo all'altro,ma contemporanei.
Abbiamo l'evoluzioine della materia e questo grazie all'imprinting, ovvero a quel processo che all'inizio dà un orientamento alla matera akasica provocandone la differenziazione.
Il mezzo analogo all'imprinting che riguarda l'evoluzione della forma è l'istinto.
Lo strumento usato nell'ambito del processo per l'evoluzione della coscienza è costituito dal formarsi degli Archetipi Tr.

Un errore di "prospettiva" che ho fatto anche io è stato quello di non considerare per es. l'imprinting e l'istinto, non più meritevoli della mia attenzione quando si parla di Archetipi.

Imprinting e istinto, non sono superati, fanno comunque parte dell'individuo perchè sono elementi che lo hanno costituito. Quindi l'errore è pensare che quando questi due "moduli" non rivestono più l'elemento PIU' importante nelle nostre esistenze, questi moduli non abbiano più nessuna importanza, meglio non siano più necessari. In effetti questi moduli non hanno più la "funzione" di costituire, ma lasciano il segno e diventano parte attiva-integrante-necessaria affinchè l'individuo continui a progredire secondo quell'indirizzo dato da quel modulo all'interno dell'evoluzione e che porta avanti nel Cosmo.

Resta evidente la relazione tra l'evoluzione della coscienza ed il terzo modulo, che è quello degli Archetipi. i quali spingono la coscienza dell'individuo verso quelle vibrazioni che essi emettono al fine di far comprendere l'individuo e farlo arrivare ad acquisire nuova evoluzione.

Dobbiamo., quindi, cercare di arrivare ad ottenere una visuale dei discorsi che sono stati fatti, considerando gli elementi NON ognuno a sè stante. ma tutti compenetrantisi. Non a caso era stato a suo tempo detto che dovevamo pensare le vibrazioni della "Vibrazione Prima" come dirette -orizzontalmente e quelle degli Archetipi dirette verticalmente. E' chiaro che i due punti si dovranno incontrare-in qualche momento- e sono questi punti di incontro che costituiranno i "passaggi evolutivi" dell'individuo e questo all'interno della sua evoluzione.

La realtà va osservata considerando il nostro corpo akasico.Noi non abbiamo una idea di come sia il nostro corpo akasico, le Guide non ne hanno mai parlato, ma ci hanno esortato a pensare al nostro corpo akasico come ad una sorta di "frittella akasica". Questa "frittella", la dobbiamo pensare NON orizzontale, ma verticale. Ovvero il nostro corpo akasico, attraversa tutti gli strati della materia akasica, dal più pesante al più sottile e si distribuisce, in questa maniera, all'interno del piano akasico.
Quando più individui hanno raggiunto le stesse comprensioni, tra i corpi akasici degli individui stessi,, si creano delle vibrazioni che finisco con incontrare le vibrazioni consimili di chi ha compreso le stesse cose, producendo degli allacciamenti con i corpi akasici di questi individui.
Gli Archetiti Tr. sono da considerare, e qui spero di essere vicino alla tua domanda, come la costituzione di questi collegamenti tra corpi akasici, i quali hanno compreso, o pensano di aver compreso, o quantomento hanno compreso sì, ma soltanto una porzione, meglio, solamente una parte di verita'. Resta quindi una parte di "preconscio" da esperire per farlo diventare conscio., relativo a quella verità.

Il tutto si ripercuote sul piano fisico quando più persone arrivano a comprendere un determinato fattore, attraverso a percorsi più o meno simili. Questa circolazione di vibrazioni tra il proprio corpo akasico e il corpo akasico degli altri, crea un insieme di -vibrazioni- akasiche che può essere definito ARCHETIPO.
Perchè archetipo? Perchè appartenendo la comprensione (parziale) all'akasico, queste comprensioni che sono state comprese e condivise da più individui, essendo iscritte, appunto, nell'akasico, verranno portate anche nelle vite successive.

Se volessimo fare dei collegamenti con i nostri pensatori, potremmo dire che a questo livello si possono situare le "idee" di Platone; potremmo dire che a questo livello si situa il "super IO" di Freud; potremmo dire che, sempre a questo livello, si situa "linconscio collettivo" di Jung. tutte forme di comprensione che si credono di essere delle comprensioni assolute, mentre in realtà sono delle comprensioni RELATIVE e come tali, parziali ed incomplete..Queste comprensioni non sono, quindi in grado di portare, se non attraverso ulteriori esperienze sul piano fisico, una aggiunta di sfumature di comprensione a quell'insiene di individualità che stanno compiendo un perscorso parallelo per arrivare a comprendere.

Armando

Edited by Livvy - 15/2/2011, 17:32
 
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marisab
view post Posted on 16/2/2011, 07:04




CITAZIONE (SerGian @ 15/2/2011, 14:57) 
Da quanto è emerso relativamente ad altri argomenti, e in particolare agli archetipi, sto cercando conferme o smentite riguardo al fatto che il preconscio possa avere un legame diretto con gli archetipi transitori, perché questo mi chiarirebbe ulteriormente le dinamiche di costruzione e di funzionamento degli archetipi stessi, e, soprattutto, mi aiuterebbe a dare ulteriori significati a ciò che accade nel tessuto sociale in cui sono inserita, offrendomi una chiave di lettura più ampia.

Serena

Ciao Serena

Non sono sicura di aver capito bene quello che chiedi, comunque il mio pensiero su questo argomento l'ho esprimo ugualmente, cosi magari me l'ho chiarisco pure io.
Secondo me un legame c'è, prendiamo come esempio un individuo totalmente condizionato dall'archetipo transitorio della famiglia, tanto per fare un esempio.
l'individuo inconsapevole vivrà all'interno della famiglia assorbendone tutte le sfumature, sentirà la necessità di difendere o di appoggiare tutto quello che succede all'interno della famiglia, magari coprendo pure l'omicidio.
Nel momento in cui inizierà a sentirsi inadeguato dentro certi comportamenti , inizierà ad entrare nel preconscio delle sue scelte, soffrendone molto, cercherà di ostacolare e di cambiare quelle istanze che imponevano l'accettazione incondizionata del contesto famigliare.
Mi fermo per il momento.

Marisa

Edited by marisab - 16/2/2011, 07:23
 
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SerGian
view post Posted on 20/2/2011, 15:54




Grazie Marisa per avermi ricordato che ogni processo ha il suo contrario, così se per me è più facile andare dalla teoria alla pratica, per altre persone è più facile andare dalla pratica alla teoria.
Allora provo a tradurre in pratica il mio pensiero, e magari anch’io lo chiarisco meglio a me stessa, anche se la questione è decisamente lunga e complessa…. Magari ce la vediamo a puntate!

Mi sono chiesta se il processo di comprensione, quindi di passaggio dall’inconscio al conscio, è un processo individuale, oppure se ci sono elementi importanti che si condividono con gli altri e quindi se il processo di comprensione individuale non sia concomitante con quello degli altri individui della stessa razza (se io comprendo è perché tutti insieme stiamo comprendendo).
Quindi: questo ipotetico individuo che persegue ad oltranza l’archetipo della famiglia, riesce a superarlo solo grazie alle proprie esperienze, oppure viene “aiutato” anche dalle esperienze degli altri individui?
Se teniamo presente la “seconda legge di Scifo” che definisce il “così in alto così in basso”, mi viene da pensare che come a livello akasico gli individui si scambiano sfumature di comprensione, e a livello fisico interagiscono con le esperienze, così dovrebbe essere anche a livello mentale e astrale, creando un flusso di informazioni collettive che vanno dal fisico all’akasico.
Questo flusso di informazioni investe la materia dei vari piani andando ad influire sulla rispettiva struttura e creando delle relazioni tra i corpi dei diversi individui su ciascun piano, fino alla formazione degli archetipi transitori e andando a determinare l’evoluzione del concetto di famiglia non solo a livello individuale, ma anche a livello sociale.
Questa fascia sfumata, che non sta né dentro nè fuori dai corpi individuali e che costituisce la palestra dove ciascuno di noi si allena per scoprire sé stesso, rappresenta il preconscio che a livello akasico si identifica (secondo me) con gli archetipi transitori che sono comuni agli individui di ciascuna razza, e che sono destinati ad essere integrati nella comunione del sentire quando diventeranno parte conscia evolvendo (forse?) in archetipi permanenti .

Osservando la questione da questa prospettiva, trovo facilmente risposta a certe affermazioni delle Guide: infatti, anni fa, Moti ha affermato che ogni volta che veniamo a conoscenza di un evento, anche lontano, significa che in qualche modo quell’evento ci riguarda; oppure, riguardo all’esodo degli albanesi, Schifo ci aveva invitati ad “inviare” energie che potessero in piccola parte contribuire ad equilibrare quelle sottosopra degli individui coinvolti; anche per quanto riguarda il massacro degli studenti cinesi era stato detto qualcosa relativo all’evoluzione, ma non ricordo di preciso cosa.
Mi è più facile capire, anche se fa una certa impressione, perché, apparentemente all’improvviso e senza nessuna causa diretta, masse intere di persone comincino a muoversi tutte insieme nella stessa direzione così come sta avvenendo nel mondo arabo, o come in passato qui da noi i moti patriotici insurrezionali, la determinazione della nazione e della nazionalità … che cos’hanno in comune tutti questi individui se non la condivisione di qualcosa di veramente profondo, che va al di là delle idee mentali dell’individuo stesso; se non una struttura akasica condivisa e comune?
E per riportare la questione nel mio piccolo qui e ora di adesso: cosa c’entro io con la rivolta del mondo arabo? Non solo ne sono venuta a conoscenza, e quindi secondo Moti la cosa già mi riguarda, ma sono anche stata investita da un complesso di emozioni che mi hanno disorientato quando ho visto l’assalto al museo del Cairo … solo perché ci sono stata e ho assaggiato il mistero dei faraoni? Non credo, penso sia più probabile che esistano degli archetipi comuni anche con un mondo che non piace e mi spaventa un po’, come quello mussulmano, e che questa cosa mi aiuti a capire cosa intendono le Guide quando chiariscono che parlando di razza non si riferiscono solo ai gruppi etnici.
Quindi, parlando di preconscio e archetipi, mi risulta difficile pensare agli archetipi come a strutture del tutto esterne al corpo akasico, così come un albero è esterno al mio corpo fisico. Considerata la loro influenza e la loro plasticità, mi risulta più facile considerarli parte integrante del corpo akasico individuale, ma anche parte comune ad una larga parte di altri corpi akasici … ciò che ci permette di procedere insieme nel cammino dell’evoluzione “sfruttando” reciprocamente i dati delle esperienze individuali.

Ho cercato di essere sintetica, ma l’argomento è davvero complesso …
A presto

Serena
 
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marisab
view post Posted on 21/2/2011, 19:00




Ciao Serena
Provo a darti la mia oppinione in merito a quello che dici, anche se mi rendo conto non coincide molto con la tua.
CITAZIONE (SerGian @ 20/2/2011, 15:54) 
Mi sono chiesta se il processo di comprensione, quindi di passaggio dall’inconscio al conscio, è un processo individuale, oppure se ci sono elementi importanti che si condividono con gli altri e quindi se il processo di comprensione individuale non sia concomitante con quello degli altri individui della stessa razza (se io comprendo è perché tutti insieme stiamo comprendendo).

Secondo me il processo di comprensione è individuale, cio non toglie però che ci siano degli elementi necessari per la comprensione di "massa", delle strutture, passami il termine semlificato, come gli A.P, a.t, atmosfere e vibrazioni, necessari per la comprensione, che influenzano e interagiscono con le vibrazioni di ogni singolo individuo, in questo complesso gioco, come avanzi tu nella comprensione avanzano anche altri individui.
In questo percorso di comprensione, ci sono individui che raggiungono delle comprensioni, e rimangono inconsce nella loro realtà quotidiana, e non si pongono nemmeno delle domande, se una certa cosa li riguardi oppure no.
CITAZIONE
Quindi: questo ipotetico individuo che persegue ad oltranza l’archetipo della famiglia, riesce a superarlo solo grazie alle proprie esperienze, oppure viene “aiutato” anche dalle esperienze degli altri individui?

Secondo me alcune esperienze forti devono essere comprese se non del tutto ma al 99 per cento individualmente, mentre alcune sfumature possono essere completate attraverso le atmosfere degli individui che fanno capo a quel specifico a.t, ovvio però che la maggior parte di questi individui deve aver compreso quasi completamente l'a.t a cui fanno riferimento, quindi sono in procinto di abbandonarlo per un a.t più ampio.
CITAZIONE
Se teniamo presente la “seconda legge di Scifo” che definisce il “così in alto così in basso”, mi viene da pensare che come a livello akasico gli individui si scambiano sfumature di comprensione, e a livello fisico interagiscono con le esperienze, così dovrebbe essere anche a livello mentale e astrale, creando un flusso di informazioni collettive che vanno dal fisico all’akasico.

Certamente le vibrazioni degli individui interagiscono tra di loro, malgrado questo scambio, davanti alla stessa scena si reagisce in maniera divesificata.
CITAZIONE
Questo flusso di informazioni investe la materia dei vari piani andando ad influire sulla rispettiva struttura e creando delle relazioni tra i corpi dei diversi individui su ciascun piano, fino alla formazione degli archetipi transitori e andando a determinare l’evoluzione del concetto di famiglia non solo a livello individuale, ma anche a livello sociale.

Forse la frase mi porta un pò fuori strada, secondo me l'a.t crea le istanze e l'ambiente giusto per la sperimentazione nel piano fisico.
CITAZIONE
Questa fascia sfumata, che non sta né dentro nè fuori dai corpi individuali e che costituisce la palestra dove ciascuno di noi si allena per scoprire sé stesso, rappresenta il preconscio che a livello akasico si identifica (secondo me) con gli archetipi transitori che sono comuni agli individui di ciascuna razza, e che sono destinati ad essere integrati nella comunione del sentire quando diventeranno parte conscia evolvendo (forse?) in archetipi permanenti .

Il mio pensiero è un pò diverso dal tuo, secondo me, il corpo akasico non si identifica con gli a.t, il corpo akasico ha come paragone gli A.P che esistono gia, perchè diretta emanazione dell'assoluto.
Chi si identifica e vive con gli a.t è l'io dell'individuo che tende a rimanere statico, mentre il corpo akasico continua a ricevere le vibrazioni dagli A.P, e a mandare le sue vibrazioni verso i corpi dell'individuo, indipendentemente dalle risposte che arrivano dal piano fisico.
CITAZIONE
… che cos’hanno in comune tutti questi individui se non la condivisione di qualcosa di veramente profondo, che va al di là delle idee mentali dell’individuo stesso; se non una struttura akasica condivisa e comune?

Secondo me questi cambiamenti non sono altro che tentativi di ricercare la "libertà" , idea ideologica del momento, una spinta molto forte che porterà sicuramente a dei cambiamenti.
Tieni presente che alcuni di questi paesi del medio oriente sono anni che vivono in guerra, altri subiscono una dittatura molto forte,
Anche noi Italiani abbiamo vissuto un periodo di dittatura, nella seconda guerra mondiale tanto per non andare troppo indietro, con Mussolini, e le conseguenze di un'alleanza Hitleriana.
Questo per dire che quando la sofferenza individuale raggiunge il l'imite, se unita alla sofferenza di altri individui crea appunto questi movimenti molto importanti, creando la spinta per l'evoluzione delle persone coinvolte.
CITAZIONE
E per riportare la questione nel mio piccolo qui e ora di adesso: cosa c’entro io con la rivolta del mondo arabo? Non solo ne sono venuta a conoscenza, e quindi secondo Moti la cosa già mi riguarda, ma sono anche stata investita da un complesso di emozioni che mi hanno disorientato quando ho visto l’assalto al museo del Cairo … solo perché ci sono stata e ho assaggiato il mistero dei faraoni?

Ma è normale esserne coinvolti, anche solo per averlo vissuto o averlo sentito raccontare dai nostri nonni, la sofferenza di così tante persone non pùò lasciare indifferenti, certo non è che puoi fare molto, ma un pensiero di fratellanza e di speranza e giusto mandarglielo. Senza considerare che dobbiamo dare una connotazione individuale agli avvenimenti di cui veniamo a conoscenza.
CITAZIONE
Non credo, penso sia più probabile che esistano degli archetipi comuni anche con un mondo che non piace e mi spaventa un po’, come quello mussulmano, e che questa cosa mi aiuti a capire cosa intendono le Guide quando chiariscono che parlando di razza non si riferiscono solo ai gruppi etnici.

La mia idea e che non siano gli stessi a.t, ma facciano parte di una sfumatura leggermente diversa di a.t, sempre della famiglia tanto per restare sull'esempio iniziale, ma con riferimento agli stessi A.P che ovviamente sono uguali per tutti. Per quanto riguarda il discorso delle razze incarnate, secondo me è tutta un'altra questione, che non mi sento di affrontare adesso.
CITAZIONE
Quindi, parlando di preconscio e archetipi, mi risulta difficile pensare agli archetipi come a strutture del tutto esterne al corpo akasico, così come un albero è esterno al mio corpo fisico. Considerata la loro influenza e la loro plasticità, mi risulta più facile considerarli parte integrante del corpo akasico individuale, ma anche parte comune ad una larga parte di altri corpi akasici … ciò che ci permette di procedere insieme nel cammino dell’evoluzione “sfruttando” reciprocamente i dati delle esperienze individuali. Serena

Secondo me gli a.t sono all'esterno dei corpi akasici degli individui, hanno a che fare con le atmosfere akasiche, e sono dei punti di passaggio per un gruppo piu o meno grande di individui, che credono a determinate idee, queste idee vengono sperimentate sul piano fisico finche anche l'ultimo individuo collegato a quel specifico a.t non avrà compreso, poi l'a.t in questione si scioglierà.
Non resterà a disposizione di un altro gruppo di individui, ma ogni gruppo si creerà i propri a.t in base alle credenze sociali culturali e ambientali individuali per poterle sperimentare al meglio delle possibilità per comprendere.

Sul discorso della collocazione interna/esterna degli a.t., io credo, come detto sopra, si possa fare un'analogia con l'odore individuale. Esso mi appartiene perché è creato dai miei enzimi, però è collocato all'esterno di me.

Spero di non aver fatto ulteriore confusione,

Marisa
 
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Livvy
view post Posted on 21/2/2011, 21:37




CITAZIONE (marisab @ 21/2/2011, 19:00) 
CITAZIONE
Quindi, parlando di preconscio e archetipi, mi risulta difficile pensare agli archetipi come a strutture del tutto esterne al corpo akasico, così come un albero è esterno al mio corpo fisico. Considerata la loro influenza e la loro plasticità, mi risulta più facile considerarli parte integrante del corpo akasico individuale, ma anche parte comune ad una larga parte di altri corpi akasici … ciò che ci permette di procedere insieme nel cammino dell’evoluzione “sfruttando” reciprocamente i dati delle esperienze individuali. Serena

Secondo me gli a.t sono all'esterno dei corpi akasici degli individui, hanno a che fare con le atmosfere akasiche, e sono dei punti di passaggio per un gruppo piu o meno grande di individui, che credono a determinate idee, queste idee vengono sperimentate sul piano fisico finche anche l'ultimo individuo collegato a quel specifico a.t non avrà compreso, poi l'a.t in questione si scioglierà.
Non resterà a disposizione di un altro gruppo di individui, ma ogni gruppo si creerà i propri a.t in base alle credenze sociali culturali e ambientali individuali per poterle sperimentare al meglio delle possibilità per comprendere.
Sul discorso della collocazione interna/esterna degli a.t., io credo, come detto sopra, si possa fare un'analogia con l'odore individuale. Esso mi appartiene perché è creato dai miei enzimi, però è collocato all'esterno di me.

Ciao, anche io avevo capito che gli AT si trovano all'esterno dei corpi akasici; se non erro, Scifo aveva spiegato che sono disposti sulla superficie di quella comune atmosfera vibratoria che si forma dall'unione degli ambienti + atmosfere vibratorie individuali simili.

Edited by Livvy - 23/2/2011, 16:25
 
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SerGian
view post Posted on 22/2/2011, 15:01




Ciao Marisa, aspetta che mi preparo un tè e qualche pasticcino perché per risponderti ci vorrà tutto il pomeriggio … magari potessi offrirli anche a te! :P
Scherzi a parte, abbiamo tirato fuori tante di quelle connessioni e possibilità di confronto che penso sia necessario fare una selezione e tenere buoni solo gli elementi legati a questo topic, gli altri argomenti si possono eventualmente riprendere in topic diversi.

CITAZIONE
Questa fascia sfumata, che non sta né dentro nè fuori dai corpi individuali e che costituisce la palestra dove ciascuno di noi si allena per scoprire sé stesso, rappresenta il preconscio che a livello akasico si identifica (secondo me) con gli archetipi transitori che sono comuni agli individui di ciascuna razza, e che sono destinati ad essere integrati nella comunione del sentire quando diventeranno parte conscia evolvendo (forse?) in archetipi permanenti . (serena)

Il mio pensiero è un pò diverso dal tuo, secondo me, il corpo akasico non si identifica con gli a.t, il corpo akasico ha come paragone gli A.P che esistono gia, perchè diretta emanazione dell'assoluto.
Chi si identifica e vive con gli a.t è l'io dell'individuo che tende a rimanere statico, mentre il corpo akasico continua a ricevere le vibrazioni dagli A.P, e a mandare le sue vibrazioni verso i corpi dell'individuo, indipendentemente dalle risposte che arrivano dal piano fisico. (Marisa)

Infatti non volevo dire che tutto il corpo akasico si identifica con gli a.t., ma solo la sua “fascia” preconscia. Se consideriamo che anche il p. akasico è formato da 7 sottopiani, si può pensare che i sottopiani più “elevati” sono in contatto diretto con gli a.p., oltre il processo dell’evoluzione della coscienza e quindi in una condizione esclusiva di “conscio”.
I sottopiani più “bassi”, invece, sono coinvolti nel processo evolutivo (della coscienza) dove coesistono “parti” inconsce, preconsce e consce e dove tutto l’inconscio è destinato a diventare conscio, passando per la fase intermedia.
Ora, se l’evoluzione della coscienza si tesse sul continuo ciclo vibratorio che va dai piani alti dell’akasico (e quindi dagli a.p.) dove tutto è conscio, ai piani inferiori dell’akasico dove la coscienza si deve autoriconoscere (e quindi passare dall’inconscio al conscio), diventa necessaria la possibilità di esperienza (incarnazione), attraverso cui il corpo akasico “inferiore” possa verificare lo stato di quelle che crede essere la sue comprensioni, cioè di quegli elementi che si vengono a formare tra il confronto delle spinte akasiche superiori e dell’esperienza nei piani inferiori. Da tale confronto nascono gli a.t. o preconscio, ossia quello che l’individualità crede di aver capito, ma deve ancora verificare. Solo dal momento in cui l’a.t./preconscio risuonerà in armonia con le spinte dell’a.p. verrà integrato nella parte conscia dell’akasico inferiore come sentire e quindi l’individuo abbandonerà quell’a.t./preconscio perché l’avrà compreso.

E proprio il fatto che ogni individuo non compia questo percorso per i fatti suoi, ma lo condivida con altri, appunto attraverso gli a.t., determina i grandi cambiamenti sociali della storia come il passaggio, per esempio, dalla dittatura alla democrazia: nessun grande cambiamento sociale sarebbe possibile senza che una grande massa di persone, a livello di corpo akasico, abbia compreso (reso conscia) la stessa idea, anche se magari ciascuno con sfumature diverse in sintonia con l’evoluzione individuale della propria coscienza.
Mi sembra che sia già abbastanza complesso, quindi al momento preferisco fermarmi qui in attesa di altre interpretazioni dell’insegnamento: il mio ragionamento mi sembra abbastanza logico, ma la logica, si sa, può prendere anche altre direzioni…

Serena
 
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view post Posted on 22/2/2011, 19:23
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Ciao Serena, secondo me il tuo processo logico è corretto, sono i presupposti da cui parti che non mi trovano d'accordo. Il tuo ragionamento risulta valido soltanto se si ritiene che gli archetipi transitori siano interni al corpo akasico,o quanto meno così ho capito dal tuo ragionamento, e per inciso per me non è così. La tesi che io mi ricordo , è che gli a.t. sono degli strumenti. Per definizione uno strumento non fa parte del corpo, risulta in ogni modo esterno.

Gli a.t influenzano l'io, e questi non risiede all'interno del corpo akasico. L'io è sempre stato definito uno strumento, che viene usato dall'akasico per ottenere evoluzione.

Ma continuiamo a ragionare per vedere se riusciamo a trovare un punto d'incontro.

E' stato detto che quando l'ultimo degli individui facenti parte di un gruppo che da il via a un a.t. lo supera, cioè non ne ha più bisogno, l'archetipo stesso scioglie la sua materia, in pratica non esiste più. Ti chiedo allora, se la materia dell'a.t. si scioglie, cosa rimane all'interno del corpo akasico, se si scioglie lascerebbe forse un buco al suo posto. Come può il corpo akasico, dopo avere sperimentato nei piani inferiori e averlo quindi ritenuto giusto, integrare in se un a.t. la cui materia non esiste più? a me risulta difficile pensarlo.

Luciano
 
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view post Posted on 23/2/2011, 18:35
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CITAZIONE (SerGian @ 22/2/2011, 15:01) 
Infatti non volevo dire che tutto il corpo akasico si identifica con gli a.t., ma solo la sua “fascia” preconscia ( SERENA )

Ciao Serena , condivido il concetto generale sull'evoluzione della coscienza da te
esposto ,ma ho delle perplessità per quanto riguarda alcuni passaggi.
Provo ad esprimere ciò che ho capito sull'argomento facendo alcune premesse.

Preconscio: - Fase di elaborazione dei dati da parte dei vari corpi , che
cercano delle risposte dalle informazioni ricevute dall'esperienza vissuta sul piano fisico.

Archetipo Transitorio:- Si crea quando un gruppo di individui ha raggiunto le stesse comprensioni ,
lo stesso tipo di vibrazione . Sul piano akasico viene strutturata una porzione di materia che da' luogo
agli archetipi transitori . Quindi si tratta di vibrazioni che si trovano sul piano akasico, al di fuori del corpo akasico.

Mi pare di capire che il preconscio sia una" fase "di elaborazione individuale,
mentre gli archetipi sono costituiti di" materia akasica" e le sue vibrazioni
condizionano l'io di un gruppo più o meno numeroso di individui .

Secondo me non è il corpo akasico che si identifica con gli a.t. ( lui mi pare che
si limiti ad inviare delle vibrazioni) e dal momento il preconscio è una fase ,
un processo di elaborazione ... come si può identificare con gli a.t ? Ecco, non mi è chiaro .

Tina

Edited by Livvy - 24/2/2011, 08:34
 
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marisab
view post Posted on 23/2/2011, 19:05





Ciao Serena
Vediamo se ci capiamo,
Tu parti dal presupposto che ci siano all'interno del corpo akasico, queste tre fasi: inconscio, preconscio e conscio, per la legge di Scifo , così in alto così in basso, come per l'individuo sul piano fisico, conoscenza consapevolezza e comprensione, così per il corpo akasico.

Se il presupposto di partenza e giusto si evince che, quando una comprensione è all'inizio, sia inconscia per il corpo akasio, quando una comprensione è quasi completa ci sia la fase del preconscio, quando è completa diventa conscia.

Malgrado questo presupposto, sinceramente non penso che la fase inconscia o preconscia dell'akasico siano gli a.t, perlomeno per quello che ho capito io.

Perchè secondo me un a.t non contiene una comprensione nella sua totalità, ma è uno strumento per una sfaccettatura, che può rivelarsi addiritura errata.

CITAZIONE
E proprio il fatto che ogni individuo non compia questo percorso per i fatti suoi, ma lo condivida con altri, appunto attraverso gli a.t., determina i grandi cambiamenti sociali della storia come il passaggio, per esempio, dalla dittatura alla democrazia: nessun grande cambiamento sociale sarebbe possibile senza che una grande massa di persone, a livello di corpo akasico, abbia compreso (reso conscia) la stessa idea, anche se magari ciascuno con sfumature diverse in sintonia con l’evoluzione individuale della propria coscienza.
Mi sembra che sia già abbastanza complesso, quindi al momento preferisco fermarmi qui in attesa di altre interpretazioni dell’insegnamento: il mio ragionamento mi sembra abbastanza logico, ma la logica, si sa, può prendere anche altre direzioni

Prendendo l'esempio attuale che hai espresso tu, è vero che per i grandi cambiamenti sociali ce bisogno di un grande movimento culturale di persone, però quello che determina questo movimento sono i bisogni di comprensione , non una comprensione, l'idea della libertà attuale , è un bisogno ricercato attraverso a dei cambiamenti esterni all'individuo, ma chi ha veramente compreso il concetto di libertà, vivrà bene in qualsiasi stato, sia esso dittatore, sia come il nostro apparentemente democratico.
Quindi l'archetipo sicuramente sta cambiando, però non per comprensione globale, ma perchè quella porzione di individui che fanno parte di quel specifico a.t, anno bisogno di sperimentare nuove idee sociali e comportamentali, per esprimere al meglio le loro spinte interiori.

E qua mi fermo perchè non riesco proprio a seguirti nella discussione, il resto l'ho trovo troppo complicato per le mie conoscenze filosofiche.

Marisa

 
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Manu.r
view post Posted on 23/2/2011, 20:45




Prendendo l'esempio attuale che hai espresso tu, è vero che per i grandi cambiamenti sociali ce bisogno di un grande movimento culturale di persone, però quello che determina questo movimento sono i bisogni di comprensione , non una comprensione, l'idea della libertà attuale , è un bisogno ricercato attraverso a dei cambiamenti esterni all'individuo, ma chi ha veramente compreso il concetto di libertà, vivrà bene in qualsiasi stato, sia esso dittatore, sia come il nostro apparentemente democratico.
Quindi l'archetipo sicuramente sta cambiando, però non per comprensione globale, ma perchè quella porzione di individui che fanno parte di quel specifico a.t, anno bisogno di sperimentare nuove idee sociali e comportamentali, per esprimere al meglio le loro spinte interiori. Marisa


Sono d'accordo con quello che dici.
Volevo dire inoltre che l'idea che io ho dell'inconscio/preconscio e conscio ha un denominatore comune la consapevolezza.
Facciamo un esempio; per l'individuo incarnato il suo corpo astrale è inconscio come lo è il suo mentale e la sua coscienza quello che può "decodificare" di questi tre corpi è quello che arriva attraverso i loro terminali ( reazioni emotive per l'astrale attraverso sensazioni, pensieri per il mentale attraverso il cervello, e fermiamoci qui ) ma sono sempre situazioni modulate dall'io e non genuine proprio perchè la nostra consapevolezza del momento è limitata al piano fisico e a suoi mezzi.

Allo stesso modo si può applicare questo processo al "meccanismo della comprensione", la fase della conoscenza denota una coscienza abbastanza poco strutturata per cui molti elementi legati alla comprensione saranno inconsci per l'individuo incarnato, la fase successiva quella della consapevolezza ( quella più lunga secondo me ) comincierà attraverso le molteplici esperienze, avvicinare alla coscienza le comprensioni e questa sarà la fase del preconscio, quella in cui si comincerà ad avere una certa libertà nell'indirizzare la propria vita, forti di una comprensione che si sta sistemando ma non è ancora completa e si lavorerà sulle sfumature per arrivare alla fine alla fase conscia dove l'individuo stesso sarà quella comprensione.

Gli AT hanno un ruolo importante nella fase del preconscio perchè saranno i dettami, i condizionamenti da superare per sperimentare le sfumature che servono per arrivare alla fase conscia, ma sempre e comunque condizionamenti esterni che modellano l'ambiente sociale adatto a chi deve sperimentare.

Gli AP invece avranno un condizionamento interno e la loro voce sarà sempre più martellante in queste tre fasi soprattutto nella fase finale del preconscio quando le comprensioni quasi strutturate si riconosceranno nelle vibrazioni degli AP.

Quest'ultimi si vibrano al nostro interno, il problema sta nel riconoscere questa vibrazione da parte del nostro corpo akasico, e per fare questo si serve anche di quelli che vengono chiamati AT.

Questa è la mia idea per il momento.

Ciao a tutti, Vittore
 
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27 replies since 31/1/2011, 07:13   869 views
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