Chi sono io?, Entità varie - da "La ricerca nell'ombra"

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 17/5/2011, 08:21




Ma io, io, chi sono in realtà io?
Io sono l’uomo che al mattino sale sull’autobus e si irrita allorché sente gli altri uomini che lo pressano, che lo spingono, che lo urtano inavvertitamente... o sono l’uomo che vede un posto vuoto e preferisce restare in piedi accanto ad esso, pensando che altri abbiano più bisogno di lui di accomodarvi le membra?
Io sono l’uomo che è scontento del proprio lavoro, che vive le sue giornate lavorative in continua tensione con i colleghi, che sorride soltanto allorché stringe tra le mani la busta paga... o sono l’uomo che nel momento stesso in cui si trova solo, nel momento stesso in cui nessuno lo sta controllandolo sta osservando, si sente pienamente responsabile di ciò che fa, ed opera come se non una, ma mille persone stessero controllando il suo operato?
Io sono l’uomo che si spazientisce con i propri figli perché gli rubano dieci minuti preziosi del suo rilassamento, perché lo aggrediscono al suo arrivo dopo una giornata di estenuante lavoro, e non riescono a comprendere che può essere stanco, nervoso, affaticato... oppure sono l’uomo che sa andare oltre la propria stanchezza, al proprio nervosismo, ai propri bisogni per ascoltare le frasi, magari senza senso, che un proprio figlio gli rivolge per attirare la sua attenzione?
Chi sono dunque io?
Io mi osservo e non mi riconosco.
Io cerco di osservarmi, di ascoltarmi, di essere il più possibile sensibile a me stesso, e faccio fatica, veramente fatica a far luce dentro di me. (Federico)

Tu sei l’uomo che scopre il suo egoismo e proprio nel momento stesso in cui lo scopre, in cui si rende conto di quanto grande esso sia, si comporta in modo altruista, dimostrando che attraverso la sua scoperta, ciò che egli ha trovato dentro di sé può venire cambiato, può venire modificato, anche se lentamente.
Tu sei l’uomo che si comporta in modo insensibile verso chi ama, che tende ad appagare più i propri bisogni che quelli di coloro che più gli stanno accanto, eppure contemporaneamente sei l’uomo che in un attimo soltanto riscatta questa sua insensibilità, riuscendo a versare una lacrima per un sorriso in più che gli viene rivolto.
Tu sei l’uomo che cerca di sfuggire le proprie responsabilità, che si dibatte molte volte come un pesce preso all’amo, cercando di scansarle, di evitarle, di demandarle ad altri, di fare tutto fuorché ciò che intimamente sente andrebbe fatto; eppure nel contempo sei lo stesso uomo che, posto davanti ad una situazione cruciale, posto davanti ad un dolore, ad una sofferenza, ad una tragedia, ad un bisogno veramente pressante, si fa carico dell’intera responsabilità del mondo.
Tutto questo tu sei, uomo: tu sei il bene e sei il male, l’odio e la dolcezza, la gioia e la tristezza, ed è proprio da questo tuo essere una dicotomia di sentimenti che puoi trarre la spinta ad essere diverso, che puoi arrivare a comprendere ciò che veramente sei, affinando la tua sensibilità.
Perché ricorda uomo, ricorda figlio mio, ricorda fratello mio che l’Assoluto non è fatto soltanto d’amore, non è fatto soltanto di gioia ma, proprio per il fatto di essere Assoluto, comprende tutto ciò che esiste e siccome tu, uomo, non sei altro che la sua ripetizione, non sei altro che un microcosmo nel macrocosmo, anche in te è normale e giusto che esistano queste diverse tendenze ed anzi sono proprio queste diverse tendenze (così spesso contrastanti e spaventose allorché vengono scoperte) che ti offrono la spinta del dubbio, della sofferenza ed infine della comprensione, fino al raggiungimento di quella vera comprensione che, sola, può farti veramente sentire parte indissolubile del Tutto. (Moti)

In un giorno lontano ho aperto gli occhi al mondo, ho osservato, ho vissuto, ho goduto le cose che avevo attorno a me, le ho fatte mie, le ho donate agli altri, le ho accettate e le ho rifiutate, le ho desiderate, le ho volute ed ho fatto di tutto per averle.
Le ho guardate, ma non potevo, ma non riuscivo a rendermi conto della mia cecità; esse rappresentavano la forza, la potenza, la volontà d’essere nel mondo; esse rappresentavano la fama, la gloria, il plauso degli altri, il riconoscimento; esse rappresentavano il mio orgoglio, la mia vanità.
Ho chiuso gli occhi, mi sono allontanato dal mondo, non ho più visto cose intorno a me, non le ho più toccate, non le ho più vissute, non le ho più godute, ma mi sono reso conto che nel momento in cui chiudevo gli occhi prendevo coscienza e consapevolezza di non essere più cieco. (Romeo)

Io vorrei vedere le mie creature felici,
io vorrei che i miei figli avessero, nel corso delle loro esistenze,
attimi di vera unione con me e vorrei che riuscissero
a sentire veramente la mia presenza.
Io vorrei che fossero liberi, liberi da ogni costrizione che loro stessi si creano,
liberi dal dolore nel quale molto spesso tendono a crogiolarsi, a giocare,
con un senso quasi masochistico e sadico per creare per se stessi
e per gli altri nuova sofferenza.
Io vorrei vederli liberi e sicuri nel loro camminare
perché io non dimentico nessuno, e anche se la mia voce non sempre giunge,
io vorrei che i miei figli avessero la certezza che io sono sempre accanto a loro,
anzi: sono dentro di loro, e quindi è chiaramente impossibile
il poterli abbandonare.
Io vorrei che le mie creature diventassero degli uomini maturi
riuscissero a camminare con la testa alta,
riuscissero a non soffrire per delle piccole cose,
riuscissero a minimizzare gli avvenimenti della vita, nell’esistenza che conducono.
Io vorrei vederli sempre sorridenti e andare incontro alla vita
con la certezza di poter fare tanto per poter dare aiuto a tutti gli altri fratelli,
perché questo amore, questo ricordarsi che sono completamente uguali,
identici, per nulla differenti dai loro fratelli sono tali che non si può attuare una selezione,
non si può scegliere il migliore o dire qual è il peggiore,
perché non vi può essere comparazione, in quanto le mie creature sono veramente tutte uguali poiché io sono dentro di loro.
Io vorrei ancora, e chissà quanto tempo ancora aspetterò,
udire le mie creature non più alla ricerca di futili cose che scompaiono
assieme alla scomparsa del corpo fisico, ma vorrei vederli alla ricerca
di qualcosa di diverso che li aiutasse ancora a crescere.
Io vorrei vedere le mie creature tenersi per mano
e insieme andare incontro al domani
con la certezza di avermi dentro di loro. (Michel)

E quando avrai compreso che le parole che io mando a te
non devono restare soltanto per te delle semplici parole...
E quando avrai compreso che nelle parole che io mando a te
non v’è soltanto un significato, ma migliaia di significati che tu potrai scoprire...
Quando avrai compreso tutto questo, figlio mio amatissimo,
potrai finalmente alzare gli occhi e cercarmi,
e potrai pure star certo che allora mi troverai! (Florian)

 
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