La decodifica delle vibrazioni nei corpi e la loro relazione con i somatismi, 31 dicembre 2011 - Ombra e Scifo

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 2/1/2012, 09:32




Eccoci giunti, infine, al momento di tirare le somme di quanto abbiamo cercato di spiegarvi, nella maniera il più semplice possibile, visti i complessi argomenti trattati, in questi ultimi tempi.
Come avevamo anticipato, questa sorta di piccolo corso costituisce un approfondimento di quanto era stato detto a proposito degli psicosomatismi negli anni precedenti; richiede, perciò, un particolare sforzo da parte di tutti voi: quello di mantenere la vostra elasticità di fronte alle nostre parole, diventando consapevoli che, se quello che avevamo detto in passato era rivolto a persone – come eravate all'epoca – impreparate e poco abituate ai ragionamenti complessi, quanto stiamo dicendo attualmente si rivolge alle persone che nel frattempo, dopo anni di insegnamento martellante, siete diventati.
Questo non significa certo che le parole del passato sono da mettere da parte perché sbagliate, ma semplicemente che dietro alla semplicità di ciò che vi andavamo esprimendo c'era una quantità variegata di elementi e addentellati che non potevamo, all'epoca, sotooporvi, trovandoci “costretti” a fornirvi soltanto una visione limitata della grandezza del Disegno che cercavamo di incominciare a farvi intuire.
Per farvi comprendere l'essenziale dei nostri concetti abbiamo, talvolta, dovuto usare una terminologia che voi poteste accettare e fare vostra per poter comunicare e intendervi tra di voi e con noi.
Questo è accaduto, per esempio, con l'uso del termine psicosomatismo che, dopo gli attuali ampliamenti che vi abbiamo portato, risulta evidentemente limitato e poco preciso, al punto che, se esaminato nella sua accezione corrente, può indurvi ad errori di concetto rispetto all'analisi più approfondita degli elementi che vi stiamo portando: il prefisso” psico”, infatti, può portarvi a pensare che il nucleo centrale e principale della questione possa essere il corpo mentale, mentre così non è: ogni somatismo è composto da un insieme di fattori riferibili ai vari corpi dell'individuo e scaturisce da una sinergia tra questi fattori, sinergia che, se venisse a mancare, farebbe perdere all'individuo la capacità di modificare e ampliare la sua comprensione.
Abbiamo, così, preferito adottare il termine più generico somatismo, per descrivere l'espressione delle incomprensioni dell'individuo all'interno del piano fisico nel corso della sua esistenza. Certo, anche questo termine non è, a ben guardare, del tutto soddisfacente: per essere più precisi avremmo dovuto adoperare più di un termine che tenessero conto, ognuno, del particolare ambito di espressione delle incomprensioni (ad esempio psicosomatismi, emosomatismi e fisicosomatismi) in relazione alla posizione del nucleo principale del somatismo nei corpi inferiori dell'individuo... ma ciò ci è sembrato una complicazione che avrebbe portato più confusione che utilità.
Vorremmo, però, sottolineare l'accezione particolare e estensiva in cui usiamo tale termine: esso infatti ingloba le reazioni psicologiche, emotive e fisiche conseguenti allo scontro tra incomprensione ed esperienza, ma è riferibile anche, dal momento che siamo nella sfera d'azione dell'Io, ai comportamenti che tali reazioni possono indurre nell'espressione dell'individuo.

Risulta evidente, da quanto abbiamo detto fin qui, che la vera genesi dei somatismi risiede - relativamente al piccolo ciclo corpo akasico/corpo fisico in cui ogni individuo sperimenta la vita - nelle comprensioni che non ha ancora acquisito e sulle quali il corpo akasico richiede dati e verifiche attraverso il percorso vibrazionale che porta l'individuo incarnato a sperimentare le esperienze, raccogliendo elementi attraverso la sua manifestazione e le sue reazione a quanto l'esistenza, di volta in volta, gli pone dinnanzi.
E' altrettanto evidente che il campo di battaglia sul quale tutto ciò viene compiuto è costituito principalmente dalle reazioni dei corpi transitori dell'uomo (fisico, astrale e mentale) e, in ultima analisi, da quel processo interiore che porta alla formazione reattiva che abbiamo definito Io, da noi sempre definito un illusione, in quanto percepito erroneamente dall'individuo come un'entità reale con la quale tende a identificarsi e non come un processo, in continua trasformazione, che gli permette di sperimentare le esperienze che affronta nella maniera più completa e più utile possibile in relazione alle richieste inviate dal corpo akasico. (Ombra)

A questo punto cominciamo la nostra manovra di avvicinamento al modo in cui può essere usato, nella pratica, tutto quanto abbiamo detto fino a questo punto.
Senza ombra di dubbio, la formazione e lo sviluppo sia di somatismi che di cristallizzazioni trova il suo riscontro nella teoria della decodifica che fin qua vi abbiamo presentato.
Infatti, viene spontaneo (almeno secondo me... forse un po' meno secondo voi!) pensare che alla base dei somatismi ci sia un errore di decodifica delle vibrazioni che arrivano all'akasico e che, da esso, vengono trasmesse ai corpi inferiori, portando a intoppi vibratori e a comunicazioni in qualche misura errate tra i vari corpi.
Queste errate decodifiche trovano difficoltà a transitare da un corpo all'altro, in quanto le vibrazioni che le costituiscono sono in parte dissonanti - proprio come conseguenza dell'inesatta decodifica - con le vibrazioni che, invece, decodificate correttamente, fluiscono nel sistema vibratorio dei corpi inferiori.
Questo lo ritroviamo, detto in maniera più semplicistica, in quanto affermato parecchi anni fa, laddove definivamo, per esempio, le cristallizzazioni come nuclei vibratori vorticanti in maniera rigida su se stessi nei corpi inferiori dell'individuo. Questo concetto è valido sia per somatismi che per cristallizzazioni: in entrambi i casi la decodifica è non sufficientemente esatta, tuttavia vi è una differenza essenziale tra di loro: nel caso di somatismi la vibrazione con una decodifica inesatta riesce, comunque, a compiere il percorso fino alla sua manifestazione sul piano fisico, riuscendo, in qualche modo, a completare il suo percorso di risalita verso il corpo akasico, mentre nel caso della cristallizzazione la decodifica non soltanto è inesatta con le conseguenti difficoltà di comunicazione tra un corpo e l'altro, ma trova anche un ostacolo molto più forte: l'Io, che avverte il forte disagio che la cristallizzazione gli procura e, come suo primo meccanismo di difesa, decide di ignorarlo facendo come se essa non fosse presente.
E' per questo motivo che, come avevamo detto, le cristallizzazioni non vengono riconosciute come tali dall'individuo e, quindi, egli non può, dal momento che non le riconosce, cercare di operare su di loro, e soltanto nel momento in cui le cristallizzazioni incominceranno a modificare il loro vortice vibratorio in conseguenza di altre comprensioni raggiunte che, nel ripetersi del ciclo akasico/fisico, subiranno continue decodifiche, l'individuo incomincerà a riconoscerle, a prenderne consapevolezza provocando, in questa maniera, la graduale trasformazione della cristallizzazione in somatismo sul quale sarà possibile in qualche modo intervenire.
Fino a quel momento niente, dall'esterno o dall'interno, sarà in grado di convincere l'individuo che il suo manifestarsi in una certa maniera all'interno del piano fisico è il sintomo di una cristallizzazione interiore in quanto se l'ammettesse, l'Io vedrebbe crollare tutte quelle che ritiene sue certezze e sicurezze.
Credo che tutti voi abbiate provato a convincere qualcuno dell'erroneità di un suo comportamento senza riuscire minimamente a convincerlo, senza scalfire minimamente la sua idea di essere nel giusto. In questi casi, a meno che non vogliate arrivare a un testa a testa inutile come lottare contro i mulini a vento, bisogna che sappiate accettare il fatto che l'altro non ha proprio la possibilità, fino a quel momento, di rendersi conto dei suoi errori di espressione.
Lasciamo, quindi, da parte le cristallizzazioni che, come abbiamo visto, sono come frutti che possono essere mangiati soltanto quando sono veramente maturi e preoccupiamoci dei soli somatismi sui quali il nostro Io permette una certa consapevolezza e, quindi, permette di trovare gli elementi per intervenire e cercare di scioglierli.

Può essere utile, a questo punto, fare una considerazione: nell'esame del circolo akasico/fisico possiamo distinguere, nella titalità del suo percorso, tre fasi che è bene chiarire per meglio comprendere come e quando è possibile agire sul somatismo.

La prima fase è quella che porta la vibrazione dall'akasico al piano fisico.

E' in questa fase, come abbiamo visto, che avvengono gli errori di decodifica, portando alla costituzione di dissonanze vibratorie in uno dei corpi inferiori (nucleo principale del somatismo) con ripercussioni, ovviamente, anche sugli altri due corpi.
Mi sembra evidente che su questa fase non sia possibile intervenire: il connubio tra richiesta akasica e la sua decodifica nel trasmettere le informazioni di tale richiesta da corpo a corpo avviene naturalmente e in diretta conseguenza della quantità di comprensione che ha l'individuo.

La seconda fase è quella che porta al manifestarsi degli errori di decodifica all'interno dell'esistenza dell'individuo sotto forma di problemi fisici, emotivi e razionali, con il conseguente loro manifestarsi in comportamenti sbagliati.

E' proprio in questa fase che l'individuo ha la possibilità di intervenire.
Come?
Usando la dotazione caratteriale che possiede, cioè adoperando le sue qualità di base per individuare e raccogliere elementi, considerazioni, emozioni e reazioni che gli indichino – attraverso l'osservazione del proprio comportamento e della propria reattività alle situazioni che via via affronta – il percorso seguito dal somatismo nella sua manifestazione.

La terza fase è quella che porta la vibrazione a ritornare verso il corpo akasico.

In essa la vibrazione di ritorno porta con sé i nuovi elementi che l'esperienza gli ha fornito e questi nuovi elementi subiranno, ovviamente, una contro-decodifica nel comunicare le informazioni raccolte prima al corpo astrale e, poi, al corpo mentale e a quello akasico fino a ricominciare un nuovo ciclo vibratorio che riprenderà il suo percorso di trasmissione delle informazioni dall'akasico al fisico.
La decodifica di ritorno ha un'evidente importanza: infatti i nuovi dati raggiunti portano a una decodifica dell'informazione da corpo a corpo più accurata e precisa rispetto alla decodifica che era stata possibile nella fase di discesa verso il piano fisico, raggiungendo e modificando il nucleo del somatismo e, di conseguenza, anche le vibrazioni accessorie che da questo si dipartono negli altri corpi inferiori.
Possiamo considerare questa terza fase come il momento durante il quale la “cura” dell'esperienza incomincia a fare i suoi effetti innescando il processo che porterà, più o meno velocemente, allo scioglimento del somatismo.
E' possibile intervenire durante questa terza fase? In realtà questa risulta essere una domanda senza senso: la ragion d'essere di questa terza fase è proprio quella di rendere operanti e attivi i cambiamenti che quanto è stato fatto nella seconda fase hanno innescato.
L'intervento, quindi, è connaturato, intrinseco e spontaneo in tutta la fase di risalita della vibrazione verso il corpo akasico.

Da quanto esposto fin qui risulta evidente che la fase su cui dobbiamo fermare la nostra attenzione nell'ottica di cercare di individuare, attenuare e risolvere i propri somatismi è la seconda.
E questo, con tutta evidenza, in accordo con un concetto su cui ci eravamo spesso soffermati in passato, ovvero che l'esistenza sul piano fisico è imprescindibile per ottenere comprensione e, di conseguenza, evoluzione.

Ho tralasciato di parlare, fino a questo punto, della relazione che vi è tra somatismo e simbolo, non per dimenticanza ma per scelta.
Infatti nel prossimo (e questa volta davvero ultimo) messaggio, esamineremo la seconda fase più in dettaglio, dal moneto che è – come abbiamo detto - proprio in questa fase che ogni individuo può operare per cercare di risolvere i suoi somatismi, e l'esame del simbolo, con le sue molteplici caratteristiche, è lo strumento principale per poter cercare di trovare il filo conduttore che porta dalla manifestazione del somatismo al riconoscimento dell'incomprensione che sta alla sua base. (Scifo)
 
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