Carattere, personalità, Io e simbolo, 19 dicembre 2011 - Scifo

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 20/12/2011, 14:47




Nel nostro processo di avvicinamento alla comprensione e all'utilità pratica del concetto di somatismo, risulta necessario affrontare ancora una volta tre argomenti che avevamo trattato in passato e che risultano essere fondamentali per comprendere la nascita e lo sviluppo delle somatizzazioni che costellano la vita dell’essere umano, approfittandone, fra l’altro, per cercare di comprendere come e se questi tre argomenti hanno degli agganci con la teoria della decodifica del simbolo che fin qui vi abbiamo proposto.
In realtà si tratterà di considerazioni forse anche un po’ banali e ovvie… tant’è vero che, nel nostro sconfinato ottimismo, avevamo ritenuto superfluo parlarne dettagliatamente dal momento che avevate, ormai, tutti gli elementi per arrivare da soli a trarre quelle semplici conseguenze che derivavano dalle nostre parole.
Visto che così non è stato cercheremo, come nostro solito, di guidare il vostro ragionamento lungo i percorsi tracciati dai nostri interventi precedenti, alla ricerca di una definizione più precisa di cosa sia il carattere, di cosa intendiamo col termine personalità, di cosa differenzi quest’ultima dall’Io e qual è la loro relazione con la vibrazione simbolica e la sua decodifica.

Avevamo visto che il carattere è determinato dall’attivazione di determinate sequenze genetiche all’interno del DNA, e che queste sequenze genetiche sono prefissate sulla base dei bisogni di comprensione che l’individuo incarnato deve sperimentare nel corso dell’incarnazione che si trova ad affrontare per avere la possibilità di ampliare il suo sentire. E’, insomma, una sorta di dotazione di base che l’individuo riceve al momento del concepimento e che mette a sua disposizione gli strumenti per reagire con le esperienze secondo le sue necessità evolutive, fornendo, nel contempo i binari lungo i quali si dovrà svolgere la nuova vita sul piano fisico che viene incominciata.
Chi è che attiva queste sequenze genetiche?
Anche se in prima analisi si può affermare che sia il corpo akasico che, materialmente, induce alle componenti genetiche dell’individuo le particolari qualità che formano il suo carattere, mi sembra che sia abbastanza ovvio che il corpo akasico sia, in questo caso, solamente uno strumento che opera sulle materie inferiori, ma che gli ordini che riceve provengano direttamente dalla Vibrazione Prima.
E’, dunque, quest’ultima che determina le dotazioni caratteriali di ogni individuo incarnato.
D’altra parte, se ci pensate con attenzione, non può essere altrimenti che così: essa reca in sé le direttive di sviluppo del Cosmo che attraversa e, di conseguenza, lo sviluppo di ogni singolo individuo che nel Cosmo si trova a compiere il suo percorso. Essa è il cemento che tiene unito il Cosmo e tutte le sue componenti, permettendo al Cosmo, nella sua interezza, di esistere, di restare coeso e di svilupparsi in maniera coerente con quanto è stabilito nel Grande Disegno.
Nell’ambito di questa sorta di determinismo messo in atto dalla Vibrazione Prima, con tutta evidenza, non è possibile che vi possa essere una decodifica soggettiva della parte simbolica della Vibrazione Prima che porta alla definizione di come debba essere il carattere dell’individuo nel corso della vita che deve affrontare, altrimenti l’intero Disegno andrebbe a carte quarant’otto. Questo non può che significare che le vibrazioni simboliche che sono emesse dalla Vibrazione Prima per costituire la base caratteriale di ogni individuo incarnato non sono interpretabili soggettivamente, ma vengono recepite dal corpo akasico (che dovrà, successivamente, sperimentarle nelle materie inferiori), attraverso quello che abbiamo definito come un linguaggio di base, così comune e semplice nella sua trasmissione dei dati che non vi è alcuna possibilità di attuarne una modifica né come conseguenza delle influenze interne né come risultato di influenze esterne all’individuo.
Non è possibile, ad esempio, che le vibrazioni di un archetipo transitorio possano influenzare e determinare le qualità caratteriali dell’individuo incarnato: la sua dotazione genetica è e resta quella fornita dalla Vibrazione Prima, anche se - come abbiamo già visto - potrà variare in relazione alle comprensioni via via raggiunte dall’individuo. Quella che varierà sarà invece, ovviamente, l’espressione caratteriale dell’individuo, ovvero la sua personalità.

Ben diverso è il discorso allorché ci si pongono le stesse domande che ci siamo fatti a proposito della personalità espressa dall’individuo.
Come avevamo visto, la personalità dell’individuo è identificabile con la maniera in cui l’individuo, sulla scorta della base caratteriale che gli appartiene, interagisce con l’esperienza che affronta nel corso della sua vita.
Essa è direttamente relazionata alle possibilità di decodifica effettuata dei corpi inferiori sulle vibrazioni che attraversano le varie materie da cui sono costituiti e ogni loro componente (fisica, astrale e mentale) reagisce, secondo la sua dotazione genetica, in risposta agli stimoli che, di volta in volta, riceve, esprimendosi sul piano fisico con reazioni fisiche, con emozioni e con ragionamenti.
Se prendiamo, una per una, queste molteplici reazioni, potremo notare che esse sono tendenzialmente ripetitive: per fare un esempio, di fronte a una situazione di pericolo sul piano fisico vi sarà sempre un aumento dell’adrenalina, una sensazione di paura e un tentativo di trovare una via di fuga con la ricerca intellettuale di un percorso che porti ad evitare tale situazione.
E’ bene sottolineare che le tre componenti di cui stiamo parlando, anche se a prima vista può sembrare che siano interattive nella loro estrinsecazione e contemporanee come successione temporale, in realtà agiscono separatamente tra di loro ed è soltanto la limitata percezione dell’individuo che le fa apparire contemporanee alla sua osservazione.
Dal momento che stavamo osservando la reazione della personalità dell’individuo in una situazione di pericolo all’interno del piano fisico, la successione delle reazioni, evidentemente, sarà data prima dalla risposta fisica all’esperienza, poi da quella emotiva e, infine, da quella razionale.
In questo caso, infatti, la reazione che stiamo considerando è una conseguenza dell’esperienza incontrata sul piano fisico e, quindi, collegabile al percorso di ritorno vibrazionale dal corpo fisico a quello akasico.
Quanto abbiamo detto è valido e certo, per lo meno, in un normale andamento espressivo dell’individuo in cui le vibrazioni al suo interno fluiscono senza intoppi particolari: è chiaro che, in presenza di blocchi vibrazionali particolarmente rilevanti all’interno dell’individuo, una delle fasi menzionate potrebbe essere, totalmente o parzialmente, bloccata… e qua possiamo già intuire il percorso logico che può condurre all’insorgere dei somatismi.
Possiamo aggiungere ancora che, nell’espressione della personalità, l’influenza esterna è ancora molto relativa, se non per quanto riguarda il presentarsi dello stimolo che porta alla sua manifestazione comportamentale all’interno del piano fisico.
Infatti, in assenza di altri elementi, possiamo concepire che ogni individuo esprimerebbe la propria personalità sempre secondo le stesse direttive, in quanto la base caratteriale che indirizza le reazioni dell’individuo è costante (almeno finché – e giova ripeterlo ancora una volta - nuova comprensione non viene raggiunta, portando alla conseguenza di una modifica parziale dell’attivazione delle varie sequenze genetiche).

Ed eccoci arrivati all’Io.
La prima considerazione importante da fare riguarda il fatto che l’Io non è una somma di componenti, ma è una risultante di esse, quindi qualcosa che, in qualche maniera, trascende la semplice somma delle parti che lo originano. Questo è il principale elemento che differenza personalità ed Io: la prima è l’espressione diretta delle componenti fisica, astrale e mentale del carattere definito dai segmenti attivati del DNA, il secondo è la modulazione e interazione di questi elementi sotto la spinta sia dei fattori interni (carattere e personalità) che di quelli esterni (ambiente, società, archetipi transitori ecc.).
A questo punto in voi può sorgere la domanda: “L’illusoria esistenza dell’Io che necessità ha per l’individuo? Non è una complicazione concettualmente inutile?”.
In realtà, pur nella sua illusorietà, la costituzione dell’Io ha una funzione essenziale per l’intero processo di conoscenza e comprensione di se stessi: esso, infatti, permette all’individuo di mettere in atto, nell’espressione della sua personalità, reazioni e controreazioni strutturate e in relazione tra di loro agli stimoli che l’individuo riceve dall’esperienza che incontra, in maniera tale che il comportamento sul piano fisico risultante dall’espressione delle decodifiche in corso da parte dei tre corpi inferiori possa fornire alle necessità akasiche di comprensione una gran quantità di dati relazionati tra di loro.
Questi permetteranno al corpo akasico di osservare in maniera più completa e strutturata le reazioni comportamentali dell’individuo nella sua totalità delle componenti inferiori e la loro variabilità anche in presenza di stimoli identici, in maniera da poter trarre da tali reazioni gli elementi che gli servono per cercare di mettere al posto giusto i tasselli mancanti al suo sentire.
Se il processo messo in atto dall’Io - pur nella sua illusorietà e quindi nella sua aleatoria soggettività – non esistesse, il corpo akasico riceverebbe dati poco utili o, quanto meno, poco soggetti a sviluppo, in quanto la manifestazione della personalità sul piano fisico sarebbe ripetitiva e priva di quella variabilità che permette di incontrare e analizzare le sfumature dei vari indirizzi della comprensione.
Dal punto di vista della decodifica delle vibrazioni simboliche per quanto riguarda l’Io, il fatto che esso sia una risultante non ha conseguenze da poco; infatti ciò significa che nell’Io si sommano, si radunano e interagiscono contemporaneamente tutte le decodifiche avvenute sulla vibrazione simbolica condizionando il comportamento dell’individuo sul piano fisico relativamente alle possibilità espressive del suo livello caratteriale e, di conseguenza, le manifestazioni della sua personalità. Questo fatto, indubbiamente, complica molto le possibilità di osservazione da parte del corpo akasico ma, in compenso, gli permette di attuare confronti e verifiche che, altrimenti, non potrebbe effettuare per mancanza di dati complessi e strutturati.
Infine, è necessario osservare che l’Io risente direttamente – dal momento che si estrinseca sul piano fisico dove le vibrazioni archetipali esprimono le loro istanze – dell’influenza degli archetipi transitori a cui, di volta in volta fa riferimento, finendo col modulare l’espressione della personalità individuale sul piano fisico anche attraverso le regole comportamentali espresse negli archetipi transitori.
Questo insieme di “spinte” porta, in questo modo, alla variabilità di comportamento che ognuno di voi può notare in ogni individuo che, spesso, esprime diversamente la sua personalità – che altrimenti reagirebbe sempre in maniera costante e univoca - a seconda degli elementi che influiscono sull’Io.

Ma vediamo se riusciamo a trovare un esempio accettabile per spiegarvi meglio questa differenza tra carattere, personalità e Io, prendendo in esame il comportamento di un bambino nel suo passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale.
Supponiamo che il bambino abbia attivata nella sua catena genetica la sequenza di geni che gli fornisce una propensione, una sensibilità accentuata verso la musica.
Dal momento che questa sensibilità particolare è una qualità caratteriale, quindi genetica, egli avrà sempre un rapporto particolare con l’espressione musicale, rapporto che lo accompagnerà costantemente nel corso della sua intera esistenza.
Col passare del tempo e l’affinarsi delle sue possibilità espressive egli acquisirà la capacità di manifestare il suo carattere reagendo in forme personali al tipo di musica che ascolta: commuovendosi per una musica triste, ballando in conseguenza di una musica ritmata e via dicendo. Esprimerà, così, la sua personalità sotto l’aspetto della sua propensione caratteriale a percepire la musica.
Allorché, secondo il processo naturale che modula gradatamente l’individuo nella sua manifestazione fisica, il suo Io si andrà strutturando in maniera più complessa come risultante di tutte le sue componenti reagenti non alla sua sola costituzione interna ma, anche, agli influssi degli archetipi a cui è collegato, l’espressione della sua personalità attraverso la mediazione dell’Io lo porterà verso l’espressione di se stesso magari non più verso qualsiasi tipo di musica, bensì verso il particolare tipo di musica che più sarà confacente all’espressione delle “regole” comportamentali dettate dagli archetipi transitori di riferimento (ad esempio, in età adolescenziale, la musica Punk o il metal o l’hard rock). Ecco, quindi, che la presenza dell’Io e la sua graduale strutturazione derivante dall’essere una risultante delle influenze cui è sottoposto permettono all’espressione della personalità di assumere modi e connotazioni diverse fornendo una gamma più ampia di elementi all’osservazione effettuata costantemente dal corpo akasico.
Spero che l’esempio vi possa essere utile.

Per affrontare questi aspetti abbiamo dovuto rimandare il messaggio conclusivo di tutti questi nostri discorsi che avrebbe dovuto mostrarvi il collegamento con quanto abbiamo detto fin qui e il fine di partenza, ovvero l’analisi e la possibilità di decodifica dei somatismi dell’individuo per cercare di risalire alle loro cause più profonde..
Ma, poiché non c’è nessuna fretta, il discorso è solo momentaneamente rimandato a un nostro prossimo intervento. (Scifo)

Edited by Odisseo76 - 23/12/2011, 11:40
 
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