La coscienza dello Stato e lo Stato della coscienza, 28 febbraio 2013 - Anonimo

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 1/3/2013, 13:11




La storia dell'umanità racconta di uomini coraggiosi e temerari che affrontarono le più incredibili vicissitudini per inseguire i loro sogni.
Nei secoli passati grandi esploratori, sotto la spinta della loro natura che li indirizzava verso la scoperta di nuovi spazi in cui trovare nuove sfide ma anche, bisogna ammetterlo, mossi dalla ricerca di leggendarie ricchezze e di tesori fantastici, hanno a poco a poco ampliato gli orizzonti dell'uomo, svelando nuovi continenti e terre rimaste sconosciute fino a quel momento.
Alla base del carattere dell'uomo c'è sempre stato il desiderio di conoscere di più, di imparare cose nuove, di entrare in contatto con popoli, idee, concetti in cui non si era ancora imbattuto e questa spinta ha portato a conoscere la geografia dell'intero pianeta sul quale ormai soltanto alcune piccole zone impervie e difficilmente accessibili restano inesplorate.
Mille viaggi che si sono compiuti in molteplici direzioni, non solo geografiche ma anche cognitive con l'esplorazione delle varie diramazioni della scienza che hanno condotto via via a spostare in direzioni sempre più complesse e approfondite l'anelito dell'uomo di conoscere e di cercare di controllare la realtà in cui si trova immerso durante la sua breve ma intensa avventura terrena.
Anche se, apparentemente, l'esplorazione della realtà da parte dell'uomo sembra avere limiti sempre più ristretti, nuovi orizzonti si sono di volta in aperti spostando le nuove frontiere in direzione che sono ancora, per la maggior parte, incerte e ignote sia nelle loro meccaniche che, ancora di più, nelle loro conseguenze per la vita dell'uomo. Basta pensare alla mappatura genetica e all'uso potenziale delle cellule staminali per rendersi conto di quali nuove strade si presentano all'attenzione dell'esplorazione umana, per non parlare di tutte quelle innovazioni tecnologiche che stanno a mano a mano trasformando l'intero modo di vivere del genere umano sul pianeta.
E risulta, così, veramente sconcertante scorgere aree del pianeta in cui intere popolazioni soffrono la carenza di cibo o di acqua o nelle quali la violenza, l'avidità e la volontà di potenza appaiono avere la stessa crudeltà, intensità e virulenza delle epoche più barbariche della strada dell'uomo, disattendendo anche i più semplici diritti di ogni essere umano.
Chi analizza tali fenomeni cerca di spiegarli come conseguenza della graduale modifica dei fattori climatici, o della mancanza di un'energia più pulita, alternativa al petrolio o come gli effetti di una decadenza morale che attraversa le società del pianeta e che porta alla distrazione dai più comuni valori etici sostituiti dal protagonismo, dal voler essere sempre in prima pagina, dall'accumulo di ricchezze e potere personali.
In realtà tutti questi elementi non sono cause, bensì effetti: sono gli effetti conseguenti all'essere rimasti molto indietro nella scoperta più importante che possa essere fatta e al non aver portato avanti il viaggio più meraviglioso che l'uomo possa compiere, ovvero quello all'interno di se stesso alla ricerca del suo vero sé.
Non si tratta, come affermano alcuni osservatori dell'umana società di raggiungere una coscienza dello stato che dia il senso di appartenenza e di fratellanza con altri uomini permettendo, così, di creare una forma di benessere comune per le varie società, bensì di raggiungere e rendere effettivo uno stato della coscienza.
La coscienza dello stato - pur potendo già essere un miglioramento rispetto al vigente individualismo di stampo fortemente egoistico - può tuttalpiù riuscire a creare zone sociali di apparente fratellanza, ma le meccaniche dell'egoismo individuale finirebbero sempre col determinare attriti tra le varie società, ripetendo su scala sociale i meccanismi egoistici messi in atto su scala individuale e ogni “isola di fratellanza” si trasformerebbe, alla fine, in contrapposizioni e tentativi di imporre agli altri le proprie concezioni, perché ci sarebbe, sempre e comunque, l'identificazione in bisogni e in concezioni peculiari di varie porzione dell'umanità, secondo i dettami di una teorica fratellanza all'interno di un gruppo e non di una reale fratellanza tra tutti gli uomini.
Questa concezione porta con sé le stesse problematiche che esistono nel momento in cui vengono formate delle organizzazioni: per quanto gli assunti di base possano essere eticamente validi tali assunti finiscono col venire diluiti all'interno dell'organizzazione, perdendo la loro qualità di fini da raggiungere e venendo sostituiti, a poco a poco, da nuove finalità che hanno il sopravvento su di essi quali la sopravvivenza dell'organizzazione e la sua espansione, nell'illusoria convinzione che l'ampliamento, la ricchezza e la potenza dell'organizzazione possa essere il trampolino di lancio per un utopistico quanto ormai irreale e solamente teorico mutamento dell'intera società.
Ben altra cosa è, invece, il raggiungimento di uno stato della coscienza, nel quale ogni individuo opera e agisce sulla scorta di quello che ritiene sia giusto ed etico fare perché tale lo sente nella sua interiorità, e dal quale non può deflettere perché è ormai parte integrante della sua più intima natura.
Inevitabilmente, tale stato della coscienza non può essere raggiunto velocemente: per essere pienamente operante, è necessario che tutti i cittadini di tale ipotetico stato arrivino a possedere lo stesso grado di sentire e questo, ovviamente, è un processo lungo che ha bisogno del suo tempo per formarsi in maniera sempre più ampia.
Tuttavia esso è l'unica maniera per raggiungere una vera fratellanza universale, perché è con l'avanzare dello stato della coscienza che ogni essere umano arriva a sentirsi veramente simile a tutti gli altri, con le stesse necessità, gli stessi diritti, gli stessi doveri e le stesse responsabilità verso chi ha un grado di sentire inferiore.

Io sono colui che sono...
Io sono colui che cerca continuamente risposte e trova sempre domande.
Io sono colui che si tormenta e soffre finché impara a essere felice.
Io sono colui che sa intensamente odiare prima di imparare veramente ad amare.
Io sono colui che tende la mano dopo averla stretta per lungo tempo a pugno.
Io sono colui che non esita a rubare prima di imparare a donare tutto, persino se stesso.
Io sono colui che pretende fino a quando impara a concedere .
Io sono colui che accumula per arrivare ad essere felice di quello che ha.
Io sono colui che non dà più la morte ma soltanto la vita.
Io sono colui che chiede a gran voce giustizia finendo col comprendere, silenziosamente, di dover essere giusto.
Io sono colui che grida con gran clamore i suoi diritti per arrivare, infine, a dare la precedenza ai suoi doveri.
Io sono colui che sono
e quello che arriverò ad essere, giorno dopo giorno...
sempre e comunque sfocato ed illusorio riflesso
di Colui che E'. (Anonimo)
 
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