Incontro d febbraio2016 con le Guide, 26 febbraio 2016 - Rodolfo, Scifo, Fabius, Moti

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 28/2/2016, 11:54




Figli nostri, essere veramente sinceri è uno dei comportamenti che più presenta delle grosse difficoltà ad ogni uomo incarnato nel corso della sua vita.
Eppure sembrerebbe di così facile applicazione: basterebbe, infatti, dire sempre, senza omissioni o trasformazioni quello che si pensa!
Purtroppo, miei cari, il passaggio dalla teoria alla pratica non è mai così semplice e privo di intoppi.
Credo che la maggior parte di voi pensi di essere una persona sincera.
Ma siete sicuri davvero che sia proprio così, considerando la sincerità come l'esposizione obiettiva di quello che si vuole comunicare, in ogni manifestazione del vostro vivere quotidiano?
Provate a testare la vostra sincerità con un metodo semplice: raccontate a diverse persone qualche cosa, anche di banale, che vi è accaduto nel corso della vostra giornata e fate estrema attenzione a ciò che direte ad ognuna di quelle persone.
Vi accorgerete che le varie versioni dello stesso fatto che presenterete avranno quasi sempre sfumature diverse più o meno importanti.
Perché ciò accade?
Perché non siete, in ogni versione che raccontate, veramente sinceri (d'altra parte, l'essere veramente sinceri significa raccontare il proprio vissuto sempre e comunque allo stesso modo e negli stessi termini anche se, magari, con frasi differenti) ma tendete a trasformare anche la più innocua delle vostre comunicazioni all'esterno?
La risposta è chiaramente individuabile, per chi conosce l'insegnamento delle Guide, nell'influenza dell'Io e nel fatto che, usando tale strumento, l'individuo si trova, inevitabilmente, a innescare quella che è stata definita percezione soggettiva della realtà, ovvero l'adeguamento della percezione dei fatti a quelle che sono le pulsioni interiori dell'individuo, arrivando a manifestare, in questa maniera, sia le proprie comprensioni che, più spesso, tutte quelle incomprensioni che non sono state risolte e che l'Io, nella sua affannosa ricerca di apparire migliore di quello che è, tenta di mascherare, ricoprendole di illusori e insinceri orpelli.
Vi starete chiedendo se questo è vero anche così nel comunicare i fatti più “innocenti”
Sì, anche per quelli, perché entra nel gioco delle vostre comunicazioni il tipo di rapporto che avete con ogni persona con la quale state parlando, così a una racconterete il fatto in questione mettendo in rilievo qualche vostra qualità particolare, a un'altra lo farete sottolineando il comportamento degli altri partecipanti allo svolgersi di ciò che state comunicando, a un'altra ancora tacerete le parti che potrebbero far sentire sminuito il vostro Io e via dicendo.
Non v'illudete, figli nostri: la sincerità reale è praticamente sempre ben lontana da voi!
E se questo è vero nel momento in cui trasmettete il vostro pensiero a chi vi sta accanto diventa ancora più vero nel momento in cui dialogate con voi stessi: in quei momenti si sviluppa il dissidio tra il vostro sentire e l'Io che, tra le sue possibili qualità, non annovera certamente quella di ammettere di aver commesso qualche errore o di aver agito per il più immediato tornaconto personale.
Sono certo che, dopo queste mie affermazioni, sarete pronti ad affermare che, in queste condizioni e con tutti questi elementi che condizionano, è impossibile che l'individuo incarnato possa mai, per davvero, essere sincero e che, di conseguenza, il nostro dirvi così spesso che è necessario che siate sinceri con voi stessi è fatto soltanto di belle parole, di belle frasi che, alla realtà dei fatti, tali resteranno, rendendo le nostre affermazioni impossibili da essere messo in atto nella pratica quotidiana.
Se davvero arrivate a fare questo ragionamento, allora fate il passo successivo: se è veramente così, allora dovrete rassegnarvi al fatto che non avete la possibilità di essere sinceri e che, di conseguenza, la vostra vita sarà sempre infarcita di illusioni e di mezze verità, forse anche più dannose, queste ultime, di un'intera bugia perché impediscono di diventare consapevoli delle proprie insincerità.
Fortunatamente le cose non stanno a questo modo, dal momento che avete, comunque, gli strumenti per arrivare ad essere sinceri con voi stessi e con gli altri, e questi strumenti sono le comprensioni che si sono scritte nel vostro sentire durante il vostro percorso evolutivo.
Tali comprensioni, inevitabilmente, sotto le spinte delle esperienza delle vite che affrontate, si vanno ampliando e, a mano a mano che si ampliano, si amplia anche la vostra possibilità di limitare la vostra percezione soggettiva e la capacità di non adoperare le sovrastrutture illusorie edificate dal vostro Io, permettendo di vedere voi stessi in maniera sempre più obiettiva realistica aumentando, gradatamente, la vostra capacità di essere sinceri su voi stessi e con voi stessi, oltre che con gli altri.
Ed essere sinceri con se stessi è il passo indispensabile per raggiungere la capacità di essere sinceri con gli altri, financo a riuscire a comprendere in quali momenti la vostra sincerità verso l'esterno - magari per aiutare, non danneggiare o non provocare sofferenza fine a se stessa agli altri – deve essere, questa volta consapevolmente e non lasciata nelle mani dell'Io, limitata o addolcita nella sua esposizione. (Rodolfo)

D – Sono soltanto i sensi di colpa inconsci a provocare i somatismi o ne provocano anche i sensi di colpa di cui siamo consapevoli?

Direi che risulta abbastanza chiaro il fatto che i sensi di colpa contribuiscono in maniera decisiva alla formazione di somatismi, sia nel caso che siano consci, sia nel caso che l'individuo non ne abbia consapevolezza, dal momento che risultano essere il prodotto degli scontri interni dell'individuo che scaturiscono da ciò che il corpo della coscienza ha compreso e la difformità con i modelli che gli vengono presentati come modelli “ideali” e “giusti” dagli Archetipi Permanenti.
Com'è logico pensare i due casi (sensi di colpa consci e inconsci) hanno, tuttavia pesi e conseguenze differenti tra di loro.
Vediamo di ragionare su questo punto con un attimo di calma e cercando di tenere insieme in maniera coerente sia quanto vi abbiamo insegnato a questo proposito, sia le esigenze di logica e razionalità che, come sappiamo, all'interno della Realtà sono sempre esistenti e rivestono un'importanza fondamentale nel mantenimento dell'unità complessiva della Realtà stessa.
Quando i sensi di colpa sono consci l'individuo ha la possibilità di influire su di essi ponendosi in maniera diversa nei loro confronti: dall'accettazione degli errori compiuti (il che significa aver riconosciuto i propri errori e, quindi, essere pronti a porre attenzione a non commetterne ancora di simili) al mettere in atto azioni di compensazione, di chiarimento o di tentativo di rimediare alle conseguenze che vedete verificarsi intorno a sé a seguito dei propri errori.
La loro presenza porterà ancora alla formazione di somatismi, ma questi saranno più facili da superare e finiranno con l'attenuarsi fino a scomparire a mano a mano che avrete compreso le incomprensioni che erano alla base del vostro agire errato.
Se, invece, i sensi di colpa sono inconsci (tali, cioè, da restare sepolti nel profondo dal vostro Io e da esso mascherati e ricoperti di sovrastrutture complesse per impedire a se stesso di riconoscere i propri limiti, le proprie manchevolezze e, quindi, i propri errori e la propria responsabilità nelle conseguenze che il suo agire ha messo in moto) l'individuo non può, evidentemente, avere un controllo diretto e immediato per interagire positivamente con essi.
I somatismi che si creano, in questo caso, sono particolarmente “pesanti”, essendo il frutto, la manifestazione dello scontro vibratorio che avviene all'interno dei corpi dell'individuo, e sono superabili con maggiore difficoltà, dal momento che a favorire il loro superamento provvederanno soltanto l'esistenza e l'esperienza di vita dell'individuo che, vivendo, acquisirà quelle briciole di sentire che, poco alla volta, amplieranno e collegheranno le sue parti sconnesse arrivando, alla fine, a creare i presupposti per risolvere le incomprensioni individuali che stanno alla base dell'intero processo.

D - Secondo me, i modelli suggeriti dagli Archetipi Permanenti rappresentano quello che ognuno arriverà ad essere quando la sua coscienza (corpo akasico) avrà raggiunto tutte le comprensioni (coscienza completamente costituita). Pertanto, nel frattempo, qualche modello verrà interpretato giustamente (appunto grazie alla comprensione raggiunta) e altri verranno interpretati in modo più o meno errato.

Gli Archetipi Permanenti non possono davvero che essere la meta finale dell'evoluzione della coscienza di ogni individuo. Gli Archetipi Transitori hanno proprio la funzione di spingere l'individuo alla sperimentazione di ciò che non ha ancora compreso, aiutandolo ad acquisire nuovi frammenti di comprensione che gli permettano di adeguarsi in maniera sempre più profonda con i modelli proposti dagli Archetipi Permanenti.

D - I modelli suggeriti dagli Archetipi Transitori dipendono dal tipo di Archetipi Transitori a cui l’individuo è collegato in quel dato momento della sua evoluzione e rappresentano pertanto le incomprensioni (comprensioni incomplete o del tutto da raggiungere)?

Credo che sarebbe più utile osservare ciò che chiedi in una prospettiva diversa: l'individuo contribuisce a formare quell'insieme di massa vibrazionale che costituisce un Archetipo Transitorio (e al quale resta collegato a causa dei suoi bisogni evolutivi e di comprensione). In questa prospettiva la partecipazione dell'individuo all'evoluzione del Cosmo perde qualsiasi carattere di passività e, anzi, egli diventa un collaboratore attivo indispensabile per la creazione della Realtà all'interno del Cosmo e per favorirne l'intrinseco equilibrio.
In quanto ai modelli presentati per la sperimentazione da parte di ogni Archetipo Transitorio, dobbiamo ricordare che ad ognuno di essi è collegato un gran numero di individualità, ognuna con il proprio grado di sentire e di comprensione, il che significa che all'interno dell'Archetipo Transitorio vi sono diversi modelli (diversi a seconda del grado di sentire che li hanno generati) a cui l'individuo può fare riferimento, passando da un modello a uno più evoluto a mano a mano che la sperimentazione dell'Archetipo Transitorio viene portata avanti e che il sentire dell'individualità si amplia grazie a tale sperimentazione.

D - Penso che il senso di colpa derivante dal confronto tra il proprio modo di essere e gli Archetipi Permanenti sia prevalentemente inconscio; mentre il senso di colpa derivante dagli Archetipi Transitori sia quasi sempre conscio. E' giusto?

No, non è giusto o, per lo meno, stai generalizzando qualcosa che non si può, in realtà, generalizzare.
Il metro di valutazione va riferito al grado di evoluzione dell'individuo: l'individuo più evoluto avrà più facilmente coscienza, sentendoli più intensamente come suoi, i modelli proposti dagli Archetipi Permanenti e avrà maggiore facilità nel riconoscere i sensi di colpa derivanti dal suo discostarsi da tali modelli.
Per quanto riguarda i sensi di colpa derivanti, invece, dagli Archetipi Transitori, essi non saranno necessariamente consci ma, ancora una volta, la consapevolezza che l'individuo ne avrà dipenderà dall'evoluzione che egli ha raggiunto a quel punto del suo percorso evolutivo.

D - I somatismi legati ad ogni senso di colpa direi hanno in comune lo scopo di segnalare all’individuo incarnato che al suo interno c’è qualcosa che non va, qualcosa di non compreso, quindi da correggere?

E' proprio così, ma non solo.
Infatti i somatismi e il desiderio dell'individuo di evitare la sofferenza sono il motore che lo spinge a fare qualcosa per cambiare la situazione che gli causa sofferenza.
Il punto principale da comprendere veramente, fino in fondo, è che non è sufficiente cambiare il proprio comportamento all'interno del piano fisico per risolvere il somatismo - anche se riuscire, intanto, a fare questo permette di rendere il peso che porta con sé il somatismo più leggero e sopportabile - ma è strettamente necessario (e ineludibile) comprendere quello che non si ha compreso e che ha portato all'estrinsecazione di voi stessi nel corso della vostra vita nella maniera errata che deriva dalla vostra incomprensione dando il via ai contrasti che hanno provocato al vostro interno quei vortici vibratori, quei nuclei turbolenti di vibrazione che portano al formarsi e all'incancrenirsi dei vostri sintomi somatici.

D - Non so se ho capito male io prima o sto capendo male adesso, perché adesso mi sembra di capire che in realtà c'è un unico senso di colpa il quale però viene percepito dall'individuo tramite il "filtro" dell'Io ed è questo che genera poi i conseguenti somatismi fisici e comportamentali. E' così?

Ho l'impressione che tu non abbia capito né prima né adesso!
Scherzi a parte, mi sembra che sia errato il tuo approccio alla questione: i somatismi fisici e comportamentali non sono generati dall'Io ma dalle incomprensioni non risolte e l'Io entra necessariamente in tutta la faccenda dal momento che è attraverso l'Io che avviene l'estrinsecazione di voi stessi all'interno del piano fisico e che è proprio grazie alla sua esistenza che ognuno di voi non è passivo ma è dinamico all'interno del vostro processo evolutivo.

D - Il senso di colpa dell'Io deriva dal confronto con i modelli degli Archetipi Transitori, quindi tradotto in parole povere, sarebbe il senso di colpa che nasce quando l'individuo attua dei comportamenti o prova dei sentimenti/emozioni che sente essere in contrasto con i modelli fino a quel momento ritenuti giusti. Faccio un esempio molto semplicistico ma mi serve per capire: io sono una brava figlia se aderisco all'Archetipo Transitorio che in una delle sue sfumature prevede che essere bravi figli significa, fra le altre cose, seguire le orme del papà o della mamma e continuare da adulta il loro lavoro per il quale si sono sacrificati tutta la vita. In questo modo l'Io si sente bravo e buono e quindi mantiene inalterata la propria illusoria immagine di perfezione. Ad un certo punto però comincio a desiderare di fare un altro lavoro e questo fa nascere in me un conflitto che mi porta a sentirmi in colpa, anche inconsciamente, e questo senso di colpa genera un somatismo che può essere di tipo fisico o comportamentale, il quale mi segnala appunto che c'è qualcosa che non va. A questo punto, se è corretto il ragionamento fin qui fatto, cosa dovrei fare per lavorare su questo senso di colpa?

Come abbiamo visto in precedenza i sensi di colpa non sono riferibili in maniera univoca agli Archetipi Transitori, mentre sono certamente riferibili alle incomprensioni (o, se vogliamo metterla in un altro modo, a elementi del vostro sentire non ancora del tutto acquisiti).
Su queste basi quello che è possibile e utile per cercare di risolvere il somatismo non può essere che cercare qual è veramente il motivo che sta alla radice del conflitto avvertito, arrivando a riconoscere che non è la situazione esteriore il vero nucleo del problema di risolvere ma che si tratta qualcosa di interiore che non è estraneo a noi stessi: come già detto in passato modificare le condizioni esterne può aiutare ad avere un momento di pausa nel proprio disagio interiore, il che può favorire una più obiettiva e sincera osservazione di se stessi ma, se non si risolve l'incomprensione di base il conflitto (e quindi il somatismo) non sarà annullato ma solo accantonato per ripresentarsi, spesso in forma ancora più insopportabile, in un momento successivo.

D - Se non ricordo male, all’inizio della costituzione del Cosmo viene emanata la Vibrazione Prima (che porta la volontà dell’Assoluto) quindi si potrebbe dire che essa dà origine dapprima alla materia del piano akasico ed ai relativi Archetipi Permanenti, che quindi sarebbero i suoi “strumenti” … Recentemente, se non ho frainteso, è stato detto che essa attiva i processi di evoluzione, quindi i tre processi: evoluzione della materia, della forma e della coscienza sono guidate da un unico modello, appunto quello contenuto negli Archetipi Permanenti? In altre parole: la Vibrazione Prima “trasmette” agli Archetipi Permanenti tutte le funzioni che porteranno alla costituzione del Cosmo. Pertanto, tutto quello che finora avevamo considerato proveniente direttamente dalla Vibrazione Prima è in realtà gestito dagli Archetipi Permanenti?

Mi sembra che ci sia una certa confusione in quanto dici.
In realtà la successione che porta alla costituzione della Realtà del Cosmo è abbastanza semplice: la Vibrazione Prima emana le direttive per la creazione del Cosmo a tutti i livelli, compresi i vari piani di esistenza che lo compongono.
Tali direttive, però, devono essere rese funzionali e attive come punto di arrivo dell'evoluzione dell'intero Cosmo e per questo si rende necessaria la costituzione degli Archetipi Permanenti (un po', se vogliamo, analogamente a quanto racconta la leggenda a proposito delle tavole dei Comandamenti date a Mosè sul monte Sinai) che hanno la funzione di essere dei punti di riferimento inalterabili ai quali l'evoluzione deve cercare di uniformarsi. In realtà gli Archetipi Permanenti non gestiscono nulla ma, come le tavole dei Comandamenti, esistono all'interno del Cosmo come cartelli che indicano i punti di arrivo che la coscienza di ogni creatura presente nel Cosmo deve via via raggiungere.

D - Mi sembra di aver capito che quando si affrontano i sensi di colpa consapevoli si "traccia" un alone vibratorio all'interno del ciclo akasico/fisico, che segna in qualche modo il costruirsi di un canale preferenziale adatto a far passare le vibrazioni che servono per identificare i sensi di colpa ancora inconsapevoli, e a instaurare un nuovo equilibrio. E' come imparare un nuovo lavoro, all'inizio è difficile poi con la pratica e l'esperienza viene in automatico. Ho capito bene?

Direi che la tua analogia può essere accettabile.

D - Secondo quanto credo, per il momento, di aver capito io, i corpi akasici individuali in via di evoluzione non sono in grado di percepire/decifrare/decodificare correttamente le direttive provenienti dagli Archetipi Permanenti e, quindi, danno il via alla formazione degli archetipi transitori secondo quanto, soggettivamente, ritengono giusto o sbagliato. Il corpo akasico, però, avverte una sensazione di incompletezza, di malessere, dovuta al suo confrontarsi con le vibrazioni degli Archetipi Permanenti che pervadono tutto il Cosmo. Ecco pertanto che, con l’accumularsi delle esperienze, i collegamenti tra corpo akasico individuale e gli archetipi transitori si modificano per arrivare, un po’ alla volta (a mano a mano che si raggiunge qualche comprensione) a risalire - dal basso verso la vetta di ciascun archetipo transitorio – fino a ritrovarsi allineati con le vibrazioni degli Archetipi Permanenti. A quel punto, la coscienza individuale è completamente strutturata. Può essere giusto questo ragionamento?

Anche in questo caso mi sembra che tu abbia fatto un ragionamento corretto e condivisibile.

D - Riguardo alla questione degli Archetipi Permanenti io mi sono sempre chiesta come rapportarli alla nascita del Cosmo così come ci era stata spiegata un bel po' di anni fa: ricordate la questione del primo, secondo e terzo logos? Era una spiegazione che mi aveva affascinato e che mi torna in mente ogni volta che si parla di vibrazione prima e di archetipi permanenti ma non riesco a trovare l'incastro. Infatti se mi risulta abbastanza facile rapportare il primo logos alla vibrazione prima, poi mi areno subito perché mi stona abbinare gli archetipi permanenti al secondo logos, infatti qui comincia ad inserirsi la questione della dualità e non sono così sicura che gli archetipi permanenti abbiano a che fare con questo concetto.

Hai proprio ragione: gli Archetipi Permanenti non hanno nulla a che fare con il concetto di dualità, in quanto non presentano modelli con delle possibilità di percorsi, ma indicano modelli fissi e inderogabili, posti nel tessuto del Cosmo per essere il faro verso cui indirizzare i vari processi evolutivi, e non agiscono in nessun modo, semplicemente “sono”. Possono essere percepiti come un divenire da chi li osserva, ma si tratta solo di un'errata percezione soggettiva dell'osservatore che attribuisce all'Archetipo Permanente caratteristiche di evoluzione e cambiamento che, invece, appartengono solamente a lui e allo sviluppo graduale della sua coscienza.

D - Magari bisognerebbe non dimenticare l’imperativo di base “comprendi te stesso”, che è stato indicato quale unico metodo per progredire sul cammino evolutivo. Da secoli (e probabilmente millenni) questa frase è conosciuta, ma viene interpretata nei modi più disparati e, a volte, magari controproducenti. Da quello che credo di aver capito io dell’Insegnamento, si deve partire dal saper riconoscere le proprie emozioni e i propri pensieri, ovvero riuscire ad essere “sinceri con se stessi”. Se si scopre (ad esempio) di essere invidiosi – ovvero desiderare qualità o cose che altri hanno e noi no – è inutile “sforzarsi” per non essere o non apparire invidiosi, perché le proprie carenze si superano soltanto attraverso la comprensione; e questa può arrivare indagando sul "perché" si invidiano certe cose. Quindi ricercare una formula o una tecnica per diventare diversi da “ciò che si è” (senza l’intervento della comprensione) secondo me non produce altro che energia e tempo sprecati!

State proprio dicendo cose sagge (almeno sulla teoria, un po' meno per quanto riguarda la pratica!).
In effetti nessun individuo incarnato può essere veramente diverso da ciò che è, se non nel senso che ciò che egli è varia col variare dell'ampliamento del suo sentire.

D - Non sarà che il non voler cogliere l’occasione/opportunità di confrontarsi con gli altri ed, eventualmente, cambiare le proprie idee procurerà, come conseguenza, del “karma negativo”?

E' indubbio che in questo modo si finisca col dare attività al cosiddetto “karma negativo”.
Tuttavia non dovete commettere l'errore di pensare in questi termini, anche perché se doveste regolare la vostra vita sulla possibilità che le vostre azioni creino per voi del karma negativo finireste col bloccare la vostra espressione all'interno del mondo fisico, espressione che, invece, è per voi indispensabile per poter accresce la vostra comprensione e il vostro sentire.
Il concetto di karma negativo vi deve servire soltanto per diventare sempre più consapevoli che quanto di “negativo” vi accade è dovuto a vostri comportamenti errati, talvolta in buona fede e, quindi, più facilmente risolvibili nel momento che diventate consapevoli del vostro errore, ma più spesso in malafede perché il vostro Io vi induce a pensare solo a quello che ritiene essere il meglio per se stesso senza curarsi degli effetti che il vostro agire può provocare sulle vite degli altri, nascondendosi in maniera sfacciata quelle che sono le sue (e, quindi anche le vostre) responsabilità.
Il concetto di karma, in fondo, non è altro che un modo per richiamare la vostra attenzione proprio su quelle responsabilità che cercate di eludere e di non riconoscere, dal momento che portarle all'attenzione della vostra coscienza ha come conseguenza il prendere atto delle cose non comprese e, quindi, mettervi in condizioni di migliorare l'ampiezza del vostro sentire adeguandolo in maniera sempre più esatta ai modelli che vi vengono proposti dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti che conducono all'interno della Realtà la volontà dell'Assoluto. (Scifo)

Padre mio,
io mi specchio dentro me stesso e ciò che lo specchio riflette non sempre mi soddisfa.
E allora imbelletto il mio viso per rendere più belli miei lineamenti, mi ricopro di sete e di gioielli per impreziosire la mia immagine, mi infarcisco di nozioni e di cultura per sottolineare la mia sapienza, decanto un quadro o un brano musicale per dar mostra della mia sensibilità, porgo la mia mano ai bisognosi dimostrando la mia magnanimità, sono pronto a perdonare le offese facendo sfoggio di umiltà.
Ma i miei lineamenti, sotto il belletto, restano sempre gli stessi, le sete e i gioielli non impreziosiscono ciò che sono ma solamente la mia immagine, la mia cultura non mette in mostra la mia sapienza ma solo il mio desiderio di venire riconosciuto come il migliore, la mia sensibilità all'arte non è un vero pregio ma solo la dimostrazione di desiderare di essere parte di un élite per sentirmi superiore, la mia magnanimità risulta essere tale specialmente quando gli altri mi stanno osservando, per diventare indifferenza in mancanza di un osservatore e la mia umiltà continua ad essere rancore all'interno del mio cuore, sempre restio a perdonare i presunti torti ricevuti.
Riuscirò mai, Padre mio, ad essere come le tue voci mi sussurrano che dovrei essere? (Fabius)

Figlio mio,
giorno verrà in cui i tuoi lineamenti ti appariranno sempre e comunque belli perché sarà la tua bellezza interiore che li renderà tali.
Giorno verrà in cui potrai rivestirti di corteccia d'albero eppure la tua immagine risplenderà perché sarà il tuo interno e non il tuo esterno a essere morbido come seta e lucente come il più prezioso dei gioielli.
Giorno verrà in cui la tua sapienza non sarà fatta solo di nozioni ma soprattutto di benevola saggezza.
Giorno verrà in cui la tua sensibilità ti renderà capace di gioire veramente con chi gioisce e di consolare chi sta soffrendo.
Giorno verrà in cui non solo la tua mano ma tutto te stesso e tutto ciò che possederai sarà sempre e comunque a completa disposizione di chi ne avrà bisogno.
Giorno verrà in cui saprai mantenere intatta la tua umiltà non soltanto con gli umili ma anche, e specialmente, con chi l'umiltà non ha mai incontrato veramente nel suo animo.
Giorno verrà, figlio mio, in cui tu sarai tutto questo nella maniera più intensa e sentita.
Nell'attesa di quel giorno, figlio mio, sii felice per le domande che ti stai facendo su te stesso e per l'anelito che senti sussurrare dentro di te, perché ciò significa che stai incominciando ad essere veramente sincero con te stesso e che il giorno che aspetti per sentirti Uno con Me è lì, appena dietro l'angolo del muro che nasconde il tuo vero essere.
(Moti)
 
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