Incontro di maggio 2016 con le Guide, 30 maggio 2016 - Viola, Moti, Scifo, Georgei, Hiawatha

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 30/5/2016, 07:34




Fratelli, sorelle,
l'aiutare gli altri è sempre stato un precetto basilare presente sia in ogni religione sia in ogni tipo di società. In questo mondo travagliato in cui sembra essere andato perduto ogni afflato spirituale per rivolgersi al più gretto materialismo, le domande si affollano nella mente di chi cerca un contatto più intimo con la propria coscienza.
Perché non amo e proteggo i figli degli altri come amo e proteggo i miei?
Perché non rinuncio almeno in parte a ciò che ho in sovrabbondanza ma preferisco lasciarlo inutilizzato, piuttosto che condividerlo?
Perché produco sostanze che avvelenano e inquinano il mio ambiente di vita rendendo difficile e pericolosa la vita di ogni essere umano presente sul pianeta?
Perché lotto per avere posizioni di potere e, allorché le raggiungo non le adopero per fare il bene di tutti ma solo per i miei personali interessi?
Perché lascio che sia l'economia e non la giustizia sociale a governare la mia vita?
Perché... perché... perché...
Fratelli, sorelle, i vostri pensieri sono fatti di parole ma non lasciate che le vostre parole restino soltanto parole che non si traducono in azioni allorché vi sembra che esse possano in qualche maniera entrare in contrasto con i vostri interessi egoistici.
Cercate l'equilibrio dentro di voi e fate in modo che mente, emozioni e coscienza cooperino per far sì che ognuna delle domande che vi state ponendo trovi la giusta risposta, aiutando, così, il processo che porterà al raggiungimento di un nuovo e più vero modo di favorire la messa in atto di quei valori che sono dentro di voi e che non potete ignorare perché sono intessuti non solo nel vostro intimo ma, addirittura, nella trama stessa del Cosmo che abitate.
Fratelli, sorelle, che l'Amore sia con voi. (Viola)

D - La mia disponibilità verso gli altri dovrebbe sempre essere attiva, però a volte si scontra con quelli che sono i miei bisogni (incomprensioni), allora è giusto che io mi forzi ad essere disponibile se mi pesa esserlo?

La disponibilità verso gli altri, come dici tu, in realtà è sempre attiva, e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che l'Archetipo Permanente primario che pervade tutto il Cosmo è l'Archetipo dell'Amore, il quale comprende tutte le possibili sfumature collegate al concetto d'amore, dall'amore verso i propri cari all'amore verso ogni essere umano in generale, dall'amore per gli animali e le piante all'amore per il pianeta che ospita l'evoluzione della razza umana.
D'altra parte, il grado di incompletezza del sentire dell'individuo lascia ampie possibilità di interpretazioni soggettive del concetto di amore, dando modo all'Io di operare delle scelte sull'eventuale oggetto del suo amore condizionando il suo desiderio di dare qualcosa con ampia disponibilità specialmente allorché pensa di poterne ottenere qualche cosa in cambio, sia che si tratti di vantaggi materiali sia che si tratti dell'ottenimento di prestigio o di considerazione perseguendo il fine di preservare l'immagine di se stesso in qualità di presunto fulcro della realtà in cui si trova immerso.
Ovviamente, la disponibilità verso gli altri dovrebbe essere presente sempre e comunque e non fare differenza a secondo del soggetto verso cui essa è diretta ma, altrettanto ovviamente, un tale grado di disponibilità può essere messa in atto soltanto nel momento in cui la propria coscienza ha raggiunto un buon grado di uniformità con i modelli con cui la Vibrazione Prima pervade l'ambiente cosmico.
A ben vedere, in tutte le forme religiose e in ogni tipo di società, il concetto dell'aiutare gli altri è sempre ben presente e credo che sia difficile trovare qualche persona che possa dichiarare di non essere mai disposto a porgere aiuto a chi ne ha bisogno.
Questo significa che tale concetto è ormai stato acquisito all'interno della popolazione umana, ma solo a livello prettamente logico e mentale mentre non ha ancora raggiunto in maniera stabile il livello del sentire individuale.
Ecco, quindi, che l'individuo arriva a porsi la domanda che tu stessa ti sei posta: fino a che punto debbo sforzarmi di aiutare gli altri se questa mia disponibilità va contro i miei bisogni e, di conseguenza, diventa un peso non indifferente renderla operativa?
In realtà credo che si tratti di una domanda che non ha molta utilità porsi: se si arriva di fronte alla duplice possibilità di scelta tra l'aiutare gli altri o dare la precedenza ai propri bisogni significa che l'Io ha in mano le carte del gioco e che, per quanto esso cerchi di salvare magari le apparenze aiutando in maniera parziale gli altri, il risultato tenderà sempre e comunque a cercare di salvaguardare se stesso e i propri interessi.
La ragione e il codice etico (quest'ultimo, in particolare modulato dalla sperimentazione degli Archetipi Transitori) pongono quasi sempre l'individuo nella condizione di avvertire come un peso, come un limite alla propria realizzazione, il mettere da parte i propri bisogni in favore di altri ma, d'altro canto, hanno la funzione di indurlo a sforzarsi di cercare delle soluzioni che possano apportare un utile ad entrambe le parti in causa (sempre dando, comunque, la precedenza a ciò che è utile per se stesso).
Perché ho affermato che è una domanda che non è molto utile porsi?
Perché ognuno di voi (e non può essere altrimenti) segue il proprio sentire, di conseguenza il suo aiutare gli altri sarà sempre correlato al grado di sentire che avete conseguito fino a quel momento del vostro percorso, seguendo una logica evolutiva individuale imprescindibile che vi porterà ad alternare grandi comportamenti egoistici a grandi azioni altruistiche, in special modo quando le azioni compiute saranno messe in essere dall'impulsività del momento.
Agire impulsivamente significa permettere al proprio sentire di manifestarsi in maniera meno contrastata dall'Io dal momento che non è condizionato dalla razionalità, ma non significa, comunque, arrivare ad agire, senza alcun dubbio, altruisticamente: se il proprio sentire non ha ancora un grado di completezza tale da permettere all'individuo di andare oltre ai propri bisogni per aiutare quelli degli altri difficilmente le sue azioni saranno veramente altruistiche. Senza contare il fatto che – come vi abbiamo detto spesso – chi riceve il vostro aiuto non si interessa del fatto che esso sia mosso da spinte egoistiche.
Ma non vorrei, con queste mie parole, far nascere in voi un pessimismo su voi stessi che non dovete assolutamente avere!
Per quanto il vostro altruismo possa avere ampie sfumature egoistiche, tuttavia resta sempre un modo per ampliare il vostro sentire e per aiutarvi ad arrivare, gradatamente, ad un altruismo sempre più sentito e vero.
E' giusto, quindi, che cerchiate di sforzare voi stessi ad essere altruistici, pur restando consapevoli che, proprio per il fatto che si tratterà di un comportamento che vi costa uno sforzo, il vostro aiutare gli altri continuerà ad avere una componente egoistica non indifferente.

D - Ci è sempre stato detto (nell'insegnamento, ovviamente) che, nell'agire e in particolare nell'aiutare gli altri, dobbiamo partire da poco e da vicino; ecco, a breve, gli immigrati dal continente africano, via mare e dall'Est, via terra, in Italia, saranno talmente tanti, che ce li troveremo molto molto vicini, anche fisicamente, dentro e fuori casa e in tutti i luoghi pubblici, al chiuso e all'aperto. Sono questi, ora, i più vicini da aiutare, con quel poco che si ha? Nell'ottica dell'insegnamento, cosa significa aiutare questi nuovi fratelli? Ora, visto che ormai, siamo tutti qui, stretti come sardine, insieme ai bisognosi nostrani e ai nuovi bisognosi, sempre più numerosi, sia gli uni che gli altri, intorno ad una torta sempre più piccola, chi dobbiamo aiutare e come?

Il concetto che vi abbiamo sempre proposto, ovvero quello dell'aiutare partendo da poco e da vicino tiene conto del processo di apprendimento dell'Archetipo dell'Amore: non potremmo proporvi, se non come meta ultima, di aiutare qualunque persona abbia bisogno di aiuto sul pianeta, perché di tratterebbe di una proposta utopistica e irrealizzabile, mentre incominciare ad aiutare chi vi sta accanto fornisce all'Io le motivazioni e le gratificazioni che lo aiutano a darsi da fare per venire incontro ai bisogni delle persone che condividono più strettamente con lui l'esperienza all'interno del piano fisico.
E' un primo passo - sempre giocato sul filo sottile del dare per ricevere che l'Io attua continuamente - che permette al vostro sentire di acquisire nuova esperienza e, di conseguenza, ampliare se stesso nel tentativo di risuonare in maniera appropriata con i modelli di riferimento degli Archetipi Permanenti.
L'immigrazione che attualmente coinvolge diverse parti del vostro pianeta non cambia le vostre priorità nell'aiutare gli altri bensì il vostro modo di trovarvi davanti a un problema che non è soltanto di ordine etico ma anche sociale ed economico, e coinvolge, di conseguenza, tutto il pianeta.
L'introduzione nella storia umana di questo nuovo fattore così travolgente non potrà che portare a nuovi punti di vista, obbligando i Paesi più benestanti a trovare nuove ottiche di osservazione della vita sociale e rendendo sempre più evidenti le diseguaglianze presenti sul pianeta che fino a ieri venivano ignorate ma che ora, sotto la pressione dell'immigrazione, saranno costretti ad osservare più seriamente per cercare quelle soluzioni che possano disinnescare quella che sembra una grande bomba pronta a deflagrare modificando in maniera inaspettata la vita di tutti e non solo quella dei Paesi più direttamente interessati al fenomeno migratorio.
Cambiare le regole sociali, distribuire in maniera più equa le risorse, salvaguardare i più deboli e gli indifesi, garantire protezione senza prevaricazioni e in maniera equilibrata, non favorire lo sfruttamento delle persone in ambito lavorativo, limitare l'azione delle grandi potenze economiche e industriali e via dicendo, saranno tutte cose che dovranno essere fatte, prima di tutto, per rendere più giuste ed eque le vostre società, e, in secondo luogo, per permettere l'assorbimento del fattore migratorio nella maniera più indolore possibile.
Per far questo ci dovranno essere delle rinunce, sia individuali sia collettive, ma non sarà possibile fare altrimenti.
Come aiutare queste persone, state chiedendo? Cambiate un attimo prospettiva e chiedetevi se, in realtà, queste persone non stiano invece già aiutando voi, fornendovi quelle spinte evolutive che da troppo tempo state disattendendo adagiandovi in un finto benessere e nel perseguimento di modelli di vita disarmanti per la loro pochezza, il loro crescente individualismo e l'inconsistenza delle loro mire, così fuorvianti dal fine dell'evoluzione della razza e del raggiungimento di quel sentire comune che, solo, può far comprendere cosa sia la vera fratellanza universale. (Moti)

D - Se uno non dispone del necessario per vivere dignitosamente (cibo, salute e alloggio sicuri) non credo abbia modo di porsi il problema di aiutare gli altri bisognosi! Purtroppo il grado di corruzione e delinquenza nel nostro Paese (ma credo anche in tutti gli altri, soprattutto a livello di chi gestisce il potere) ci ha portati a questa feroce condizione di “lotta tra i poveri” per cui non sono molti quelli in grado di preoccuparsi a dare aiuto agli immigrati. La mia opinione è che aiuti il prossimo chi è in grado di poterlo fare, in qualsiasi modo gli sia possibile, ma la decisione non può essere presa che dalla coscienza di ognuno (nel caso ce l'avesse!).

Una vita veramente dignitosa non è quella che ha cibo, salute e alloggio sicuro, ma quella che permette di relazionarsi con gli altri in maniera equa e giusta: quante volte è accaduto, nei secoli, che sia chi meno possiede a compiere le azioni più eclatanti, arrivando persino ad andare contro il proprio istinto di sopravvivenza, pur così difficile da superare, per restare fedele ai principi e ai valori che riteneva giusti?
Tu dici che la tua opinione è “che aiuti il prossimo chi è in grado di poterlo fare”.
Bene, creatura mia, sono d'accordo con te.
Ma - un po' maliziosamente, come mio solito - mi chiedo se tu ti poni tra quelli che sono in grado di poterlo fare o se la tua non è una nuova accezione del classico “armiamoci e partite!”.
Chiunque, anche la persona ritenuta più povera, ha qualcosa che potrebbe condividere con altri, se lo volesse. E tu che non sei tra gli indigenti ma che ti ritieni tra i più vicini alla povertà apri, per esempio, le porte del tuo “povero” armadio e guarda quanti vestiti hai che, per un motivo o per l'altro, non usi o prendi nota di quanto cibo lasci spesso nei tuoi “poveri” piatti buttando nella spazzatura ciò che ad altri sembrerebbe un tesoro inestimabile!
Persino il Papa attuale si sta rendendo conto che la Chiesa si è allontanata in maniera abnorme dall'insegnamento etico del Cristo e sta cercando, anche se forse tardivamente e tra molte difficoltà interne, di riportare i suoi fedeli - dopo aver contribuito per millenni ad ammassare ricchezze e a fare del fasto il tratto distintivo del Cristianesimo, così lontano dal Cristianesimo delle origini - ad un concetto di proprietà diverso dal punto di vista spirituale e più vicino al pensiero originario del Cristo.
Credo che non sia più il tempo del “dire” bensì il tempo del “fare” (e non certo nell'accezione propagandistica adoperata da alcuni vostri uomini politici attuali).

D - Fra le tante vibrazioni possibili, perché sono stati presi in considerazione i colori?

Prima di tutto perché la richiesta di parlare dei colori e delle loro proprietà è pervenuta proprio dai partecipanti agli incontri. Purtroppo, all'epoca, il concetto di vibrazione era stato trattato ma non ancora sufficiente approfondito, così avevamo preferito rimandare il discorso al momento in cui le nozioni che vi avremmo portato potessero costituire una base un po' meno superficiale sulla quale basare la discussione di quanto ci veniva richiesto.
In secondo luogo ci è sembrato che considerare il colore dal punto di vista vibratorio avrebbe potuto darvi una prospettiva diversa della vostra visione della Realtà.
Considerate il fatto che abbiamo spesso sottolineato che il Cosmo, nella sua interezza, è attraversato da vibrazioni che espletano la loro funzione di strutturazione della Realtà così come la potete osservare con i vostri sensi.
Sottolineare che il colore è definito da ogni individuo incarnato come la percezione di un movimento vibratorio significa rendersi conto che l'intera Realtà ha delle proprietà colorimetriche che, magari, non vengono identificate dai vostri sensi ma che, tuttavia, esistono, dando alla Realtà le proprietà di una immensa tavolozza di colori in cui ogni vibrazione si manifesta attraverso la tonalità che la contraddistingue.
Questa prospettiva vi offre la possibilità di inserire, nella vostra osservazione della Realtà, il concetto di unitarietà della manifestazione: ogni colore corrisponde a un valore vibratorio, ogni vibrazione interseca e reagisce alle altre vibrazioni, mescolandosi con esse e rendendo la Realtà, se osservata da questo punto di vista, qualcosa di veramente unico e unitario, riflesso di quell'unità che sta alla base dell'insieme dei Cosmi, ognuno a se stante ma, comunque e sempre, unito agli altri Cosmi, e indispensabile alla struttura e all'esistenza stessa della Realtà anche se non viene percepita nella sua totalità e complessità dalle creature che in essa sono immerse per condurre il loro percorso evolutivo.
Il fatto che la vibrazione (e, quindi, il movimento) appartenga non soltanto alla materia fisica ma a tutte le materie che compongono il Cosmo potrebbe aiutarvi a comprendere la complessa intersecazione tra le materie dei vari piani di esistenza – nessuna delle quali considerabili solamente per se stesse ma profondamente relazionabili con tutte le altre materie – e a rendervi conto di quanto sia grande e difficilmente comprensibile da ognuno di voi il Grande Disegno, almeno fino a quando non sarete in grado di non pensare più in termini strettamente razionali o emotivi ma sarete capaci di interpretare la Realtà attraverso a ciò che è più vicino alla Vibrazione Prima, ovvero la materia del corpo della coscienza e, quindi, il vostro sentire.
Capisco che per molti di voi questo potrebbe sembrare il classico “fare tanto rumore per nulla” ma non abbiamo cercato, nel tempo, di sforzarvi a comprendere ciò che, per vostri intrinseci limiti strutturali, non potete davvero comprendere ma solo intuire, bensì abbiamo incominciato a spargere in voi quei semi che potessero farvi giungere a una prospettiva più ampia di ciò che significa veramente essere una parte della Realtà.

D - L'aura ha anche una vibrazione sonora oltre che visiva?

E' ovvio che non possa che essere così: se è vero, com'è vero, che ogni colore è vibrazione e che la vibrazione è movimento, credo che sia relativamente facile arrivare al passo successivo, ovvero a considerare che il movimento delle materie che vibrano producano anche delle vibrazioni sonore.
Da quest'idea possiamo arrivare alla concezione di un Cosmo non soltanto pervaso dal colore ma anche pregno di sonorità!
La vostra scienza parla di vuoto assoluto e questo potrebbe portare a pensare che in tale condizione non vi possa essere materia che, vibrando, trasporti il suono o il colore ma, in realtà, il vuoto assoluto non esiste veramente perché in una porzione di spazio può essere tolta ogni particella fisica ma tale porzione di spazio conterrà comunque la materia degli altri pieni di esistenza del Cosmo (cosa, ovviamente, non riconosciuta dalla scienza attuale né da essa facilmente accettabile se non a livello teorico) che tiene coesa la realtà cosmica, e queste materie, per mantenere integro il Cosmo, vibrano e interagiscono tra di loro, producendo con i loro movimenti colori, sfumature e suoni che aiutano a unificare la trama del Grande Disegno. (Scifo)

D - Che interazioni ci sono tra l'aura dei diversi esseri viventi? Può esserci un rapporto di "sintonia" di vibrazione che potrebbe essere anche curativa? (mi vengono in mente i fiori di Bach, la cromoterapia, la musicoterapia...). Quale rapporto può esserci tra l'aura dell'individuo e l'ambiente che lo circonda?

Credo che sia abbastanza facile da comprendere che tra l'aura degli individui ci possa essere interazione.
Se ricordate avevamo portato a questo proposito il discorso dell'aura della madre e quella del neonato che entrano in contatto e si influenzano vicendevolmente, al punto che se la madre manifesta dei picchi vibratori il bambino, a causa del contatto delle due aure, può arrivare a percepirli e ad esserne anche coinvolto...
In quanto al collegamento tra aura e possibilità curative preferisco che sia Francesco, eventualmente, a portare avanti il suo esame delle varie terapie mediche possibili.

D - I colori sono il risultato della percezione da parte dell'individuo dei vari tentativi di decodifica che vengono attuati dai suoi vari corpi sia nella fase di discesa delle vibrazioni, che in quella di risalita, nel corso dell'attuarsi del piccolo ciclo corpo akasico/corpo fisico?

Sinceramente trovo la domanda abbastanza incomprensibile e mi trovo in difficoltà a darti una risposta...
Non trovo giusto ciò che affermi, ovvero che “i colori sono il risultato della percezione da parte dell'individuo dei vari tentativi di decodifica che vengono attuati dai suoi vari corpi”: i colori sono il risultato dei movimenti vibratori ed esistono sia che vi sia un individuo che li percepisca sia che non vi sia alcun percipiente, altrimenti sarebbe come dire che nel deserto più deserto che si possa immaginare la sabbia sia priva di colore perché nessuno è presente per vederlo.
Per quanto riguarda la percezione del colore da parte dell'individuo essa è graduata e resa possibile dalle varie decodifiche che le possibilità percettive dell'individuo mettono in atto per distinguere gli elementi che lo circondano ed è, di conseguenza, strettamente soggettiva.
Ma tale soggettività non implica l'incomunicabilità delle percezioni da un individuo all'altro perché, proprio per il fatto di essere soggettiva, viene comunicata non attraverso la comprensione della tonalità esatta percepita dall'individuo ma attraverso l'insieme di informazioni che sono ad essa collegata... lo trovo molto difficile da spiegare.
Provo con un esempio: se due individui osservano una stessa fragola può accadere, sulla scia delle possibilità percettive individuali, che uno di loro la veda rossa e l'altro gialla. Questo significa che la percezione della fragola da parte di un individuo non possa essere condivisa anche dall'altro? Certamente no, perché il colore è solo uno degli elementi percettivi che contraddistinguono la fragola mentre ve ne sono altri che possono essere percepiti in maniera similare (che so: il profumo, la forma, la consistenza, il sapore e via dicendo). Il risultato porterà a un'idea di fragola comune nella quale la differente percezione del suo colore non inibisce o impedisce la comunicazione del concetto di fragola.
Spero proprio di non avervi confuso ancora di più le idee!

D - Le vibrazioni dei colori potrebbero essere percepite tramite il processo che viene definito "sogno"?

Anche in questo caso non capisco quale sia la domanda: il sogno è un'elaborazione tramite immagini di ciò che l'individuo ha vissuto o ha pensato o ha manifestato, il tutto sottoposto alle varie censure interne applicate dall'Io, e usano nella loro “realtà alternativa” gli stessi elementi percettivi che l'individuo adopera nella sua sperimentazione sul piano fisico, quindi anche il colore. Ma il sogno in se stesso non ha la proprietà di definire la percezione di un colore in un modo o nell'altro.

D - Che significato ha il fatto che mi piace/mi fa star bene un colore piuttosto che un altro, oppure al contrario un colore mi disturba, mi deprime... in qualche modo anche gli stati d'animo sono somatismi... C'è una relazione tra il mio piacere/disturbo verso un colore e le mie comprensioni/incomprensioni? Posso usare i colori per agire sui miei somatismi e quindi essere poi più ricettiva nei confronti degli stimoli della vita per risolvere le mie incomprensioni?

Anche in questo caso mi sembra che sia più un argomento che possa riguardare il lavoro che sta portando avanti Francesco piuttosto che il mio.

D - La simbologia dei colori, secondo me, non va presa in modo troppo rigido ma messa sempre in relazione con il modo di essere del momento della persona, soprattutto se si parla dei colori indossati o di quelli che si scelgono per completare il proprio ambiente di vita (l'arredamento in casa, il dettaglio in ufficio, …). Per esempio, leggere il nero solo come simbologia della paura mi sembra restrittivo ... nero può essere anche l'abito elegante per l'occasione particolare, può essere il dettaglio che dà movimento all'arredamento di un locale. Così come il rosso può essere la maglietta allegra e sbarazzina ma anche il tendaggio cupo e pesante di un salotto retrò.

Posso essere in gran parte d'accordo con quanto dici sulla relazione tra la percezione del colore collegata allo stato d'animo del percipiente.
Non dimentichiamo, però, che esiste l'interpretazione del colore come comunicazione della percezione attraverso il dizionario simbolico che si crea all'interno, per esempio, di una società: se in tale dizionario il nero ha assunto l'attribuzione simbolica prevalente del colore della morte e della paura tutti gli individui appartenenti a quella società tenderanno a considerare come prima ipotesi di decodifica simbolica prima di tutto quella esistente all'interno del dizionario che sta adoperando.

D - Da sempre io ritengo che seguire il proprio sentire significhi agire come le proprie comprensioni e incomprensioni permettono di fare, cioè mostrarsi per quello che si è, non mascherarsi per apparire migliori di quello che si è. Solo così le proprie incomprensioni (azioni sbagliate) provocheranno all'esterno quelle reazioni che ci sono indispensabili per poter individuare i propri errori e arrivare infine alla comprensione.

Direi che la tua, più che una domanda, è un'affermazione sulla quale, per altro, non posso che essere d'accordo.

D - Mi sorge sempre un grosso dubbio: in una situazione faccio una rapida analisi dei vari elementi e scelgo il comportamento che poi andrà a crearmi meno sensi di colpa, quello che ritengo più vicino al mio ideale morale ... oppure scelgo quello che mi fa più comodo essendone consapevole, tanto ciò che conta è non mentire a se stessi, e sono pronta anche a prendermene le conseguenze. Beh, in entrambi i casi: come faccio a distinguere la consapevolezza/inconsapevolezza delle mie comprensioni/incomprensioni da quelli che sono i sottili giochi dell'Io?

Bella domanda che, però, mi mette un po' nei guai, perché per risponderti dovrei tirare in ballo tutti gli elementi che sono connessi all'evoluzione della coscienza individuale!
Io credo che non sia molto facile riuscire a comprendere se il modo in cui si agisce sia in armonia con ciò che si è (quindi con le proprie comprensioni e incomprensioni) o sia, invece, l''effetto dell'ingerenza dell'Io.
Mentalmente e a priori credo proprio che non sia possibile dare una risposta soddisfacente al quesito.
Per aiutare a sciogliere questo dilemma non resta che l'esperienza e l'azione che ci forniranno (a posteriori, ovviamente) i dati necessari per poter propendere per una delle due possibilità. (Georgei)

Grande Padre,
se osservo il mio pianeta dallo spazio non posso che restare meravigliato dalla sua bellezza e dalle mille sfumature con cui manifesti la tua creatività.
Ma, a mano a mano che mi avvicino, incomincio a scorgere le mille e mille ferite che deturpano il tuo capolavoro e il mio cuore si stringe nel vedere con quanta meticolosa incomprensione l'uomo si è dedicato a rendere più brutto ciò che era di una bellezza inestimabile.
Può davvero essere solo così, egoista, indifferente, incurante, insensibile la creatura a cui tu hai donato una tale bellezza?
Poi vedo, qua e là, dei punti dalla luce accecante che sembrano combattere contro tale devastazione e capisco che è la coscienza dei pochi che si sta risvegliando e che, a mano a mano che l'era del risveglio si farà più vicina, finirà con l'illuminare il mondo intero, aiutandolo a diventare nuovamente il pianeta meraviglioso e accogliente che tu hai immaginato e a riconoscere che annusare il profumo di un fiore prodotto dalla natura è cosa ben diversa dall'annusare un fiore di plastica, per quanto esso possa essere ben fatto.
Dovrò avere pazienza, Grande Padre, ma alla fine, ne sono certo, il tuo mondo risorgerà dalla cenere più bello ed emozionante che mai. (Hiawatha)

Edited by Odisseo76 - 30/5/2016, 15:33
 
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