Medicine a base filosofico-spirituale, 17 dicembre 2016

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view post Posted on 17/12/2016, 08:18

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Con la classificazione “medicine a base filosofico-spirituale” intendo portare la nostra attenzione su quelle medicine che non seguono i percorsi tipici della medicina ufficiale occidentale ma osservano l'individuo fondando le loro teorie su un complesso castello di elementi filosofici, alla cui base è situato il concetto dell'esistenza di una dimensione dell'essere umano più complessa di quella concepita dalla scienza, dimensione che finisce con lo sfociare e, spesso con il confondersi totalmente, con concezioni strettamente filosofiche o addirittura religiose e, quindi, abbastanza distanti dalla concezione dell'uomo secondo il punto di vista della medicina di tipo “scientifico”.
Diciamo subito – prima di dare il via alla partenza di eventuali contestazioni – che nessuna di queste medicine (persino lo yoga che, pure, risulta essere la pratica più accettata ufficialmente) ha trovato una legittimazione di tipo scientifico e che non esistono prove incontestabili della loro reale efficacia curativa derivanti dagli sudi fatti in ambito scientifico.
D'altra parte è evidente che non possa essere che così, vista la diversa collocazione nella Realtà che viene attribuita all'individuo: da una parte vi è l'uomo “scientificamente” considerato, inserito nel mondo fisico, con le sue reazioni fisiologiche all'ambiente e alle influenze esterne cui è sottoposto e che viene definito, nel migliore dei casi, come un incrociarsi di elementi fisiologici, emotivi e psichici.
Dall'altra, vi è l'essere umano considerato come elemento di un'architettura della Realtà che comprende il suo essere una creatura che possiede anche una sua dimensione spirituale, collegata, unita, dipendente e influenzata dal processo evolutivo che agisce sulla totalità della Realtà.
Sono, con tutta evidenza, due posizioni molto diverse e apparentemente del tutto inconciliabili tra di loro se osservate dal punto di vista scientifico, visto che la scienza non ha la possibilità di provare l'esistenza di forze che, per loro stessa natura, sfuggono alle possibilità di analisi di qualsiasi strumentazione scientifica attualmente a disposizione dei ricercatori.

Comunemente vengono indicate con il termine yoga una molteplicità di correnti diverse (un vero e proprio labirinto di tecniche spesso molto simili tra di loro ma, talvolta anche in contrasto) tutte facenti capo a una radice teorica comune, proveniente da un sistema filosofico indiano che risale per lo meno ad alcuni millenni fa e che fa capo ad antichi testi fisolofico-religioso come i Veda e le Upanishad.
La pratica dello yoga è formata da alcuni elementi essenziali, tipici delle filosofie orientali, ovvero il rapporto tra corpo e spirito gestito (e, almeno teoricamente, gestibile dall'individuo) attraverso la meditazione compiuta - grazie ai canali spirituali che appartengono a ogni individuo - in special modo attraverso i ritmi della respirazione e l'esecuzione di particolari posizioni della parte fisica del corpo umano che possono aiutare a convogliare e a far fluire in maniera più regolare le energie dell'individuo all'interno del suo corpo fornendogli anche la possibilità, attraverso la pratica costante e la meditazione, di convogliarle lungo percorsi mirati allo scopo di coadiuvare la risoluzione di qualche particolare problema fisiologico dell'individuo.
Questa mia descrizione è (e non può essere che così, vista l'ampiezza delle teorie in questione e la complessità filosofica che le accompagna) indubbiamente parziale e limitata ma, d'altra parte, il mio compito è solo quello di presentarvi una panoramica delle varie medicine, non di fare sfoggio di cultura o di presentarvi un trattato su questo argomento!
Arriviamo adesso a qualche elemento un po' più sostanziale.
Gli effetti curativi che persino la scienza ufficiale accredita alla pratica dello yoga sono collegati in maniera particolare alle reazioni fisiologiche di chi pratica tale percorso e che vanno dall'alleviamento dello stress fisico e psichico, al miglioramento dei processi cardiovascolari (questo, in particolare, come conseguenza di tecniche respiratorie che aiutano a regolano il fluire dell'ossigeno all'interno dei vari organi, coadiuvandone o regolarizzandone la funzionalità) fino alla tonificazione della massa muscolare e dei legamenti dei tessuti, risultando, così, utili specialmente per le persone anziane che non possono fare attività sportiva ma hanno bisogno di ritrovare, almeno parzialmente, una certa elasticità e tonicità corporea.
Altri eventuali e presunti effetti curativi di tale pratica sono tutti da dimostrare e, comunque, non possono prescindere da un adeguato stile di vita corretto, cosicché credo che risulti difficile comprendere quanto i risultati ottenuti siano dovuti alla pratica dello yoga o all'aver adottato uno stile di vita più corretto e sano,
Le controindicazioni che si possono incontrare sono poche e principalmente collegate ad un uso scorretto delle tecniche che possono, se non applicate correttamente e con conoscenza di causa, sovraccaricare oltre il lecito particolari zone della fisiologia dell'individuo turbando o disturbando l'armonia del suo complesso fisiologico.
Un'altra pratica attualmente abbastanza in voga (ahimè, anche in questo campo esiste la moda!) è il Reiki, proveniente dal lontano Giappone.
Diversamente da altre medicine alternative il reiki come forma curativa è nato soltanto in tempi piuttosto recenti, anche se la sua base teorica affonda le sue radici in concezioni che sono vecchie di secoli, se non addirittura di millenni e che presuppongono come substrato teorico di partenza l'esistenza di un energia vitale universale (il “ki”) che viene ritenuta essere presente come forza spirituale all'interno di qualsiasi manifestazione della Realtà.
Secondo tale medicina ogni individuo ha la possibilità di entrare in contatto e dirigere o governare tale forza vitale con la propria volontà per indirizzare il ki in maniera curativa verso le zone del corpo che abbisognano di essere curate, arrivando a mettere in atto processi interni di autoguarigione.
Se pure tale concetto può essere in parte accettato (non è poi così lontano, ad esempio, dalla concezione del lavoro compiuto dal sistema immunitario per difendere o contrastare l'influenza di agenti patogeni che cercano di destabilizzare l'equilibrio interno del corpo fisico dell'individuo) tuttavia esso presta il fianco a molte critiche, specialmente nel momento in cui si è cercato di dare al reiki funzionalità alquanto aleatorie e “spettacolarmente” fantasiose, quali la possibilità di guarire a distanza, finendo con lo sfociare in collegamenti con pratiche magiche poco credibili.
Certo, l'affermazione dell'esistenza di un'energia vitale universale dà adito a immaginare la possibilità di proiettare la propria volontà in qualsiasi punto della Realtà e di usarla per modificare porzioni di tale energie nel senso voluto (cosa teoricamente ammissibile), se non che, personalmente, mi sembra una semplificazione un po' facilona che conduce a falsi sensi di potenza o a pericolose illusioni: certo, chiunque, con un bisturi in mano può praticare un taglio in un corpo ma da lì a sapere come, dove, quando e in quali condizioni tagliare per non finire col produrre più danni che benefici, il passo, a mio parere, è davvero molto lungo.
E' un po' lo stesso concetto che le Guide in passato hanno espresso a proposito della magia: teoricamente è possibile operare “magie”, il problema è che bisogna sapere in maniera precisa e approfondita come farlo, altrimenti non vi è alcun risultato se non quello di vivere di illusioni e di autoconvincersi, anche contro ogni logica, che i cambiamenti che si notano sono l'effetto della propria azione “magica”.
Credo che sia indubbio che nel caso del reiki possa avere buon gioco sull'osservazione di presunti risultati curativi l'effetto placebo, ma vorrei anche aggiungere che il posizionamento del reiki all'interno di spunti magici e di teorie talvolta anche un po' strampalate può indurre le persone sprovvedute a cadere in balia di sedicenti Maestri del Reiki, con tutte le problematiche di suggestione e di condizionamento psicologico che da ciò possono conseguire.
Non si può fare, ovviamente, di tutta un'erba un fascio ma mi permetto di suggerire una buona dose di cautela e di non perdere di vista il principio fondamentale nell'affrontare questo tipo di cose, ovvero il buon senso.
Non vorrei sembrare troppo negativo con le mie affermazioni precedenti, così vi dico che, secondo me, con questa pratica si possono ottenere dei risultati (anche se non certo eclatanti o realmente risolutivi di situazioni patologiche) che si riducono, però, a una benefica osservazione di se stessi, al far propria la concezione che si è parte di un tutto e che è sempre utile perseguire la ricerca dell'equilibrio e dell'armonia non solo al proprio interno ma anche all'interno del proprio ambiente e della società in cui si conduce la propria vita.

L'ultima medicina di cui vi vorrei parlare è la medicina che ha le sue radici nell'antroposofia di Rudolf Steiner.
Rudolf Steiner ha seguito per alcuni anni la Società Teosofica dalla quale si è poi staccato in seguito a divergenze concettuali, arrivando a fondare una propria scuola di pensiero denominata appunto antroposofia.
I suoi studi esoterici sono alla base delle sue teorie che tendono a riportare l'attenzione dell'individuo ad una visione più allargata della spiritualità che non comprenda solo il ristretto ambito individuale ma che consideri l'individuo come una parte microcosmica di una spiritualità che, invece, è di tipo macrocosmico.
In Antroposofia è centrale la concezione di base dell'essere umano (di chiara provenienza teosofica, scuola che, d'altra parte, ha attinto a piene mani dalle filosofie orientali, in particolare quelle di origine indiana) come un'unità composta da quattro componenti corporee che vanno dal corpo fisico al corpo spirituale, e l'idea che la malattia sia il risultato da una disarmonia tra le quattro componenti dell'individuo e, di conseguenza, sia il sintomo rivelatore di uno squilibrio interiore che non è più solamente fisico ma anche emotivo, psichico e spirituale.
Per cercare di ricreare l'equilibrio perduto l'antroposofia percorre diverse strade: una di queste è la somministrazione di farmaci per la maggior parte di origine naturale (e molti ritengono questo approccio molto simile a quanto proposto dalla medicina omeopatica). Ma, considerata la filosofia di base dell'antroposofia, l'uso dei farmaci non può essere considerato l'unica via percorribile perché limitato alla parte fisica dell'individuo che, invece, per l'antroposofia è ben più complesso e articolato nella sua struttura.
Per completare e integrare il trattamento con farmaci la medicina antroposofica ha allora escogitato degli strumenti di supporto e completamento strutturando una terapia complessa (e molto individualizzata, anche se basata su uno schema generalmente valido per qualsiasi individuo) che contempla sia l'uso di tecniche accessorie particolari, specialmente di tipo psicologico e proiettive, come l'arteterapia, sia l'impiego di diete, massaggi, bagni e via dicendo, con lo scopo, come accennavo prima, di “soddisfare” e risolvere gli squilibri di tutte le componenti dell'individuo e non solo quelli della sua parte strettamente fisica.
Come potete immaginare non si tratta di un tipo di terapia che possa diventare autogestita (a differenza di quanto proposto da altre medicine, come ad esempio il Reiki), ma deve essere seguita e prescritta dagli operatori specializzati.
Ovviamente non è il caso che io mi addentri maggiormente nella questione, dal momento che quello che ci interessa di più è sapere se tale medicina possa ottenere dei risultati validi oppure no.
Anche in questo caso – come accaduto per le varie medicine alternative che abbiamo considerato – dal punto di vista scientifico non esistono prove di una reale efficacia terapeutica, se non per le risultanze che possono essere facilmente fatte risalire a remissione dei sintomi grazie ai meccanismi fisiologici interni del corpo dell'individuo o all'onnipresente effetto placebo, vero e proprio “deus ex machina” della medicina ufficiale nei casi in cui non trova un altro tipo di spiegazione scientificamente accettabile.

Prima di salutarvi, vorrei per un attimo ancora soffermarmi su questa “classe” di medicine che abbiamo appena osservato in relazione agli insegnamenti che ci sono stati dati in questi decenni dalle Guide.
Indubbiamente in tutte le loro teorie di base possono essere ritrovati molti dei concetti che compaiono anche nell'insegnamento dei nostri Maestri, i concetti di armonia ed equilibrio sopra tutti.
La differenza principale risiede, a mio avviso, in una visione più ampia e più onnicomprensiva – senza mai perdere di vista la logica e il buon senso – nella quale tutto può essere ricondotto in maniera tale da permettere di trovare sempre una concatenazione di causa ed effetto che colloca tutto ciò che riguarda l'individuo in una dimensione che veramente lo determina come parte integrante di un disegno molto più ampio di quello limitato del suo essere “qui e ora” all'interno del piano fisico.
Nel corpo dell'insegnamento delle nostre Guide può essere, secondo me, trovata ogni risposta che si va cercando, senza dover fare rocamboleschi atti di fede o senza affidarsi a teorie “magiche”, e il poco che può restare oscuro alla nostra osservazione, a mio parere, è principalmente dovuto a nostri difetti di ragionamento o di capacità di sintesi (oltre, ovviamente, alla nostra tendenza a essere estremamente soggettivi e, quindi, poco obiettivi). (Francesco)
 
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