Placebo, nocebo e terapie a base vibratoria, 17 giugno 2016 - Francesco

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 19/6/2016, 09:04




Fino ad ora mi sono occupato della medicina tradizionale che, basandosi principalmente sulla somministrazione di sostanze quasi sempre di sintesi, mi ha permesso di lasciare un po' nell'ombra il fatto che l'individuo non è costituito dal solo corpo fisico ma che tutto ciò che lo riguarda (e quindi anche le varie malattie da cui può essere colpito) è originato quanto meno dall'interconnessione tra il suo corpo fisico, la sua emotività e il suo raziocinio... lasciando da parte, per non complicarci troppo le cose, l'influenza derivante dalle necessità karmiche e dagli equilibri interni alle energie cosmiche in cui il microcosmo umano si trova a sperimentare la sua vita.
Ma, adesso che affronteremo alcune delle molte medicine alternative a disposizione dell'uomo, il discorso dovrà per forza di cose farsi più ampio, dal momento che pressoché tutte queste terapie alternative tengono in grande considerazione l'individuo nell'insieme delle sue componenti, cosicché la sfera emotiva e quella psichica diventano elementi di cui tenere maggiormente conto rispetto a quanto fatto fino ad ora.

Prima, però, di dedicarci al nocciolo della nostra disamina delle principali medicine alternative, ritengo che sia necessario chiarire alcuni punti che costituiscono la base di quello che affronteremo e ritengo non siano affatto trascurabili nel cercare di aiutarvi a crearvi delle opinioni personali.

Il primo punto che vorrei sottolineare è il fatto che quasi tutte le medicine alternative vengono solitamente trattate con sufficienza (quando addirittura non con derisione) dalla medicina ufficiale che le ritiene generalmente inaffidabili e non valide, portando come argomentazione a sostegno il fatto che nessuna delle varie ricerche condotte su di esse ha evidenziato elementi tali da poter affermare che esse conseguano dei risultati terapeutici degni di nota.
Anzi, è opinione comune in ambito “scientifico” che anche ove vi siano stati dei risultati essi sono dovuti non tanto alla terapia seguita quanto al famoso “effetto placebo”.
Tale posizione intransigente è facilmente comprensibile nel momento in cui ci si ricorda l'enormità degli interessi economici in gioco per quanto riguarda la salute dell'uomo e l'influenza che tutte le grandi case produttrici di farmaci esercitano sulla gestione della sanità mondiale.
Il mio buon senso (e mi auguro caldamente che sia così anche per il vostro) mi induce a pensare che è difficile fare affidamento sulle ricerche portate come prove inconfutabili della non validità delle varie medicine alternative: ci sono molti modi per far dire alle statistiche commissionate quello che si desidera, dalla scelta dei campioni della popolazione esaminati alla prospettiva usata per analizzare i dati raccolti.
Dal momento che ho avuto la fortuna di poter essere osservatore “non-visto” della maniera in cui la maggior parte di tali ricerche viene manipolato a seconda degli interessi che devono tutelare – e questo persino per quelle ricerche che fanno capo all'Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè l'ente che dovrebbe essere al di sopra di ogni parte per garantire la protezione della salute dell'umanità -, mi sento in grado di affermare che distinguere, come si suol dire, il grano dal loglio in quelle ricerche è abbastanza difficile quando non addirittura impossibile, cosicché in coscienza non mi sentirei proprio di attribuire ad esse una gran validità.
Prima di essere mal interpretato, tuttavia, vorrei specificare che non intendo, con queste mie parole, affermare che le medicine alternative hanno una forte componente di validità non riconosciuta dalla medicina ufficiale, ma solo che ognuno che intende provare una di tali alternative curative non si deve lasciare condizionare da ciò che legge o viene detto ma deve quanto meno provare direttamente, sulla propria pelle, l'efficacia che esse possono dimostrare, e poi trarre le sue personali conclusioni.

Arrivati a questo punto, ecco che ci troviamo davanti a quell'altro elemento frequentemente messo in campo dai detrattori che è il cosiddetto “effetto placebo”.
Ma che cos'è l'effetto placebo?
Come abbiamo visto in precedenza il microcosmo dell'individuo è formato da molteplici elementi che ne formano il tessuto e permettono la sua sopravvivenza all'interno dell'ambiente in cui si trova a compiere la sua esperienza di vita.
La sua fisiologia gestisce i laboratori chimici interni del corpo e regola i flussi e la produzione delle componenti biochiMiche che risultano necessarie all'individuo per poter interagire con il mondo fisico in cui si trova ad operare, attivando, per esempio, le difese immunitarie e procedendo a regolare la maggiore o minore produzione di determinate sostanze in funzione dell'equilibrio fisiologico del corpo dell'individuo.
Attraverso alla sua reattività emotiva, d'altra parte, l'essere umano è messo di fronte alle sue reazioni nei confronti delle esperienze che si trova a dover affrontare, trovando la spinta a interagire con esse e a non essere un semplice spettatore degli accadimenti che si trova a dover fronteggiare, bensì ad essere un attore, spesso protagonista (talvolta anche in maniera eccessiva, quando l'Io prende in mano le redini del comando) all'interno del suo vissuto.
Tale protagonismo viene modulato anche grazie alle elaborazioni compiute dalla sua sfera psichica grazie alle quali l'individuo viene messo in grado di poter operare continuamente delle scelte reattive che aiuteranno il microcosmo umano a seguire la sua traiettoria di vita e a proseguire la sua acquisizione di dati per – come ormai sappiamo bene – avanzare nel suo percorso evolutivo.
L'effetto placebo (e l'effetto “nocebo” del quale per altro non si fa mai cenno, pur avendo, in fondo, la stessa importanza dell'effetto placebo dal momento che ne è l'esatto contrario) si colloca proprio all'interno di quest'insieme di processi che appartengono al sistema microcosmico dell'uomo e nasce in misura variabile per ogni individuo dall'interazione tra le tre componenti dei corpi inferiori (fisico, astrale e mentale).
Ma come si può, nella maniera più semplice, definire cosa sia l'effetto placebo?
Si può dire che esso sia considerabile come l'insieme delle reazioni fisiologiche, emotive e psichiche che l'individuo mette in atto di fronte ai problemi che si trova ad affrontare, mettendo in moto meccanismi che stimolano le reazioni fisiche, emotive e psicologiche di cui necessita per continuare la sua immersione nell'esperienza. Tali reazioni a loro volta stimolano le componenti del corpo umano a reagire positivamente o negativamente (da questo predisposizione negativa deriva il termine “nocebo”) a quanto si trova ad affrontare.
Perché è importanze in ambito medico?
Perché la convinzione e l'aspettativa che un certo intervento terapeutico possa o non possa avere un effetto di qualche tipo, prepara le componenti del corpo a reagire positivamente o negativamente alla terapia che viene adoperata e, di conseguenza, già di per sé produce l'attivazione delle migliori condizioni reattive dell'intero microcosmo oppure delle barriere che a loro volta rendono, invece, il microcosmo individuabile refrattario ai cambiamenti.
Se vogliamo fare un esempio pratico, anche se semplicistico, la persona che ha scelto di ubriacarsi e che è convinto di cadere facilmente in preda Agli effetti degli alcoolici si ubriacherà molto più velocemente (effetto placebo) e ingerendo una minore quantità di alcool rispetto alla persona che è convinta di non potersi ubriacare (effetto nocebo).
Da questo esempio che ho appena fatto (certamente un po' insulso, ma non ho trovato niente di meglio, quindi perdonatemi per la mia poca originalità) si capisce chiaramente la stretta correlazione che c'è tra stato emotivo, processi intellettivi e fisiologia dell'individuo.
D'altra parte non devo certo mettermi a spiegarvi quello che ormai dovreste sapere bene, visto i tanti messaggi che sono stati dedicati dalle Guide a cercare di farvi comprendere la provenienza, la nascita e l'espressione dei vari effetti somatici all'interno del microcosmo umano individuale.
Quello che vorrei sottolineare, però, è il fatto che il concetto di effetto placebo non è usabile limitatamente solo a quello che riguarda il rapporto tra l'individuo malato e la sua disposizione interiore verso la possibilità che un qualche tipo di cura possa o meno funzionare, ma che esso è valido ed applicabile a tutto l'insieme delle reazioni dell'individuo verso ogni tipo di esperienza cui va incontro, risultando, così, generale e valido all'interno di ogni microcosmo umano.
Di conseguenza, mi permetto di affermare con una certa sicurezza che – restando nell'ambito particolare su cui ci stiamo soffermando, ovvero le varie terapie mediche – l'effetto placebo è presente e ha una sua funzione importante anche quando si osservano le reazioni individuali ai farmaci adoperati dalla medicina tradizionale, aldilà della semplice costituzione o predisposizione fisiologica dell'individuo verso le varie sostanze che possono essergli somministrate.
Per fare, come mio solito, un esempio terra-terra, il ricevere una cura da parte di un medico del quale si ha fiducia, predispone i meccanismi interni ad avviare quei processi che possono coadiuvare o aiutare l'efficacia del farmaco somministrato.
E' anche per questo motivo che, se ricordate, in precedenza avevo stigmatizzato la perdita di un reale rapporto “umano” tra medico e paziente, rapporto, secondo me, essenziale per ottenere i maggiori benefici dalle cure che vengono somministrate alle persone.
Questo può anche essere giudicato un ragionamento semplicistico e banale, eppure io lo ritengo di notevole importanza, proprio in conseguenza dell'effetto placebo che viene in essere grazie dalla formazione di un rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Dopo questa lunga – e forse anche un po' noiosa per tutti voi – digressione, incominciamo ad esaminare alcune delle terapie alternative possibili, partendo da quelle terapie che ho deciso di denominare “terapie a base principalmente vibratoria” in quanto cercano di adoperare alcune proprietà vibratorie della materia.
Il campo è molto vasto e variegato e ho deciso di scegliere, per iniziare, tre generi di terapia che permettono di fare dei discorsi che ritengo possano essere interessanti in quanto riferibili anche a concetti che le Guide hanno espresso abbastanza recentemente: cromoterapia, cristalloterapia e musicoterapia.

La cromoterapia ha come scopo quello di usare le vibrazioni proprie dei colori a scopo terapeutico.
La base teorica, in soldoni, si fonda sull'idea che i vari colori possano aiutare il corpo fisico, la sfera emotiva e quella psichica a raggiungere l'equilibrio naturale che l'individuo potrebbe aver perso trovandosi, così, a subire una diminuzione delle sue capacità reattive, restando maggiormente indifeso di fronte alle problematiche che si trova a dover affrontare.
Detta così, bisogna proprio dire che ci si trova davanti a una base teorica molto fragile e anche approssimativa e semplicistica, elementi negativi che la medicina tradizionale non ha esitato a sottolineare, supportata dal fatto che non vi è stato alcun riscontro positivo nelle diverse ricerche cliniche che sono state fatte.
Certo, secondo quanto abbiamo appreso dall'insegnamento più recente, l'accostamento dei vari colori alle percezioni, sensazioni e persino pensieri dell'individuo esiste (d'altra parte, come sappiamo, ogni vibrazione ha degli effetti di qualche tipo, specialmente se interagisce con altre vibrazioni, sommandosi ad esse o stemperandone l'azione) tuttavia credo che arrivare a pensare che vestirsi di azzurro o di rosso possa portare a un'efficacia terapeutica di qualche tipo il passo sia veramente un po' azzardato.
Senza dubbio certi colori predispongono l'interiorità dell'individuo a particolari condizioni (per esempio vivere in campagna, in mezzo al verde, predispone l'individuo a sentirsi più vicino alla natura e ai suoi tempi e, se ci pensate, il modo di affrontare la vita di chi vive in campagna ha dei tempi molto più tranquilli e dilatati rispetto a quelli delle persone che vivono, magari, in zone altamente cementificate) ma le vibrazioni dei vari colori non sono mai così potenti e influenti da interferire in maniera più che apprezzabile sullo stato generale dell'individuo; tuttalpiù, a mio avviso, possono influire sull'umore e sull'emotività dell'individuo o facilitarne la lucidità di ragionamento e, quindi, operare in maniera limitata su aspetti particolari del microcosmo dell'essere umano.
Non ritengo, di conseguenza, che attraverso le vibrazioni emesse dei colori si possa davvero ottenere un reale effetto terapeutico su qualsiasi tipo di malattia fisiologica mentre qualche risultato può, invece essere raggiunto adoperando il colore specialmente nei confronti della sfera emotiva individuale, specialmente se viene fatta la giusta correlazione tra tipo di vibrazione del colore e la sua percezione da parte dell'individuo, in special modo se vengono collegate alla simbologia che l'individuo associa a quel particolare colore, diventando, così, per lo meno uno strumento di indagine utile, in special modo per psicologi o psicoterapeuti

Analoghe considerazioni possono essere messe in campo per quello che riguarda la cristalloterapia.
Derivazione diretta della magia popolare e delle varie teorie alchemiche, la cristalloterapia ritiene che si possano ottenere degli effetti terapeutici adoperando i campi energetici (e, quindi, vibratori) dei minerali, riportando in essere antiche credenze molto fantasiose, secondo le quali ad ogni individuo può essere accostato un minerale (curiosamente quasi sempre prezioso, difficilmente chi si occupa di queste cose dirà mai a qualcuno che il suo minerale “personale” è il gesso o l'arsenico) principalmente con la funzione, come nel caso che abbiamo visto in precedenza, di ristabilire l'equilibrio interiore dell'individuo.
Anche in questo caso devo dire che le vibrazioni in gioco sono veramente molto basse e insufficienti a smuovere in maniera importante il complicato sistema vibratorio dell'essere umano, così penso che non vi sia una reale possibilità di ottenere degli effettivi risultati terapeutici importanti, se non quelli legati strettamente a ciò che l'individuo ritiene che gli faccia o non gli faccia effetto, smuovendo al suo interno quell'insieme di meccanismi di predisposizione in senso positivo o negativo verso la presunta terapia che, come abbiamo visto, viene comunemente definito effetto placebo.
Ovviamente non esistono delle prove scientifiche che possano essere portate a favore della cristalloterapia.
Per quello che riguarda i possibili riferimenti all'insegnamento delle Guide l'accostamento che può venire immediatamente alla mente di tutti noi che l'abbiamo seguito per così tanti anni è il fatto che ogni individualità, nel suo percorso evolutivo all'interno del mondo fisico, ha attraversato per lungo tempo, agli inizi del suo cammino, la forma minerale.
Così viene da chiedersi quali tracce ha lasciato tale percorso nella formazione dell'individualità che è arrivata a incarnarsi in un corpo fisico umano e se e quanto tali tracce possano avere ancora, raggiunta la forma umana, un'importanza di un certo rilievo.
Come sappiamo, ogni passaggio nelle varie forme di vita lascia un imprinting nell'individuo, formando un percorso che lo porta ad essere così com'è nella forma incarnativa umana.
Io credo di aver capito che tale imprinting non sia più che un larvato e inconsapevole insieme di vibrazioni che vengono ormai sovrastate e tenute in disparte come preziose e indispensabili per la storia evolutiva individuale, tuttavia ormai relegate a un sottofondo che scarsa influenza può avere sulle dinamiche molto più complesse che rendono l'individualità dell'essere umano scarsamente raffrontabile con ciò che è stata nel suo più lontano passato.
Per fare un esempio più facile - perché molto più recente nella storia dell'individualità che si sta incarnando - il suo esistere nel passato come forma animale gli ha lasciato qualche forma di imprinting che ha iscritto nel suo modo di essere alcune delle caratteristiche che più ha posseduto nelle varie forme animali che ha sperimentato, ma credo di aver capito - studiando i messaggi dell'insegnamento - che su tali imprinting, con l'avanzamento dell'evoluzione dell'individuo, agiscano in maniera preponderante fattori più complessi e più affinati quali l'ampliamento graduale del sentire con le maggiori comprensioni che porta con sé.
Tali fattori finiscono inevitabilmente col modulare la rilevanza attiva di tali imprinting al proprio interno, lasciandoli agire solamente nelle occasioni in cui la necessità delle esperienze da affrontare lo richiede, altrimenti li lascia, presenti ma inespressi, nella sua interiorità.
In conclusione non rilevo né la necessità né l'utilità di fare ricorso a un tale tipo di teorica terapia... fatta salva la curiosità individuale di provare a sperimentare qualcosa di inusuale che stimola la propria curiosità.
Ma questa, ovviamente, è solo la mia idea in proposito.

Tra le terapie a base vibratoria non posso non parlare anche della musicoterapia, considerato anche il fatto che la musica – specialmente tra i giovani – è diventata uno degli stimoli sensoriali più generalmente apprezzati e adoperati.
L'uso della musica e del suono a scopo terapeutico è sempre stato presente nelle culture umane fino dagli albori della civiltà, probabilmente – secondo me – dal ragionare sulle reazioni che provocavano nell'individuo i rumori insolitamente forti, inaspettati o inconsueti in natura (come, per esempio, la paura susseguente al rumore del tuono) induce l'osservatore ad applicare al suono aspetti magici e religiosi, rafforzati con la scoperta della riproduzione di suoni musicali attraverso strumenti musicali in grado di esprimere più facilmente sensazioni non solo negative ma anche positive.
Nei secoli più recenti la musicoterapia ha trovato una sua collocazione nel novero delle terapie – principalmente in ambito psicologico, ma non solo – che in qualche modo vengono accettate anche dalla scienza medica tradizionale, anche se viene considerata comunque una terapia di supporto e non di reale risoluzione delle problematiche del paziente.
Ovviamente, osservando tale terapia dal punto di vista dell'insegnamento, troviamo diversi punti di contatto: in un messaggio recente è stato detto che ogni vibrazione che attraversa la materia del Cosmo è accompagnata da vibrazioni di tipo sonoro. Tali vibrazioni impregnano, dunque, tutta la Realtà e tutta la materia che la compone, trasmettendosi in essa anche se, spesso, ad una soglia di percezione troppo alta o troppo bassa rispetto alle possibilità percettive dell'individuo incarnato.
Difficilmente, allo stadio attuale dello studio della musicoterapia, si può ritenere che essa possa servire per risolvere problematiche fisiologiche ad ampio raggio, tuttavia mi piace pensare che in futuro ci potrebbero essere sviluppi importanti per trasferire i benefici che le vibrazioni sonore possono portare alla psiche dell'individuo anche in ambito più strettamente fisiologico: le tecniche degli ultrasuoni e gli interventi col laser (fatti sì con vibrazioni luminose ma, come ci è stato presente, accompagnate anche da vibrazioni sonore) sono, secondo me, un passo che può portare a risultati impensati fino ad ora...
Come potrete intuire la mia opinione sulla musicoterapia è positiva, anche perché soddisfa quegli elementi di base che, come ho detto e ripetuto, per me sono essenziali per potenziare i risultati ottenibili con una terapia, quali lo stabilirsi del rapporto di fiducia tra paziente e musicoterapeuta, la necessità di centrare sul paziente e sulle sue reali problematiche il tipo di suono e di armonia con cui operare ritornando, in questo modo, a rendere il paziente e non la terapia la figura centrale dell'intera operazione curativa.
Penso che tutti voi vi siate resi conto nel corso della vostra vita delle associazioni non solo emotive ma anche fisiche e fisiologiche con i suoni e con la musica in particolare: spesso una musica fa sentire l'individuo allegro, sereno, arrabbiato, combattivo o depresso stimolando tutte le emozioni presenti nell'arcobaleno emotivo dell'individuo e questa stimolazione proveniente dall'esterno arriva non solo a riflettersi sul pensiero dell'individuo ma anche anche a influire sulle sue reazioni somatiche. Si tratta, evidentemente, del coinvolgimento provocato dall'onda sonora nei vari corpi inferiori dell'incarnato che trovano assonanze vibratorie con i suoni percepiti alle quali essi reagiscono in un complesso intreccio di risonanze e di complementarietà vibratoria.
Il neo principale lo possiamo trovare ancora una volta nell'effetto nocebo: perché la musicoterapia riesca ad influire ai vari livelli di profondità è necessario che il paziente sia disponibile all'ascolto o alla riproduzione dei suoni e che ritenga che tale terapia gli possa servire. Se così non accade ogni corpo inferiore dell'individuo che viene sottoposto alle vibrazioni sonore metterà in atto quei meccanismi di resistenza e di ostacolo che renderanno i risultati ottenibili poco interessanti.
Il discorso, ovviamente, sarebbe molto lungo, ma penso che ognuno di voi, con un po' di buona volontà, se gli interessa farlo, può ampliarlo, così mi fermo a questo punto, riservandomi di rispondere in seguito ad eventuali domande che i miei ragionamenti vi avranno fatto sorgere. (Francesco)

Edited by Moderatore sez. Messaggi - 19/6/2016, 21:53
 
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