Posts written by LucianoB.

view post Posted: 23/10/2010, 21:29 Equilibrio tra i 3 corpi inferiori - L'Insegnamento Etico
CITAZIONE (Bam-bù @ 23/10/2010, 00:17)
Ciao a tutti! Sono Mirko, meglio conosciuto come figlio della Ida!
Sono un nuovo!!! Da ieri.

Sto seguendo la discussione da ieri e la trovo molto interessante. Mi trovo anch'io in linea con l'idea dell'equilibrio tra i corpi...
Spero di non dire delle banalità visto che non sono molto preparato in materia....
Ma mi chiedevo se può esserci una dinamica che mette in relazione l'emotività con l'insicurezza.
Se penso all'emotività intesa come coinvolgimento, quando ci si commuove guardando un film per esempio...questa associazione non la trovo molto valida...
La trovo valida invece in altre situazioni, come per esempio, quei momenti in cui l'emotività è accentuata.
Se una persona viene esposta a degli stress e non riesce ad elaborare e a metabolizzare rezionalmente certi dati perde lucidità, succede come un black-out, che può terminare con un nodo in gola, un pianto o una crisi isterica.
Potrebbe essere un picco? come nel caso della Rabbia?
Non credo di essermi spiegato tanto bene... ma forse l'insicurezza è semplicemente una causa di disequilibrio tra i corpi inferiori!

Ciao, non avevo pensato alla genesi dell'insicurezza in questi termini, cioè come un disequilibrio dei corpi. Riflettendoci credo che sia valida come idea. In effetti qui sul piano fisico se non esiste "collaborazione", oppure ne esiste poca tra il pensiero e il desiderio, l'azione che andremmo ad affrontare sarà carica di incognite, incertezze, che possono creare appunto insicurezza.
Luciano
view post Posted: 23/10/2010, 21:11 Il sentire - L'Insegnamento Filosofico
CITAZIONE (secci tina @ 23/10/2010, 18:36)
Certamente il processo della comprensione comprende anche le fasi della conoscenza e della conapevolezza , ma queste ultime sono ( almeno mi sembra di avere capito così ) attività mentali . Grazie .

Ciao, secondo me il discorso della consapevolezza non va inteso come un qualche cosa di unico, monolitico, ma va collocato al piano a cui si fa riferimento. Con altre parole e con caratteristiche ovviamente diverse, esiste una consapevolezza per ogni piano di esistenza, cioè consapevolezza fisica, astrale, mentale ed akasica, e fermiamoci qui poiché si potrebbe continuare con i piani e quindi con le diverse consapevolezze.

Luciano

Edited by Odisseo76 - 24/10/2010, 12:04
view post Posted: 20/10/2010, 06:14 Equilibrio tra i 3 corpi inferiori - L'Insegnamento Etico
CITAZIONE (Fabio Sal @ 19/10/2010, 20:20)
ciao a tutti,

mi piacerebbe riuscire a fare chiarezza sugli equilibri tra i vari corpi.
Questa mia richiesta nasce dal fatto che spesso si parla di persone "mentali" e di persone "emotive", ma non tutti sono d'accordo sul significato di queste caratteristiche.

Spesso sento dire:
- che una persona è "mentale" quando la razionalità sovrasta l'emotività tenendola troppo controllata
- che la persona è "emotiva" quando l'emotività viene manifestata spesso e magari anche impetuosamente.

Io invece penso che siano entrambi, semplicemente, sintomi di disequilibrio tra i 3 corpi inferiori.

cosa ne pensate voi?

Sono tra quelli che usano spesso una semplificazione del tipo quella persona è "mentale", oppure la tal'altra mi sembra "emotiva" di cui parli. Sono d'accordo con te che alla base di una tale "schematizzazione"ci sia un disequilibrio tra i corpi, resta il fatto però che esteriormente l'individuo può essere percepito mentale oppure emotivo. Dal mio punto di vista, si tratta di una traccia da cui partire per cercare di stabilire l'origine di questo disequilibrio. Sul come poi applicare questa "alchimia" per raggiungere individualmente questo equilibrio, beh credo proprio sia necessario fare chiarezza, perchè anche per me la cosa risulta "nebulosa".

Luciano

Edited by Odisseo76 - 20/10/2010, 09:22
view post Posted: 13/10/2010, 06:27 L'osservazione passiva - L'Insegnamento Etico
Nelle ultime sedute, ci è stato spiegato come il circolo messo in atto dall'akasico, per ricevere dati dal piano fisico ai fini di ampliare la nostra comprensione continui ininterrottamente, direi "meccanicamente". Cioè, i particolari bisogni di comprensione stimolano un particolare pensiero, che a sua volta stimola un desiderio oppure un'emozione, la quale ci porterà ad agire sul piano fisico in una ben determinata direzione. In quell'azione ci saranno i dati, molti o pochi dipende, che permetteranno alla coscienza di sistemare un'altro pezzettino di se stesso.

Per osservazione passiva, si può anche intendere non ostacolare il normale flusso di informazioni esistente tra fisico e appunto akasico.

La domanda a questo punto è se è possibile interrompere o rallentare questo flusso di informazioni, ed eventualmente come.

Secondo me, interrompere il flusso di informazioni risulta impossibile, ma rallentarlo, "disturbarlo inquinandolo" credo di si. Questo rallentamento è reso possibile dall'immagine che abbiano di noi stessi sul piano fisico. Per fare un'esempio banale, se io ho di me stesso un'immagine di una persona di "un'alta moralità", tutte le volte che farò, oppure avrò il desiderio di compiere un'azione che va contro questa stessa "moralità", mi impedirò di compierla, evitandomi allo stesso tempo di fornire preziosi dati che mi permetterebbero di comprendere dal punto di vista akasico. Mettendo in atto così un'osservazione attiva, al contrario di quella che ci è richiesta, ossia quella passiva, non giudicante, Il concetto andrebbe sviluppato meglio, ma ora devo proprio scappare a lavorare.

Luciano
view post Posted: 11/10/2010, 17:20 Cominciare da poco e da vicino - L'Insegnamento Etico
CITAZIONE (Daria83 @ 11/10/2010, 14:26)
Per cui va da sè che dobbiamo avere una parte nella società, giusto? E un senso di collettività immagino anche. Il fatto che dobbiamo concentrare la nostra attenzione su noi stessi, non vuol dire necessariamente non fare niente all'esterno. Per cui, per me, cominciare da poco e da vicino, non vuol dire che non si possa continuare un po' più lontano!
Tutt'al più secondo me vuol dire che è meglio sempre guardarsi intorno prima di gettare uno sguardo più in là, ma non che quest'ultima cosa sia per forza sbagliata.
L'ho sparata grossa?? ^_^

Tranquilla, non mi sembra assolutamente che l'hai sparata grossa, ti dirò anzi che con parole diverse secondo me esprimiamo il medesimo concetto. ;)

Luciano

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 20:35
view post Posted: 11/10/2010, 11:59 Cominciare da poco e da vicino - L'Insegnamento Etico
CITAZIONE (Daria83 @ 10/10/2010, 22:47)
Sinceramente le volte che ho riflettuto su questo argomento non ci ho mai pensato in termini di "aiutare", come invece ne è stato discusso qui finora. Onestamente ho sempre dato per scontato che il mio "aiuto", qualunque fosse, sarebbe stato sempre più utile e sincero quando toccavo con mano la situazione. Adozione a distanza, donazioni ad enti o istituzioni che si occupino del "lavoro sporco" al posto mio mi sono sempre sembrate vere e proprie prese in giro (in molti sensi) e non le ho mai prese in considerazione...

Quando ho pensato al significato del "cominciare da poco e da vicino" mi è venuto spontaneo il tema della politica oppure quello delle piccole grandi battaglie sociali dei nostri giorni: la privatizzazione dell'acqua, le grandi opere, l'impatto ambientale delle multinazionali, il recente via libera alla vivisezione dei randagi, ecc. Questioni a cui sono piuttosto sensibile e per cui effettivamente mi batto attivamente.

Ora: io non sono molto ottimista riguardo alla nostra attuale società e sono giunta a credere che per affrontare i nostri attuali gravi problemi (come quelli che ho elencato, che secondo me lo sono), ci vorrebbe una presa di coscienza davvero grande... cosa che richiede tantissimi anni e magari una comunione di intenti. Facile!!! :blink:

Quindi una persona da sola a rigor di logica vale poco o niente quando il cambiamento da farsi è così "collettivo". E allora mi chiedevo: qual è il mio da poco e da vicino in queste situazioni? Beh per esempio: io non compro acqua in bottiglia, mangio biologico, non compro prodotti delle grandi multinazionali e grazie al mio lavoro faccio un po' di informazione riguardo a questi temi, per lo meno nel mio paese, dove posso arrivare. E mi sento serena con me stessa quando nel mio carrello della spesa so che non c'è niente per il quale sia stato fatto del male ad un animale! ^_^ Daria

Ciao Daria, da come hai impostato il ragionamento, credo si possa osservare la situazione del "da poco e da vicino" da un'altra angolazione. Sappiamo che la "realtà" di una cosa, non è solo quella che noi osserviamo, ma è costituita da molte altre "sfaccettature" che molto spesso non cogliamo.

Allora, su ciò che hai scritto, secondo me, e ripeto secondo me, punti l'attenzione su ciò che "sarebbe da cambiare"
all'esterno di noi, nel mondo in cui siamo inseriti, che a noi ovviamente non soddisfa pienamente. In questo caso tu, fai la tua "battaglia" ( per inciso, giustamente, non sto criticando le tue idee), mi sembra di capire, alle multinazionali e ai loro interessi a scapito della collettività, che possono essere interessi economici o di potere. Se avessi interpretato correttamente il tuo pensiero, io credo che non sia quello (cambiare l'esterno) che si intende quando si dice di cominciare da poco e da vicino. Non penso in nessuna maniera che ci venga chiesto di diventare dei moderni Don Chisciotte, poiché la "realtà" esterna, ha le sue regole e leggi di esistenza ben precise, sulle quali (leggi), ben poco possiamo incidere per aiutare il loro "cambiamento". Ritornando a noi, ti ripeto, fai molto bene ad impegnarti in una causa in cui credi, però, penso che alla fine non è che riuscirai a cambiare la realtà esterna (in questo senso hai ragione ad essere pessimista sul cambiamento della società), ma i tuoi sforzi senza altro cambieranno te stessa.
Tutte queste parole che ho speso sopra, per arrivare ad affermare che il cominciare da poco e da vicino, significa secondo me, principalmente, con tutte le difficoltà che conosciamo, cambiare se stessi.

Luciano

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:11
view post Posted: 9/10/2010, 14:36 Cominciare da poco e da vicino - L'Insegnamento Etico
domande:
Spesso si tende ad andare ad aiutare un amico e non ci si accorge che il figlio haun problema. come mai?
Perchè a volte il legame familiare viene dato per scontato?
(Fabio)

Credo che si preferisca andare ad aiutare un'amico perché c'è sempre la famosa gratificazione di mezzo. Consapevoli che per il fatto che l'amico vive da un'altra parte, noi in prima persona non abbiamo (oppure molto difficilmente) contribuito alla formazione del problema stesso. Cosa questa che con un problema di un figlio non può avvenire, anzi proprio il contrario, a livello consapevole o meno, sappiamo benissimo che se un nostro figlio ha un problema difficilmente noi siamo completamente immacolati sulla sua formazione. E andare a vedere le proprie responsabilità non risulta mai piacevole.

Sul dare per scontato il legame familiare, credo incida, in forma sempre più o meno consapevole, il concetto della possessività e mancanza di interesse vero nei loro confronti. Cioè quando ci si sposa, oppure si hanno dei figli, si può dare erroneamente per scontato che per il fatto che sia "mia" moglie, siano i "miei" figli, automaticamente si da per scontato che le cose funzioneranno bene. Sappiamo benissimo quanto sia sbagliato ragionare in questi termini. Infatti qualsiasi tipo di rapporto, e a maggior ragione quelli stretti, ha bisogno di essere alimentato in continuazione, cercando quel sottilissimo equilibrio che permette di soddisfare i propri bisogni rispettando al tempo stesso le persone coinvolte appunto nel rapporto.

Luciano

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:14
view post Posted: 8/10/2010, 19:39 Cominciare da poco e da vicino - L'Insegnamento Etico
Ciao, penso che l'aiuto a distanza tenda proprio a deresponsabilizzarci. Questo perchè aiutando a distanza, ci da la possibilità di credere che stiamo facendo una cosa importante e positiva, senza potere verificare se in effetti è così. Si deve anche considerare che aiutare a distanza significa "dare" quando abbiamo bisogno noi, e non quando magari siamo stanchi e invece effettivamente c'è bisogno del nostro aiuto. Meccanismo che ci fa sentire in pace con noi stessi. Immagina invece che ci poniamo come obbiettivo di aiutare la persona della "porta accanto". Ebbene, presumo che busserebbe alla nostra porta tutte le volte che lei ritiene di avere un bisogno, senza curarsi dei nostri di bisogni ovviamente. Avere la persona a cui abbiamo deciso di dedicare il nostro aiuto, ed essere pronti e disponibili anche quando non lo si è, credo sia una situazione molto diversa e intrigante di quando la persona da aiutare si trova invece a mille miglia di distanza.

Luciano

P.S. mi sono dimenticato di dirvi che ci hanno ripristinatola linea in questo momento, e adesso finalmente dopo un mese ci possiamo connetterci normalmente. Che pena fino a ad adesso. :wacko:

Luciano
view post Posted: 2/10/2010, 18:09 Fare ciò che si sente - L'Insegnamento Etico

Ciao Luciano, non sono sicura che il proprio sentire non possa mai essere in contrasto con il sentire di un altro individuo. Da cosa lo deduci?
Grazie
Luisa





Non ricordo se e quando le guide ne abbiano parlato di questo aspetto, la mia è una pura e semplice deduzione logica. Per comodità ricordo che stiamo parlando del sentire, non di quello che pensiamo sia il sentire.

Allora, nella sua struttura piramidale, il sentire individuale di cui noi rappresentiamo una parte, si può considerare come parte costituente di un'unico "organismo", Dio. Ora, se queste parti costituenti si metessero in lotta tra di loro dando il via a una specie di combattimento o "cannibalismo", arriveremmo al disfacimento dell'organismo di cui tutti faciamo parte. Il che mi sembra altamente illogico perché sarebbe la fine di tutto l'esistente. Facendo un'esempio che tutti (purtroppo) conosciamo molto bene, se paragoniamo il sentire individuale alle cellule del nostro organismo, una volta che queste stesse cellule non cooperano tra di loro, mettendosi anzi in "antagonismo" dando il via a quel processo degenerativo autoimmune conosciuto come tumore, sappiamo benissimo la conclusione a cui si arriverà. Ecco, su queste basi ho tratto il mio pensiero.

Forse questo discorso sarebbe più adatto alla sezione filosofica, ma abbiamo cominciato in questa sede e quindi qui continuiamo oppure finiamo.
Ciao a tutti.

Luciano
view post Posted: 2/10/2010, 09:37 Fare ciò che si sente - L'Insegnamento Etico
CITAZIONE (luisasc @ 1/10/2010, 19:57)
Scusate, ma quando si fa un'azione "sentita" è sempre altruistica? Mi spiego meglio: riprendendo l'esempio della cimice o farfalla che da fastidio, se il mio primo impulso è di farla fuori (e magari lo faccio), questo impulso non potrebbe provenire dal sentire acquisito fino a quel momento? Cioè in poche parole non fa ancora parte del mio sentire il non uccidere un animaletto che mi da fastidio, anche se magari è già acquisito il non uccidere un cane o un gatto.
Poi però non l'uccido perchè "so" che non dovrei farlo, ma questo ancora non fa parte del mio sentire. Sono riuscita a spiegarmi? :wacko:

Ciao, mi risulta impegnativo ciò che chiedi , provo comunque a dirti il mio pensiero.


Credo che l'azione sentita è sempre, relativamente all'ampiezza di quel dato sentire, altruistica. Con altre parole, il mio sentire può essere certamente incompleto, oppure misero, però nel momento in cui si manifesta, relativamente a se stesso, non risulta mai in contrasto con il sentire di un'altro individuo. Invece possiamo verificare nella nostra vita di tutti i giorni quante volte siamo in contrasto , questo secondo me significa che sull'intenzione che sostiene quella particolare azione, c'era l'inquinamento dll'io oltre a una parte di sentire, anche se a noi incarnati quasi mai sembra così.

Tenendo per buone le premesse sopra riportate, in senso generale direi che non è per niente semplice distinguere le nostre spinte interiori, cioè quella del sentire e quella dell'io.
Anche perché il più delle volte quello che "sentiamo", in realtà è quello che crediamo o pensiamo di "sentire", quindi movimenti legati alla mente e all'io.

Continuando con il tuo esempio, può essere come dici che si uccide un animaletto che ci da fastidio perché il nostro sentire ancora non contempla il contrario, ma può benissimo anche essere che si uccide proprio quell'animaletto perché non ci è di nessuna utilità pratica (aspettative dell'io), diversamente dal cane oppure dal gatto.

Mi rendo conto di non essere stato di molto aiuto, questo proprio perchè secondo me, è impossibile tracciare una specie di confine tra la manifestazione del nostro sentire e le volte invece a questo stesso sentire andiamo contro, soddisfando le spinte dell'io. Ciao a tutti,

Luciano
view post Posted: 1/10/2010, 19:48 Lo spirito guida - L'Insegnamento Filosofico
Continuiamo ad avere problemi di connessione, e ovviamente continuiamo a scrivere a singhiozzo.

Su che piano possa agire e quindi risiedere lo spirito guida, anch'io sono propenso a credere che abbia la sua "sede operativa" sull'akasico. Questa collocazione la trovo adeguata perché è dall'akasico, essendo la vera essenza dell'individuo, da cui partono tutte le vibrazioni prodotte dal sentire. Sentire individuale, che essendo ancora incompleto, attraverso appunto alle sue vibrazioni, permette allo spirito guida di individuare i nostri reali bisogni, e "guidarci" verso quelle esperienze che andranno a colmare quella particolare carenza. Non va scordato poi, che le vibrazioni a cui lo spirito guida non sa "decodificare" per sua mancanza di evoluzione, e deve quindi "chiedere aiuto" ad un sentire più ampio (lo spirito guida dello spirito guida), non possono che arrivare al corpo akasico, attraverso appunto al "senso" di quel corpo, cioè il sentire. Mi sa che ho incasinato un po', boh. Ciao a tutti.
Luciano



P.S. Per Elisa: Non sentirti sola, anche noi non ci siamo accorti che la pagina di discussione era cambiata. :wub:
view post Posted: 28/9/2010, 06:13 Lo spirito guida - L'Insegnamento Filosofico
Ciao, sullo spirito guida che viene a sua volta guidato, quello che voi vedete come un "complesso macchinoso" io lo vedo come una giusta e corretta collaborazione tra tutte le componenti in gioco. Trovo anche sia fuorviante il ragionamento "un'entità che guida un'uomo", in quanto, in ultima analisi, anche noi incarnati ci possiamo definire entità, poiché questo siamo. Sulla necessità poi sempre dello spirito guida, io la vedo prima di tutto per il "guidato" in quanto viene "indirizzato" verso determinate esperienze che altrimenti eviterebbe, poi per lo stesso "guidatore", che ha così l'opportunità di verificare quello che ha veramente compreso. L'intervento di uno spirito guida superiore sul "guidatore", altro non è che la dimostrazione pratica di quello che deve ancora comprendere, e magari quando sarà a sua volta incarnato, verrà guidato proprio verso quelle esperienze che gli faranno a sua volta comprendere.

Luciano
view post Posted: 28/9/2010, 06:10 Fare ciò che si sente - L'Insegnamento Etico
Ciao, sul fare ciò che si sente, è vero che la percezione soggettiva riguardo a una data situazione potrebbe diventare una comoda scusa dell'io, credo però, che una corretta osservazione sulle componenti in gioco, per vedere se vengono giustamente considerate e soddisfatte, ci può dare l'idea se stiamo facendo ciò che sentiamo, oppure siamo prede del nostro io. Con altre parole, non sucederà mai che il nostro sentire sia "contro" il sentire di un'altro individuo, sarà diverso certamente, ma mai contro. Allora se il sentire non è mai "contro", in una situazione dove siano coinvolte più persone, se consideriamo le ragione degli altri come consideriamo le nostre, è probabile che in atto ci sia il nostro sentire, se invece diamo poca importanza, oppure non consideriamo afatto le ragioni altrui, beh allora direi che in questo caso siamo sottoposti all'icudine dell'io.

Luciano
358 replies since 23/9/2010