In giovane età la religione cattolica mi coinvolgeva abbastanza, riversavo all'interno di essa molte delle mie energie. Poi, con il passare degli anni, la mia spinta si è spenta, e credo che questo sia stato dovuto principalmente al fatto che la mia attenzione veniva indirizzata verso il mondo dello sport, e anche perché l’insieme delle regole e dei dogmi che cercavano di inculcarmi non erano in sintonia con quello che credevo di provare, almeno così credo. Passavano gli anni, ma al mio interno sentivo sempre come una specie di “vuoto”, di mancanza che non sapevo come colmare. Era attorno al 1985/86 e avevo 30 anni quando, come spesso facevo, entrai in una libreria, e in uno degli scafali vidi un titolo che subito mi colpì: Maestro, perché? del Cerchio Firenze 77, il quale, assieme a molti altri eventi, cominciò lentamente a cambiare la mia vita. Fino a quel momento, io non ero mai venuto a conoscenza che ci potesse essere qualche possibilità che un trapassato potesse comunicare con il mondo fisico, ero completamente a digiuno in questo campo. Il libro mi coinvolse e mi appassionò, e dopo averlo riletto svariate volte, cominciò per davvero la mia “ricerca”. Cominciai a frequentare le varie librerie con il solo scopo di vedere se avevano altri libri di quel cerchio, e fu così che riuscii a procurarmeli assieme a delle cassette con le registrazioni delle “voci” allegate ai libri. Mi ricordo che provavo un certo imbarazzo se quando stavo leggendo uno di quei libri, entrava in casa qualcuno, tanto è vero che mi ritiravo in camera. Gli anni passavano, e stavo così “destreggiandomi” con questo nuovo mondo sconosciuto e per me affascinante; avevo circa 35 anni (erano gli anni 90) quando un giorno andando in auto, cercai nell’autoradio una stazione nuova. Fu una grande sorpresa quando sentii riversarsi nell’auto la voce profonda di maestro Kempis. Passato lo stupore, cercai di capire da dove trasmettesse questa stazione, si trattava di una radio privata situata in provincia di Padova. Ovviamente mi avvicinai, e li conobbi altre persone che si dedicavano alle mie stesse letture. Fu così che sono venuto a conoscenza che a Genova c’era un cerchio ancora in piena funzione, il Cerchio Ifior appunto. Comincio così a procurarmi e leggere i libri di quel cerchio fino a quel momento pubblicati, impresa non facile, visto che erano divulgati solo in forma privata e non in libreria. Fu così che il 20 Maggio del 94 partecipai alla mia prima “seduta” come vengono comunemente chiamate, e da quella volta non ne persi più nemmeno una. Questo è il modo in cui mi sono avvicinato al cerchio, e dopo tutti questi anni, ancora ringrazio chi mi ha permesso di conoscerlo , e soprattutto le impareggiabili persone che nel tempo hanno permesso che le comunicazioni avvenissero. Da subito ho percepito questo ambiente come se mi dedicasse una totale “accettazione”, non saprei come meglio descriverlo, nonostante, essendo la prima volta che partecipavo, la mia curiosità era certo pari alla mia agitazione. Va ricordato che considero la mia vita abbastanza “privilegiata”, nel senso che non ho mai subito sofferenze importanti, se non quelle inevitabili e abbastanza gestibili come quelle della dipartita dei miei genitori; dico questo per aggiungere che il mio avvicinamento al cerchio, penso fosse motivato dalla voglia di conoscenza e non magari sotto la spinta di trovare delle giustificazioni alla sofferenza. Devo riconoscere, adesso, che la mia motivazione prevalentemente “mentale” che mi ha fatto avvicinare al cerchio, pur venendo ampiamente soddisfatta, le nozioni mentali restano solo una piccola parte di tutto quello che nel tempo ho ricevuto. A volte il ritorno a casa era accompagnato anche da un subbuglio interiore dopo che magari una guida mi aveva dedicato un’osservazione “casuale” che certamente colpiva qualche cosa al mio interno che ovviamente non volevo vedere, e che catalogavo come “ingiusta”; tranne poi dovermi, nel tempo e grazie alle esperienze della vita, sempre ricredere sulla giustezza di tali osservazioni. In definitiva, a parole, mi risulta difficile se non impossibile descrivere la sensazione di “completezza” provata durante agli incontri.
Non vorrei dilungarmi troppo, per cui mi fermo.
Ciao a tutti
Luciano
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