L'osservazione passiva

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flavio za
view post Posted on 23/10/2010, 08:11




CITAZIONE (luca_m @ 14/10/2010, 21:44) 
E forse la differenza sta anche nel fatto che non viene ricercata, che non diventa un assillo o un'ossessione della mente e che quindi ha modo di agire come un qualsiasi meccanismo di sottofondo...vi è mai capitato di star facendo qualcosa e poi appena vi ponete attenzione con la mente sbagliate qualcosa?! Secondo me qualche legame c'è ...Luca.

Preziosa indicazione.
L'attenzione "pesante" modifica radicalmente il fenomeno osservato.
Sono a letto e vedo delle immagini che scorrono nel mio schermo interiore. A un certo punto le osservo e svaniscono quasi del tutto. Sto facendo un a piccola fantasia ad occhi aperti, spontanea. Quando la "guardo" svapora.Mi prende un'intuizione che piacevolmente e sottilmente in me si insinua. Quando cerco di prenderla, tradurla in pensiero lineare, si modifica radicalmente. E così via.
C'è un attenzione così leggera che permette ai fenomeni interiori di avvenire senza che li "utilizziamo" ma contemporaneamente li notiamo e ne vediamo il messaggio profondo?
Naturalmente il perchè ( mantenere un'immagine gradita di sè, accrescere i propri pensieri, emozioni e sensazioni, ecc.)e come ( giudizio, confronto, ecc.) deformiamo l'osservazione con i nostri interventi fa parte del gioco necessario ad affinare l'osservazione passiva.Penso.

Edited by Livvy - 24/11/2010, 16:56
 
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view post Posted on 25/10/2010, 11:33

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CITAZIONE (flavio za @ 23/10/2010, 09:11)
Sono a letto e vedo delle immagini che scorrono nel mio schermo interiore. A un certo punto le osservo e svaniscono quasi del tutto. Sto facendo un a piccola fantasia ad occhi aperti, spontanea. Quando la "guardo" svapora.Mi prende un'intuizione che piacevolmente e sottilmente in me si insinua. Quando cerco di prenderla, tradurla in pensiero lineare, si modifica radicalmente. E così via.
C'è un attenzione così leggera che permette ai fenomeni interiori di avvenire senza che li "utilizziamo" ma contemporaneamente li notiamo e ne vediamo il messaggio profondo?
Naturalmente il perchè ( mantenere un'immagine gradita di sè, accrescere i propri pensieri, emozioni e sensazioni, ecc.)e come ( giudizio, confronto, ecc.) deformiamo l'osservazione con i nostri interventi fa parte del gioco necessario ad affinare l'osservazione passiva.Penso.

Mi sembra che ci sia il rischio di confondere quelli che sono gli automatismi dei nostri corpi con le caratteristiche dell'osservazione passiva.
Capita spesso che se si fa un lavoro ripetitivo si finisca col vagare con la mente lasciando che la ripetitività dei movimenti vada avanti da sola e magari, nel momento in cui si riporta l'attenzione su quello che si sta facendo, ecco che c'è un contraccolpo nelle azioni automatiche che prima si compivano senza sforzo, perdendo magari il ritrmo.
Si tratta chiaramente dell'attenzione che, nel passaggio dal mentale al fisico spezza una catena di processi che agivano in sottofondo, quasi come uno sbalzo di corrente che per un attimo provoca una variazione in uno schema ripetitivo.
E' paragonabile all'osservazione passiva? Secondo me no: nell'osservazione passiva la consapevolezza dell'osservatore è collegata direttamente con il corpo akasico, quasi una sua estensione, quindi non influisce sostanzialmente nel suo scollegarsi/collegarsi con le altre materie. Nel caso che ho portato come esempio, invece, la consapevolezza e l'attenzione passano da un corpo all'altro dell'Io, il che è una cosa ben diversa.
Comunque vi sono altri processi automatici, ad esempio il respiro: noi respiriamo senza accorgercene ma nel momento in cui portiamo la nostra attenzione sul nostro respirare non ci sono contraccolpi... questo mi fa pensare che i processi automatici restino tali solo nel caso che siano accettati come necessari e sotto controllo da parte dell'Io.
Quindi ancora una cosa ben diversa dall'osservazione passiva, durante la quale l'Io non dovrebbe essere in grado di influire. Almeno credo.
 
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ArmandoZa
view post Posted on 30/10/2010, 09:08




CITAZIONE (gianfrancos @ 25/10/2010, 12:33) 
...nell'osservazione passiva la consapevolezza dell'osservatore è collegata direttamente con il corpo akasico...

Condivido, ma non dimentichiamoci che l'osservazione include la capacità da parte nostra DI INTERAGIRE...tenendo da parte il nostro IO, il quale sarà presente,per sfumature diverse, in tutte le nostre esistenze.

Chi vive nella mente, vive nell'ego. Quale conseguenza di questa affermazione, la mente che non viene usata per raggiungere i propri perchè interiori,i quali motivano le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre parole, la stessa mente, potrebbe assumere, la funzione di "giudice" , dentro di noi.

Quale è la differenza, tanto per chiarire, tra "l'essere colui che osserva" e il "giudice che è dentro di noi" ? Il Giudice che è dentro di noi dice in continuazione: -questo è bene; questo è male; questa è virtù; questo è peccato;questo è morale, questo è immorale; questo va fatto, questo non va fatto. Il giudice non fa altro che giudicare. Il giudice continua a dare giudizi, a favore o contro. Esso ha idee a priori su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

Il giudice, spesso, ci viene dato dalla società in cui viviamo. Colui che osserva, MENTRE INTERAGISCE, ( è importante l'interazione, altrimenti c'è il rischio di cadere nella psicoanalisi) , non condanna, non biasima e al tempo stesso non mostra segni di apprezzamento. Non valuta minimamente. Si limita ad osservare attraverso alla propria interiorità, ovvero è consapevolezza. Da che cosa è costituita la nostra "interiorità"? E' formata dalle nostre emozioni, dai nostri pensieri, dai nostri desideri, dalla nostra comprensione, dalla nostra coscienza (in via di perfezione), dal nostro carattere. Colui che osserva passivamente, osserva senza interagire con ciò che emerge dalla propria consapevolezza, poichè chi ha il potere di INTERAGIRE, E' IL NOSTRO IO.

Però, al di là di tutta la dottrina, noi dobbiamo accettare il fatto che non possiamo liberarci, fintantochè la nostra coscienza non sarà completamente costituita, dai desideri, dalle reazioni emotive, dai pensieri e quindi dobbiamo necessariamente convivere con essi, poichè questa è la nostra realtà di tutti i giorni. Dobbiano,,credo chiederci che cosa possiamo fare, in virtù anche della conoscenza che ci ha regalato l'insegnamento. La risposta ci ripropone di osservare passivamente i nostri desideri, le nostre reazioni emotive, i nostri pensieri, mentre nascono dentro di noi e si manifestano all'ESTERNO, mediante , appunto, l'agire sul piano fisico. Dopodichè, in considerazione del fatto che la nostra capacità di Osservare passivamente, è più che limitata nel tempo (fisico),nell'ambito di una esperienza che stiamo vivendo nel qui e ora, avremo anche la possibilità di mediare,( magari per il seguito), sul nostro agire e non farci travolgere dalle reazioni emotive e dai nostri desideri, sfruttando la possibilità di manifestare, sul campo, la nostra coscienza. A tal proposito, per la conoscenza di se stessi a livello di coscienza, la nostra "mente" diventa semplicemente un punto di passaggio dei dati che arrivano al corpo akasico, Il nostro corpo aklasico, è stato detto,non pone che una leggera attenzione ai pensieri, ma si basa sull'osservazione delle " reazioni" e delle "azioni" che nascono in tutti i corpi inferiori dell'individuo, nell'affrontare le situazioni che esso individuo stà vivendo sul campo.

Armando

Edited by Livvy - 30/10/2010, 21:47
 
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trizi
view post Posted on 31/10/2010, 17:13




Allora se ho capito bene , l'osservazione passiva può avvenire solo nel qui ed ora, mentre si agisce.
L'osservazione passiva può rivelarci in una nostra azione ,alcuni aspetti che non ci erano chiari di noi. Mi ha chiarito credo l'esempio della telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo interagendo con gli altri e l'ambiente.
Sto parlando ad un collega nuovo e gli sto insegnando, e mentre parlo, metto un poco di lustro al mio operato insistendo di tanto in tanto sulle mie capacita di organizzare, mi faccio un poco bella e brava. In sordina osservo questo, lo lascio passare e continuo il mio parlare.Nel preciso momento in cui sono uscite le parole che metttevano in bella luce me stessa ho guardato per un momento l'obiettivo della telecamera e sono stata consapevole di questa cosa ed ho proseguito..
Se poi voglio ripescare le motivazioni, le emozioni ecc, che questa frazione di secondo ha suscitato in me non è più osservazione passiva, ma il tentativo di giustificarmi. Anche se volendo proseguire... qualche dato lo posso ricavare ugualmente.
Però mi viene una domanda: ma chi è che mette in atto l'osservazione passiva, chi è il regista che gaurda nella telecamera l'azione che si sto svolgendo? La coscienza?
Ciao
Tiziana
 
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view post Posted on 1/11/2010, 08:16
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CITAZIONE (trizi @ 31/10/2010, 17:13) 
Allora se ho capito bene , l'osservazione passiva può avvenire solo nel qui ed ora, mentre si agisce.
L'osservazione passiva può rivelarci in una nostra azione ,alcuni aspetti che non ci erano chiari di noi. Mi ha chiarito credo l'esempio della telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo interagendo con gli altri e l'ambiente.
Però mi viene una domanda: ma chi è che mette in atto l'osservazione passiva, chi è il regista che gaurda nella telecamera l'azione che si sto svolgendo? La coscienza?Ciao
Tiziana

Ciao, secondo me l'osservazione passiva consiste nella capacità di riuscire a fare "tacere", "accantonare" (non saprei come dire) il nostro io. Però, dal momento che siamo inseriti nel piano fisico, credo risulti impossibile isolarci, risultare immuni completamente da ciò in cui di solito ci identifichiamo, cioè l'io. Allora sono propenso a credere che nell'osservazione passiva avvenga come una specie di allineamento dei corpi inferiori, e l'io viene correttamente "usato" in questo caso per portare dei dati come uno "strumento". Allora ritornando alla tua domanda, io credo che non possa essere altro che l'akasico che "guarda dentro la telecamera". Quelle vibrazione che gli arriveranno quando noi sul piano fisico agiamo, e attuiamo l'osservazione passiva, non saranno inquinate dai "bisogni espansionistici" dell'iio appunto. Facendo un'esempio terra terra, l'io è come se avesse un'agenzia di mediazioni tra l'azione sul piano fisico e il terminale Akasico. Tutte le volte che attraverso la sua agenzia "passa" una azione, ne trattiene una parte, appunto la sua mediazione. Ecco, la capacità dell'osservazione passiva, consiste nell'imparare riuscire a "pagare" sempre meno mediazione all'io.

Luciano
 
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ArmandoZa
view post Posted on 1/11/2010, 13:47




CITAZIONE (trizi @ 31/10/2010, 17:13) 
Allora se ho capito bene , l'osservazione passiva può avvenire solo nel qui ed ora, mentre si agisce.
L'osservazione passiva può rivelarci in una nostra azione ,alcuni aspetti che non ci erano chiari di noi. Mi ha chiarito credo l'esempio della telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo interagendo con gli altri e l'ambiente. Sto parlando ad un collega nuovo e gli sto insegnando, e mentre parlo, metto un poco di lustro al mio operato insistendo di tanto in tanto sulle mie capacita di organizzare, mi faccio un poco bella e brava. In sordina osservo questo, lo lascio passare e continuo il mio parlare.Nel preciso momento in cui sono uscite le parole che metttevano in bella luce me stessa ho guardato per un momento l'obiettivo della telecamera e sono stata consapevole di questa cosa ed ho proseguito.. Se poi voglio ripescare le motivazioni, le emozioni ecc, che questa frazione di secondo ha suscitato in me non è più osservazione passiva, ma il tentativo di giustificarmi. Anche se volendo proseguire... qualche dato lo posso ricavare ugualmente. Però mi viene una domanda: ma chi è che mette in atto l'osservazione passiva, chi è il regista che gaurda nella telecamera l'azione che si sto svolgendo? La coscienza? Ciao. Tiziana

Il regista che guarda nella telecamera è sempre e comunque il nostro corpo akasico o della coscienza. Tutto parte dal corpo akasico e tutto ritorna allo stesso- come vibrazione- modificata dall'esperienza. Quindi l'osservazione passiva avviene nel qui e ora, mentre si agisce.Senza l'azione non c'è nulla da osservare. Come individui sul piano fisico , credo sia quasi naturale- ad un certo punto della nostra evoluzione- sentire la necessità, di essere "consapevoli" come esprimere noi stessi nel modo migliore e più utile per la nostra crescita, senza nel contempo essere di danno agli "altri". Raggiungere la capacità di interagire con la realtà (osservazione passiva) mettendo da parte momentaneamente L'iO, credo resti una meta molto importante da cercare di perseguire, con impegno e volontà.


Ciao Armando

Edited by Livvy - 24/11/2010, 16:56
 
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view post Posted on 2/11/2010, 08:31

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CITAZIONE (ArmandoZa @ 1/11/2010, 13:47) 
Il regista che guarda nella telecamera è sempre e comunque il nostro corpo akasico o della coscienza. Tutto parte dal corpo akasico e tutto ritorna allo stesso- come vibrazione- modificata dall'esperienza. Quindi l'osservazione passiva avviene nel qui e ora, mentre si agisce.Senza l'azione non c'è nulla da osservare. Come individui sul piano fisico , credo sia quasi naturale- ad un certo punto della nostra evoluzione- sentire la necessità, di essere "consapevoli" come esprimere noi stessi nel modo migliore e più utile per la nostra crescita, senza nel contempo essere di danno agli "altri". Raggiungere la capacità di interagire con la realtà (osservazione passiva) mettendo da parte momentaneamente L'iO, credo resti una meta molto importante da cercare di perseguire, con impegno e volontà.

Sono d'accordo con quello che dici.
Mi ha colpito la tua frase "senza l'azione non c'è nulla da osservare".
E' strano come a volte basti una frase per metterti in evidenza quello che già sapevi (in teoria) ma che tendevi a dimenticare o a sottovalutare.
Credo che quella tua frase sia un ottimo compendio del concetto che è necessario essere incarnati sul piano fisico per acquisire evoluzione. Questo perchè senza le nostre reazioni e quelle di chi ci sta accanto (reazioni a livello fisico, astrale e mentale sia nostre che altrui) l'akasico non ha i dati per poter osservare in maniera equilibrata e completa quali sono le comprensioni (o le incompresioni) comprese o ancora da verificare.
 
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ArmandoZa
view post Posted on 5/11/2010, 14:53




CITAZIONE (gianfrancos @ 2/11/2010, 08:31) 
Sono d'accordo con quello che dici.
Mi ha colpito la tua frase "senza l'azione non c'è nulla da osservare".
E' strano come a volte basti una frase per metterti in evidenza quello che già sapevi (in teoria) ma che tendevi a dimenticare o a sottovalutare. Credo che quella tua frase sia un ottimo compendio del concetto che è necessario essere incarnati sul piano fisico per acquisire evoluzione. Questo perchè senza le nostre reazioni e quelle di chi ci sta accanto (reazioni a livello fisico, astrale e mentale sia nostre che altrui) l'akasico non ha i dati per poter osservare in maniera equilibrata e completa quali sono le comprensioni (o le incompresioni) comprese o ancora da verificare.

Il concetto che è necessario essere incarnati per acquisire evoluzione è senza meno fondamentale. Altrettanto lo è il discorso del "conosci te stesso", il quale può essere "osservato" su due livelli.
a) conoscenza di se stessi a livello di consapevolezza quale individuo incarnato sul piano fisico. A questo livello si può usare la mente per cercare le proprie motivazioni. Basta rendersi conto che, comunque, si troveranno solamente quelle più superficiali o quelle che, comunque, stanno già affiorando spontaneamente alla nostra coscienza.

b) conoscenza di se stessi a livello di coscienza. A questo livello la mente diventa semplicemente un punto di pasaggio dei dati che arrivano al corpo akasico. Lo stesso corpo akasico basa la propria attenzione sull'osservazione delle "reazioni" e delle "azioni" di tutti i corpi inferiori, in conseguenza alle situazioni affrontate, appunto. (concetto questo già espresso in precedenza).

Armando

Edited by Livvy - 24/11/2010, 16:57
 
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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 3/3/2011, 10:05




L'OSSERVAZIONE PASSIVA


Ci siamo resi conto che l'argomento che abbiamo affrontato è stato un po' ostico in quanto molto difficile da precisare. Comunque le conclusioni cui siamo arrivati sono queste:

1) dobbiamo osservarci mentre agiamo (quindi nel qui e ora), cercando di farlo senza pensare a nulla (e quindi senza il lavorio del corpo mentale) e senza lasciarci coinvolgere emotivamente (quindi senza l'intervento del corpo astrale) arrivando a comprendere cosa c'è alla base dei nostri comportamenti con il corpo akasico, il quale - come sappiamo - è quello che veramente comprende.

2) con losservazione passiva inoltre dovremmo arrivare a non giudicare i nostri comportamenti, ma prenderne soltanto atto, inviando le risultanze di questa osservazone al nostro corpo akasico che in questo modo avrà dei dati nuovi da aggiungere alla sua comprensione, per cui poi agirà di conseguenza, inviando nuovi input al corpo mentale, astrale e fisico per una nuova azione di verifica-conferma di quanto compreso.

3) a differenza dell'osservazione attiva che è strettamnte legata all'io, l'osservazione passiva non diventa un assillo e quindi agisce come un meccanismo di sottofondo.

Poiché è molto difficile mettere in atto questo meccanismo la domanda più assillante che ne è venuta fuori è questa:

1) Può l'osservazione passiva essere messa in atto in automatico, al di fuori cioè della consapevolezza dell'individuo?

Altre domande:

2) L'osservazione passiva può diventare consapevole e se sì, facilita la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza?

3) L'osservazione passiva può essere usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza?

4) L'osservazione passiva è stata paragonata ad una telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo agendo, può essere giusta questa similitudine dando per scontato che colui che guarda nella telecamera è il corpo akasico?

5) Ci sono dei modi per facilitare il verificarsi dentro di noi dell'osservazione passiva? (esempio: la pratica dell'osservazione attiva, che alla lunga diventa passiva senza che ce ne accorgiamo?)

6) Come nel nostro caso di un gruppo di persone che tentano di praticare l'osservazione passiva, può svilupparsi tanto da diventare un archetipo transitorio?


 
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giusca
view post Posted on 3/3/2011, 12:23




Opinioni personali sull’osservazione passiva :

1) Può l'osservazione passiva essere messa in atto in automatico, al di fuori cioè della consapevolezza dell'individuo?

Secondo me sì, perché credo sia da considerare come tutte le altre “comprensioni”, cioè che possono avvenire (iscriversi nel corpo akasico) senza che la mente ordinaria (il corpo mentale) ne sia al corrente.

2) L'osservazione passiva può diventare consapevole e se sì, facilita la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza?

L’osservazione passiva può diventare consapevole nel momento in cui (tramite il corpo mentale) l’individuo si rende conto che la sta già mettendo in pratica, cioè non dà connotati né positivi né negativi e quindi non prova emozioni in merito a ciò che osserva. E se già la mette in atto, significa che i “canali preferenziali” sono già stati creati e funzionano a dovere.

3) L'osservazione passiva può essere usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza?

Non credo si possa parlare di “usarla consapevolmente” quando la si mette in atto spontaneamente, come capacità acquisita; così come la meta non dovrebbe essere semplicemente quella (totalmente egoistica) di “ridurre la propria sofferenza”, bensì quella di imparare a vivere.

4) L'osservazione passiva è stata paragonata ad una telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo agendo, può essere giusta questa similitudine dando per scontato che colui che guarda nella telecamera è il corpo akasico?

Penso di sì (come è stato detto mille volte) ... se è vera “osservazione passiva”, altrimenti non lo è.


5) Ci sono dei modi per facilitare il verificarsi dentro di noi dell'osservazione passiva? (esempio: la pratica dell'osservazione attiva, che alla lunga diventa passiva senza che ce ne accorgiamo?)


Io penso che l’osservazione passiva sia qualcosa da capire correttamente e da imparare (“conoscenza”), senza illudersi che, da sola, alla lunga diventi automatica (“compresa”). Sarà automatica quando farà parte delle proprie capacità acquisite (come andare in bicicletta, guidare l’auto, ecc.).

6) Come nel nostro caso di un gruppo di persone che tentano di praticare l'osservazione passiva, può svilupparsi tanto da diventare un archetipo transitorio?

Mah … personalmente non mi sembra avere importanza stabilirlo. Direi che è come chiedersi se un gruppo che desidera imparare qualcosa (a giocare a carte, a nuotare, a ricamare, ecc.) alla fine crea l’archetipo transitorio degli “allievi di….” (quella data disciplina).
Se è vero che l’archetipo transitorio è formato da un insieme di “convinzioni simili” (giuste o sbagliate che siano), non credo che si formi anche per dei semplici “tentativi” … ma, ovviamente, potrei anche sbagliarmi! :-[:

Giuliana
 
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SerGian
view post Posted on 7/3/2011, 10:18




CITAZIONE (gianfrancos @ 13/10/2010, 15:00) 
Mi aveva colpito molto quando le Guide avevano detto che dovremmo raggiungere, per avere una vera osservzione passiva, una sorta di schizofrenia autoindotta: una parte di noi, quella che "vive" le esperienze - e perciò quella manipolata dall'Io -, attribuendo connotazioni a quello che stiamo vivendo (bello, brutto, giusto, sbagliato ecc.) e un'altra parte che osserva soltanto, senza connotare in alcun modo quello che sta osservando... una specie di registrazione di quello che, sul piano fisico, si sta vivendo fisicamente, emotivamente e razionalmente.
Apparentemente mi sembra una condizione difficile da ottenere.
Poi ho avuto un pensiero: e se non lo facciamo cosa succede? L'osservazione passiva c'è lo stesso o non c'è?
Ragionandoci un po' su sono giunto alla conclusione che l'osservazione passiva è una condizione quasi automatica che, in realtà, tutti abbiamo già, solo che non ce ne rendiamo conto, probabilmente perché è totalmente spontanea.
E, allora, la differenza importante, forse sta nel fatto che non è lasciata in sottofondo, e quindi ostacolata dall'Io e dalle sue pulsioni, ma può diventare più consapevole, facilitando la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza di cui parlava Georgei nella sua definizione.

La definizione "schizofrenia autoindotta", mi sembra possa essere applicata ad un fenomeno che per la prima volta mi è successo parecchi fa, quando ho usato per la prima volta i fiori di Bach, e che da allora si manifesta abbastanza frequentemente anche se in modo inaspettato: è come se ci fosse uno sdoppiamento della personalità, una parte di me agisce nel concreto, l'altra parte fa la lettura dell'azione in modo distaccato (es.: hai detto di no, tu sei arrabbiata, lui ha bisogno di te, hai gli strumenti per aiutarlo). Nel momento in cui le due "parti" si riuniscono inizia l'elaborazione mentale: però in fondo ci voleva poco, bastava un piccolo sforzo, l'ho fatto per ripicca, ... stranamente anche l'analisi è piuttosto distaccata, senza troppo coinvolgimento emotivo e quando mi trovo in una situazione analoga scatta il collegamento, e a volte la fatica dello sforzo diventa insignificante.

Non so se questo si può avvicinare all'osservazione passiva, so però che a distanza di anni noto che a volte riesco ad osservare in modo più lucido gli avvenimenti, a gestire meglio le mie emozioni, a fare meno danni nei rapporti con gli altri e quindi a limitare un certo tipo di sofferenza.

Serena

 
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view post Posted on 7/3/2011, 12:35
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1) Può l'osservazione passiva essere messa in atto in automatico, al di fuori cioè della consapevolezza dell'individuo ?

Usando questo sistema in modo consapevole ,potrebbe poi, come tutte le pratiche che mettiamo in atto nella vita di tutti i giorni, diventare un meccanismo spontaneo.

2) L'osservazione passiva può diventare consapevole e se sì, facilita la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza?

Quando ci si rende conto di osservarci in modo acritico ,senza emozioni in modo spontaneo , credo che i canali preferenziali siano già stati creati.

3) L'osservazione passiva può essere usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza?

L' osservazione passiva ha la funzione di favorire il fluire dei dati verso il corpo akasico lasciando da parte l'io ,se dovessimo usarla consapevolmente con lo scopo indicato dalla domanda , penso che sarebbe manovrata dall'io e quindi non sarebbe più passiva .


4) L'osservazione passiva è stata paragonata ad una telecamera puntata nel nostro interiore mentre stiamo agendo, può essere giusta questa similitudine dando per scontato che colui che guarda nella telecamera è il corpo akasico?

Si.

5) Ci sono dei modi per facilitare il verificarsi dentro di noi dell'osservazione passiva? (esempio: la pratica dell'osservazione attiva, che alla lunga diventa passiva senza che ce ne accorgiamo?)

Secondo me il modo più giusto è proprio quello di mettere in pratica l'osservazione di se stessi lasciando da parte pensieri ed emozioni . Con l'osservazione attiva si attua il conosci te stesso coinvolgendo i nostri corpi ( mentale , astrale ) e subendone spesso il condizionamento


6) Come nel nostro caso di un gruppo di persone che tentano di praticare l'osservazione passiva, può svilupparsi tanto da diventare un archetipo transitorio?

L' A.T. dovrebbe essere costituito da idee , credenze più complesse , come ad esempio l' insegnamento delle guide del c. ifior, mentre ,secondo me , l'osservazione passiva è un'attitudine , un dono , ( se' trascritta come comprensione nel corpo akasico ) . Un A.T..non credo, non saprei .

:unsure.gif:

Edited by secci tina - 11/3/2011, 10:59
 
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Bam-bù
view post Posted on 13/3/2011, 16:06




Vorrei portare anche io un contributo.
Pratico da 8 anni un arte marziale cinese che unisce oltre all'allenamento sul corpo anche una pratica interna che si chiama Qi Gong (ci qung).
Da un anno ho approfondito questa pratica scoprendo che si tratta proprio di osservarsi passivamente. Da prima si eseguono dei movimenti molto lenti, poi si sta in posizioni statiche usando la respirazione.
Ho potuto così accorgermi di come la mente sia in continua agitazione creando un vortice comune anche con le emozioni, proprio per il fatto che ho avuto esperienza di una condizione opposta, la quiete.
Credo che sia collegato molto all'argomento qui trattato e credo che di base il motivo sia che noi ci identifichiamo con i corpi inferiori perché ci percepiamo attraverso i loro sensi. Così quando diventiamo testimoni di ciò che succede nel momento presente e cominciamo ad osservare l'entità pensante, si attiva un più elevato livello di consapevolezza.
Io sento molto la differenza quando pratico con costanza, per questo credo che si possa allenare e facilitare l'uso di quei canali preferenziali che tutti abbiamo a nostra disposizione per arrivare a quella famosa "candela".
Non credo che l'osservazione passiva possa essere messa in atto in automatico, perché serve un atto di presenza consapevole... tuttavia credo che chi si allena può averla sempre a propria disposizione e può metterla in pratica se non è troppo disturbato dalle condizioni dei tre corpi inferiori.
Può inoltre essere consapevole... anzi io credo che sia la condizione primaria e cioè deve essere consapevole per forza
Per quanto riguarda le altre domande non saprei... ho ancora molta confusione.
(Mirko)

 
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luisasc
view post Posted on 13/3/2011, 16:12




Ciao Mirko, nel caso no l'avessi ancora letto, c'è un post in cui le Guide danno le risposte sull'osservazione passiva, forse puoi trovare le risposte alle tue domande.
Ecco il link https://ifior.forumfree.it/?t=54428357
 
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view post Posted on 13/3/2011, 18:57
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Ciao Serena,

a me capita di osservarmi e di pensare: “ma com’è possibile? Mi sembra di essere due me stessa, ora son qui che penso mentre mi guardo agire e mi ascolto rispondere a tono, non sto perdendo nulla della discussione eppure riesco a staccarmi ed osservarmi, cogliendo anche la sfumatura del mio tono di voce o la mimica”. E’ questo che intendevi dire?
Devo essere in un certo stato d’animo perché questo accada, di solito quando discuto con qualcuno, non mi capita mai quando sono calma e tranquilla.
 
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