Condizionamento e archetipi sociali

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view post Posted on 12/11/2010, 14:11

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Mi sembra una buona sintesi, complimenti!
Non saprei cosa aggiungere
 
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Daria83
view post Posted on 12/11/2010, 14:19




Grazie Luciano, Donatella e Gian... mi è più chiaro adesso!

CITAZIONE
Da "obeso" a "tondetta": siamo veramente rivoluzionari, rispetto all'archetipo sociale corrente! Gian

:D Si, infatti non intendevo questo, avevo fatto l'esempio anche di persone troppo alte o troppo basse, insomma, corpi fisici in netto contrasto con i canoni di "normalità" correnti. Di queste persone secondo me si fa fatica a dire che il condizionamento è dentro di loro e non fuori. Come loro lo vivono è sicuramente soggettivo, ma è anche vero che questo varia a seconda dell'epoca o del luogo in cui sono nati... e ci sono fattori pratici proprio che creano difficoltà e impedimenti. Idem per chi nasce con un handicap, volendo portare la discussione all'estremo... quello sì è un bel condizionamento.
 
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Fabio Sal
view post Posted on 13/11/2010, 09:19




CITAZIONE
Perchè mi pare sia un fatto che un uomo obeso (o eccessivamente alto, o eccessivamente basso...) non possa sedersi ovunque, comprare i vestiti che vuole, semplicemente uscire di casa senza sentirsi "diverso".

non bisogna dimenticare che il problema in realtà è all'interno della persona stessa e il suo concetto di bellezza.
Non so se ci hai mai fatto caso, ma nell'antichità (quella molto lontana) era considerata bella la donna grossa, infatti Madre Natura veniva rappresentata con forme moolto evidenti.
Quindi il concetto di bellezza, come archetipo, varia a seconda del periodo, mentre resterà sempre il fatto che un'obeso dovrà farsi fare i vestiti su misura... :-)

CITAZIONE
Che cosa si intende con quel "tutto" alla coscienza? Mi sfugge il soggetto credo...

io l'ho interpretato come un esempio assurdo in cui non esistono nè il piano astrale, nè quello mentale. Questo porterebbe il "fisico" ad essere il "luogo" dove l'esperienza viene vissuta e rimandata su senza le sfumature delle emozioni e del pensiero. La persona sarebbe "piatta" perchè senza pensieri e senza emozioni ci sarebbero solo azioni (istintive?).
cosa ne pensate?

CITAZIONE
E' giusto seguire un archetipo che non si "sente", e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?

La prima parte della domanda, secondo me, è troppo generica. La risposta che mi verrebbe da dare è che dipende dalle intenzioni per cui ci si adegua volontariamente ad un archetipo che non sentiamo (quindi superato almeno quasi completamente). D'altra parte penso che si possa fare per gli archetipi lo stesso discorso fatto sulla rabbia l'anno scorso, una volta che hai raggiunto un certo livello di comprensione della TUA rabbia puoi trasformarla in qualcosa da utilizzare per aiutare gli altri.

CITAZIONE
Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" nel seguire un archetipo non sentito, oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?

Secondo me, finchè siamo incarnati avremo sempre un sottofondo di tornaconto personale. L'importante, però, è essere a conoscenza di quanto è prevalente rispetto agli altri elementi che ti hanno portato a fare quella determinata azione.
 
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Daria83
view post Posted on 13/11/2010, 11:35




CITAZIONE (Fabio Sal @ 13/11/2010, 09:19) 
non bisogna dimenticare che il problema in realtà è all'interno della persona stessa e il suo concetto di bellezza.
Non so se ci hai mai fatto caso, ma nell'antichità (quella molto lontana) era considerata bella la donna grossa, infatti Madre Natura veniva rappresentata con forme moolto evidenti.
Quindi il concetto di bellezza, come archetipo, varia a seconda del periodo, mentre resterà sempre il fatto che un'obeso dovrà farsi fare i vestiti su misura... :-)

E' esattamente quello che intendevo io! Una persona si trova a vivere facilmente o difficilmente il proprio corpo a seconda del periodo e il luogo in cui è nata, a causa dell'archetipo bellezza di quel momento. Dove sono i fattori interiori di condizionamento in questo caso? Nell'accettare o meno l'archetipo? Tuttavia il condizionamento rimane, non te lo puoi sempre far scivolare addosso...

Cioè, il mio punto è: questa frase...

"...i fattori che rispondono agli influssi esterni e che, quindi, inducono al condizionamento dell’individuo, risiedono proprio nell’individuo stesso ed è dall’individuo stesso che si dipartono, facendo sì che sia lo stesso individuo, in realtà, a condizionarsi e non che sia l’esterno a condizionare, da sé solo, l’individuo."

...cade nel momento in cui si parli di un handicap del corpo fisico? E' un condizionamento particolare?

A meno che come "individuo" non si intenda anche la struttura dei suoi corpi, in quel caso forse è ovvio che esso si influenzi da solo karmicamente... Ops, forse mi sono risposta da sola! :shifty.gif:
 
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view post Posted on 13/11/2010, 16:15
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CITAZIONE (Daria83 @ 13/11/2010, 11:35) 
A meno che come "individuo" non si intenda anche la struttura dei suoi corpi, in quel caso forse è ovvio che esso si influenzi da solo karmicamente... Ops, forse mi sono risposta da sola! :shifty.gif:

Mi pare ci capire che l'ambiente sociale esterno , non condiziona l'individuo a causa dell'archetipo bellezza del momento, tanto per restare in tema, ma sia uno specchio per fare emergere una "condizione o idea" interiore dell'individuo, che, finche osserverà l'esterno facendo dei paragoni tra come si vede lui e quello che gli proietta l'ambiente sociale si sentirà un diverso.

Prendendo un altro esempio estremo, le ragazze che diventano anoressiche, malgrado siano delle persone, magre e bellissime, rispetto all'archetipo, eppure loro interiormente si vedono diverse.

Sono d'accordo con quanto detto da Daria, sul condizionamento delle influenze karmiche, che ovviamente coinvolge l'individuo globalmente.

Ciao Marisa
 
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view post Posted on 14/11/2010, 00:08
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E' esattamente quello che intendevo io! Una persona si trova a vivere facilmente o difficilmente il proprio corpo a seconda del periodo e il luogo in cui è nata, a causa dell'archetipo bellezza di quel momento. Dove sono i fattori interiori di condizionamento in questo caso? Nell'accettare o meno l'archetipo? Tuttavia il condizionamento rimane, non te lo puoi sempre far scivolare addosso... Daria

Ciao, secondo me i fattori interiori di condizionamento sono legati ai bisogni evolutivi specifici di ogni individuo, se l'archetipo attuale della bellezza rispecchia un fisico snello e modellato, avere un corpo non attinente a questi canoni spinge l'individuo verso altri interessi ( senza dubbio con sofferenza da parte dell'io ) ma a beneficio dell'individuo nel suo complesso. Questo può far comprendere all'individuo in questione che non è tanto importante essere immacolati secondo la concezione attuale, ma accorgersi delle cose che l'influenza dell'archetipo tende a mettere in secondo piano come qualcosa di "diffettoso" rispetto ai canoni sociali.
Anni fa conoscevo una ragazza con un fisico perfetto, e lei ne aveva fatto una ragione della sua vita, improvvisamente un bel giorno è soppragiunto un ictus che la ha completamente immobilizzata e ancora oggi a distanza di ormai 15 anni è ridotta su una sedia a rotelle.
Ora, a parte il fattore karmico inevitabile sotto questo punto di vista, secondo me il suo essere troppo proiettata nel mantenere e cercare di migliorare la sua già perfetta armonia del suo corpo l'ha portata ad una cristallizzazione talmente forte che solo uno psicomatismo cosi forte ha fatto si di costringerla a spostare la sua attenzione su ben altro.

Quindi l'archetipo sia che funga da specchio per quello che non sei, sia che funga per quello che sei, va interpretato e vissuto sempre con una predisposizione di equilibrio, si può dissociarsi se questi non risponde più a quelli che sono i bisogni evolutivi del momento, e si può convivere con lo stesso non eccedendo nell'interpretazione di quello che riteniamo sia il suo significato.
D'altronde la parola stessa "transitorio" indica un passaggio e non può essere una meta da raggiungere, un fine, ma una base per passare a qualcosa d'altro.

Il problema siamo noi che crediamo che quello che rappresenta l'archetipo sia una meta, ed ecco secondo me dove nasce il condizionamento, nasce dalla nostra interiorità che crede giusto quello che ci indica l'archetipo stesso, ma siccome gli AT sono formati in base a quelle che sono le nostre incomprensioni e non comprensioni che appartengono agli AP, rimangono solo dei punti di passaggio, delle verità parziali che hanno la loro importanza prima di tutto per aiutarci a capire che c'è dell'altro e quindi alla fine, per conoscere se stessi attraverso i propri condizionamenti.

Io per il momento la ho capita cosi
Vittore
 
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SerGian
view post Posted on 15/11/2010, 06:50




Ciao a tutti, vorrei riprendere le domande che erano state poste all'inizio per provare a dare ancora qualche risposta, saltando la prima che mi pare sia stata abbastanza chiarita:

- E' giusto seguire un archetipo che non si "sente", e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?

Io penso che sia abbastanza difficile seguire un archetipo che non si sente, o per lo meno non lo si può fare per lungo tempo, perché si andrebbe incontro a tensioni e disagi notevoli. Non solo, ma considerato che l'archetipo è generato dalle presunte comprensioni raggiunte di un gruppo di individui, è un po' come se l'individuo andasse contro sè stesso.
Certo, ricordo che le Guide hanno sottolineato anche che spesso l'io si contrappone al sentire per espimere la sua volontà di potenza, per mantenere la propria immagine, ... e mi sembra che le due dinamiche esprimano lo stesso concetto.
Tuttavia, faccio molta fatica a capire come sia possibile ... mi viene in mente una situazione come quella del film "Io robot", dove il robot è riuscito ad affrancarsi dal suo creatore ma solo nel momento in cui ha potuto sviluppare una forma di "coscienza", quindi solo nel momento in cui è stato in grado di avere una visione del mondo che non comprendesse solo le istruzioni che gli venivano impartite.
A questo punto più che aver cercato di dare una risposta, è nata una domanda: ma chi sceglie di seguire un archetipo transitorio piuttosto che un altro: l'io o il presunto sentire raggiunto?

... forse è meglio che mi fermi qui, perché continuare con altre domande richiede una risposta a questa.

Serena



 
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view post Posted on 15/11/2010, 08:37

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CITAZIONE (SerGian @ 15/11/2010, 06:50) 
A questo punto (...) è nata una domanda: ma chi sceglie di seguire un archetipo transitorio piuttosto che un altro: l'io o il presunto sentire raggiunto?Serena

Mi sembra probabile che la scelta, in questo caso, sia tutta dell'Io che ritiene, erroneamente, di poter sfruttare un archetipo diverso da quello che gli sarebbe utile per la comprensione scegliendo di aderire a un archetipo che gli sembra più "utile" per i suoi scopi.
La domanda che viene a me, questa volta, è invece:
In questo caso vi è davvero l'adesione all'archetipo in questione o è soltanto un'adesione teorica senza che vi sia in atto una vera "sperimentazione" dell'archetipo?
 
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Daria83
view post Posted on 15/11/2010, 11:24




CITAZIONE
Io penso che sia abbastanza difficile seguire un archetipo che non si sente, o per lo meno non lo si può fare per lungo tempo, perché si andrebbe incontro a tensioni e disagi notevoli. Non solo, ma considerato che l'archetipo è generato dalle presunte comprensioni raggiunte di un gruppo di individui, è un po' come se l'individuo andasse contro sè stesso. Serena

Se non ho capito male questa difficoltà va di pari passo con l'evoluzione dell'individuo: più questo è avanti nel suo percorso, più marginale sarà per lui il condizionamento, immagino che il discorso valga anche per l'influenza degli archetipi sociali... Quindi più che andare contro se stesso, sarà semplicemente concentrato su altre cose, vivendo il condizionamento in modo non così opprimente.

Decisamente ho un sacco di strada davanti... :shifty:
 
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SerGian
view post Posted on 15/11/2010, 14:27





Ciao Daria, credo che più si va avanti nell'evoluzione e meno ci sia interesse per l'individuo a seguire archetipi non sentiti.
Infatti se, come dice Gian, seguire un archetipo non sentito è una scelta dell'io, più l'individuo evolve e più si identifica con il suo sentire sentendosi più libero e più responsabile (vedi sez. filosofica).

Quindi chiedo conferma: se seguire un archetipo non sentito è una scelta dell'io, allora seguire un archetipo sentito è una scelta del sentire come verifica di una sua qualche comprensione?

Serena
 
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view post Posted on 15/11/2010, 20:07
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Stavo pensando ad una situazione famigliare un po anomala, dove i componenti di una famiglia abbiano superato AT religioso, in questa famiglia nasce un figlio con tendenze molto religiose, bisogni che lo porteranno a prendere i voti.
Secondo me i un caso simile, la scelta del figlio, non porterà dei grossi scompensi ai componenti di quella famiglia, che per seguire e appoggiare il figlio, dovranno vivere di riflesso la religiosità del figlio.
Penso che in una situazione dove l'interesse personale sia minore dell'interesse per il bene del figlio, ci si possa adeguare senza grosse difficoltà.

Mentre adeguarsi per altri tipi di motivi, di interesse diverso, credo che dopo un pò nasceranno dei disagi interiori, dei malesseri.

Se fosse corretto questo esempio, si ritorna alle intenzioni, e alle vere motivazioni delle nostre scelte.
Marisa
 
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view post Posted on 15/11/2010, 20:41
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CITAZIONE
Quindi chiedo conferma: se seguire un archetipo non sentito è una scelta dell'io, allora seguire un archetipo sentito è una scelta del sentire come verifica di una sua qualche comprensione? Serena

Ciao, da quello che ricordo non è tanto che esista la possibilità di seguire un archetipo non sentito, ma la difficoltà dell'individuo di abbandonare questo tipo di archetipo. Di questo era stato parlato in una seduta di anni fà, purtroppo non ricordo la data, se qualcuno se la ricorda sarebbe utile.

Per la seconda ipotesi vedo una incongruenza, se il sentire seguisse un archetipo sentito non avrebbe bisogno di una verifica altrimenti non sarebbe sentito.
Cosa fattibile invece per l'archetipo permanente, funziona cosi, ma qui stiamo parlando degli AT mi pare.

Vittore


Edited by Livvy - 17/11/2010, 20:50
 
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SerGian
view post Posted on 16/11/2010, 09:20




X Marisa

Penso che una volta superato un archetipo non ci sia nessuna difficoltà da parte dell'individuo ad accettare le scelte degli altri, in relazione a quell'archetipo, perché si dovrebbe aver compreso che quelle scelte fanno parte di un cammino. Eventualmente dovrebbe mettersi in atto una volontà di aiutare, nel caso l'altro individuo scegliesse una strada che lo porta verso una sofferenza profonda (delinquenza, droga, ...).


X Vittore

Sinceramente non ho studiato molto la questione degli archetipi, per questo ho bisogno di conferme, ma avevo capito che gli archetipi transitori rappresentano una specie di scala per arrivare a quelli permanenti e quindi ogni volta che si sale uno scalino c'è bisogno di verificarne la stabilità, perchè questo permette anche di allargare la "visione" e di procedere, attraverso le sfumature, alla modifica e all'ampliamento dell'archetipo stesso, altrimenti dove sarebbe l'evoluzione?

Ciao
Serena
 
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view post Posted on 16/11/2010, 18:42
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CITAZIONE (SerGian @ 16/11/2010, 09:20) 
Sinceramente non ho studiato molto la questione degli archetipi, per questo ho bisogno di conferme, ma avevo capito che gli archetipi transitori rappresentano una specie di scala per arrivare a quelli permanenti e quindi ogni volta che si sale uno scalino c'è bisogno di verificarne la stabilità, perchè questo permette anche di allargare la "visione" e di procedere, attraverso le sfumature, alla modifica e all'ampliamento dell'archetipo stesso, altrimenti dove sarebbe l'evoluzione?

Ciao
Serena

Soltanto una precisazione, l'archetipo transitorio rappresenta l'esterno con cui ci dobbiamo necessariamente confrontare, cioè tutte le diverse regole morali che incontriamo nella vita quotidiana, quindi essi (a.t) influenzano l'io. Mentre gli archetipi permanenti, essendo le direttive, le "regole" se così le vogliamo chiamare, dell'assoluto, rappresentano l'interno dell'individuo (anche se questa convenzione esterno/interno è soltanto di comodo), e i loro effetti si fanno sentire sulle coscienze individuali.

Luciano
 
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view post Posted on 17/11/2010, 13:08
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Sinceramente non ho studiato molto la questione degli archetipi, per questo ho bisogno di conferme, ma avevo capito che gli archetipi transitori rappresentano una specie di scala per arrivare a quelli permanenti e quindi ogni volta che si sale uno scalino c'è bisogno di verificarne la stabilità, perchè questo permette anche di allargare la "visione" e di procedere, attraverso le sfumature, alla modifica e all'ampliamento dell'archetipo stesso, altrimenti dove sarebbe l'evoluzione? Serena


Ciao, secondo me gli AT sono uno dei strumenti per l'evoluzione individuale, ma non i soli.
La stabilità di cui tu parli a mio avviso si riscontra quando un individuo raggiunge il top dell'archetipo, meta che delimita l'uso stesso di quell'archetipo per passare ad un altro. E' vero che gli AT sono un passaggio per avvicinarsi a quelli permanenti, la differenza sta secondo me, che i transitori sono sempre dei strumenti ( esterni ) che cambiano, mentre i permanenti non mutano e vibrano con l'individuo quando la sua coscienza riconosce questa vibrazione, e per riconoscere questa vibrazione ( AP ) necessariamente devono esserci le comprensioni adatte.
Da come la vedo io, la verifica non è tanto sul significato dell'archetipo transitorio, ma sulla comprensione raggiunta, anche sperimentando gli AT.

Vittore


Edited by Livvy - 17/11/2010, 20:52
 
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