trizi |
|
| CITAZIONE (SerGian @ 9/10/2010, 11:34) da vicino - Forse, anzi è il modo migliore per conoscere anche se stessi, visto che inevitabilmente ci pone di fronte a delle responsabilità più evidenti (interazione famigliare, convivenza), iniziare un lavoro certosino per portare alla luce le richieste di aiuto degli altri. Un'altro aspetto da considerare è la cura del proprio corpo, potrebbe essere "il vicino" più evidente o no? Spero di non aver creato confusione :-)) Giancarlo Ciao Giancarlo, credo che sia una grande evidenza, se siamo afflitti da disturbi fisici, o malattie, il primo pensiero normalmente cade su se stessi, e li ,vi può essere almeno secondo la mia esperienza, una esigenza egoistica ma indispensabile di ritrovare una normalità per quanto possibile, poi la mia normalità sarà adeguabile a quello che mi è capitato. Certo è che se sono presa da me, non ho molto spazio da dedicare agli altri, quindi il "da vicino " divento io stessa.Poi riacquistato l'equilibrio, la mia attenzione si sposta verso coloro che mi sono stati accanto, parenti e amici, che hanno a loro volta dedicato il loro tempo a me.Questo lo comprendo, però quello che osservo è qunado il mio fare è solo spontaneo? Dico così perchè ho notato che vi è spesso un sottofondo di richiesta dopo che ho "fatto.."che si trasforma in una sensazione di gratifica, o di costrizione, o di dovere. Quindi non so fino a che punto il mio "da poco e da vicino" abbia un valore.Ma qui mi fermo ci penserà la coscienza io adesso non ho volgia di rielaborare all'infinito. Per il momento mi ascolto dentro e se mi sento faccio, o faccio anche se "devo". Non so se è capibile quanto dico. Ciao Tiziana Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 13:13
|
| |