| L'osservazione passiva include da parte nostra, la capacità di interagire con la realtà, attraverso alla personalità, TENENDO DA PARTE L'IO. Meglio: osservare senza interagire - poichè chi interagisce con quello che facciamo è il nostro IO - e lasciare che siano le nostre emozioni, i nostri pensieri, i nostri desideri, la nostra comprensione, la nostra coscienza, il nostro carattere a muovere le nostre azioni. (Scifo)
Quando si parla di azione è importante ricordare che nell'ambito dell'insegnamento, si parla di MOVIMENTO interiore dell'individuo stesso e non è necessario che questo movimento si traduca in una azione fisica, all'interno del piano fisico. A volte può bastare , quando l'esperienza che stiamo vivendo ce lo concede, REAGIRE interiormente ad una SITUAZIONE. E' chiaro che qualche cosa, poi, possa trasparire all'esterno, questo perchè le -emozioni- arrivano anche all'esterno, ma questi sono "elementi" che traspaiono, NON è una azione diretta.
Sulle motivazioni, i perchè, le "intenzioni" dell'azione, deve intervenire, a quel punto, il lavoro del nostro corpo akasico e di tutto l'individuo. Quindi l'azione può avere un concetto molto più vasto di quello che possiamo immaginare, poichè l'azione stessa comporta tutto il movimento vibratorio dell'individuo di fronte ad quel tipo di esperienza. Senza l'esperienza non ci sarà, necessariamente, nulla da poter osservare.
Ciò premesso trovo interessante una sorta di confronto con quanto è stato detto a proposito del "fare ciò che si sente". " E' difficile, dice la Guida, capire osservando quello che viene alla luce in noi sul piano fisico, quale sia il nostro "sentire". Per poterlo fare, dobbiamo andare al di là di quelli che sono i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre emozioni, ovvero al di là di quello che in un determinato momento sentiamo di fare, perchè quello, , NON è il nostro sentire, ma quello che crediamo sia il nostro "sentire".
Per quanto precede, come la vedo io,,, se noi crediamo di essere coerenti solo rispettando i movimenti interiori del nostro IO i quali emergono dalla reattività che ci procura necessariamente l'esperienza che stiamo vivendo, i movimenti stessi non potranno che tradursi in un comportamento egoistico rispecchiando, probabilmente, la reattività stessa. Se invece vogliamo mettere momentaneamente da parte il nostro IO, naturalmente una volta riconosciuto, al fine di manifestare la nostra coscienza, noi dobbiamo riuscire a sensibilizzarci interiormente ai problemi degli altri, sempre riconoscendo i propri limiti..
.Armando
Edited by Moderatore sez. Etica - 11/10/2010, 15:36
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