L'osservazione passiva

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ArmandoZa
view post Posted on 10/10/2010, 16:11




L'osservazione passiva include da parte nostra, la capacità di interagire con la realtà, attraverso alla personalità, TENENDO DA PARTE L'IO. Meglio: osservare senza interagire - poichè chi interagisce con quello che facciamo è il nostro IO - e lasciare che siano le nostre emozioni, i nostri pensieri, i nostri desideri, la nostra comprensione, la nostra coscienza, il nostro carattere a muovere le nostre azioni. (Scifo)

Quando si parla di azione è importante ricordare che nell'ambito dell'insegnamento, si parla di MOVIMENTO interiore dell'individuo stesso e non è necessario che questo movimento si traduca in una azione fisica, all'interno del piano fisico. A volte può bastare , quando l'esperienza che stiamo vivendo ce lo concede, REAGIRE interiormente ad una SITUAZIONE. E' chiaro che qualche cosa, poi, possa trasparire all'esterno, questo perchè le -emozioni- arrivano anche all'esterno, ma questi sono "elementi" che traspaiono, NON è una azione diretta.

Sulle motivazioni, i perchè, le "intenzioni" dell'azione, deve intervenire, a quel punto, il lavoro del nostro corpo akasico e di tutto l'individuo. Quindi l'azione può avere un concetto molto più vasto di quello che possiamo immaginare, poichè l'azione stessa comporta tutto il movimento vibratorio dell'individuo di fronte ad quel tipo di esperienza. Senza l'esperienza non ci sarà, necessariamente, nulla da poter osservare.

Ciò premesso trovo interessante una sorta di confronto con quanto è stato detto a proposito del "fare ciò che si sente". " E' difficile, dice la Guida, capire osservando quello che viene alla luce in noi sul piano fisico, quale sia il nostro "sentire". Per poterlo fare, dobbiamo andare al di là di quelli che sono i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre emozioni, ovvero al di là di quello che in un determinato momento sentiamo di fare, perchè quello, , NON è il nostro sentire, ma quello che crediamo sia il nostro "sentire".

Per quanto precede, come la vedo io,,, se noi crediamo di essere coerenti solo rispettando i movimenti interiori del nostro IO i quali emergono dalla reattività che ci procura necessariamente l'esperienza che stiamo vivendo, i movimenti stessi non potranno che tradursi in un comportamento egoistico rispecchiando, probabilmente, la reattività stessa. Se invece vogliamo mettere momentaneamente da parte il nostro IO, naturalmente una volta riconosciuto, al fine di manifestare la nostra coscienza, noi dobbiamo riuscire a sensibilizzarci interiormente ai problemi degli altri, sempre riconoscendo i propri limiti..

.Armando

Edited by Moderatore sez. Etica - 11/10/2010, 15:36
 
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flavio za
view post Posted on 11/10/2010, 07:42




Caro Armando, grazie per lo sforzo che hai fatto di chiarire un tema così cruciale come quello dell'osservazione passiva o neutra o spassionata. Naturalmente le guide hanno detto moltissime altre cose in proposito; ma questo lo ricostruiremo un po' alla volta ( e spero che tutti diano il loro contributo a riportare le loro parole, quando nei loro studi dovessero incappare in una definizione o chiarimento in proposito).
Nel merito concordo con tutto quello che hai espresso.
Grazie ancora.
 
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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 11/10/2010, 14:25




Trasferiamo in questo topic uno scritto di Flavio, perché più inerente al tema di questa discussione:


Appena ho cominciato ad osservarmi ho cominciato a constatare che quasi tutto era meccanico in me, che agivo in base a un sofisticato sistema di pulsioni ( fisiche, emotive e mentali) che le guide chiamano ( mi pare) io. A questo punto il problema principale è diventato come ampliare questa osservazione.
Durante questi molteplici tentativi ho visto che l'osservazione passiva si associava a qualità che ancor oggi sto esplorando e non finiscono mai di stupirmi: aumento della sensazione di presenza e accentuazione della sensazione di avere un corpo fisico; calma mentale; aumento della percezione della bellezza del mondo e accentuazione delle percezioni sensoriali. Quando le guide hanno parlato di " stati di felicità quotidiani" li ho associati subito a questi momenti. Mi sono innamorato dell'esplorazione di questi stati anche perchè portavano con se meravigliose sensazioni di Unità, Senso di quanto sta accadendo, Giustezza, Amorevolezza, ecc. ecc. e mi era sembrato di aver trovato il bandolo della matassa. Purtroppo ( o per fortuna) non sono mai riuscito ad evocare questi stati volontariamente. Arrivavano e se ne andavano quando volevano.
Poi ho cominciato ad esplorare qualcosa di molto più familiare: l'angoscia, il dolore psichico e la tendenza a eludere, reprimere, compensare queste complesse sensazioni. Ho visto di quante sensazioni erano fatte: vuoto, rancore, colpa, solitudine, abbandono, confusione, ecc. ecc. e come queste sensazioni mi spingessero inesorabilmente, fossero alla base di quella coazione a ripetere che tanto mi affascinava ( e affascinava anche Freud e moltissimi altri). Ho visto il mio attaccamento al dolore ( per paura di rimanere senza la spinta ad agire).
Ecco alcuni appunti in corso d'opera.
Mi piace pensare che Dante ci abbia lasciato un trattato sull'osservazione passiva e che sto, come lui, esplorando il mio inferno e il mio paradiso, mentre vivo il mio purgatorio quotidiano.
Ciao. Flavio

Edited by Odisseo76 - 11/10/2010, 16:47
 
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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 11/10/2010, 21:16




Definizione di Georgei:

Con questo termine, le Guide intendono descrivere uno stato interiore in cui l'individuo riesce ad osservare se stesso senza che la sua osservazione influisca sul suo modo di vivere e affrontare le esperienze. E' molto vicino al concetto di meditazione, anche se nel caso dell'osservazione passiva lo scopo non è quello di raggiungere l'illuminazione bensì quello di creare dei passaggi facilitati (perché meno influenzati dall'Io) degli elementi che vengono acquisiti dall'individuo nell'affrontare le esperienze, in maniera che arrivino più direttamente e con meno inquinamenti al corpo della coscienza individuale. Quindi è un'osservazione priva di critica, giudizio o qualsiasi altra connotazione, sia mentale che emotiva o morale. Si tratta, cioè, di una pura e semplice constatazione di quello che ha provocato al vostro interno l'esperienza vissuta.

Messaggi esemplificativi:


L’osservazione passiva è quella che in realtà dovreste fare; l’osservazione attiva non è una vera e propria osservazione ma è uno strumento dell’Io; e l’elaborazione che fate la fate mentalmente; quindi, ancora una volta, risulta un’elaborazione da parte del vostro Io. La vera elaborazione è quella di cui non vi rendete conto e che viene fatta dal corpo della coscienza attraverso la vostra osservazione passiva di quello che accade. Dov’è l’utilità dell’osservazione passiva? L’utilità di questa osservazione passiva consiste nel fatto che l’esperienza che state vivendo arriverà più velocemente nel circolo che arriva al corpo akasico e, quindi, più velocemente al corpo akasico senza avere sovrastrutture eccessive messe dal vostro Io.
D – Il discorso della osservazione passiva è un “optional” o è inserito nell’evoluzione dell’individuo, cioè uno più evolve più ha questa capacità di osservazione passiva?
Io direi che certamente è un optional, nel senso che voi che avete fatto questo tipo di percorso avete questa possibilità che vi viene prospettata (ci rendiamo conto che è difficile da mettere in atto ma vi garantisco che è possibile farlo) per far fluire in modo migliore le vibrazioni dall’esperienza al corpo akasico; però se voi non conosceste questi perché, questo cammino, questi percorsi, comunque sia non avreste la capacità, la possibilità di provare questa osservazione passiva ma evolvereste sempre e comunque; quindi non è indispensabile che ci sia questa osservazione passiva, è utile per ottenere determinati risultati per voi stessi.
D – Chi è che effettua l’osservazione passiva? Nel senso che mi immagino il circolo andata-ritorno e penso che sono tutta io, e penso che se capita così è perché son strutturata così, e va bene anche se non ne ho consapevolezza, ma nel momento in cui immagino me che faccio un’osservazione passiva, non riesco a capire dove porre quel puntino…
Ho capito cosa vuoi dire. Diciamo che, per aiutarti, ti posso dare un suggerimento che non è esatto, però può anche darti un’indicazione di dove situare questo punto di attenzione (chiamiamolo così). Fai conto che, nel momento in cui riesci a mettere in atto l’osservazione passiva, è come se mettessi una telecamera puntata sul tuo comportamento all’interno del piano fisico – quindi sul tuo Io nel suo complesso – e questa telecamera fosse un occhio collegato al corpo della coscienza. Ti va bene?
D – È permesso nell’osservazione chiedersi “perché lo sto facendo?”; perché sembra che l’osservazione sia neutra e io devo solo osservare; però come si fa? Devo chiedermi, anche come dice il “conosci te stesso”, … andare a comprendere le motivazioni perché facciamo delle cose, le famose intenzioni.
Se ti chiedi, non è più osservazione passiva. Qualsiasi cosa tu ti chiedi, te la chiedi con l’Io, non te la chiedi osservando! (Georgei)

Considerazioni:
- Sembra uno stato difficile da precisare e da raggiungere.
- Può diventare un'abitudine da lasciar agire in automatico in sottofondo?
- Ci sono dei modi per facilitare questa condizione?

 
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ArmandoZa
view post Posted on 12/10/2010, 16:05




CI SONO DEI MODI PER FACILITARE QUESTA CONDIZIONE'?

Quello che dobbiamo fare è stare attenti a noi stessi e ritornamo alla solita osservazione di noi stessi in cui noi dobbiamo osservarci senza usare la MENTE, ovvero come dice la Guida -guardarci senza sapere cosa guardiamo e più che altro non fare assolutamente nulla. La Guida continua dicendo che a noi sembra impossibile quanto pecede, eppure, continua, quando loro (Guide) ci danno questo insegnamento così difficile e fumoso, noi non ci rendiamo conto che il solo fatto di - pensare a questa tecnica- (chiamiamola tecnica anche se il termine è improprio) provoca in noi, al nostro interno, nelle nostre vibrazioni, delle risonanze tali che predispongono le nostre vibrazioni a permettere che questa "osservazione" avvenga sempre più facilmente, sempre con maggiore fluidità. Quindi anche se noi RAZIONALMENTE non riusciamo a capire quello che dobbiamo FARE, ci sarà il nostro corpo akasico che capisce e che comunque sia, AGISCE.

Armando
 
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ArmandoZa
view post Posted on 12/10/2010, 18:11




Vorrei aggiungere qualche cosa per me importante . Solitamente quando le Guide parlano di osservarci, intendono di osservarci nel corso dell'esperienza che stiamo vivendo.

Una domanda che è stata fatta: come faccio a sapere se, anche per un secondo, sono riuscito ad osservarmi nel modo giusto? La risposta:: in teoria è difficilissimo. In pratica, (che è la situazione che a noi tutti penso interessi maggiormante) se dopo aver finito la tua osservazione (poichè siete lontani, dice la Guida dall'osservazione continua) ti rendi conto che per qualche minuto hai osservato senza pensare nulla e senza sentirti coinvolto emotivamente, ALLORA L'OSSERVAZIONE E' STATA GIUSTA.

Un'altra domanda : ..bisognerebbe arrivare a capire perchè ci comportiamo in una certa maniera, ma allora è sempre l'IO a quel punto.!.
La risposta della Guida:. quando dico di arrivare a comprendere quello che c'è alla base dei vostri comportamenti intendo con il corpo akasico, con il corpo della coscienza. Con il lavorio che fate con i corpi del vostro IO ( i tre corpi inferiori) potreste azzeccare delle risposte giuste, ma difficilmente potrete essere sicuri che sia davvero così.

Quindi non potere fare altro che vivere la vostra vita e cercare di ragionare, di fare quello che potete fare, però nel contempo cercare di OSSERVARVI e sperare che il vostro corpo akasico comprenda. Nel momento in cui il vostro corpo akasico comprende, i problemi non esisteranno più, quel tipo di problema, per lo meno; se continuano ad esistere ancora è perchè l'akasico non ha ancora compreso

Armando


 
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view post Posted on 13/10/2010, 06:27
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Nelle ultime sedute, ci è stato spiegato come il circolo messo in atto dall'akasico, per ricevere dati dal piano fisico ai fini di ampliare la nostra comprensione continui ininterrottamente, direi "meccanicamente". Cioè, i particolari bisogni di comprensione stimolano un particolare pensiero, che a sua volta stimola un desiderio oppure un'emozione, la quale ci porterà ad agire sul piano fisico in una ben determinata direzione. In quell'azione ci saranno i dati, molti o pochi dipende, che permetteranno alla coscienza di sistemare un'altro pezzettino di se stesso.

Per osservazione passiva, si può anche intendere non ostacolare il normale flusso di informazioni esistente tra fisico e appunto akasico.

La domanda a questo punto è se è possibile interrompere o rallentare questo flusso di informazioni, ed eventualmente come.

Secondo me, interrompere il flusso di informazioni risulta impossibile, ma rallentarlo, "disturbarlo inquinandolo" credo di si. Questo rallentamento è reso possibile dall'immagine che abbiano di noi stessi sul piano fisico. Per fare un'esempio banale, se io ho di me stesso un'immagine di una persona di "un'alta moralità", tutte le volte che farò, oppure avrò il desiderio di compiere un'azione che va contro questa stessa "moralità", mi impedirò di compierla, evitandomi allo stesso tempo di fornire preziosi dati che mi permetterebbero di comprendere dal punto di vista akasico. Mettendo in atto così un'osservazione attiva, al contrario di quella che ci è richiesta, ossia quella passiva, non giudicante, Il concetto andrebbe sviluppato meglio, ma ora devo proprio scappare a lavorare.

Luciano
 
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ArmandoZa
view post Posted on 13/10/2010, 11:46




CITAZIONE (marisa e luciano @ 13/10/2010, 07:27)
Nelle ultime sedute, ci è stato spiegato come il circolo messo in atto dall'akasico, per ricevere dati dal piano fisico ai fini di ampliare la nostra comprensione continui ininterrottamente, direi "meccanicamente". Cioè, i particolari bisogni di comprensione stimolano un particolare pensiero, che a sua volta stimola un desiderio oppure un'emozione, la quale ci porterà ad agire sul piano fisico in una ben determinata direzione. In quell'azione ci saranno i dati, molti o pochi dipende, che permetteranno alla coscienza di sistemare un'altro pezzettino di se stesso.

Per osservazione passiva, si può anche intendere non ostacolare il normale flusso di informazioni esistente tra fisico e appunto akasico.

La domanda a questo punto è se è possibile interrompere o rallentare questo flusso di informazioni, ed eventualmente come.

Secondo me, interrompere il flusso di informazioni risulta impossibile, ma rallentarlo, "disturbarlo inquinandolo" credo di si. Questo rallentamento è reso possibile dall'immagine che abbiano di noi stessi sul piano fisico. Per fare un'esempio banale, se io ho di me stesso un'immagine di una persona di "un'alta moralità", tutte le volte che farò, oppure avrò il desiderio di compiere un'azione che va contro questa stessa "moralità", mi impedirò di compierla, evitandomi allo stesso tempo di fornire preziosi dati che mi permetterebbero di comprendere dal punto di vista akasico. Mettendo in atto così un'osservazione attiva, al contrario di quella che ci è richiesta, ossia quella passiva, non giudicante, Il concetto andrebbe sviluppato meglio, ma ora devo proprio scappare a lavorare.

Luciano

E' stato già detto che l'utilità dell'osservazione passiva consiste nel fatto che l'esperienza che stiamo vivendo nel qui e ora arriverà più velocemente nel circolo vibratorio che arriva al corpo akasico e senza le sovrastrutture messe dal nostro IO.. Resta il fatto, però, che la vera elaborazione è quella di cui noi non ce ne rendiamo conto la quale viene fatta dal corpo della coscienza attraverso, appunto, alla nostra -osservazione passiva.

Il difficile è mettere da parte il nostro IO, mettere da parte la nostra mente, mettere da parte la nostra razionalizzazione, mettere da parte le nostre reazioni emotive MENTRE SI STA' OSSERVANDO.

Dobbiamo, peraltro, partire dal punto di vista che le nostre reazioni emotive e i nostri pensieri che facciamo mentre facciamo qualche cosa, in realtà NON sono tutti da buttare via; ci possono essere -come dice la Guida- dei ragionamenti giusti, ci possono essere delle emozioni giuste, poichè dobbiamo ricordare che il nostro IO è uno "specchio" anche delle comprensioni presenti nel nostro corpo akasico. OSSERVANDO, quindi come noi REAGIAMO E COME NOI AGIAMO nel corso dell'esperienza, possiamo accorgerci di quali sono le nostre REAZIONI SENTITE E QUALI NON LO SONO. Questo sarebbe già un dato importante da far arrivare al nostro corpo akasico.

Armando

Edited by Odisseo76 - 13/10/2010, 13:21
 
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view post Posted on 13/10/2010, 12:21
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CITAZIONE (marisa e luciano @ 13/10/2010, 07:27)
Per fare un'esempio banale, se io ho di me stesso un'immagine di una persona di "un'alta moralità", tutte le volte che farò, oppure avrò il desiderio di compiere un'azione che va contro questa stessa "moralità", mi impedirò di compierla, evitandomi allo stesso tempo di fornire preziosi dati che mi permetterebbero di comprendere dal punto di vista akasico. Mettendo in atto così un'osservazione attiva, al contrario di quella che ci è richiesta, ossia quella passiva, non giudicante, Il concetto andrebbe sviluppato meglio, ma ora devo proprio scappare a lavorare.
Luciano

Interessante questo collegamento tra immagine e osservazione passiva. Credo che l'esempio portato da Luciano sia molto indicativo di un comportamento tipico che assumiamo sul piano Fisico, allorché ci accorgiamo di un desiderio che va contro l'immagine che abbiamo di noi stessi (e che vogliamo dare agli altri).
Secondo me l'effetto di questo meccanismo non sarà solo il non compiere l'azione desiderata, ma sarà anche il non riconoscere l'esistenza di questo stesso desiderio dentro di noi. Il rifiuto di vedere questo nostro desiderio, più di ogni altra cosa bloccherà il fluire delle informazioni dirette verso la nostra coscienza.

E' qui che l'osservazione passiva entra in gioco secondo me: riuscendo ad osservare in modo passivo questo nostro desiderio, scavalchiamo gli ostacoli che l'io (col suo rifiuto) frappone, permettendo quindi a quei dati di giungere intatti alla nostra coscienza.
 
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view post Posted on 13/10/2010, 15:00

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Mi aveva colpito molto quando le Guide avevano detto che dovremmo raggiungere, per avere una vera osservzione passiva, una sorta di schizofrenia autoindotta: una parte di noi, quella che "vive" le esperienze - e perciò quella manipolata dall'Io -, attribuendo connotazioni a quello che stiamo vivendo (bello, brutto, giusto, sbagliato ecc.) e un'altra parte che osserva soltanto, senza connotare in alcun modo quello che sta osservando... una specie di registrazione di quello che, sul piano fisico, si sta vivendo fisicamente, emotivamente e razionalmente.
Apparentemente mi sembra una condizione difficile da ottenere.
Poi ho avuto un pensiero: e se non lo facciamo cosa succede? L'osservazione passiva c'è lo stesso o non c'è?
Ragionandoci un po' su sono giunto alla conclusione che l'osservazione passiva è una condizione quasi automatica che, in realtà, tutti abbiamo già, solo che non ce ne rendiamo conto, probabilmente perché è totalmente spontanea.
E, allora, la differenza importante, forse sta nel fatto che non è lasciata in sottofondo, e quindi ostacolata dall'Io e dalle sue pulsioni, ma può diventare più consapevole, facilitando la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza di cui parlava Georgei nella sua definizione.
 
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ArmandoZa
view post Posted on 14/10/2010, 19:22




CITAZIONE (Odisseo76 @ 13/10/2010, 13:21)
CITAZIONE (marisa e luciano @ 13/10/2010, 07:27)
Per fare un'esempio banale, se io ho di me stesso un'immagine di una persona di "un'alta moralità", tutte le volte che farò, oppure avrò il desiderio di compiere un'azione che va contro questa stessa "moralità", mi impedirò di compierla, evitandomi allo stesso tempo di fornire preziosi dati che mi permetterebbero di comprendere dal punto di vista akasico. Mettendo in atto così un'osservazione attiva, al contrario di quella che ci è richiesta, ossia quella passiva, non giudicante, Il concetto andrebbe sviluppato meglio, ma ora devo proprio scappare a lavorare.
Luciano

Interessante questo collegamento tra immagine e osservazione passiva. Credo che l'esempio portato da Luciano sia molto indicativo di un comportamento tipico che assumiamo sul piano Fisico, allorché ci accorgiamo di un desiderio che va contro l'immagine che abbiamo di noi stessi (e che vogliamo dare agli altri).
Secondo me l'effetto di questo meccanismo non sarà solo il non compiere l'azione desiderata, ma sarà anche il non riconoscere l'esistenza di questo stesso desiderio dentro di noi. Il rifiuto di vedere questo nostro desiderio, più di ogni altra cosa bloccherà il fluire delle informazioni dirette verso la nostra coscienza.

E' qui che l'osservazione passiva entra in gioco secondo me: riuscendo ad osservare in modo passivo questo nostro desiderio, scavalchiamo gli ostacoli che l'io (col suo rifiuto) frappone, permettendo quindi a quei dati di giungere intatti alla nostra coscienza.

Personalmente mi trovo meno coinvolto tra immagine e osservazione passiva, invece molto di più tra "intenzione" ed "osservazione passiva". Perchè?
L'intenzione proviene dal corpo akasico dell'individuo, ovvero dalla coscienza che si è costituita, via via nel corso delle incarnazioni. Come sappiamo nel nostro corpo akasico si trascrivono le comprensioni tratte dalle esperienze che dobbiamo vivere e da esso-akasico- ritornano verso il nostro corpo fisico DEGLI IMPULSI, i quali ci indirizzano verso nuove esperienze, adatte, queste, a comprendere meglio le sfumature di quanto in parte si è già appreso.

Se ci pensiamo un attimo quanto sopra sembra un circolo puramente "meccanicistico" il cui movimento si alimenta da solo, senza la necessità che noi quali individui, interveniamo. In molti casi accade proprio questo. Noi quali individui, senza rendercene conto, attraversiamo millenni di esperienze compiamo la nostra evoluzione che si accresce lentamente, ma inesorabilmente, senza che noi a livello COSCIENTE, riusciamo neppure a rendercene conto.

Dopo le premesse di cui sopra, passiamo ora a porre la nostra attenazione sull'osservazione passiva, la quale è un modo per aiutare noi quali individui, a far fluire l'energia tra il nostro corpo fisico e il nostro corpo akasico, ed è quello di creare delle strade preferenziali al proprio interno ( argomento di cui ne abbiamo parlato più volte) in modo che le "intenzioni" che provengono dall'akasico (coscienza) riescano ad arrivare sul piano fisico in modo sempre più evoluto.

Infatti l'individuo che riesce ad "osservare" se stesso e a comprendere attraverso alla propria coscienza,(l'osservazioine passiva esclude l'IO) le sue" motivazioni", le sue "pulsioni" i suoi "perchè" a livello astrale e mentale, crea in questi corpi le vie preferenziali per le vibrazioni che provengono dal suo corpo akasico le quali-vibrazioni- riescono più agevolmente sia ad arrivare sul piano fisico, sia al piano akasico (o della coscienza).

Ricollegando il discorso dei desideri, dobbiamo prima ad arrivare ad essere consapevoli della nostra "vera intenzione" e la tecnica migliore suggerita è quella di fare o non fare una azione e poi incominciare da questo aver fatto o non aver fatto e chiedersi per prima cosa quale è stato il desiderio che ha mosso l'intenzione stessa.(osservazione attiva).

La domanda dei moderatori:..può l'osservazione passiva diventare una abitudine e agire in automatico in sottofondo? La mia risposta è affermativa, purchè il tutto venga acquisito nel modo giusto e che la stessa venga sperimentata, consapevolmente, sul campo, giorno dopo giorno. E' quella la difficoltà ! L'osservazione non deve fermarsi a dire di me stesso sono così, così e così,, ma essere di ausilio per comprendere i nostri "perchè" interiori., attraverso alla nostra coscienza.


Armando





 
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luca_m
view post Posted on 14/10/2010, 21:44




CITAZIONE (Odisseo76 @ 13/10/2010, 13:21)
Interessante questo collegamento tra immagine e osservazione passiva. Credo che l'esempio portato da Luciano sia molto indicativo di un comportamento tipico che assumiamo sul piano Fisico, allorché ci accorgiamo di un desiderio che va contro l'immagine che abbiamo di noi stessi (e che vogliamo dare agli altri). Secondo me l'effetto di questo meccanismo non sarà solo il non compiere l'azione desiderata, ma sarà anche il non riconoscere l'esistenza di questo stesso desiderio dentro di noi. Il rifiuto di vedere questo nostro desiderio, più di ogni altra cosa bloccherà il fluire delle informazioni dirette verso la nostra coscienza.

In effetti ciò che dice Luciano capita spessissimo, ma è anche vero che il processo di comprensione non può essere bloccato, è come un corso d'acqua trova sempre il modo di passare o da un parte o dall'altra e corrode perfino la pietra e quindi se non comprendi una cosa comunque ne comprendi un'altra ...quindi non esistono dei reali ostacoli. Molti di questi "ostacoli" sono spesso frutto di una mente che pensa di superare questi aspetti con il ragionamento, ma in realtà tra i tanti concetti espressi dalle Guide quello dell'ossevazione passiva è uno dei più zen...nessun ragionamento...non può essere spiegata...può solo essere sperimentata.

CITAZIONE
Poi ho avuto un pensiero: e se non lo facciamo cosa succede? L'osservazione passiva c'è lo stesso o non c'è?
Ragionandoci un po' su sono giunto alla conclusione che l'osservazione passiva è una condizione quasi automatica che, in realtà, tutti abbiamo già, solo che non ce ne rendiamo conto, probabilmente perché è totalmente spontanea.
E, allora, la differenza importante, forse sta nel fatto che non è lasciata in sottofondo, e quindi ostacolata dall'Io e dalle sue pulsioni, ma può diventare più consapevole, facilitando la creazione di quei canali preferenziali per il ritorno delle vibrazioni al corpo della coscienza di cui parlava Georgei nella sua definizione.

E forse la differenza sta anche nel fatto che non viene ricercata, che non diventa un assillo o un'ossessione della mente e che quindi ha modo di agire come un qualsiasi meccanismo di sottofondo...vi è mai capitato di star facendo qualcosa e poi appena vi ponete attenzione con la mente sbagliate qualcosa?! Secondo me qualche legame c'è ...
 
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view post Posted on 20/10/2010, 12:29
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CITAZIONE (luca_m @ 14/10/2010, 22:44)
CITAZIONE (Odisseo76 @ 13/10/2010, 13:21)
Interessante questo collegamento tra immagine e osservazione passiva. Credo che l'esempio portato da Luciano sia molto indicativo di un comportamento tipico che assumiamo sul piano Fisico, allorché ci accorgiamo di un desiderio che va contro l'immagine che abbiamo di noi stessi (e che vogliamo dare agli altri). Secondo me l'effetto di questo meccanismo non sarà solo il non compiere l'azione desiderata, ma sarà anche il non riconoscere l'esistenza di questo stesso desiderio dentro di noi. Il rifiuto di vedere questo nostro desiderio, più di ogni altra cosa bloccherà il fluire delle informazioni dirette verso la nostra coscienza.

In effetti ciò che dice Luciano capita spessissimo, ma è anche vero che il processo di comprensione non può essere bloccato, è come un corso d'acqua trova sempre il modo di passare o da un parte o dall'altra e corrode perfino la pietra e quindi se non comprendi una cosa comunque ne comprendi un'altra ...quindi non esistono dei reali ostacoli. Molti di questi "ostacoli" sono spesso frutto di una mente che pensa di superare questi aspetti con il ragionamento, ma in realtà tra i tanti concetti espressi dalle Guide quello dell'ossevazione passiva è uno dei più zen...nessun ragionamento...non può essere spiegata...può solo essere sperimentata.

Giusta osservazione di Luca. In effetti il blocco non può essere totale, altrimenti significherebbe che ogni volta che l'io fa resistenza (il che capita quasi sempre) l'evoluzione dovrebbe fermarsi.
Io penso che questo "blocco" (come l'ho chiamato io forse impropriamente) si manifesti come un opporre resistenza al fluire della comprensione, che comporta quasi sempre sia un certo rallentamento al processo di raccolta dati che avviene nell'akasico, sia anche la necessità da parte della vita di farci incorrere nella sofferenza al fine di destabilizzare il nostro io e far crollare almeno in parte le sue resistenze.
Quindi l'importanza di aiutare il fluire delle vibrazioni tramite l'osservazione passiva, sta secondo me non tanto nel permettere all'evoluzione di proseguire (cosa che come abbiamo detto, avviene in ogni caso), ma di rendere questo processo meno doloroso per l'individuo incarnato.
 
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view post Posted on 20/10/2010, 13:39

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CITAZIONE (Odisseo76 @ 20/10/2010, 13:29)
CITAZIONE (luca_m @ 14/10/2010, 22:44)
In effetti ciò che dice Luciano capita spessissimo, ma è anche vero che il processo di comprensione non può essere bloccato, è come un corso d'acqua trova sempre il modo di passare o da un parte o dall'altra e corrode perfino la pietra e quindi se non comprendi una cosa comunque ne comprendi un'altra ...quindi non esistono dei reali ostacoli. Molti di questi "ostacoli" sono spesso frutto di una mente che pensa di superare questi aspetti con il ragionamento, ma in realtà tra i tanti concetti espressi dalle Guide quello dell'ossevazione passiva è uno dei più zen...nessun ragionamento...non può essere spiegata...può solo essere sperimentata.

Giusta osservazione di Luca. In effetti il blocco non può essere totale, altrimenti significherebbe che ogni volta che l'io fa resistenza (il che capita quasi sempre) l'evoluzione dovrebbe fermarsi.
Io penso che questo "blocco" (come l'ho chiamato io forse impropriamente) si manifesti come un opporre resistenza al fluire della comprensione, che comporta quasi sempre sia un certo rallentamento al processo di raccolta dati che avviene nell'akasico, sia anche la necessità da parte della vita di farci incorrere nella sofferenza al fine di destabilizzare il nostro io e far crollare almeno in parte le sue resistenze.
Quindi l'importanza di aiutare il fluire delle vibrazioni tramite l'osservazione passiva, sta secondo me non tanto nel permettere all'evoluzione di proseguire (cosa che come abbiamo detto, avviene in ogni caso), ma di rendere questo processo meno doloroso per l'individuo incarnato.

A questo aspetto della questione sinceramente non avevo pensato.
Quindi l'osservazione passiva, oltre alla sua funzione di permettere l'arrivo più rapido e diretto alla nostra coscienza dei dati che traiamo dall'esperienza, potrebbe venire usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza...
Non ne sono sicuro: vorrebbe dire che non è più un processo passivo ma diventa un processo attivo e, come tale, manipolabile dall'Io... boh, ci devo pensare.
Aspettiamo qualche altra risposta nella speranza che qualcuno dica qualcosa di illuminante!
 
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ArmandoZa
view post Posted on 22/10/2010, 14:51




CITAZIONE (gianfrancos @ 20/10/2010, 14:39)
A questo aspetto della questione sinceramente non avevo pensato.
Quindi l'osservazione passiva, oltre alla sua funzione di permettere l'arrivo più rapido e diretto alla nostra coscienza dei dati che traiamo dall'esperienza, potrebbe venire usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza...
Non ne sono sicuro: vorrebbe dire che non è più un processo passivo ma diventa un processo attivo e, come tale, manipolabile dall'Io... boh, ci devo pensare.
Aspettiamo qualche altra risposta nella speranza che qualcuno dica qualcosa di illuminante!

L'OSSERVAZIONE PASSIVA.........POTREBBE VENIRE USATA-CONSAPEVOLMENTE PER RIDURE LA PROPRIA SOFFERENZA?


Per gli orientali solo chi vive come testimone, ovvero tramite l'osservazione passiva, è in grado di assaporare la vita. La difficoltà resta quella di capire in quale modo possiamo darci da fare affinchè sorga in noi " il testimone". Allorchè sorge in noi il testimone, ovvero COLUI CHE OSSERVA, la mente deve scomparire. Allo stesso modo, quando accendiamo la luce in una stanza, l'oscurità deve scomparire; ciò è inevitabile. Chi vive nella mente, vive nell'ego. Una delle mie prime reazioni, forse è stata quella di preoccuparmi del fatto che diventando testimoni (l'equivalente dell'osservare passivamente) sarei diventato un semplice SPETTATORE DELLA VITA che stò vivendo.
Essere uno spettatore è una cosa, essere un testimone è una cosa totalmente diversa, QUALITATIVAMENTE diversa, direi. Uno spettatore, per capire la differenza, è ottuso, non partecipa con la propria interiorità, alla vita ; esso si limita a guardare gli altri, coloro che vivono. Questo mi ha portato ad un interrogativo pressante e mi sono chiesto: è ciò che faccio della mia vita? Un testimone NON è uno spettatore, ma allora che cosa è? Un testimone, ovvero colui che si osserva passivamente, è qualcuno che partecipa alla vita, ma tuttavia resta attento,presente nel qui e ora, all'erta, sveglio. Un testimone non fugge lontano dalla vita. Egli vive nella vita, ma la vive molto più totalmente, molto più appassionatamente, ma al tempo stesso resta, NELLE PROFONDITA' DEL SUO ESSERE, un "osservatore imparziale". Continua a ricordare: "io sono una consapevolezza" Questa posizione di osservatori imparziali di se stessi tramite la propria consapevolezza concorre a RIDURRE LA PROPRIA SOFFERENZA , poichè, la stessa, concorre alla comprensione akasica. Le nostre "azioni" vengono, tramite l'osservazione, illuminate dalla consapevolezza. Quindi l'azione è l'occasione unica per essere coscenti. Una persona che conosce quale è la propria consapevolezza, AGISCE fondandosi sulla propria consapevolezza, appunto. L'azione non è prodotta quale "riflesso" dell'agire altrui; nessuno può, se lo vogliamo, provocarci. Se di nostra volontà "sentiamo" che è giusto fare qualche cosa , la facciamo,; se "sentiamo" che non è necessaria, ce ne stiamo quieti.

Una persona "consapevole"NON reprime nulla; è semplicemente aperta ad esprimersi, La sua espressione sarà la compassione..... che fluirà nelle varie occasioni. Senza consapevolezza non ci restano che due possibilità: o reprimiano, oppure ci lasciano andare e indugiamo nei sensi. In entrambi i casi rimaniamo prigionieri di noi stessi.


Armando

Edited by Livvy - 24/11/2010, 18:42
 
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