L'osservazione passiva

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ArmandoZa
view post Posted on 22/10/2010, 14:51 by: ArmandoZa




CITAZIONE (gianfrancos @ 20/10/2010, 14:39)
A questo aspetto della questione sinceramente non avevo pensato.
Quindi l'osservazione passiva, oltre alla sua funzione di permettere l'arrivo più rapido e diretto alla nostra coscienza dei dati che traiamo dall'esperienza, potrebbe venire usata consapevolmente per ridurre la propria sofferenza...
Non ne sono sicuro: vorrebbe dire che non è più un processo passivo ma diventa un processo attivo e, come tale, manipolabile dall'Io... boh, ci devo pensare.
Aspettiamo qualche altra risposta nella speranza che qualcuno dica qualcosa di illuminante!

L'OSSERVAZIONE PASSIVA.........POTREBBE VENIRE USATA-CONSAPEVOLMENTE PER RIDURE LA PROPRIA SOFFERENZA?


Per gli orientali solo chi vive come testimone, ovvero tramite l'osservazione passiva, è in grado di assaporare la vita. La difficoltà resta quella di capire in quale modo possiamo darci da fare affinchè sorga in noi " il testimone". Allorchè sorge in noi il testimone, ovvero COLUI CHE OSSERVA, la mente deve scomparire. Allo stesso modo, quando accendiamo la luce in una stanza, l'oscurità deve scomparire; ciò è inevitabile. Chi vive nella mente, vive nell'ego. Una delle mie prime reazioni, forse è stata quella di preoccuparmi del fatto che diventando testimoni (l'equivalente dell'osservare passivamente) sarei diventato un semplice SPETTATORE DELLA VITA che stò vivendo.
Essere uno spettatore è una cosa, essere un testimone è una cosa totalmente diversa, QUALITATIVAMENTE diversa, direi. Uno spettatore, per capire la differenza, è ottuso, non partecipa con la propria interiorità, alla vita ; esso si limita a guardare gli altri, coloro che vivono. Questo mi ha portato ad un interrogativo pressante e mi sono chiesto: è ciò che faccio della mia vita? Un testimone NON è uno spettatore, ma allora che cosa è? Un testimone, ovvero colui che si osserva passivamente, è qualcuno che partecipa alla vita, ma tuttavia resta attento,presente nel qui e ora, all'erta, sveglio. Un testimone non fugge lontano dalla vita. Egli vive nella vita, ma la vive molto più totalmente, molto più appassionatamente, ma al tempo stesso resta, NELLE PROFONDITA' DEL SUO ESSERE, un "osservatore imparziale". Continua a ricordare: "io sono una consapevolezza" Questa posizione di osservatori imparziali di se stessi tramite la propria consapevolezza concorre a RIDURRE LA PROPRIA SOFFERENZA , poichè, la stessa, concorre alla comprensione akasica. Le nostre "azioni" vengono, tramite l'osservazione, illuminate dalla consapevolezza. Quindi l'azione è l'occasione unica per essere coscenti. Una persona che conosce quale è la propria consapevolezza, AGISCE fondandosi sulla propria consapevolezza, appunto. L'azione non è prodotta quale "riflesso" dell'agire altrui; nessuno può, se lo vogliamo, provocarci. Se di nostra volontà "sentiamo" che è giusto fare qualche cosa , la facciamo,; se "sentiamo" che non è necessaria, ce ne stiamo quieti.

Una persona "consapevole"NON reprime nulla; è semplicemente aperta ad esprimersi, La sua espressione sarà la compassione..... che fluirà nelle varie occasioni. Senza consapevolezza non ci restano che due possibilità: o reprimiano, oppure ci lasciano andare e indugiamo nei sensi. In entrambi i casi rimaniamo prigionieri di noi stessi.


Armando

Edited by Livvy - 24/11/2010, 18:42
 
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