Condizionamento e archetipi sociali

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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 9/11/2010, 10:57 by: Moderatore sez. Etica




Ciao
Mando questo materiale che secondo me può darci una traccia su cui discutere, per affrontare questo argomento, molto complesso, in linea con le domande proposte anche da Ulisse.
Marisa

Condizionamento e archetipi sociali

Definizioni di Georgei:

Condizionamento (Dall'Uno all'Uno, vol. I)
Costrizione posta all’individuo sia dalla società sia dall’introiezione che egli ha fatto degli archetipi transitori e delle norme morali, civili e religiose cui egli è sottoposto nel corso della sua vita.
Più l’individuo è evoluto meno è soggetto ai condizionamenti. Questo non significa che la persona non soggetta ai condizionamenti sia necessariamente un ribelle: al contrario, solitamente, queste persone accettano liberamente i condizionamenti cui vengono sottoposti (cosicché, in questo caso, non si può neppure più definirli «condizionamenti») senza, per questo, sentirsi imprigionati, dal momento che ne capiscono la necessità e l’utilità.
In realtà si può affermare che l’evoluto ha, come pressoché unico condizionamento, l’ampiezza del suo sentire e, quindi, della sua comprensione.

Condizionamento (Dall'Uno all'Uno, vol. II-2)
Io direi che la definizione più semplice, più immediata e più generale che si possa dare al termine «condizionamento», è questa: «fattore che con la sua influenza provoca un determinato comportamento».

Archetipo
Vibrazioni che servono da riferimento alla coscienza dell’individuo per percepire fino a che punto la comprensione raggiunta è reale. Sono stati distinti in «archetipi permanenti» e in «archetipi transitori».
I primi (archetipi permanenti) provengono direttamente dall’Assoluto, non sono modificabili e determinano il percorso evolutivo dell’intera razza umana. I secondi (archetipi transitori) si formano dalle esigenze evolutive di gruppi più o meno grandi di individui aventi percorsi simili, e determinano l’andamento etico, morale e storico di persone, gruppi, nazioni, popoli, mutando col mutare delle comprensioni che li avevano generati.

Messaggio esemplificativo
Il concetto di condizionamento va di pari passo con quello di libertà. Comprendere, quindi, qual è il condizionamento, qual è la sua influenza, la sua importanza, la sua nascita e - al limite - la sua fine porta, inevitabilmente, a comprendere qual è, in realtà, la libertà dell’individuo.
È tipico dell’individuo che pensa agli argomenti ed ai perché dell’esistenza, tendere a pensare in modo escatologico: o meglio, tendere a vedere soltanto le cose che più colpiscono, in grande, senza rendersi conto che vi possono essere altri fattori più piccoli, più sottili, ma per questo non meno egualmente importanti. Io sono sicuro che se ad ognuno di voi chiedessi un esempio di condizionamento mi verrebbe risposto - con grande probabilità - che l’essere umano è condizionato dalla società... oppure da ciò che i mezzi di comunicazione fanno pervenire alla massa... oppure che è condizionato dalle condizioni lavorative... oppure che è condizionato da quella che è la sua situazione sociale, la sua vita all’interno del suo ambiente familiare... E se pure, questo, in parte può anche essere vero, io dico, fratelli, che il condizionamento è tante altre cose. Pensate, per fare dei piccoli esempi, a quanto è condizionata la vostra vita anche soltanto dal semplice fatto che voi respirate! Avete mai pensato a questo, fratelli? (Rodolfo)

Quando si usa il termine «condizionamento», solitamente gli si dà una connotazione negativa. Vero, questo? Invece, se ci pensate bene, secondo la famosa ambivalenza - ed è una cosa a me cara - non è detto che il condizionamento sia sempre negativo. Ad esempio, una legge umana che - attraverso l’imposizione di determinate pene - impedisce all’uomo di uccidere un altro uomo, è un condizionamento: perché l’uomo, se non fosse sottoposto al condizionamento (magari con la paura del carcere a vita) non avrebbe il freno per non commettere un omicidio.
Siete convinti che è un condizionamento, questo? Ecco quindi che in questo caso il condizionamento non è negativo, ma è un condizionamento utile perché riesce ad ottenere questo scopo. Allo stesso modo, naturalmente, vi sono tanti altri esempi. Il buon Rodolfo, prima, parlava del condizionamento che vi dà - momento per momento - il fatto stesso di respirare. È evidente che voi respiriate meccanicamente (e quasi sempre senza rendervi conto del fatto che state respirando); ma, se poneste attenzione al vostro respiro vi rendereste conto - anche - che «dovete» respirare: non potete fare a meno di respirare. Potete anche provare a stare senza respirare il più possibile, ma prima o poi il respiro dovete emetterlo ed immetterlo. Questo è chiaramente un condizionamento di tipo prettamente fisiologico, ma non dimenticate che avete un corpo fisico con delle sue meccaniche che, per il fatto stesso che sono insite all’interno del vostro corpo fisico, volenti o nolenti vi condizionano. Pensate, d’altra parte, alla sessualità e a quanto essa vi condizioni nell’arco di tutta la vostra vita. C’è forse, però, qualcosa che va esaminato di pari passo al condizionamento: è possibile che il condizionamento agisca su tutti allo stesso modo, oppure no?
E se non agisce su tutti allo stesso modo allora: perché non agisce su tutti allo stesso modo? Come mai il condizionamento che su una persona serve da freno su un’altra scivola come se neanche esistesse?
Questa direi, creature, è una domanda legittima, sulla quale forse val la pena discutere un attimo. (Scifo)

La questione è che ogni individuo in realtà ha un’evoluzione diversa da un’altro, e il condizionamento che dimostra è sempre diverso, a seconda della quantità di evoluzione (e quindi del tipo di sentire) che l’individuo possiede. Il condizionamento è reso possibile nella persona che è in condizione di essere condizionata; ma la persona che raggiunge un certo sentire interiore e, quindi, una certa ampiezza di consapevolezza, vedrà in qualche modo limitata la possibilità di essere condizionata o, quanto meno, le cose che comunemente condizionano la maggioranza degli altri suoi fratelli, su di lei non avranno alcun effetto o, tutt’al più, avranno un effetto marginale.
Questo significa che l’individuo evoluto sarà al di fuori da ogni condizionamento; questo significa - semplicemente - che man mano che l’individuo evolve, il suo condizionamento, le sue «fonti» di condizionamento, saranno diverse. Resteranno quelli che sono gli impulsi biologici, fisiologici, quelli, cioè, essenziali per portare avanti l’esistenza del proprio corpo fisico; tuttavia gli altri condizionamenti, senza dubbio, sulla persona evoluta avranno un effetto molto minore di quello che avranno sulle persone meno evolute.
Si è parlato, ad esempio, di sessualità: la sessualità certamente influenza, in qualche modo, ognuno di voi. Bene: anche la sessualità ha un modo di condizionare, una possibilità, una capacità di condizionare diversa, a seconda che venga vissuta dall’individuo più evoluto o meno evoluto. L’individuo meno evoluto si lascerà possedere dalla propria sessualità: lascerà che essa governi le sue azioni, governi le sue simpatie, dia un indirizzo alle sue stesse giornate.
L’individuo che ha raggiunto, invece, un certo sentire, che ha raggiunto una certa evoluzione e, quindi, ha compreso meglio cosa sia la sessualità (e abbia superato quei problemi che essa comporta), non è detto che non avrà più alcuna forma di sessualità, ma questa volta non sarà più la sessualità a governare lui, ma sarà lui a governare la propria sessualità. (Moti)

Se davvero aveste un’evoluzione tale da essere partecipi in queste cose degli altri, a quel punto capireste che quelle persone stanno attraversando quel tipo di condizionamento perché ne hanno bisogno. Quindi non sareste tristi: partecipereste, ma senza tristezza. Ricordate che il vero evoluto, quando vede una persona che soffre, non piange: non piange «per lui»...
L’individuo evoluto non piange «per» chi soffre, piange «con» chi soffre: è ben diversa, la cosa! (Zifed)

Condizionamento...
Quanto spesso si sente questa parola, ma quanto meno spesso gli individui che la pronunciano si sono chiesti chi è che condiziona e chi è che si lascia condizionare! (Vito)

Per poter rispondere a questa domanda è necessario, fratelli, ricordare tutta la parte di insegnamento che riguarda la costituzione dell’individuo.
Infatti - anche se comunemente si tende a pensare e ad affermare che sono gli elementi esterni quelli che condizionano il comportamento dell’essere umano - si può cercare in realtà colui che condiziona all’interno dell’individuo stesso.
Chiaramente non l’individuo come sua semplice espressione all’interno del piano fisico, ovvero non come persona incarnata stessa, bensì come individualità completata da tutte le sue manifestazioni nei vari piani di esistenza.
Questo cosa sta a significare?
Sta a significare che i fattori che rispondono agli influssi esterni e che, quindi, inducono al condizionamento dell’individuo, risiedono proprio nell’individuo stesso ed è dall’individuo stesso che si dipartono, facendo sì che sia lo stesso individuo, in realtà, a condizionarsi e non che sia l’esterno a condizionare, da sé solo, l’individuo. Questo punto che, forse, dicendolo e ascoltandolo, può apparire molto semplice a prima vista, in realtà è essenziale che venga assimilato per poter comprendere poi tutto il discorso filosofico sulla libertà e sul libero arbitrio. (Rodolfo)

Prendiamo, dunque, l’individuo, la persona che voi vedete accanto a voi, di cui recepite la forma fisica e di cui sapete che esistono altri corpi di esistenza.
Ricapitoliamo velocemente tutto il discorso: l’individuo è costituito da un corpo fisico, uno astrale, uno mentale, uno akasico o della coscienza e da quelli che noi chiamiamo in blocco «corpi spirituali».
Il corpo fisico è quello che vedete sul piano fisico.
Il corpo astrale è quello che governa le emozioni e i desideri. Il corpo mentale è quello che dà la possibilità di pensare, di ragionare all’individuo.
Il corpo akasico è quello che dà la spinta all’azione dell’individuo attraverso quella che, comunemente, viene definita in senso più ampio «coscienza», e i corpi spirituali sono quelli che costituiscono, in fondo, la vera essenza dell’individuo.
Ora, è chiaro che se questi corpi esistono, oltre ad avere una funzione «meccanica» per aiutare l’individuo ad esprimersi nel piano fisico, debbono per forza avere anche degli altri perché: il corpo astrale non può esistere soltanto per permettere al corpo fisico di sentire il caldo, il freddo, il piacere, il dolore e via e via e via, ma questo corpo astrale deve avere anche delle altre funzioni... altrimenti si potrebbe arrivare a pensare che è uno spreco, in quanto sarebbe bastato concentrare nel solo corpo fisico tutte queste qualità senza andare a complicare troppo le cose!
Che necessità vi è degli altri vari corpi dell’individuo? Che necessità c’è di un piano astrale, di un piano mentale e così via quando avrebbe potuto esserci soltanto un piano fisico? Chiaramente è un discorso veramente complesso. Vediamo, quindi, di dare solo qualche spunto su cui pensare.
È evidente, prima di tutto, che se esistesse soltanto il piano fisico l’individuo avrebbe molte minori possibilità di fare esperienza.
Questo perché vorrebbe dire che la consapevolezza dell’individuo sarebbe tutta soltanto sul piano fisico, d’accordo?
Se così fosse dovrebbe - per forza di cose - essere tutto alla coscienza.
Se fosse tutto alla coscienza l’individuo sarebbe statico, non avrebbe più molte dinamiche interne.
Se non avesse più molte dinamiche interne ecco che allora tenderebbe a cristallizzare, a fermarsi, a portare avanti i suoi giorni senza molte spinte.
Non soltanto, ma allorché incontrerebbe la possibilità di fare un’esperienza probabilmente si girerebbe dall’altra parte e si allontanerebbe tranquillamente.
Pensate quante volte un’esperienza - magari anche dolorosa - l’avete vissuta vostro malgrado, finendoci in mezzo spinti... da che cosa non lo sapete neppure voi.
Quindi, come minimo, gli altri corpi forniscono le spinte per spingere l’individuo incarnato verso l’esperienza e, quindi, verso la conoscenza, la comprensione, l’evoluzione e via e via e via. Sono, quindi, un mezzo per farvi fare esperienza a fini evolutivi.
Cosa c’entra il discorso del condizionamento con tutto questo, creature?
È evidente: questo sta a significare che, quanto meno il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale condizionano il vostro modo di pensare, di agire, di essere. Però, ricordate che il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale, così come quello fisico, sono diversi ad ogni incarnazione, quindi, in realtà, anch’essi sono condizionati, spinti da qualche cosa: basta pensare che ogni individuo al momento della nascita, un po’ alla volta, si costruisce quello e solo quel corpo astrale, corpo mentale, corpo fisico. Bene, queste direttive da dove arrivano?
Arrivano principalmente dalle esperienze che sono state fatte nelle vite precedenti e che risiedono nel corpo akasico, il quale è proprio preposto ad attrarre quel certo tipo di materia astrale, mentale e fisica per costruire quei corpi che sono necessari in quell’incarnazione per avere le esperienze adatte a conseguire altra evoluzione.
Allora questo significa, evidentemente, che il corpo akasico condiziona non soltanto il corpo fisico, ma anche quello astrale e quello mentale.(Scifo)

Il cammino evolutivo dell’individuo è tale per cui gli elementi esterni che, solitamente, influenzano e condizionano il comportamento della persona dalla bassa o dalla media evoluzione, un po’ alla volta non hanno più alcuna influenza sull’individuo stesso.
Ecco così che, a mano a mano, che l’evoluzione diventa comprensione e sentire, allargandosi all’interno dell’individualità, tutti quei fattori che prima si riflettevano sulla condizione del sentire dell’individuo inducendolo a comportamenti quasi obbligati ora, con l’acquisizione di un sentire più ampio, penetrano nell’individuo ma non provocano più alcuna eco e, quindi, l’individuo non si lascia condizionare, non reagisce ad essi. (Anonimo)

Alcune domande proposte a questo proposito sono:

- Le norme etico-morali della società, il condizionamento educativo e via dicendo quanto limitano l'individuo di media evoluzione?
- E' giusto seguire un archetipo che non si "sente", e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?
- L'adeguamento all'archetipo, anche se non sentito, ha delle ripercussioni sull'individuo e quali?
- Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" nel seguire un archetipo non sentito, oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?
 
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