Condizionamento e archetipi sociali

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Moderatore sez. Etica
view post Posted on 12/11/2010, 11:43 by: Moderatore sez. Etica




Questi post sono stati spostati dalla discussione in corso "La Violenza" in quanto non attinenti al tema della discussione stessa, ma anzi sono stati il preludio all'apertura della discussione "Condizionamento e archetipi sociali".


Messaggio di Tina del 4/11/2010

Forse, quando l' individuo ha superato un archetipo avrà qualche" disagio" ma non direi grandi problematiche. Se ,di fatto, non esiste un condizionamento e lo si può osservare (l'archetipo) con un certo distacco non dovrebbe esserci poi molta sofferenza . Potrebbe esserci un adeguamento per un tornaconto personale , ma in tal caso sarebbe più esatto parlare di compromesso . Solo l'individuo che è coinvolto potrà capire perchè si adegua o perchè ne accetta il compromesso . Domanda : è possibile che quando insorgono problematiche , ripercussioni e sofferenze ci sia di mezzo il discorso del karma che si subisce per esempio , in quel contesto ? Ciao.//


Messaggio di Tiziana del 6/11/2010

E' giusto seguire un archetipo che non si sente?
Secondo me se una persona sente di non appartenere più ad un archetipo e per un qualsiasi motivo decide comunque di adeguarsi ovvero di seguirlo, non sta esercitando nessun tipo di violenza su se steso. Può anche darsi che abbia già compreso delle cose e sappia che staccarsi da quel'archetipo può portare delle sofferenze ad altri...e quindi l'adeguamento in questo caso non lo vive come un sacrificio, ma come un fare del bene agli altri.
Sono ovviamente solo ipotesi. Io so per certo che mi sono staccata da un certo condizionamento sociale senza sofferenza perchè sentivo giusto seguire la mia strada. A 20 anni eravamo nel 74, e ancora una parte della mia famiglia vedeva il matrimonio con il rito in chiesa.Mia madre ci teneva e mio padre diceva che erano sciocchezze. Io stavo bene anche se mi fossi solo accompagnata, e alla fine abbiamo deciso di sposarci in comune. A me è andata bene a mio marito pure, ma ricordo vivamente che i miei parenti erano in imbarazzo, per loro noi due non ci eravamo neppure sposati.
Non credo che questa scelta volesse dire andare controcorrente, noi due non aderivamo più a quell'archetipo sociale, e semplicemente ce ne siamo staccati.Credo che siamo pure stati facilitati perchè a metà della mia famiglia, poi non importava granchè delle nostre scelte. :sad.gif: Se ad esempio fossimo stati costretti da tutti quanti ad andare in chiesa, (non posso dirlo con certezza perchè non provato), ma penso che comunque non avrebbe creato sofferenza, solo forse un po di disagio perchè non sentivamo vera per noi quella cosa.//


Messaggio di Daria83, del 7/11/2010

CITAZIONE
Mi vengono alcune domande: le norme etico-morali della società, il condizionamento educativo e via dicendo quanto limitano l'individuo di media evoluzione?
E' giusto seguire un archetipo che non si "sente" , e a quali conseguenze e problematiche va incontro colui che si stacca dall'archetipo?
L'adeguamento all'archetipo, anche se non sentito, ha delle ripercussioni sull'individuo e quali?
Si può parlare di un vero e proprio "sacrificio" oppure c'è sempre in qualche modo un tornaconto personale?

Che bell'argomento! Credo che ci tocchi tutti in qualche modo.
Ho provato a cercare qualcosa ma mi sa che il mio materiale "informatico" è molto limitato... :(

Comunque da una seduta del 21/04/2001 ho pescato questo:

D - Voglio dire: vediamo che ci sono dei popoli che hanno ... abbiamo parlato dei nazionalismi, cosa succede ad esempio in Medio Oriente o in altri popoli, un individuo che si incarna in quei popoli lì, con quella mentalità lì, con quel costume, quell'idea, è obbligato a subire il condizionamento di quelle idee.

Diciamo che bisogna tener conto di una cosa: l'individuo si incarna nel posto ove vi è la possibilità di poter comprendere ciò che non ha capito. Ecco, quindi, che trovarsi in una società ... che so io ... con esasperato nazionalismo può servire all'individuo che ha necessità di comprendere che non si può essere fratelli di alcuni ma si deve essere fratelli di tutti, tanto per fare un esempio; quindi il condizionamento che in quel momento è dato da quel tipo di società, all'individuo serve ed esiste proprio per far sì che certi individui arrivino a comprendere determinate cose. In questo senso posso dire di essere d'accordo con te per quello che riguarda il condizionamento. Il discorso ha di diverso il punto di vista in cui viene osservato il condizionamento, perché‚ tutti voi quando parlate di condizionamento date una connotazione negativa solitamente al condizionamento, però non vi rendete conto che il condizionamento può essere anche - ed è molto spesso - positivo.
Senza il condizionamento delle vostre leggi o di certi dettami della vostra società, quanti di voi sarebbero ladri, ad esempio. Non sei d'accordo?//


Messaggio di Serena del 7/11/2010

CITAZIONE
Di fatto avverti così forte la spinta da parte della società e da parte di chi ti circonda, a fare determinate cose, a prendere determinate decisioni, che è come se gli archetipi transitori usassero violenza contro di te. E quindi ti trovi in una condizione per la quale, o fai violenza a tua volta verso l'esterno per contrastare le spinte dell'archetipo, oppure fai violenza su te stesso per omologarti a queste spinte che non senti davvero tue.

Credo che queste dinamiche si alternino in modo molto frequente influendo sui nostri comportamenti in modo continuo e determinando il nostro rapporto con noi stessi prima ancora che con gli altri.
Ciò che fa la differenza, credo, è quello che viviamo dentro di noi: infatti quando io faccio violenza su me stessa per omologarmi all'ambiente di solito finisco molto arrabbiata con me stessa e la cosa mi rode a lungo. Mentre quando glisso sulle spinte esterne perché non le condivido, mi sento del tutto tranquilla.
Mi vengono in mente due esempi:
1) ho aderito ad un'assemblea sindacale che non condividevo a causa delle forti pressioni delle colleghe (ero l'unica contraria), però ho passato un paio di giorni di malumore pensando che non era necessario che ci andassimo tutte sospendendo il servio a scuola
2) da ragazza frequentavo una compagnia "poco raccomandabile", i miei amici facevano uso di droghe (dal fumo al buco), sono stata l'unica a non averci mai provato nonostante le loro insistenze e le situazioni pericolose in cui mi sono trovata, ma non ho mai neppure provato interesse alla cosa.

Quindi la dimanica descritta da Ulisse come funziona?
caso 1): il sentire deve raccogliere dati in relazione a quel tipo di esperienza e quindi c'è la difficoltà di scelta con relative conseguenze
caso 2): il sentire ha già tutte le informazioni che gli servono in relazione a quell'esperienza e quindi bypassa gli archetipi transitori lasciando fluire liberamente le proprie vibrazioni

E' un'ipotesi plausibile?

Serena

Edited by Livvy - 12/11/2010, 11:49
 
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