Conscio e inconscio, C'è un rapporto tra preconscio e archetipi transitori?

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SerGian
view post Posted on 31/1/2011, 07:13 by: SerGian




… sarà bene ideare una definizione piuttosto restrittiva di che cosa sia l' inconscio , e direi che quella più restrittiva, la più semplice da poter usare è proprio quella di prendere alla lettera la parola inconscio , ovvero tutto ciò che non è alla coscienza dell'individuo.
… pur essendo la definizione più restrittiva possibile vi dovreste rendere conto da soli che già anche così l' inconscio si prospetta come qualche cosa di veramente enorme, di veramente non circoscrivibile in limite angusti così come potreste fare per molte altre cose inerenti l'individuo… Infatti nell' inconscio c'è tutto quello che non è alla coscienza dell'uomo: vanno messi i desideri repressi, vanno messe le sensazioni nascoste, i pensieri non espressi, addirittura i sogni, addirittura le percezioni extrasensoriali che non vengono portate alla coscienza, e che in realtà in qualche misura ogni individuo possiede, ma, al di là di tutto questo, vi è ancora la parte che tutti voi conoscete, esoterica dell'individuo, ovvero il suo vivere, il suo essere anche non soltanto tra la materia fisica, ma anche tra la materia di altri piani di esistenza, vuoi il piano astrale, il piano mentale, vuoi i piani spirituali in genere.
Ora se per coscienza noi intendiamo semplicemente l'avere nella mente dell'individuo cosciente, dell'individuo fisico una certa cosa, forse a questo punto non rendiamo abbastanza giustizia alla complessità, all'individualità, all'individuo come insieme, in realtà, la coscienza va intesa in senso molto più ampio, tant'è vero che noi identifichiamo la coscienza non con quello che l'individuo pensa o ritiene di essere , allorché è incarnato nel corpo fisico, ma con ciò che egli deve scoprire di essere, è già e non è consapevole di esserlo e questa consapevolezza, questa coscienza vera e propria identificabile in gran parte con il Sé degli orientali, è posto su quello che noi definiamo piano akasico.
In questo piano, come voi sapete perché è stato ripetuto più e più volte, viene trascritta l'esperienza dell'individuo, e quindi la sua coscienza viene un po' alla volta illuminata, fino a quando egli riscopre tutto il suo vero essere al di là di questo piano l'individuo è già consapevole, è già cosciente, quindi al di là del piano akasico non si può più parlare di inconscio , l' inconscio è qualche cosa che esiste soltanto tra il piano fisico e il piano akasico, o per lo meno gli stati inferiori di materia più pesante del piano akasico, e porta con sé, quindi, tutte le movenze, tutte le vibrazioni che non arrivano a compimento sia del piano astrale che del piano mentale, sia tutti i sommovimenti che le esperienze del piano fisico procurano all'individuo …(Georgei 1-9-87)

Se accettiamo che per inconscio si intenda ciò che non è conscio, cioè ciò che non è alla coscienza consapevole dell'individuo, allora si deve arrivare a comprendere che l' inconscio è costituito da tutto ciò che non arriva, appunto, alla sua consapevolezza.
Uno degli errori principali, concettualmente almeno, per quanto riguarda la concezione dell' inconscio , è quello che porta le persone interessate agli insegnamenti a finire col considerare l'inconscio una sorta di alter-ego dell'Io, quel famoso Io di cui noi e altre Guide, un po' dovunque nei tempi e nei secoli siamo andati parlando all'umanità.
In verità non è possibile confondere l'Io con l' inconscio ….
L' inconscio … è qualcosa di più organico, di più costituito armonicamente, anche se ha qualcosa in comune con l'Io; infatti anche l'inconscio non è altro che una risultante: la risultante delle tensioni e delle censure che si formano tra ciò che l'individuo è nei suoi piani diversi dal piano fisico e la sua consapevolezza all'interno del piano fisico. (Scifo 6-3-91)
Questo fa presupporre che l' inconscio non sia un tutt'unico organico, ma sia, in realtà, un mosaico di varie possibilità, aventi ognuna una propria sfera particolare che, tuttavia, reagisce in concorso con le altre, arrivando, in qualche modo, a formare il modo d'essere dell'individuo, diventando così, indirettamente, uno degli stimoli che porta l'individuo a crearsi un Io, fittizio e irreale, ma agente lo stesso all'interno del piano della materia.
(Moti 6-3-91)

Cercando di essere il più chiari possibile, intendiamo con questo discorso affermare che l'inconscio ha tante componenti quante sono le pulsioni dell'individuo, quanti sono i suoi piani di esistenza e, quindi, i suoi corpi, quante sono le sue vite ed esperienze passate, quanto è (e di che tipo) il suo sentire.
Esiste un inconscio fisico, fisiologico; esiste un inconscio per quello che riguarda i suoi desideri, le sue passioni; esiste un inconscio per quello che riguarda il suo ragionamento, la sua capacità di ragionare; esiste un inconscio per quello che riguarda la sua coscienza; esiste un inconscio, addirittura, per quello che riguarda la parte più alta dell'individuo che fa capo alla scintilla divina.
Rodolfo 6-3-91


L'inconscio è senza dubbio un argomento, affascinante, anche perché, inevitabilmente, dà la possibilità ad ognuno di voi, di riflettere su sè stesso e quindi di proiettare ciò che eventualmente pensa, o capisce, o crede di capire, in quei piccoli momenti della vita quotidiana in cui cerca di barcamenarsi per arrivare a raggiungere ciò a cui tende e che ancora non comprende.
… Naturalmente parleremo del buon Freud, parleremo dell'inconscio collettivo, quindi di Jung, parleremo anche di quell'Adler, che viene considerato e ritenuto assolutamente il terzo e il meno importante di coloro che di psicologia si sono occupati in modo più sistematico, rilevando come quest'ultimo, forse, abbia in realtà alcuni punti molto importanti da cui non è possibile discostarsi perché possono servire a far luce sui meccanismi dell'inconscio…..
Naturalmente, come nostra abitudine, non ci limiteremo soltanto alla parte strettamente cognitiva, seppur necessaria, poiché è una cosa che non abbiamo mai fatto in quanto contraddirebbe quando diciamo che per ottenere la giusta conoscenza, la giusta verità, bisogna arrivare a tutti gli elementi che la compongono. Quindi osservare sia la parte cognitiva, sia la parte invece più interiore, più sfuggente, per arrivare addirittura, magari, a quella parte mistica che sembra discostarsi così tanto da quella che è la vita di tutti i giorni.
Parleremo quindi delle meccaniche interiori dell'individuo, di quella parte - esoterica - che noi da anni e anni (e assieme a noi anche altri naturalmente) andiamo ripetendo a tutti voi, cercando di esaminare quei meccanismi interiori, che non sono più soltanto parte del vostro piano fisico, ma che abbracciano tutta la realtà dell'individualità e del piano di esistenza di tutti gli individui.
Infine attraverso il concetto di vibrazione (e so che questo vi spaventa, creature!) riallacceremo tutto il discorso a quanto siamo andati e stiamo andando dicendo in questi ultimi tempi su Dio, in modo da creare quel ponte logico che passa dalla conoscenza, dalla razionalità per arrivare al misticismo e quindi, compiuto il cerchio, arriva a riunirsi con quella che è la Realtà Assoluta, la Realtà Totale….
(Scifo 16-3-91)

D - Senti, noi ci siamo chiesti, tra le varie cose, se esiste un inconscio spirituale. Forse non abbiamo capito bene che cosa si intende, perché la scintilla di per sé non dovrebbe avere un inconscio, però lo può creare nell'uomo, o c'è troppa distanza, diciamo, tra la creatura umana e la scintilla, per cui, a un certo momento non si sentono le sollecitazioni della scintilla?

R - Questa è una domanda che, anche lo strumento che sto usando si era posta proprio oggi pomeriggio, in quanto nella prima lettura gli era sfuggito questo particolare; e la cosa devo dire che gli ha procurato anche qualche problema, in quanto, secondo questa persona, affermare che la scintilla possieda un inconscio è una cosa inconcepibile e assurda. Ritorniamo un attimo a quella semplicissima definizione, peraltro comoda per i nostri scopi, che abbiamo usato per definire l'inconscio, ovvero: tutto ciò che non è alla coscienza, alla consapevolezza, giusto?
Ora, questo cosa sta a significare? Che allorché si parla di inconscio bisogna considerare il punto di vista da cui viene considerato l'inconscio; perché chiaramente, per poter osservare qualcosa che è inconscio bisogna essere prima dell'inconscio, giusto?
Ovvero, per spiegarmi meglio, per chi eventualmente non capisce: per poter parlare meglio di un inconscio dell'essere umano incarnato, bisogna che l'individuo sia su un piano di consapevolezza tale per cui, al di là del suo piano fisico, per lui stesso esista qualcosa che egli non conosce e non comprende, o di cui è inconsapevole. E' chiaro che questa prospettiva, questo modo di osservare l'inconscio, si sposta mentre si sposta la consapevolezza dell'individuo; quindi, allorché la consapevolezza dell'individuo è ritirata sul piano astrale, l'inconscio si sposterà all'interno del piano mentale, perché ci sono cose nel piano mentale che, colui che è consapevole sul piano astrale non riesce a comprendere ancora, giusto?
Il discorso, naturalmente, si sposterà sul piano mentale e quando l'individuo sarà consapevole sul piano mentale sarà inconscio di ciò che c'è veramente sul piano akasico.
E si può andare avanti, anzi, indietro a ritroso, fino a quando si arriva alla scintilla; è chiaro che la scintilla ha una grande consapevolezza, ma non ancora la consapevolezza suprema. Si rende conto di essere una parte di Dio ma non è ancora fusa con Dio; ecco, quindi, che in quel momento per la scintilla l'inconscio diventa, a questo punto, l'Assoluto stesso.
Vi sembra chiara la spiegazione, è soddisfacente? (Scifo 16-3-91)

Ma vediamo un attimo … in linea di massima com'era costituita la personalità secondo il caro amico Sigmund. In particolare cerchiamo di vedere che cos'era l'inconscio.
In una prima fase dei suoi studi l'inconscio rappresentava un complesso psichico che racchiudeva le pulsioni, i bisogni che non riuscivano a trovare l'estrinsecazione e una manifestazione a livello di comportamento, quindi tutto ciò che veniva dall'individuo represso fin da bambino.
In un secondo periodo, susseguente ad altri studi che Freud aveva fatto, l'inconscio non indicava più la sfera d'un complesso psichico, ma era soltanto un attributo di alcune (di due in particolare) delle tre istanze che costituivano il vero complesso psichico dell'individuo.
Questo complesso psichico era costituito da una prima istanza da lui chiamata Es o Id che non era propriamente l'inconscio anche se aveva le stesse caratteristiche della definizione da lui stesso data di inconscio nella fase precedente: l'Es rappresentava il serbatoio delle pulsioni dell'individuo, pulsioni che, in linea di massima, non riuscivano ad avere un'estrinsecazione e, quindi, ad arrivare alla fase precosciente e, ancor meno, alla fase cosciente. Tutto ciò che fa parte di questo serbatoio, di questo Es è inconscio, cioè inconsapevole.
La seconda istanza è rappresentata dall'Io: l'Io, secondo il buon Freud, è ciò che si vede praticamente dell'individuo; l'Io è preposto all'attività logico-mentale, l'Io è legato alle percezioni, quindi all'attività fisica del corpo, tuttavia anche l'Io ha una parte inconscia. Questo Io ha una certa autonomia anche se è strettamente legato all'Es da cui riceve gli impulsi per l'azione e all'altra istanza chiamata Super-io che controlla la qualità di queste azioni.
L'ultima istanza, come vi ho appena detto, è quella da lui chiamata Super-io. Il Super-Io sarebbe, per dirla proprio semplicemente, una specie di coscienza che si erge a giudice dei comportamenti messi in atto dall'Io.
Non vado oltre, anche perché diventerebbe una cosa noiosa, però voglio fare un piccolissimo raffronto con quanto noi siamo andati dicendo in questi lunghissimi anni.
L'Es di Freud potrebbe essere assimilabile ad una interazione tra il corpo fisico con i suoi bisogni e le sue pulsioni e il corpo astrale, in quanto sede del desiderio. Il Super-io potrebbe essere paragonabile all'interazione tra la parte più sottile del corpo mentale e il corpo akasico, mentre l'Io potrebbe essere la risultante delle interazioni tra questi quattro corpi…. (Vito 4-5-91)

… La prima cosa a cui ha fatto cenno il nostro amico Vito è la teorica divisione in conscio, preconscio e inconscio.
Conscio, naturalmente, è tutto ciò che è alla coscienza quindi, in teoria, esattamente all'opposto di inconscio. Ora diciamo che la terminologia usata in questo caso da Freud può essere usata anche da noi poiché come schematizzazione può avere un suo valore, tuttavia vi sono alcune cose che non coincidono, non combaciano con le teorie freudiane….
Ora, ciò che noi intendiamo per conscio è sì qualche cosa che è sì alla coscienza dell'individuo, ma il problema è la diversa connotazione di questa frase. Infatti, quando noi diciamo "ciò che è alla coscienza dell'individuo" non intendiamo ciò che è alla mente dell'individuo, non intendiamo ciò che egli pensa o riesce a pensare o crede di aver capito ma, veramente ciò che appartiene alla coscienza dell'individuo ovvero a quella sua parte più elevata nella quale vanno inscritte tutte le sue esperienze e le capacità di comprensione che egli ha acquisito nel corso delle sue varie vite. Quindi una capacità di coscienza che non passa necessariamente attraverso la comprensione mentale e, quindi, non necessariamente si affaccia all'interno del piano fisico.
Questo, se ci pensate bene, non è altro che ciò che noi andiamo affermando da molto tempo allorché diciamo che la comprensione che porta poi all'allargamento del sentire di ognuno di voi non necessariamente viene da voi riconosciuta, compresa e accettata nel corso della vostra vita, ma che la comprensione può esservi stata ed essersi inscritta nel vostro corpo akasico senza che voi ve ne rendiate conto.
… A questo punto, naturalmente non può che essere diversa anche la definizione di ciò che è preconscio, …. per arrivare ad essere cosciente qualche fattore di comprensione, per diventare un fattore dell'allargamento del sentire, questa comprensione deve attraversare i vari corpi dell'individuo, deve ricevere informazioni dalla situazione vissuta sul piano fisico, deve ricevere la connotazione emotiva da parte del corpo astrale, deve aver elaborato mentalmente i dati ricevuti grazie al corpo mentale e deve poi essere stata in grado di trarre da questa elaborazione delle varie componenti la comprensione dell'esperienza e, quindi, arrivare alla coscienza.
Ecco, il preconscio è la fase di elaborazione, la fase in cui i vari corpi elaborano i dati ricevuti, cercano (senza che, magari, l'individuo a livello fisico se ne renda conto se non attraverso a una sensazione di confusione interiore), elaborano i dati ricevuti e cercano una risposta. Nel momento in cui vi è questa ricerca, questa ricerca veramente nell'ombra dell'individuo, ecco che si può parlare di fase preconscia, in quanto la risposta è lì, sta per essere trovata, può essere trovata ma... non è detto che lo sia, cosicché può restare preconscia senza riuscire, per lo meno in quel momento, ad iscriversi nel corpo akasico.
A questo punto mi sembra che il discorso sull'inconscio non possa essere che una logica conseguenza su tutto questo...
Allora: se abbiamo definito come conscio la comprensione che si trascrive nel corpo akasico e che quindi diventa attiva, scritta, fissa nella coscienza, se abbiamo descritto come preconscio tutta quella zona in cui vi è il lavorio alla ricerca della comprensione, non può essere che definito come inconscio tutto l'insieme dei vari stimoli che provengono dai vari corpi dell'individuo prima di poter arrivare alla sua coscienza, ovvero quegli stimoli che influiscono attraverso l'esperienza, all'interno del piano fisico attraverso le situazioni (e che, quindi, stimolano qualcosa nell'individuo), quegli stimoli che muovono le emozioni e i desideri del suo corpo astrale mettendo in moto le forze che alterano l'equilibrio dell'individuo e che, quindi, gli fanno avvertire quella tensione, a volte dolorosa e insoddisfacente, che lo spinge a muoversi, a cercare una risposta per mutare la propria condizione, infine quegli stimoli che smuovono le energie del suo corpo mentale facendo sì che, grazie a queste energie, egli esamini tutte le componenti che gli stanno arrivando e cerchi, veramente, di arrivare alla comprensione. (Scifo 4-5-91)

Uno dei punti di maggior difficoltà è nato da due apparentemente diverse definizioni che abbiamo fornito ultimamente a proposito di questi argomenti. Noi affermiamo che, partendo dal piano fisico, l'inconscio era tutto ciò che era "prima" del piano fisico; partendo dal piano astrale - ricordate, creature? - l'inconscio era tutto ciò che era "prima" del piano astrale; e tutto questo, insomma, era relativo a che cosa? Al punto del piano di esistenza sul quale l'individualità aveva la sua consapevolezza.
Ecco quindi che, a mano a mano che la consapevolezza dell'individualità si sposta attraverso i vari piani di esistenza, diventa inconscio tutto ciò che al di fuori della sua consapevolezza; cosicché colui che ha la consapevolezza stabilita all'interno - che so io - del piano akasico, è inconsapevole in gran parte, o totalmente, di ciò che è sui piani precedenti, per arrivare alla famosa Scintilla e quindi, naturalmente, anche all'Assoluto.
Ricordate certamente questo discorso.
A quel punto poi, io, sempre "la pietra dello scandalo", sono arrivato affermando, nell'ultimo incontro, che se - come dicevamo nella prima definizione (e questo è un punto di contatto fra le due definizioni) - si può definire conscio tutto ciò che appartiene alla coscienza, che arriva alla coscienza, allora poiché noi per coscienza intendiamo il corpo akasico dell'individuo, cioè quel corpo nel quale le comprensioni si iscrivono dopo aver tratto i frutti utili dall'esperienza, ne conseguiva che il conscio non era sul piano fisico, ma che si poteva definire conscio ciò che è sul piano akasico. (Scifo 25-5-91)

Il lavorio dell'individuo ha sempre la meta di portare alla strutturazione del corpo akasico, quindi alla coscienza del corpo akasico, in quanto il corpo akasico in partenza, in realtà, è praticamente inconscio, e muove i suoi primi passi soltanto attraverso le spinte della scintilla, quindi abbastanza casualmente tra virgolette naturalmente, non con consapevolezza di cosa sta facendo o di dove si sta muovendo.
Allora, cosa succede? Succede che è possibile asserire che si può definire come conscio, come parte conscia dell'individuo - per lo meno in modo utile a proseguire poi nel nostro discorso - tutta quella parte ormai strutturata che riguarda il corpo akasico quindi il sentire, quindi, in qualche modo, tutto il sentire ormai raggiunto dall'individuo, il quale diventa la parte conscia dell'individuo. Invece parte inconscia è tutta quella parte che non è ancora stata sistemata, dunque la parte di rompicapo che è ammassata alla rinfusa e che può essere messa a posto soltanto attraversando le varie città (cioé i vari piani di esistenza) e traendo dai vari piani di esistenza le esperienze che insegneranno, prima o poi, (con un'immagine, con un'altra persona, con un insegnamento), in che modo vada situato quel pezzo. E soltanto allorché l'individuo andrà con la sua esperienza, con ciò che ha acquisito negli altri piani, davanti al proprio quadro, al quadro del proprio corpo akasico con il pezzo in mano da inserire si renderà conto di come e dove questo pezzo può giustamente essere inserito. Scifo 23-11-91



CONSIDERAZIONI PERSONALI

Da quanto presentato dalle varie Guide, emerge che l’argomento può essere considerato da due prospettive:

inconscio di piano: è di pertinenza dell’individuo, si colloca nei piani transitori, ed appartiene alla singola incarnazione; si può definire inconscio tutto ciò che appartiene ai piani successivi rispetto a quello in cui l’individuo si trova con la propria consapevolezza. Si tratta di un inconscio “strutturale” perché l’individuo non possiede sensi adeguati per percepire i propri corpi sugli altri piani. Si deve considerare, inoltre, che anche sul piano in cui l’individuo sta sperimentando (es.: fisico) anche buona parte di ciò che succede non arriva alla consapevolezza (es.: molti dei propri processi fisiologici) e quindi si può collocare nella sfera inconscia. Ne risulta che il coscio dell’individuo incarnato è ben poca cosa rispetto al suo inconscio.

Inconscio di coscienza: è di pertinenza dell’individualità, si colloca sul piano akasico, ed appartiene quindi a tutte le incarnazioni che l’individualità avrà bisogno di effettuare per completare il proprio ciclo evolutivo, per mezzo del quale l’inconscio si trasforma via via in conscio attraverso il processo preconscio.

Se consideriamo la prospettiva akasica, che determina ed influenza tutte le altre materie, credo che possiamo considerare il conscio come sinonimo di sentire.
Ora, sappiamo che sentire simili, quindi consci simili, creano collegamenti tra di loro determinando la comunione del sentire.


DOMANDE:
 accade lo stesso anche per il preconscio e l’inconscio? O meglio, preconscio e inconscio sono uno stato, cioè un modo di percepirsi limitato, oppure una struttura, cioè una particolare organizzazione della materia?
 Se c’è un rapporto fra sentire/consci simili, c’è anche un rapporto tra “inconsci simili”? E di che tipo di rapporto si tratta?

 
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