Medicine, integratori alimentari e vaccini, 14 aprile 2016 - Scifo, Francesco

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Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 15/4/2016, 10:34




E' capitato non di rado che vi parlassimo di macrocosmo e di microcosmo ma, negli anni, non abbiamo mai ricevuto alcuna richiesta di spiegazione di questi due termini da parte vostra.
L'ottimista penserebbe che è stato così perché avevate chiaro cosa i due termini significavano e le implicazioni che comprendevano.
Dal momento che non sono ottimista o pessimista ma realista ad oltranza, credo che sia il caso, nell'ambito delicato degli argomenti che Francesco sta trattando, porgervi alcune delucidazioni e considerazioni in merito che vi possono risultare utili per avere una visione più completa di ciò che vi viene detto.
Con macrocosmo intendiamo un ambiente, circoscritto ma molto grande, in cui valgono le stesse leggi e nel quale, in ogni suo punto, si attuano gli stessi processi che influiscono sulle varie materie che compongono e danno forma all'intero macrocosmo.
Il Cosmo, per esempio, può essere considerato un macrocosmo in quanto, malgrado la sua ampiezza, è comunque un ambiente circoscritto, all'interno del quale la Vibrazione Prima induce l'applicazione delle leggi che consentono sia la dinamicità che l'equilibrio interno del suo insieme, elementi che modulano e hanno la funzione di permettere l'evoluzione di ogni microcosmo che in esso è inserito e che in esso compie il suo percorso evolutivo.
Con microcosmo intendiamo, invece, un ambiente sempre circoscritto ma spazialmente ben più limitato rispetto al macrocosmo (ma non per questo, indubbiamente, semplice da osservare nelle sue componenti comunque molteplici e complesse nella loro interazione), nel quale valgono e operano le stesse leggi e gli stessi processi che interessano il macrocosmo, al punto che, come abbiamo detto spesso, dall'osservazione di ciò che accade ad un microcosmo è possibile arrivare a comprendere molto di quello che avviene a livello macrocosmico, nel nome di quell'unità e di quell'omogeneità di fattori interni del Cosmo che sono essenziali non solo alla sua esistenza ma anche al mantenimento della sua realtà.
Il corpo umano può essere ritenuto un esempio perfetto del concetto di microcosmo.
Macrocosmo e microcosmo possono, inoltre, essere considerati l'esemplificazione evidente di una delle leggi di base interne al Cosmo che vi abbiamo descritto più volte negli anni, ovvero quell'arcinoto detto “così in alto, così in basso” che abbiamo adoperato nel tempo per sintetizzare il concetto che l'apparente estrema complessità della realtà cosmica può venire molto semplificata ricordando che gli elementi e le dinamiche interne del macrocosmo si ripetono e restano valide (anche se adattandosi a un ambiente più ristretto con necessità peculiari di coerenza e di sviluppo) anche all'interno di ogni microcosmo.
In quest'ottica potremmo osservare, per esempio, che se il Cosmo è debitore della sua coerenza, uniformità ed esistenza all'operato della Vibrazione Prima, prima artefice dell'esistenza e della sopravvivenza dell'intero macrocosmo, collegando i vari elementi che gli appartengono e mantenendo attivi i processi che ne determinano lo sviluppo, anche nel corpo fisico si può individuare una sorta di corrispettivo della Vibrazione Prima, ovvero il Dna.
E' il Dna, infatti, che stabilisce le regole e attiva i processi che danno sviluppo ai vari corpi dell'individuo al fine di fornirgli la costituzione più adatta a permettergli di compiere il suo percorso di apprendimento nella sperimentazione che è lo scopo stesso del processo incarnativo di ogni individuo all'interno della realtà cosmica.
Come certamente ricorderete, il Dna dell'individuo non è semplicemente identificabile come un elemento di tipo strettamente fisico ma, come accade per ogni materia all'interno del Cosmo, è costituito dai vari tipi di materia che appartengono al corpo, dalla materia fisica a quella astrale, dalla materia mentale a quella akasica, al punto che vi avevamo sottolineato che – volendo schematizzare, in maniera molto approssimativa ma, tuttavia utile per facilitare la vostra comprensione di fattori così complessi – si potrebbe individuare una catena genetica fisica, una astrale, una mentale e persino una akasica, dal momento che ogni unità elementare fisica, per esistere e manifestarsi all'interno del piano fisico, ha bisogno di essere collegata a unità elementari delle altre materie che compongono la Realtà.
Se non esistessero questi collegamenti non vi sarebbe la possibilità, per l'individuo, di possedere un corpo delle emozioni, di poter avere ed adoperare un corpo mentale e, cosa strettamente necessaria ai fini evolutivi, di possedere un corpo akasico attraverso il quale portare alla sua coscienza più profonda i risultati delle sue sperimentazioni, ripristinando, gradatamente e di pari passo con l'ampliamento della sua comprensione, i collegamenti con la Realtà del Tutto, fino a condurlo a ritrovare la sua vera natura.
Come accade all'interno del macrocosmo anche all'interno del microcosmo costituito dai corpi propri dell'individuo incarnato si attuano i processi necessari al suo sviluppo e al mantenimento della sua coerenza, senza i quali finirebbe col disgregarsi e abbandonare il suo processo evolutivo all'interno del piano fisico.
Alcuni di questi processi hanno le stesse finalità, nel loro operato, che esistono all'interno del Cosmo, come ad esempio il processo che tende a ripristinare l'equilibrio tra le sue molteplici componenti.
A questa categoria possono essere equiparati il metabolismo e il sistema immunitario che operano nel microcosmo del corpo dell'individuo incarnato.
Il metabolismo è un processo che ha la funzione di regolare le capacità energetiche dell'individuo (quindi i vari flussi vibratori che lo attraversano) regolamentando i processi biochimici che assicurano le sue attività vitali, influendo sullo sviluppo nel tempo e nello spazio del corpo umano, gestendo lo scambio energetico fra i vari tipi di tessuti presenti al suo interno e cercando di adeguare con continui adattamenti il microcosmo del corpo fisico alle varie esigenze che si trova via via a dover affrontare nel corso della sua crescita e del suo sperimentare, accompagnandolo fino al momento in cui le sue possibilità di sperimentazione nel corso dell'esistenza diventano nulle e, di conseguenza, il corpo fisico non è più di alcuna utilità all'individuo, portandolo, così, a quel processo dissolutivo del microcosmo/corpo fisico che viene comunemente definito “morte” e che corrisponde all'abbandono dei corpi posseduti per sperimentare all'interno del piano fisico.
Un altro processo che accompagna il processo metabolico e che interagisce con esso al fine di permettere all'individuo e alle sue componenti incarnate di attraversare la sua incarnazione è quello che la scienza medica ha chiamato “sistema immunitario”.
Il sistema immunitario ha l'importante funzione di difendere l'organismo dall'influsso di elementi patogeni esterni (ma anche interni, pur se quiescenti) che possono provocare squilibri interni al corpo dell'individuo sia con un'azione diretta (ad esempio virus e batteri) sia con un'azione indiretta identificabile nella produzione di sostanze nocive o, quanto meno, disequilibranti del regime ottimale del corpo dell'individuo incarnato. (Scifo)

Ringrazio Scifo per questa breve (e necessariamente semplificata) spiegazione dei termini “macrocosmo” e “microcosmo”, concetti, per altro, che è indispensabile avere chiari per poter comprendere le considerazioni che vorrei portarvi questa volta riguardo a diversi argomenti.
Mi sembra di avere capito che il corpo umano ha in sé, nelle sue condizioni normali e cioè senza patologie particolari, tutti gli strumenti per funzionare nel più ottimale dei modi, possedendo già in se stesso tutti i processi che gli possono tornare utili per funzionare in maniera equilibrata e adeguata alla vita che conduce.
Teoricamente, questo potrebbe significare che esso non dovrebbe facilmente essere preda di disfunzioni o di malattie più o meno gravi.
Mi sono chiesto, come avrete probabilmente fatto più volte nel corso delle vostre vite anche tutti voi, per quale motivo ciò non corrisponda alla realtà di vita dell'incarnato.
La risposta penso che sia veramente complessa e non credo di poterla affrontare in maniera adeguata nel corso di queste mie elucubrazioni, limitandomi a dire che non si deve dimenticare che la vita dell'individuo deve servire al raggiungimento di sempre nuovi elementi di comprensione, e un equilibrio sempre uniforme e stabile certamente non offre poi molte possibilità di sperimentare nuove situazioni utili all'apprendimento di tali briciole di comprensione; di conseguenza diventa necessario, per l'ampliamento dell'evoluzione stessa dell'individuo, che gli equilibri interni subiscano dei contraccolpi, in maniera tale da spingere l'individuo a ricercare delle soluzioni interne che possano ricreare nuove condizioni di equilibrio, in piccola o grande parte diverse dagli equilibri di partenza.
Esistono, evidentemente, influenze esterne che sfuggono alla capacità di regolamentazione del microcosmo umano, influenze che fanno capo al processo evolutivo necessario al percorso dell'individuo (ad esempio l'attuarsi degli effetti karmici), cosicché, attraverso l'attivazione o la disattivazione di porzioni del Dna vengono prodotti al suo interno degli squilibri che rendono dinamica la materia del microcosmo, alterandone gli equilibri nelle direzioni più utili al raggiungimento della comprensione dell'individuo e rendendolo adatto a rispondere con delle sue scelte alle esperienze che gli si presentano verificando così, nella pratica quotidiana, la qualità e l'ampiezza delle sue comprensioni.
Si tratta, ovviamente, di processi interni propri di ogni individuo che sfuggono alla sua consapevolezza e al suo controllo, gestiti in larga parte dai suoi bisogni evolutivi e, quindi, dal continuo raffrontarsi del suo corpo akasico con ciò che dettano gli Archetipi Permanenti adoperati dalla Vibrazione Prima all'interno dell'intero Cosmo.
La complessità di tale discorso è tale che non oso addentrarmici oltre e restare, invece, più collegato all'immediatezza della vita dell'individuo dal suo punto di vista invece che nell'ottica del piano di evoluzione generale del Cosmo, un po' troppo ambizioso per le mie possibilità esplicative.
Preferisco, di conseguenza, limitarmi a ciò che riguarda in maniera particolare il funzionamento del corpo fisico dell'individuo. Naturalmente la situazione, data la presenza e l'influenza del corpo delle emozioni e di quello mentale, risulta molto più complessa e strutturata e, in realtà dovrei anche disquisire per esempio su come la mente e le emozioni possono influire sulle condizioni del corpo fisico, tuttavia cercherò di riferirmi in maniera particolare alle situazioni e ai comportamenti che possono alterare il funzionamento normale dei processi fisiologici, pur essendo consapevole che, in realtà non è cosa agevole dare sempre delle norme generali dal momento che ogni individuo ha la sua personale costituzione che indirizza e condiziona la sua fisiologia.

La medicina attuale fornisce una gran quantità di medicinali usabili per le varie occasioni in cui si ha qualche difficoltà, più o meno consistente, di tipo fisico.
Una vasta gamma di medicine... persino troppe, direi, e adoperate, secondo me, in maniera esagerata e, spesso, addirittura non appropriata.
Ma come ci si deve rapportare con tutti questi medicinali che attualmente vengono proposti in continuazione persino attraverso i canali mediatici?
Non va dimenticato che, in generale, il corpo fisico ha una larga gamma di capacità di regolamentare se stesso e possiede meccanismi adatti a poter compensare eventuali problemi che il corpo fisico può incontrare.
E' risaputo dalla scienza medica che anche nei casi di gravi problematiche fisiologiche come il malfunzionamento del cuore per problemi legati alla non corretta o impedita circolazione sanguigna, il corpo tende ad ovviare a tale carenza di afflusso di sangue creando dei percorsi alternativi che suppliscono, almeno in parte, al deficit sanguigno.
Questo accade per tutti gli organi essenziali alla sopravvivenza del corpo fisico, persino in organi complessi come il cervello nel quale, in caso di danni subiti da alcuni suoi settori, i processi fisiologici dell'individuo incarnato tentano di rimediare ad eventuali danni cerebrali sia ricostruendo (anche se lentamente) le cellule danneggiate, sia creando percorsi alternativi tra le sinapsi che permettono il recupero almeno parziale delle normali facoltà cerebrali e creano nuovi percorsi lungo i quali le informazioni necessarie alla materia cerebrale per reagire con le esperienze della vita un po' alla volta arrivano a supplire all'attività “normale” dei settori cerebrali danneggiati, attuando, per esempio, nuovi percorsi di apprendimento motorio o del linguaggio..
In quest'ottica io suggerirei, prima di fare ricorso a medicine (quasi sempre di tipo sintetico), di aspettare qualche tempo, diciamo un'intera giornata (almeno quando la patologia non è troppo devastante e invalidante) per vedere se il corpo non riesce già da solo a risolvere il problema che si è presentato.
Le capacità autocurative del corpo, specialmente allorché entra in gioco la forza del corpo mentale, possono essere molto efficaci.
Esistono, come penso sappiate, studi che dichiarano che preso un gruppo di persone con la stessa patologia diviso in due sottogruppi a uno dei quali viene somministrato un farmaco e all'altro soltanto una sostanza innocua e senza effetti reali (il cosiddetto effetto “placebo”) non si sono riscontrate solitamente grandi differenze sull'evolversi o la remissione della patologia tra i due sottogruppi. Questo significa che i processi interni naturali del corpo fisico hanno finito, in quei casi, coll'ottenere gli stessi risultati ottenibili con l'introduzione nel corpo fisico di sostanze esterne.
La medicina, attualmente, tende più a curare il sintomo che a risolvere la causa scatenante delle patologie con risultati che, in quel modo, diventano solo dei palliativi temporanei che necessitano di continua assunzione di sostanze esterne anche perché, ahimè, curare la causa scatenante è più costoso che agire semplicemente sul sintomo... e qua potrei dilungarmi (probabilmente annoiandovi) sui rapporti tra medicina, economia, lobbies farmaceutiche e quant'altro ma, non temete, non lo farò!
Ritornando al nostro discorso sul rapporto da tenere nei confronti con le medicine, secondo me sarebbe bene assumere tali medicine solamente se risulta veramente necessario farlo o se è indispensabile per la conduzione della propria vita diminuire il dolore o i disturbi che la patologia provoca. E bisognerebbe anche avere un attimo di pazienza (scusate la ripetizione, ma questo punto lo ritengo veramente importante) prima di combattere strenuamente con farmaci ciò che può essere risolto, con un minimo di pazienza e senza correre il rischio di attenuare sì un sintomo ma di squilibrare, contemporaneamente, qualche altra componente del delicato equilibrio del corpo fisico, cosa che alla lunga può far insorgere altre problematiche.
Come mio consiglio cercate di non esagerare con le medicine, di sopportare l'eventuale disagio fisico con un po' più di pazienza e di non tendere a ingoiare pillole a manciate come fate spesso, perché tale pratica non fa altro che scompensare il lavoro compiuto dal vostro metabolismo per ottenere un andamento efficiente e regolare dell'attività del vostro corpo fisico.
Purtroppo ho constatato, osservando gli stimoli cui siete sottoposti attraverso i vostri mezzi di comunicazione, che venite bombardati continuamente dall'idea che assumendo sostanze esterne potete essere più belli, più magri, più potenti sessualmente e via dicendo ed è frequente che vengano presentati preparati complessi definiti “integratori alimentari” e diete più o meno fantasiose.
Per quanto riguarda le diete non aggiungo altro, dato che a proposito dell'alimentazione ho già dato le linee essenziali delle mie considerazioni nel mio precedente intervento.
In quanto agli integratori alimentari il discorso che si può fare è abbastanza semplice: perché andare a creare degli squilibri nel regime normale del corpo fisico assumendo elementi che, con tutta probabilità non sono indispensabili? Il mio consiglio è quello di fare sempre un'analisi del sangue per vedere se vi è veramente necessità di un correttivo fisiologico; se tale correttivo non è veramente necessario (al di là del fatto che, comunque, se vi è una carenza di qualche tipo non è semplicemente introducendo sostanze esterne che si risolve la causa della carenza) si finisce col creare un disequilibrio fisico al quale il corpo reagisce creando nuovi equilibri che non sono quelli ottimali e naturali all'interno del complesso biochimico del corpo.
Qualcuno potrà obiettare che, comunque, le sostanze non necessarie non vengono assorbite, ma questo non è vero per tutti gli elementi (sali minerali, vitamine e così via presenti negli integratori): alcuni elementi non vengono assorbiti oltre a un certo limite, ma altri invece sì, col risultato di produrre un sovraccarico fisico non necessario che, alla lunga, può provocare dei problemi. D'altra parte gli integratori proposti sono quasi sempre complessi e farciti di un numero elevato di sostanze, il che non assicura certamente che l'eventuale aiuto per uno scompenso minerale non finisca col provocare scompensi per altre sostanze presenti nell'organismo. In linea di massima sarebbe meglio adoperare l'integratore singolo al posto di quelli polivalenti.
Comunque sia, piuttosto che ricorrere agli integratori alimentari suggeriti dai vari spot pubblictari, sarebbe meglio modificare la propria alimentazione in maniera che l'assorbimento delle sostanze venga regolamentato direttamente dai processi interni del corpo.
Per quanto riguarda i farmaci per potenziare la sessualità... beh, è evidente che si tratti di una forzatura degli equilibri individuali del corpo fisico che magari ottiene anche l'effetto desiderato ma a scapito di altre funzionalità, specialmente quelle di circolazione del flusso sanguigno con i conseguenti danni, quantomeno cardiaci, che si possono subire.

Veniamo, adesso, a un argomento attualmente alquanto controverso, ovvero i vaccini, specialmente allorché si tratta di far vaccinare i bambini.
Come abbiamo visto in precedenza, all'interno del corpo fisico vi è una serie di processi di difesa a disposizione del corpo fisico, regolamentati da quello che viene definito sistema immunitario.
Grazie a questi processi, il corpo ha la possibilità di difendersi da vari tipi di infezioni sia adoperando barriere naturali (come la pelle che può bloccare l'intromissione di agenti patogeni esterni nel sistema corporeo) sia creando elementi prima non presenti o non attivi nell'organismo e adatti a contrastare l'elemento infettivo che si è immesso nell'equilibrio fisiologico del corpo.
Per ovviare all'aggressione di agenti esterni potenzialmente pericolosi sono stati studiati una serie di vaccini che teoricamente dovrebbero impedire lo sviluppo incontrollato di patologie pericolose per l'individuo, stimolando il sistema immunitario a creare i fattori di contrasto degli attacchi portati dagli agenti patogeni.
Credo che il concetto, dal punto di vista strettamente medico sia giusto.
Tuttavia alcuni dei vaccini attualmente adoperati risultano, per vari motivi, sconsigliabili.
Alcune malattie hanno ormai un'incidenza sulla popolazione molto limitata se non addirittura nulla (ad esempio il vaiolo è ormai praticamente scomparso), quindi è certamente privo di senso fare un vaccino antivaioloso.
Giustamente, a mio parere, sono ritenute indispensabili per prevenire grossi problemi, specialmente per quanto riguarda i bambini, la vaccinazione antidifterica, l'antipolio e quella per l'epatite di tipo B.
Le prime due prevengono in maniera adeguata l'instaurarsi di patologie con effetti devastanti per il fisico del bambino, effetti che le difese dell'organismo non sono in grado di contrastare da sole in maniera soddisfacente.
L'epatite B, dal canto suo, è una patologia che provoca danni molto pesanti, in particolare al fegato e ai reni, ma una vita sana e con sane abitudini nei paesi occidentali la rende non frequentissima mentre è, invece, molto diffusa in paesi sia dell'Oriente che dell'Africa. Considerato l'aumento nella popolazione dell'occidente di individui provenienti proprio da questi paesi in cui le possibilità di contagio sono molto alte il mio parere è che sarebbe meglio ricorrere a questo vaccino, tenendo presente anche il fatto che il sistema immunitario dei bimbi non è ancora perfettamente operante.
Per quanto riguarda il vaccino antitetanico, in via teorica non è strettamente indispensabile (considerato anche il breve arco temporale in cui agisce), tuttavia il bambino non è completamente al sicuro, data la sua capacità di provocarsi ferite e di manipolare terra e quant'altro che potrebbero contenere gli agenti che potrebbero provocare il tetano. Certamente una corretta attenzione e la disinfezione immediata delle ferite scongiura nella maggior parte dei casi l'insorgere della patologia, ma chi ha figli sa benissimo che non è possibile controllare sempre senza sosta quello che stanno facendo, così, secondo me, è meglio mettersi al riparo dal rischio.
Tra le altre malattie vaccinabili troviamo i vaccini contro morbillo, rosolia e parotite che, in passato, causavano gravi danni alla salute non solo dei bambini ma anche degli adulti. Attualmente sono disponibili cure efficaci e risolutive per queste malattie, cosicché possono venire diagnosticate per tempo e curate prima che possano danneggiare il fisico della persona. Non ritengo che questi vaccini siano indispensabili anzi, considerato il fatto che sono malattie alle quali il sistema immunitario pone rimedio con la creazione di anticorpi che durano nel tempo, credo proprio che si possa con una certa tranquillità non usufruire di tali vaccini.
Infine il vaccino contro il batterio Haemophilus influenzae b (nome difficile ma conosciuto dai non-medici più che altro per essere la causa dell'insorgere di meningiti): non ho dubbi in proposito, e ritengo che debba essere un vaccino che sarebbe meglio somministrare.
Per quanto riguarda gli adulti è evidente che i vaccini per chi va in altre parti del mondo in cui è possibile infettarsi con malattie contro le quali il sistema immunitario dei paesi occidentali non ha potuto crearsi delle difese risultano pressoché indispensabili.
Meno indispensabile ritengo che sia, invece, il vaccino antiinfluenzale, sia perché dà una copertura che non è totale ma è mirata a specifici agenti patogeni e non verso tutte le loro varianti, e, inoltre, il sistema immunitario dell'individuo (quando non si sia in presenza di accentuati problemi cardiologici o polmonari, specialmente nelle persone più anziane) è in grado da solo di reagire all'invasione e di innescare le contromisure più adatte. In pochi giorni il problema si risolve completamente se si seguono le norme di cautela e di alimentazione dettate dal semplice buon senso comune.
Quello che spaventa spesso, nel decorso delle sindromi influenzali, è l'aumento della temperatura corporea. In realtà tale aumento è il frutto delle reazioni del sistema immunitario del corpo fisico e, quindi, segnala che esso sta lavorando attivamente per ovviare al disequilibro interno che l'agente patogeno ha provocato. Sotto la spinta del voler essere attivi prontamente e del voler riprendere la propria vita normale si fa, secondo me, un uso scorretto degli antipiretici che andrebbero usati solamente quando la temperatura oltrepassa i trentanove gradi, dal momento che bloccare l'aumento della temperatura significa diminuire l'attività del sistema immunitario che ha bisogno del calore per innescare i processi di difesa dai fattori influenzali, col risultato di prolungare la vita degli agenti patogeni.
Naturalmente questo è il mio parere e potrebbe trovare molti di voi non d'accordo con quanto vi ho appena detto.
Io vi chiedo semplicemente questo: perché non siete d'accordo?
Avete le cognizioni o le competenze per essere sicuri che è meglio, per esempio, non somministrare alcun vaccino ai vostri figli o la vostra convinzione deriva da un “sentito dire da più parti” o da letture affrettate di ciò che viene detto a proposito di tale tema su Internet?
Non mi ritengo uno strenuo difensore della pratica medica (anche il medico più bravo può sbagliare, specialmente considerate le condizioni affrettate e di massa in cui è costretto ad operare finendo col diventare spesso più un “colletto bianco” che un vero medico) tuttavia mi chiedo se il rischio di contrarre alcune malattie valga davvero la candela del non-vaccino ad oltranza.
Senza dubbio esiste comunque una certa percentuale di rischio, come accade sempre quando si forza il sistema immunitario a lavorare in direzioni per lui anomale, ma tali rischi sono connessi principalmente all'esistenza di altre problematiche collaterali che si possono andare a sommare all'azione dei vaccini conducendo a effetti indesiderati anche di non lieve entità.
D'altra parte, a mio parere, i possibili benefici sono molti di più dei possibili danni.
Alla vostra coscienza (ma ancora più a quella di un medico che faccia il suo lavoro con passione e dedizione) l'ardua sentenza. (Francesco)
 
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