Incontro di aprile 2016 con le Guide, 27 aprile 2016 - Rodolfo, Max, Ombra, Moti

« Older   Newer »
  Share  
Moderatore sez. Messaggi
view post Posted on 27/4/2016, 13:45




L'ormai arcinoto processo conoscenza/consapevolezza/comprensione è alla base dell'intero percorso di avanzamento evolutivo della coscienza dell'individuo incarnato.
Ci tengo a sottolineare che il termine “conoscenza”, nel contesto del processo evolutivo di cui sto parlando, non va inteso come conoscenza culturale ma come conoscenza di se stessi, delle proprie spinte interiori e delle intenzioni che stanno alla base delle scelte che si compiono.
Come ormai sapete, riteniamo, infatti, che soltanto arrivando a conoscere se stessi si può innescare o aiutare il processo interiore che porta alla comprensione e, di conseguenza, all'ampliamento del sentire individuale, facendo procedere il sentire dell'uomo incarnato sulla via dell'evoluzione, traghettandolo attraverso le turbolenze che si muovono nella sua interiorità verso la conoscenza di ciò che si muove al suo interno e indirizza le sue scelte, fino al raggiungimento della conseguente accettazione e consapevolezza di ciò che gli appartiene e che determina il suo modo di entrare in contatto e reagire alle esperienze che la vita, via via, gli sottopone, portandolo, infine, al raggiungimento di quegli elementi di comprensione che trovano il loro posto all'interno della sua coscienza, collegandosi alle comprensioni che già erano state raggiunte e strutturando gradatamente il suo sentire in maniera da farlo diventare, poco alla volta, il riflesso sempre più preciso dei modelli presentati come obiettivi da perseguire e da raggiungere per trovare l'armonia non soltanto con se stessi ma con l'intero Cosmo in cui l'incarnato si trova a sperimentare la materia. (Rodolfo)

D - Ci sono informazioni, nel corso della vita, che lasciano segni più profondi di altre, così io mi sono sempre chiesta qual era, in termini di karma collettivo, la contropartita delle crociate ... “armiamoci e partiamo per andare a liberare il Sacro Sepolcro”. Di tutte le guerre che le varie culture hanno saputo escogitare, questa mi è sempre sembrata la più assurda, perché mascherava il solito intento di conquista dietro a una motivazione inattaccabile: la diffusione della cristianità. Oggi mi sembra di vedere la risposta nello sventolare di altre idee e, in qualche modo, delle stesse inaccettabili azioni ...

La tua domanda è veramente molto complessa, ma vediamo cosa posso dirti in proposito.
Per incominciare vorrei fare alcuni appunti a quanto dici.
Prima di tutto dalle tue parole sembra di poter dire che ritieni la diffusione della cristianità una motivazione valida e inattaccabile per giustificare le crociate (sono certo che non sia davvero quello che intendevi affermare, ma che si tratti soltanto di una tua sbagliata esposizione, ma ti risponderò, comunque, come se davvero tu intendessi quello che hai detto).
In realtà io ritengo che addurre quella motivazione come giustificazione per l'innesco di una guerra sia un non senso non solamente a livello etico ma anche a livello semplicemente religioso, e che i due livelli, a ben vedere, sono strettamente connessi tra di loro.
Infatti non vi può essere alcuna ragione accettabile per togliere la vita ad altre persone e, tanto meno, può essere accettabile usare la violenza e l'omicidio specialmente quando vengono attuati per diffondere una religione che ha alla sua base i concetti di amore e fratellanza. Se ciò accade non è tanto perché i dettami del cristianesimo siano stati travisati o male interpretati (parlo del cristianesimo ma potrei dire le stesse cose dell'islam o a proposito di altre religioni) dal momento che l'insegnamento di base è chiaro e limpido nei suoi termini, ma perché hanno preso il sopravvento sulla dottrina l'egoismo, l'avidità, il desiderio di potere e di acquisire ricchezza.
Senza dubbio le Crociate furono motivate dalle gerarchie che le promuovevano non tanto da un reale desiderio di diffondere il cristianesimo quanto dalla volontà di ampliare la loro potenza politica ed economica.
Senza dubbio gran parte di coloro che partivano per le crociate erano anche convinti di agire nel nome e per la gloria del cristianesimo ma bisogna tenere conto del fatto che la violenza fisica generalmente ritenuta un modo per affermare se stessi - caratteristica comune di quei tempi - e l'ignoranza diffusa tra la popolazione davano modo a chi aveva l'autorità religiosa o politica di poter facilmente far leva sulla popolazione, spingendola alla ricerca di gloria personale o di presunti crediti presso
la divinità,
Anche se al giorno d'oggi alcuni fattori si sono molto attenuati (la massa, per esempio, è molto meno ignorante rispetto A com'era ai tempi delle crociate), i perché delle varie guerre che si accendono qua e là sul pianeta sono sempre gli stessi: vantaggi economici e acquisizione del potere a livello planetario. I promotori non sono più i re, gli imperatori o le gerarchie ecclesiastiche, bensì i capi di stato, le multinazionali e le varie congregazioni di potere (comunemente definite lobby) che sono la reale spinta propulsiva delle ambizioni e degli interessi di parte.
Se l'esame dei percorsi storici può insegnarci qualcosa è il fatto che le cose sul pianeta non possono veramente cambiare se il potere viene gestito da pochi in grado di influenzare la massa, ma cambieranno soltanto se i componenti della massa acquisiranno quel sentire interiore che favorirà l'espressione sul pianeta della comunione dei sentire, dando vita a una massa consapevole della forza della propria unione con gli altri individui e in gradO di dire un no deciso a ciò che va contro il sentire comune acquisito.
E' sulla base di questo concetto che vi è stato detto in maniera ricorrente che le rivoluzioni reali e durature non partono mai dall'alto bensì dal basso.
Il problema attuale è principalmente conseguente alla destabilizzazione degli individui attualmente incarnati, che vedono i loro diritti e le conquiste che nel tempo pensavano di avere ormai acquisiti (diritto al lavoro, dignità della vecchiaia, prospettive di una vita soddisfacente per i propri figli e via dicendo) sempre più ridotti e calpestati, senza trovare in se stessi la forza comune per arrivare a far valere il loro sentire al di là della propria ridotta sfera di influenza. La comunione del sentire, di conseguenza, non riesce a strutturarsi e non ha la forza per determinare un vero cambiamento.
Credo che veramente, come è stato detto, questo sia un preludio al vero cambiamento e che si finirà coll'abbandonare l'attuale stato confusionale disorganizzato.
Devo ammettere, tuttavia, che mi riesce difficile sentire lo stesso ottimismo che manifestano le nostre care Guide e la domanda che non posso fare a meno di pormi (e a cui non so dare una risposta soddisfacente) è se la comunione del sentire non finirà col manifestarsi quando ormai il pianeta sarà stato martoriato in maniera irrecuperabile... ma, considerando il fatto che l'evoluzione della razza dovrà necessariamente proseguire, penso che tutto accadrà nel momento preciso in cui sarà necessario che accada proprio per permettere all'evoluzione della razza di compiere il suo balzo evolutivo in avanti.

D - Altra questione: il problema economico che oggi non si combatte più con le guerre ma a suon di trattati più o meno segreti, di omologazione, di perdita delle identità culturali, ... la tendenza di certi gruppi di persone alla sopraffazione economica e al controllo di altre, secondo logiche cieche che alla fine fagociteranno se stesse lasciando solo desolazione. In netta contrapposizione poi c'è l'esaltazione della diversità di cultura, di alimentazione, di modi di pensare, di dimensioni più a misura d'uomo che di potere, dove c'è ancora spazio per un sorriso e per godersi un bel paesaggio … Io mi sento estremamente confusa e mi chiedo se questi due modi si potranno mai incontrare in un equilibrio che farebbe bene ad entrambi.

Direi che la risposta ai tuoi quesiti è già contenuta in quanto appena detto da chi mi ha preceduto: i germi del cambiamento sono comunque presenti sia sul pianeta che all'interno dell'individuo e hanno messo radici profonde nella popolazione, radici che non potranno che creare germogli di sentire dando vita, poco alla volta, alla fioritura delle coscienze: i concetti dei vari insegnamenti spirituali, molto più simili tra di loro nei loro concetti di base di quanto potrebbe apparire a una lettura superficiale (dal karma alla reincarnazione e via dicendo) sono ormai passati da una cultura all'altra, al punto da essere entrati nel linguaggio comune, favorendo il passaggio delle informazioni da un individuo all'altro in maniera più uniforme costituendo, così un tessuto comune che favorirà l'espressione del sentire comune.

D – Le Guide hanno detto che i cambiamenti partono dalle scelte individuali di ciascuno di noi ... mah! Sì ... forse ... certamente i cambiamenti per il singolo individuo che nelle sue grandi o piccole contraddizioni può dare una svolta alla propria vita in una direzione piuttosto che in un'altra, ma ci si deve comunque sempre adattare a quelli che sono i movimenti della massa, vero?

Nel tuo ragionamento manca un concetto basilare per interpretare la questione, ovvero che la massa è costituita di individui.
Tenendo presente questo fattore indubitabile, mi sembra evidente che se gli individui che compongono la massa cambiano le proprie scelte diventeranno la componente principale che agisce all'interno della massa e finiranno, così, con l'influire non soltanto sul comportamento del singolo ma anche su quello della massa nel suo insieme. Al contrario, se l'individuo resta fermo sulle sue posizioni la massa non riceverà la spinta per modificare la sua condotta generale.
Com'è ovvio il cambiamento non può essere immediato bensì graduale, e incomincerà a presentare degli effetti quando l'equilibrio interno della massa verrà spostato dall''ampliarsi del numero degli individui che avrà messo in atto i cambiamenti.
La questione non è che l'individuo si deve adattare ai movimenti della massa bensì esattamente il contrario, cioè che i movimenti della massa saranno dettati dall'espressione del sentire degli individui che la compongono.
Sembra un concetto irrilevante ma, in realtà, è una prospettiva che rivoluzione la stessa concezione di cambiamento delle reazioni della massa all'interno della società.(Max)

D - Esistono sensi di colpa non collegati ai somatismi?

Cercando di tradurre il senso della tua domanda in maniera più ampia mi sembra di capire che tu voglia sapere se è possibile che esistano dei sensi di colpa che non producono dei somatismi.
A questa domanda non posso fare altro che rispondere negativamente: non è possibile che a un qualsiasi senso di colpa non sia abbinato un somatismo.
Se ragioniamo sui termini che vi abbiamo presentato a proposito dei sensi di colpa la giustezza della mia affermazione non può che apparire evidente.
Il senso di colpa, come ormai sappiamo, deriva dalla contrapposizione tra le proprie scelte e i modelli presentati dagli Archetipi Permanenti ed è collegato agli squilibri interiori a livello vibrazionale che quella situazione comporta.
Quindi ad ogni senso di colpa corrisponde uno squilibrio vibrazionale.
Ad ogni squilibrio vibrazionale corrisponde la creazione di vortici perturbati all'interno dei corpi dell'individuo.
Ogni perturbazione vibrazionale interna dell'individuo si riflette sui corpi dell'individuo dando vita a quegli effetti che abbiamo genericamente definito somatismi.
Da notare che è lampante che il fatto che il senso di colpa sia conscio o inconscio non cambia l'esistenza o meno di un somatismo di qualche tipo ma influisce solamente sulla sua intensità e sulla possibilità più o meno facile di venire risolto dall'individuo in maniera più completa o più veloce nel tempo.

D - Tutti i somatismi sono legati al percorso evolutivo individuale, la stessa incarnazione è un somatismo e quindi penso possa valere anche la pena non soffermarsi solo sui somatismi negativi (quelli che ci disturbano), ma porre l'attenzione anche sui nostri somatismi positivi e cercare di utilizzarli come strumento per affrontare quelli negativi. Quindi: se i somatismi negativi sono legati al senso di colpa e il senso di colpa è legato all'incomprensione, proviamo ad usare i nostri somatismi positivi, legati alle nostre comprensioni, per allargare la comprensione stessa e quindi risolvere i somatismi negativi. A questo però aggiungerei due considerazioni, la prima è che non ci si può illudere di arrivare al superamento completo di tutti i somatismi negativi a breve termine, la seconda è che nel momento in cui tutti i somatismi sono risolti non c'è più bisogno di essere incarnati.

Direi che la tua analisi può essere in gran parte condivisibile.
Mi sembra, però, un po' stiracchiata e azzardata la tua etichettatura tra somatismi negativi e somatismi positivi.
Se vogliamo fare gli ottimismi ad oltranza possiamo dire che tutti i somatismi possono venire considerati positivi, in quanto sono necessari per fornire all'individuo gli elementi che possono aiutarlo a cercare di risolvere le proprie incomprensini di base.
Se, invece, consideriamo la definizione di somatismo (cioè l'effetto delle incomprensioni che si riflette sugli equilibri dei corpi dell'incarnato provocando sensazioni di disagio o di sofferenza nelle loro varie gradazioni) e adottando il punto di vista dell'individuo incarnato (e, ovviamente, del suo Io) il somatismo non può che essere considerato negativo perché provoca effetti perturbanti nella conduzione della vita dell'incarnato.

D - Dal punto di vista dell'Io questo è un bel dilemma: vorrei avere tutte le comprensioni per non avere più sofferenza ed essere felice, ma ... a quel punto non c'è più nessuna ragione che giustifichi la mia esistenza come essere incarnato ...

Questa tua considerazione mi sembra abbastanza affrettata e un po' confusa nelle conclusioni (d'altra parte hai chiarito che l'osservazione che fai è dal punto di vista dell'Io, il quale è sempre tendenzialmente affrettato e poco logico!).
Senza dubbio l'Io si trova nella situazione del serpente che si morde la coda: è indotto dalle sue esigenze interne a cercare soluzioni che lo aiutino a non soffrire, e tali soluzioni, per avere degli effetti reali e duraturi non possono che essere quelle che portano a raggiungere nuove comprensioni. D'altra parte il raggiungimento di un sempre più ampio sentire porta, inevitabilmente, ad una graduale attenuazione dell'attività dell'Io fino ad arrivare al momento in cui scomparirà del tutto e, con esso, scomparirà la necessità di continuare il processo reincarnativo.
Se l'Io ragionasse (cosa che in realtà non fa ma segue semplicemente quelle che sono le sue necessità influenzando i corpi con cui interagisce e che gli permettono di manifestarsi all'interno del piano fisico) si troverebbe veramente davanti a un gran dilemma che mette in pericolo la sua illusoria esistenza. Ma, poiché non ragiona veramente, non può fare altro che agire sul piano fisico seguendo quelle che sono le sue istanze correndo, inconsapevolmente, incontro al suo annullamento totale.

D - Ci possono essere sensi di colpa (se è possibile chiamarli così) che devono la loro nascita solo ai contrasti tra il comportamento dell'individuo e le "norme" degli Archetipi Transitori a cui è collegato ma, come dicevo prima, forse in questo caso è meglio parlare di senso di inadeguatezza. Io userei l'espressione "senso di colpa" solo quando realizzo consapevolmente di avere una "colpa".

Per prima cosa direi che la tua concezione di “senso di colpa” ritenuto tale solo quando si realizza in maniera consapevole di avere una colpa non mi trova d'accordo dal momento che il senso di colpa nasce, come abbiamo visto poco fa, ben al di fuori della sfera di consapevolezza dell'individuo incarnato.
Dal punto di vista logico e strettamente aderente all'insegnamento bisogna ricordare che gli Archetipi Transitori possono essere visti come riflessi parziali di aspetti presentati dagli Archetipi Permanenti che hanno il compito di far sperimentare all'individuo qualche particolare percorso che lo può portare ad aumentare la sua uniformazione (passatemi il termine, anche se è brutto) ai modelli che essi presentano.
Di conseguenza i contrasti tra le norme che l'individuo sperimenta e il suo livello di comprensione non è altro che la ripetizione, in un ambito più focalizzato e ristretto, dei sensi di colpa che nascono dal raffronto diretto tra il corpo della coscienza dell'individuo e i modelli degli Archetipi Permanenti. In entrambi i casi il senso di inadeguatezza è uno degli elementi principali nel fornirgli la dinamicità necessaria alla sua sperimentazione.

D - Il senso di inadeguatezza non lo vedo come un'eccessiva amplificazione del concetto di senso di colpa: secondo me il senso di colpa è un concetto molto ampio e il sentirsi inadeguati è una componente essenziale per dare dinamicità al processo che porta dall'incomprensione alla comprensione.

Vediamo di ragionare un po' sul senso di inadeguatezza.
Per prima cosa bisogna chiedersi chi è che si sente inadeguato e rispetto a cosa.
La risposta mi sembra che sia abbastanza facile (e ripetitiva, aggiungerei!): chi si sente inadeguato rispetto all'esperienza che sta affrontando è l'Io dell'individuo, in quanto non riesce a trovare in maniera veloce e per lui soddisfacente e gratificante quanto vorrebbe un percorso che lo porti a risolvere il suo senso di inferiorità rispetto alle esigenze che gli vengono richieste dall'esperienza in atto.
Anche per quanto riguarda la seconda domanda la risposta è, in fondo, piuttosto semplice da individuare: l'Io si sente inadeguato quando non riesce ad avere il controllo di ciò che l'individuo sta vivendo, cosa che, considerata l'alta considerazione che esso ha di se stesso, lo mette in crisi perché lo pone di fronte all'evidenza che non è il perno della realtà e che non ha la capacità di gestire secondo i suoi desideri gli avvenimenti a cui si trova di fronte nel corso dell'esperienza di vita.
E' ovvio – come d'altra parte hai affermato anche nella tua considerazione – che trovarsi in una tale situazione è un fattore di dinamismo che favorisce il processo di evoluzione dell'individuo. Infatti il senso di inadeguatezza spinge l'Io a cercare delle soluzioni che modifichino il suo stato di incertezza e che gli rendano possibile annullare il disagio e la sofferenza che tale stato gli provoca. Questo meccanismo, com'è ovvio, mette in moto le azioni dell'individuo all'interno del piano fisico e lo induce a prendere delle decisioni e a fare delle scelte, i risultati delle quali costituiranno la base per l'apprendimento di quegli elementi del sentire che ancora non erano stati compresi all'interno del suo corpo della coscienza.
In definitiva direi che il senso di inadeguatezza è l'indispensabile motore che spinge l'individuo verso la comprensione.

D - Credo che dai contrasti tra il comportamento dell'individuo e le "norme" degli Archetipi Transitori possa nascere quello che si identifica il più delle volte come "malessere passeggero" che l'Io tende a gestire a "modo suo" dal momento in cui viene a mancare la dinamicità che si instaura tra sensi di colpa e somatismi.

La tua concezione mi sembra, in verità, alquanto restrittiva e, come tale, solo parzialmente e limitatamente condivisibile.
Il fatto che il malessere sia passeggero non cambia il fatto che esso sia un somatismo, anche se risolvibile in maniera solitamente più veloce rispetto ai somatismi che hanno radici più complesse perché coinvolgono una porzione di sentire più ampia che si confronta con la vasta complessità dei modelli presentati dagli Archetipi Permanenti.
Certamente i “malesseri passeggeri” possono essere più facilmente gestibili e risolvibili, sempre che l'Io non adotti la tattica più semplice (e per questo molto facilmente messa in atto dall'Io), che è quella di convincersi di aver risolto la causa del malessere passeggero semplicemente decidendo di ignorarlo, cosa che porta il malessere passeggero a trasferirsi in una sfera più inconscia e, quindi, a favorire la sua trasformazione in un vortice vibratorio in espansione con conseguenze facilmente intuibili rispetto alla produzione dei somatismi.
Giustamente fai il collegamento tra i malesseri passeggeri e gli Archetipi Transitori, perché quasi sempre riflettono un contrasto con le norme sociali di riferimento dell'individuo. Ma non va dimenticato il fatto che gli Archetipi Transitori hanno la ragione della loro esistenza dal confronto tra il sentire individuale e gli Archetipi Permanenti di cui sono la proiezione parziale. Di conseguenza anche la radice dei malesseri passeggeri è collegata sempre e comunque a quell'incomprensione del sentire più ampia che si riferisce ai modelli presentati come giusti dagli Archetipi Permanenti, Risolvere il malessere passeggero rispetto agli Archetipi Transitori, di conseguenza, può essere solo una risoluzione momentanea dovuta al fatto che l'Io è riuscito a trovare un temporaneo punto di equilibrio con le norme sociali in cui si trova ad operare, ma non è detto che questo corrisponda a una reale comprensione acquisita dal sentire dell'individuo.

D - Per quanto riguarda l'aspetto positivo dei somatismi mi sono rifatta a quello che per me è un cardine dell'insegnamento: la dualità. Partendo dal presupposto che l'incarnazione stessa è un somatismo, in quanto rappresentazione tangibile del rapporto comprensioni/incomprensioni di ciascun individuo, ho pensato che se i somatismi negativi sono l'esteriorizzazione delle incomprensioni, l'esteriorizzazione delle comprensioni dovrebbe essere rappresentata dai somatismi positivi. Così, se avere una costituzione gracile può essere considerato un somatismo negativo, quello di avere una costituzione forte può essere considerato un somatismo positivo.

Nel calderone della tua domanda ci sono un insieme di considerazioni che investono decisamente orizzonti molto ampi. Semplificando al massimo i concetti direi che la tua definizione di somatismo negativo e somatismo positivo può essere accettabile.

D - Ma come si fa a vivere un senso di colpa positivamente? Come se questi fosse una benedizione, o il somatismo allacciato non esistesse? Sembrano domande di non accettazione, ma credo che prima di una vera accettazione questi quesiti sorgano spontanei da chi affronta la questione.

Il vivere il senso di colpa in maniera positiva non è indubbiamente una cosa facile, dal momento che l'Io combatte tutto quello che lo mette in difficoltà di fronte a se stesso e alle sue mancanze.

D - Esercitare una certa "coercizione" verso noi stessi significa fare una certa "violenza" per accettare o imporci uno stato d'animo? ... e quindi mi sorge la domanda: ma c'è differenza tra i due concetti “somatismo” e “karma”?

Imporsi uno stato d'animo penso che non sia veramente possibile e che, anche se fosse possibile farlo, non possa essere di grande utilità. Pensi che sia davvero possibile imporre a se stessi, per esempio, di essere felici? Certo, l'Io può mettersi la sua bella maschera da persona felice ma essa rimane comunque una maschera e non la manifestazione di una reale condizione di felicità interiore e, come tale, prima o poi i nodi verranno al pettine e la maschera di autoimposta condizione di felicità andrà in frantumi portando a galla ciò che stava nascondendo a se stesso e agli altri. In quanto ai concetti di somatismo e di karma, pur essendo correlati tra di loro, non sono certamente la stessa cosa, anche solo considerando il fatto che il somatismo e l'espressione sul piano fisico di una sofferenza collegata a un'incomprensione che nasce nel corso del rapportarsi dell'individuo con l'esperienza della vita in cui sta sperimentando se stesso, mentre il karma abbraccia un orizzonte molto più ampio dal momento che coinvolge l'individualità nel suo intero processo di successive incarnazioni ed è strettamente regolamentato dalle leggi dell'equilibrio non soltanto interne dell'individuo ma anche di quelle complessive in cui è inserito che tengono conto non solo dei rapporti d'equilibrio con le altre individualità che incontra nel corso del suo cammino evolutivo ma anche delle necessità di equilibrio interne all'intero Cosmo in cui si trova a vivere, (Ombra)

Come abbiamo sempre detto, figli nostri, lasciarsi sopraffare dai sensi di colpa non è la soluzione dei propri problemi, anche se fornisce l'illusione di pagare immediatamente il proprio errore con la sofferenza nell'individuo che il senso di colpa provoca.
L'unica e definitiva soluzione è quella di arrivare a comprendere ciò che, non compreso, sta alla base del senso di colpa.
Non può essere semplicemente un lavoro che l'individuo può fare razionalmente, usando il suo corpo mentale, ma deve coinvolgere l'individuo nella sua interezza, quindi a livello sia mentale, sia emozionale, sia di coscienza, in maniera da permettere il maggior flusso di informazioni utili dal corpo fisico a quello akasico dell'individuo.
Osservato a livello teorico, sembra un procedimento abbastanza semplice ma, come avrete senz'altro constatato personalmente, nel corso della vostra vita, non è mai veramente così, e questo, ovviamente, è conseguenza della presenza dell'Io e dei suoi tentativi di apparire migliore di quello che è.
Affinché il processo possa avviarsi e procedere nella maniera più fruttuosa per l'individuo è indispensabile che egli raggiunga l'accettazione di se stesso, e cioè che riconosca la sua fallacità e arrivi ad accettare il fatto che è possibile che abbia commesso degli errori.
Se l'accettazione viene a mancare, gli errori non vengono mai riconosciuti come propri e si permette all'Io di attribuire la causa delle proprie manchevolezze all'esterno di se stessi, cercandosi giustificazioni che poco servono per arrivare alla rivelazione delle proprie spinte interiori e, di conseguenza, alla comprensione utile al sentire. (Moti)
 
Top
0 replies since 27/4/2016, 13:45   201 views
  Share