Incontro di febbraio 2017, 16 febbraio 2017 - Gneus, Max, Zifed, Scifo, Rodolfo, Moti

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view post Posted on 17/2/2017, 08:34

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Eccoci, ancora una volta, alle vostre domande, sperando di darvi degli spunti utili sui quali pensare, ragionare e discutere! (Gneus)

D - Mi era sembrata un’ottima idea quella di far lavorare gli emigranti in base alle loro capacità sviluppate nei paesi d’origine, magari nei territori abbandonati dai nostri coltivatori, … poi però mi sono chiesta come fare a distinguere chi si sarebbe accontentato di un lavoro del genere, rinunciando a quelle “pretese” che molti hanno già manifestato (cibi di loro gusto, case con tutti i comfort, automobili, TV, collegamenti Internet, cellulari di ultimo modello, ecc. ecc.) Ed anche si trovasse chi per il momento si accontenta di una vita semplice e di duro lavoro, quanto tempo passerebbe prima che impari dal nostro esempio di “individui civilizzati” a rubare e truffare a più non posso?

E' evidente che il punto di partenza non può essere altro che quello di accertare all'arrivo di ogni migrante le reali motivazioni che lo hanno spinto ad abbandonare il suo paese di provenienza.
Questo solitamente non viene fatto o, quanto meno, viene fatto con molto ritardo, lasciando queste persone a cercare di sopravvivere in ghetti solo teoricamente provvisori, mentre, nella realtà dei fatti, restano abbandonate a se stesse e vittime potenziali degli interessi di chi lucra sul loro arrivo, il che non fa altro che far nascere sentimenti negativi, alimentare le tensioni e spingere gli individui a indirizzarsi verso la malavita organizzata.
La cosa è particolarmente evidente nella vostra Italia (ma consolatevi, negli altri Paesi in linea di massima non è che le cose siano poi molto diverse!) dove una classe politica collusa con chiunque le possa offrire vantaggi non opera sulla questione in maniera da rendere l'accoglienza dei profughi una possibilità aggregante invece che disgregante, sostenuta in questo atteggiamento dalla maggior parte dei media che tendono ad alimentare e ingrandire sproporzionatamente rispetto alla realtà quegli aspetti che, inevitabilmente, si presentano, dal momento che si tratta di una massa di persone, ognuna con le sue problematiche e il suo carattere.
E' ovvio che le persone che arrivano nel vostro paese abbiano la speranza di cambiare in meglio le loro condizioni di vita , magari attratti dal desiderio di avere, a loro volta, le stesse possibilità e gli stessi vantaggi di cui gli abitanti di un altro Paese sembrano godere, senza magari rendersi conto che è proprio la rincorsa di tali vantaggi che finiscono quasi sempre per diventare potenziali strumenti dell'Io alla ricerca di mere soddisfazioni materiali a scapito di quelli che sono i veri valori da perseguire.
E voi, che siete stato un Pese di migranti dovreste saperlo bene: non si lascia la propria vita se non alla ricerca di una vita migliore.
Ho detto “siete stato un paese di migranti”, ma forse vi sfugge il fatto che state a poco a poco ritornando ad esserlo, visto il gran numero di giovani che cercano fortuna in altri Paesi o di anziani che rincorrono il benessere o quanto meno una dignitosa sopravvivenza in Paesi dove i loro pochi averi possono permettere loro una vecchiaia vissuta in maniera più tranquilla.
D'altra parte bisogna che vi rendiate conto che voi che vivete in Paesi che vi offrono tutte le comodità e i vantaggi della modernità state generalmente sbagliando l'indirizzo delle vostre vite finendo col trasformare quelli che sono strumenti per aprirvi al mondo e al vostro essere parte di un'umanità invece che di una comunità limitata, il fine delle vostre giornate, dimenticando che ognuno di voi dovrebbe avere come fine non il sopravvivere bensì il vivere, ovvero, per dirlo in accordo con le vostre Guide, l'ampliamento della vostra comprensione e del vostro sentire.
E' chiaro che chi arriva nei vostri territori vorrebbe adeguarsi a ciò che viene dettato come “norma” dagli Archetipi Transitori che regolano la vita dei vostri Paesi.
Questo non significa che tali norme siano giuste ma solo che vanno vissute e sperimentate per migliorarle, coadiuvando il processo evolutivo della massa collegata a tali Archetipi ed è inevitabile che possano nascere dei contrasti tra popolazioni che hanno avuto collegamenti con Archetipi Transitori almeno parzialmente differenti.
Probabilmente non ve ne rendete conto ma l'essere collegati ad Archetipi Transitori teoricamente più avanzati rispetto ad altri vi investe di enormi responsabilità: se accettate che sia vero che i massimi devono servire i minimi (ma le frasi ad effetto tendono, solitamente, a restare solamente parole che non si completano con la messa in atto di ciò che indicano) il vostro ruolo dovrebbe essere quello aiutare chi bussa alla vostra porta ad entrare a far parte del vostro modo di concepire la maniera migliore di condurre il proprio percorso di vita, senza preoccuparsi in primo luogo di ciò che in tale processo può portare a una riduzione dei propri personali vantaggi.
Mi rendo conto che spiegare l'attuale movimento sociale, in scala, direi quasi, epocale, è molto complicato e rischia di diventare approssimativo e superficiale, specialmente ove si faccia riferimento, come ho fatto io, al complesso intrecciarsi dell'evoluzione sia individuale che sociale.
D'altro canto ciò che accade merita un'osservazione attenta e più strutturata perché non può non avere delle conseguenze che si ramificano nella totalità delle società presenti sul pianeta e non credo che risulti utile adoperare la tecnica dello struzzo e creare barriere per frenare o contenere l'arrivo delle persone, o alimentare ed esacerbare sentimenti di razzismo che ormai, nella civiltà occidentale, dovrebbero non trovare più alcun posto. (Max)

D - Noto con sorpresa, che le parole ed il senso di questo ultimo messaggio dell'anno (n.d.r. Il riferimento è al messaggio di fine anno del 2015) sono rivolte a tutti coloro che sono un "po'" avvolti nel malessere o sofferenza, niente per chi invece vive alla grande e lontano da problemi o crisi interiori personali, diamine stanno proprio bene quest'ultimi!! Li invidio un poco ma sono orgoglioso di appartenere ai primi, almeno mi sento parte della più grande comunità esistente sulla terra.

Sei davvero sicuro che chi, come dici tu “vive alla grande e lontano da problemi o crisi interiori personali” sia realmente privo di problemi o da crisi interiori?
Se fosse davvero così i vostri giornali che vivono di gossip si troverebbero veramente in cattive acque, perché dovrebbero scrivere di problematiche che riguardano persone comuni - e che interessano e attirano ben poco l'attenzione dei lettori – invece che dedicarsi a cercare gli scoop (vedete come son moderna!) riguardanti persone famose o, per lo meno, ritenute tali!
Credo che ci sia un malinteso su questa questione, basato sulla concezione che essere ricchi e possedere, vivere tra feste o festini, avere la possibilità, magari, di farsi arrivare le ostriche da Marsiglia per il pranzo invece della solita pastasciutta al pomodoro e via dicendo renda quelle vite una sorta di zona franca rispetto ai bisogni evolutivi di tale persone.
Non è certamente così: le loro problematiche e le loro crisi interiori non sono e non possono essere mai lontane; tuttalpiù vengono apparentemente accantonate da uno stile di vita in apparenza appagante e soddisfacente fino a quando il loro accumularsi all'interno dell'individuo non esplodono, spesso in maniera altamente drammatica come dimostrano le biografie costellate di episodi drammatici e fuori dalle righe di così tanti personaggi di quel tipo.
Come diceva mia zia Zoraide, non basta ricoprirsi di piume di pavone per nascondere il fatto di restare sempre e inevitabilmente dei polli! (Zifed)

D - E' stata una sorpresa per me l'attribuzione della messa in atto della volontà da parte dell'Io, o meglio, da quella parte dell'Io che manifesta le comprensioni. Io ero convinto che la volontà fosse "un affare di coscienza", che solo la coscienza rappresentasse l'espressione della vera volontà. Leggendo Rodolfo che, come al solito, spiega bene accomunando le nostre difficoltà di consapevolezza, si capisce che l'Io è in realtà l'interfaccia anche delle comprensioni nel piano fisico, come lo è per le incomprensioni ovvero funge da dualità per i nostri "moti interiori" sia egoistici che altruistici, e la misura per tutti è il livello evolutivo raggiunto che determina la scelta più giusta da fare. Quindi quando si parlava della vera volontà come un impulso prettamente della coscienza, si diceva bene o si voleva intendere quella parte di volontà più altruistica, come l'uso del potere d'altronde, che è sempre espresso attraverso l'io?

Anche se in maniera un po' confusa hai centrato abbastanza bene il discorso riguardante la volontà.
E' ovvio che la spinta che sorregge la volontà è animata e sorretta dalle forze che alimentano la spinta evolutiva dell'individuo (e, quindi, dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi, sia Permanenti che Transitori), dalle comprensioni raggiunte (e quindi dal grado di sentire individuale) all'interno del corpo della coscienza, ma è altrettanto ovvio che tale spinta, nel momento in cui si avvia a manifestarsi all'interno del piano fisico nel corso dell'esistenza incarnativa dell'individuo, non può non fare i conti con il suo Io, che la modula e ne condiziona l'espressione.

D - Quanto è difficile ancorare le speranze o la speranza a qualcosa di tangibile che non sbocchi in illusione, essa speranza è credere e sperare in un qualcosa di migliore, migliore ma per chi? Forse per il personale Io o forse la vera intenzione di un'anima evoluta? Mah... Difficile individuare il confine entro cui la speranza "agisce", tra la chimera, l'illusione e la volontà! Ma anche tra queste tre comari non è facile districarsi per ricercare il bandolo della propria esistenza....

Cercando di trarre il succo dalle tue elucubrazioni direi che mi sembra che il nucleo principale sia individuabile nel problema di cercare di capire quando la speranza non sia in realtà solo un'illusione.
Io credo che si possano teorizzare due diversi generi di speranza: la speranza che riguarda l'esteriorità della vita che si sta conducendo all'interno del piano fisico, e la speranza che, invece, scaturisce dai moti interiori dell'individuo e dalle spinte che gli vengono fornite dalla somma delle sue comprensioni.
Queste ultime, a mio avviso, non possono mai diventare delle illusioni, dal momento che si basano su processi evolutivi in essere che, comunque, prima o poi l'individuo non potrà fare altro che raggiungere attraverso il vissuto delle sue esperienze (magari attraversando, per rendere realtà tali speranze, magari attraversando più di un'incarnazione) e l'acquisizione di sempre nuove e più o meno grandi porzioni di comprensione.
Ben diverso è, invece, il discorso allorché si tratta delle speranze che riguardano lo svolgersi dell'individuo all'interno del piano fisico durante la sua incarnazione.
Infatti tale speranze sono sottoposte al condizionamento imposto sia interiormente da parte dei bisogni dell'Io personali, sia esteriormente dal rapporto/scontro con gli altri Io con cui si viene a contatto nel corso dell'esistenza, sia dallo svolgersi naturale degli accadimenti all'interno del piano fisico (in quest'ultimo caso ad esempio posso anche sperare con tutte le mie forze di fare un viaggio in aereo fino a New York, ma se un fulmine colpisce l'aereo e lo fa precipitare la mia speranza si trasforma immediatamente da speranza in illusione!).che possono rendere tali speranze soltanto delle pie illusioni.
E' bene ricordare che, affinché una speranza non si riveli una mera illusione, è necessario che essa possieda alcuni attributi essenziali.
Per prima cosa bisogna che vi sia una obiettiva possibilità che essa possa realizzarsi.
Se vogliamo fare un esempio pratico l'individuo che spera di diventare un cantante famoso ma non ha, magari, il minimo senso del ritmo non sta sperando ma sta soltanto covando dentro di sé un'illusione irrealizzabile che, prima o poi, lo costringerà a mettersi a viso aperto sulla propria realtà e sulla sua mancanza di obiettività su se stesso.
Assieme all'obiettività sulla legittima potenziale trasformazione di una speranza in una realtà è necessaria la sincerità con se stessi: sognare e sperare molto spesso si confondono all'interno dell'Io, a tal punto che spesso i sogni sembrano speranze realizzabili mentre finiscono per trasformarsi, primo o poi, in dolorose illusioni.
Sembra un discorso ormai trito e ritrito perché riconduce il tutto, alla fin fine, anche quando riguarda l'esteriorità dell'individuo, a ciò che accade al suo interno e del quale, spesso, è in gran parte (per mancanza delle comprensioni adeguate o per la forte influenza di un Io lasciato libero di agire come meglio crede) inconsapevole.
D'altra parte sappiamo che non può essere che così, visto che il fine dell'esistenza incarnativa è e resta, sempre e comunque, il progresso evolutivo dell'individuo, e che tale progresso è fondato essenzialmente sui dati che arrivano alla sua coscienza nel momento che si immerge nelle esperienze, cosicché non si può arrivare ad altro che a queste considerazioni.
Per altro, come diceva un nostro caro amico, “sperare non costa nulla”, quindi non uccidete sul nascere le speranze che sentite muoversi dentro di voi, ma usatele come spinta motrice della vostra voglia di vivere, pur cercando di rimanere aderenti alla consapevolezza che, talvolta, la vostra speranza è solamente un sogno o una pia illusione irrealizzabile che prima o poi dovrete riconoscere e abbandonare.

D - Più volte nell’Insegnamento è stato detto : “l’interazione con gli altri è necessaria” ed ha trovato tutti d’accordo; ecco allora che ci si circonda di “amici” (a volte anche quelli virtuali, via Internet, sui social) che ci sostengono, ci approvano, ci lodano, ci ammirano, ci “amano” e, soprattutto, ci chiedono soltanto di … fare altrettanto con loro! Al contrario, chi non è d’accordo con noi spesso è considerato un “nemico”! E’ questa l’amicizia sincera e utile per entrambi?

Ah, Internet, e social, croce e delizia della società occidentale e non solo!
“Io ho cento amici su Facebook!”, “io ho mille amici su Twitter”, “io ho mille e cento amici su Facebook e Twitter”, “io ho un numero enorme di amici su tutti i social!”.
Sembra in corso una gara accanita verso la ricerca di amicizia, anche se su piattaforme virtuali (come vedete non solo Zifed ma anche io mi sono... modernizzato!).
Purtroppo l'amicizia è una cosa ben più ampia e strutturata di quella che può essere trovata sui cosiddetti social, e abbisogna di esperienze di vita comuni, di scambio diretto di emozioni, di ragionamenti (anche fatti, magari, di scontri accaniti) a tu per tu per avere modo di favorire il passaggio di informazioni da una persona all'altra, adoperando tutti quegli elementi che attraverso internet è molto difficile se non addirittura impossibile trasmettere, come le reazioni fisiche e mimiche, le intonazioni che colorano emotivamente le risposte e via dicendo.
Si tratta, quindi, di amicizie (ma è poi davvero possibile definirle così?) teoriche e illusorie, che forniscono un campo di azione favorevole all'Io senza fornirgli obblighi di sincerità, di credibilità e mettendogli a disposizione una molteplicità di maschere, pericolose perché difficilmente possono venire sollevate o tolte.
Certo, potreste anche dire che è sempre meglio un'amicizia virtuale che nessuna amicizia ma, se davvero avete bisogno di trovare degli amici guardatevi attorno e siate certi che anche l'amicizia meno profonda con una persona accanto a voi vi darà comunque molto di più di quanto possa mai darvi un'amicizia virtuale! (Scifo)

D - Trovare "amici" che la pensano come noi o essere particolarmente attratti da persone che "sentiamo" potenzialmente essere sensibili alla nostra "linea"... beh, dà forza, autostima e sopratutto contrasta il nostro miserevole annaspare quotidiano

Indubbiamente per l'Io è più soddisfacente instaurare rapporti di amicizia con persone che condividono i suoi bisogni e le sue tendenze e questi rapporti possono comunque diventare un'utile stampella per i momenti difficili che l'individuo attraversa perché, dal punto di vista psicologico, aiutano ad affrontare le difficoltà sapendo che è sempre possibile trovare comprensione, affetto e conforto.
Dal punto di vista evolutivo la questione ha sfumature in buona parte diverse: per ricevere stimoli nuovi e spinte verso il cambiamento è spesso più utile venire contrastati, perché il contrasto dà la possibilità di compiere un'osservazione più imparziale su se stessi e fornisce l'occasione di attuare quei piccoli o grandi cambiamenti nelle proprie azioni e reazioni che portano al corpo akasico nuovi dati e, di conseguenza, gli forniscono la possibilità di acquisire nuove sfumature di sentire.
L'amicizia ideale, a questo punto, sarebbe quella che unisce le due facce della medaglia, ovvero un rapporto in cui vi sono punti in comune e un sincero legame affettivo ma nel quale vi può essere divergenza di opinioni e la capacità di mettere in atto un dialogo fatto di confronto e di ascolto dell'altro senza sentirsi attaccati e, quindi, essere portati alla difesa a oltranza di se stessi e delle proprie concezioni, mantenendo intatto il rispetto per l'altra persona e restando disponibili ad ammettere i propri errori e le proprie manchevolezze.

D - Ti confido che anche io ho un bisogno spropositato di essere amato, penso che tutti noi inevitabilmente aneliamo a soddisfare il nostro primo bisogno esistenziale: sentirci amati....

Ogni persona, anche quella più apparentemente refrattaria a ogni tipo di “sdolcinatura”, manifesta in continuazione il bisogno di sentirsi amato.
Questa posizione fa parte dei bisogni dell'Io ma, anche, dei dettami provenienti dall'Archetipo Permanente dell'Amore: essere amati e amare sono due sfaccettature complementari dei rapporti d'amore perché sì, è vero. che l'amore basta a se stesso e che il vero amore sopravvive all'interno dell'individuo anche se non viene ricambiato dalla persona verso la quale è rivolto, tuttavia è l'anticamera della comprensione che l'amore, nel grande gioco dell'evoluzione finale, non è focalizzato su una sola altra persona, ma deve tendere ad abbracciare ogni altro individuo e non solo, anche ogni animale, ogni pianta, ogni creatura vivente, il proprio ambiente e, in definitiva, l'intero Cosmo.
Capisco che, allo stato attuale dell'evoluzione dell'uomo, questa appaia una meta che è ancora nascosta dietro l'orizzonte, tuttavia è e resta, sempre e comunque, l'unica vera Meta.

D - In fondo, chi ti stima adesso perché sei calmo, buono e comprensivo, in realtà non stima te ma solo l'immagine falsata che tu gli mostri. Non è meglio essere stimati da chi (pochi!) ti apprezza per quello che veramente sei?

Ma tu cosa e chi sei, veramente?
Sei quello che gli altri apprezzano e stimano?
Quanto di quello che manifesti di te stesso agli altri è veramente parte di te e non solo una maschera adoperata secondo l'occasione per ricevere gratificazione?
Ricercare la stima degli altri è come combattere contro i mulini a vento perché tale ricerca è basata su elementi il più delle volte gestiti dall'Io. Meglio risulta essere il ricercare la stima di se stessi, in quanto ciò porta alla reale comprensione di quelle che sono sia le proprie qualità che le proprie mancanze, permettendo così di offrire all'esterno di se stessi un'immagine più strutturata e più reale di ciò che si è veramente.
E la stima che proverrà da chi compie il suo cammino accanto a noi non sarà più un fine bensì un sostegno e un apprezzamento per sottolineare e completare il buon lavoro che si sta facendo su se stessi. (Rodolfo)

Io ti amo, Padre mio,
e il mio amore per te
non richiede un rapporto preferenziale con te.
Io ti amo, Padre mio,
e non ho bisogno di chiederti nulla, di porti delle condizioni,
di aspettarmi qualcosa in cambio.
Io ti amo, Padre mio,
e ti amerei anche se sapessi che tu, invece,
sei indifferente nei miei confronti.
Io ti amo, Padre mio,
e questo mi basta per l'eternità,
perché Tu sei il Tutto che tutto in sé comprende,
perciò amare Te significa amare l'intera Realtà
in ogni sua più minuscola sfaccettatura.
Io ti amo, Padre mio, e questo è Tutto.
(Moti)

Edited by gianfrancos - 22/2/2017, 08:06
 
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