CITAZIONE (gianfrancos @ 16/5/2017, 09:29)
Ho trovato gli argomenti trattati in questo incontro ben articolati e stimolati.
Spero che ne segua una discussione adeguata anche se, come viene detto all'inizio, tendiamo tutti ad essere pigri e ad accontentarci... della "pappa pronta"!
Il cerchio è un simbolo e, in quanto tale, è una rappresentazione della realtà ed è valido non tanto per i pensieri o per il suo ricordo, quanto per ciò che esso ha scritto dentro di me.
Riflette quindi la posizione interiore dell'individuo.
La pluralità della comunicazione (non solo a parole) e dei rapporti (non solo con le persone che mi aggradano), fornisce la necessaria diversificazione delle esperienze da affrontare sul campo, aiutandomi ad esaminare punti di vista differenti ed a confrontarmi con essi punti di vista e poter migliorare la mia consapevolezza.
Gran parte delle mie azioni-reazioni è governata dal tentativo di evitare la mia sofferenza. Il problema principale risiede nel fatto che le cause della mia sofferenza, vengono spesso individuate all'esterno di me stesso, attribuendone la genesi agli altri.
La mia sofferenza avvertita, al contrario, è una questione prettamente personale.
Un codice, sia esso morale e/o di comportamento, oppure religioso e/o filosofico, solo se osservato dal punto di vista del vivere sociale, ha una sua validità. Il fatto peraltro, di vivere per frasi fatte provenienti da tali codici, non significa che le indicazioni date da questi codici, siano da me veramente sentite e/o acquisite.
E' perfettamente inutile sforzarsi di non giudicare gli altri. Il solo fatto che io voglia indirizzare il mio modo di osservare gli altri, nel modo il meno "giudicante" possibile, mostra , sotto la patina di questo ricercato equilibrio, che il giudizio è presente e condizionerà, dal punto di vista interiore, sempre e comunque le mie azioni e le mie reazioni.
Il contatto con gli insegnamenti, qualunque essi siano, viene vissuto in maniera errata. I Maestri, non hanno mai affermato che quando danno una norma di comportamento, la stessa norma sia da seguire rigidamente. La stessa indica il comportamento più giusto verso il quale io devo tendere.
Attraverso alla consapevolezza della mia realtà interiore, posso porre attenzione ai cambiamenti della mia immagine. In realtà è importante l'analisi compiuta dal mio corpo della coscienza .I cambiamenti interiori avvengono comunque anche senza la mia consapevolezza; sarà sufficiente l'attenzione alle mie reazioni di fronte alle situazioni che mi si presentano e fare un parallelo su come avrei reagito in precedenza e come, invece, stò reagendo sul momento.
Ciò di cui ho bisogno per ampliare il mio sentire, è stato posto accanto alle persone che mi sono vicine e con le situazioni attraverso le quali mi trovo a vivere. La maniera più corretta per affrontare il peso dei miei errori, è quella di riconoscere gli errori che sono stati commessi e lavorare su me stesso per arrivare al punto in cui non li commetterò più.
Quest'ultimo discorso, solitamente, viene interpretato con la dichiarazione "io sono così, non ci posso fare niente" , usando la dichiarazione per autogiustificarsi ed evitare di affrontare le proprie problematiche.
Che io sia così, è indubbiamente vero, ma è indubbiamente NON vero che non si possa fare nulla a meno chè io non abbia l'intenzione di far finire a carte quarantotto l'intero insegnamento ricevuto in questi 40 anni.