L'architettura della Realtà

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view post Posted on 23/6/2023, 07:01

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Non è certamente un caso il fatto che praticamente tutte le cosmogonie ovvero le teorie sulla nascita del Cosmo che si sono sviluppate sul pianeta nel corso dei secoli abbiano in comune la concezione di un elemento formatore del Cosmo che può venire ricondotto al concetto di vibrazione: dalla luce al verbo, dalle onde dell'oceano al canto, dalla contrapposizione/unione di yin e yang che dà sostanza e vita alla Realtà alla creazione di un Cosmo vomitato dal suo Creatore.
Anche noi, in fondo, non ci discostiamo da questo concetto comune dal momento che, infatti, abbiamo sempre indicato come strumento primo della creazione del Cosmo la vibrazione e, in particolare, la Vibrazione Prima, indicandola come ciò che mette in moto il processo creativo del Cosmo e che gli imprime non solo tutte le direttive di base che caratterizzeranno le componenti e lo sviluppo di quel particolare Cosmo ma anche il primo impulso che fornisce alla materia cosmica la spinta per strutturarsi e creare l'ambiente più adatto al propagarsi delle informazioni portate dalla Vibrazione Prima che condurranno all'avviarsi dei molteplici processi che si formeranno all'interno dell'ambiente cosmico per avviare e mantenere stabile e continuo il suo percorso evolutivo.
In definitiva, possiamo affermare che la Vibrazione Prima è il primo strumento che viene usato dall'Assoluto per costituire la realtà del Cosmo e che, per analogia con concetti già usati in passato, potrebbe essere concepita come l'immagine stessa dell'Assoluto. Senza dubbio non si tratta di una sua immagine totale, in quanto le informazioni che trasmette al Cosmo hanno certamente legami con il Tutto ma ne sono solamente una manifestazione parziale; d'altra parte, ovviamente, non può essere che così, altrimenti si dovrebbe arrivare a dedurre una corrispondenza e addirittura un'identificazione tra il Cosmo e il Tutto, che, dal punto di vista logico, sarebbe come arrivare a identificare la mela con il melo che l'ha generata. (Vito)
La Vibrazione Prima, dunque, è uno strumento che, come un gioco di scatole cinesi, contiene al suo interno almeno un altro strumento essenziale alla strutturazione del Cosmo e all'innesco dei processi che in esso operano, ovvero gli Archetipi Permanenti.
Se della Vibrazione Prima possedete ormai una conoscenza di base univoca e accettabile (anche se certamente non completa, dal momento che essa è talmente complessa che difficilmente potreste veramente abbracciarne l'ampiezza e a fare veramente vostra la totalità delle informazioni che essa contiene), degli Archetipi Permanenti, invece, avete una visione non molto strutturata anche se, per onestà, si può dire che abbiate per lo meno intuito e fatta vostra con una certa stabilità la concezione dell'influenza che essi hanno nell'indirizzare, nel richiamare verso la comunione col Tutto, ogni creatura che all'interno del Cosmo esegue il suo percorso evolutivo.
Ma sono certo che se vi chiedessi (come, d'altra parte, ho fatto di recente) quanti e quali sono gli Archetipi Permanenti, vi trovereste impreparati a dare una risposta certa a tale domanda e, tanto meno, a dare una risposta accettata e condivisa con tutte le altre creature che, assieme a voi, cercano di stare dietro a quanto vi andiamo proponendo in questi ultimi anni di insegnamento.
Per cercare di capire meglio la questione proviamo a seguire un percorso logico differente dall'usuale.
Tutta la Realtà, e non solamente quella di un singolo Cosmo, segue un percorso particolare che la conduce dall'Unicità alla Molteplicità o, per dirla in altri termini, che, partendo da un Tutto Unico, giunge a mettere in atto un suo virtuale frazionamento in elementi molteplici, ognuno piccolo frammento della Realtà dell'Assoluto. E, in questo modo, dà vita all'illusione del divenire, della dualità, della molteplicità delle forme, dell'evoluzione della coscienza, illusione vissuta come reale da ogni creatura che vive in un Cosmo a causa della sua limitatezza percettiva che non gli permette di riconoscere la sua totale ed eterna appartenenza al Tutto.
L'Archetipo dell'Amore, in quanto riflesso diretto della natura dell'Assoluto, racchiude in sé tutti gli elementi che all'Amore conducono, riunendo al suo interno tutti quei frazionamenti che, in seguito, daranno vita alla molteplicità dell'illusione ma che, data la loro natura di riflesso dell'Assoluto, non sono ognuno a sé stante ma sono strettamente interconnessi tra di loro e sono necessari e indispensabili per definirlo e completare la sua natura di specchio della Realtà del Tutto. (Rodolfo)

Questo cosa sta a significare, creature?
Sta a significare che l'Archetipo Permanente dell'Amore (ma a questo punto potremmo arrivare tranquillamente a chiamarlo l'Archetipo Permanente di Dio) è il primo Archetipo Permanente, dal quale discende l'intera Architettura della Realtà.
In quest'ottica possiamo arrivare ad affermare che, in termini strettamente logici, vi è un solo e unico Archetipo Permanente, appunto l'Archetipo dell'Amore, perché è ad esso che tutti gli altri archetipi possono essere ricondotti in quanto tutti, in qualche modo, sono suoi attributi necessari alla completezza delle informazioni che la Vibrazione Prima trasmette in tutti i Cosmi dell'intera Realtà.
Ci troviamo, così, a una sorta di struttura piramidale – come qualcuno aveva supposto – ma con una particolarità: non si tratta di una struttura costituita da un archetipo principale e da una serie di archetipi secondari ad esso collegati, bensì di una struttura piramidale interna all'Archetipo dell'Amore alla quale appartengono tutti gli attributi necessari alla sua completezza. Se volessimo essere pignoli potremmo chiamare le formazioni vibrazionali di questi attributi in maniera diversa per distinguerle dall'Archetipo Principale, ma preferiamo continuare a definire ognuno di questi elementi come Archetipi Permanenti, in quanto ognuno di essi possiede le stesse peculiarità che contraddistinguono l'archetipo principale: sono permanenti, invariabili e immodificabili nel tempo e nello spazio anche allorché entrano in contatto con le varie materie che compongono i molteplici Cosmi, e il loro raggio di azione sulla Realtà è ampio tanto quanto quello dell'Archetipo principale.
E' molto probabile che vi possa nascere la sensazione che questa sia una complicazione o una sottigliezza inutile nell'architettura della Realtà che vi stiamo delineando ma, credetemi, non è così!
Ci rendiamo perfettamente conto che cercare di farvi veramente comprendere la complessità dello sviluppo della Realtà sia un po' come cercare di fare entrare l'oceano in un'ampolla, ma, se vogliamo che il nostro costrutto filosofico non vada a carte quarantotto e presenti dei buchi logici non consequenziali, siamo spesso costretti pur cercando di essere il più semplici possibile su argomenti che indubbiamente non è facile semplificare senza travisarne il contenuto – ad affrontare anche sfumature apparentemente inutili o insignificanti.
In realtà la presenza degli attributi di cui stiamo parlando e che stiamo trattando alla stregua di veri e propri Archetipi Permanenti è necessaria e indispensabile a mantenere intatto il collegamento tra le varie parti della Realtà e a rendere fluido e senza interruzione il circolo delle energie al suo interno.
Vediamo se riesco a farvi comprendere il perché, partendo dall'evoluzione della coscienza dell'individuo.
Voi sapete che la coscienza dell'individuo amplia la sua comprensione e il suo sentire a mano a mano che avanza lungo il suo percorso evolutivo, adoperando i diversi strumenti a sua disposizione per acquisire una gamma vibrazionale del suo sentire sempre più vicina e più simile a quella sussurrata in continuazione, nel sottofondo della Realtà, dall'Archetipo dell'Amore in tutte le sue molteplici componenti.
Gli Archetipi Permanenti che fanno capo, ognuno di essi, a un attributo dell'Archetipo dell'Amore garantiscono la continuità vibrazionale tra l'Archetipo dell'Amore e le coscienze in via di evoluzione: a mano a mano che esse arrivano ad acquisire e a fare proprie le informazioni appartenenti a un particolare attributo dell'Archetipo dell'Amore il loro sentire si avvicina sempre di più all'identità vibrazionale con l'Archetipo dell'Amore.
E' un po' come se ognuno di voi dovesse arrivare sulla vetta di un'immensa struttura a gradini e riuscisse a procedere passo dopo passo salendo un faticoso gradino dopo l'altro. Se un gradino venisse a mancare la vetta diventerebbe chiaramente irraggiungibile. Gli attributi/archetipi sono i gradini che devono esistere per creare le condizioni affinché ognuno di voi possa avvicinarsi alla meta, e il fatto che ognuno di essi sia collegato non solo tra di loro ma anche e specialmente con l'Archetipo dell'Amore fa sì che qualunque coscienza e qualunque sia il percorso di esperienza che ha affrontato nel suo percorso possa sempre e comunque trovare gli elementi che gli permettono di avanzare su un nuovo gradino, più prossimo alla meta.
Nella vastità di questo immenso affresco creato dall'Assoluto può essere facile perdere di vista la stretta interconnessione e dipendenza tra i colori adoperati per dipingerlo.
Così può sembrare, a prima vista, che i due elementi di cui vi stiamo parlando ultimamente (ovvero gli Archetipi Permanenti e gli Archetipi Transitori) siano due fattori indipendenti tra di loro, anche a causa delle loro diverse qualità e caratteristiche.
Ciò che sembra rendere non omogenei tra di loro i due concetti facendoli percepire diversamente sono le loro definizioni di base: gli Archetipi Permanenti, essendo fissi, immutabili ed eterni, non possono essere definiti come dei processi bensì come degli strumenti (e mi auguro che abbiate chiaro nel vostro pensiero la differenza tra questi due termini... per sicurezza, comunque, vi suggerisco che lo strumento è qualcosa che è sempre uguale a se stesso, mentre il processo indica qualche cosa che muta nel tempo), mentre gli Archetipi Transitori sono chiaramente dei processi: essi, infatti, si formano sotto la spinta delle necessità di sperimentazione degli individui che contribuiscono alla sua formazione e si completano e si strutturano linearmente tra i due estremi evolutivi sperimentabili all'interno dell'Archetipo Transitorio offrendo agli individui ad esso collegati la possibilità di percorrere la sperimentazione tra questi estremi fino a terminare la sperimentazione del particolare aspetto di comprensione che quel determinato Archetipo Transitorio offre all'individuo che compie il suo transito verso un sentire più ampio.
Ma dove sta il punto di congiunzione tra gli Archetipi Transitori e gli Archetipi Permanenti?
Il punto di congiunzione è costituito dal fatto che ogni Archetipo Transitorio è il riflesso all'interno della molteplicità dei vari attributi che appartengono all'Archetipo dell'Amore e che la loro funzione nei confronti degli individui in via di evoluzione è quella di sperimentare direttamente, attraverso le esperienze di vita, ognuno di questi attributi, permettendo loro, in questo modo, di ampliare la loro coscienza avvicinando sempre più il loro sentire al flusso vibratorio degli Archetipi permanenti attraverso la sperimentazione e la successiva comprensione dei suoi molteplici attributi.
Indubbiamente ogni Archetipo Transitorio ha la sua ragione d'essere in un attributo dell'Archetipo Permanente dell'amore, e tutti concorrono ad aiutarne la comprensione e l'acquisizione da parte delle coscienze degli individui che ad esso sono collegati.
E il fatto che, per esempio, non si possa comprendere la fratellanza se non si è compresa l'amicizia e che non si possa comprendere l'amicizia se non si è compresa l'uguaglianza, e che non si possa comprendere l'uguaglianza se non si è compresa l'umiltà, e così via, crea il tessuto di Archetipi Transitori che permettono i collegamenti tra i vari elementi in gioco favorendo i collegamenti all'interno del corpo della coscienza dell'individuo i quali a loro volta finiscono col creare la spinta vibrazionale interna all'individuo per salire un ulteriore gradino della nostra simbolica piramide che conduce a ritrovare il contatto definitivo con l'Archetipo dell'Amore e, di conseguenza, con la Vibrazione Prima tracciando il percorso finale fino al ritrovamento della propria unità e appartenenza con il Tutto.
All'interno di questo intreccio che vi abbiamo appena descritto troviamo l'intero percorso dell'evoluzione della coscienza dell'individuo: in quest'ottica è forse più facile comprendere la fusione dei sentire data dal raggiungimento delle analoghe comprensioni riguardanti determinati attributi dell'Archetipo dell'Amore portando alla costituzione di quegli agglomerati di materia akasica che abbiamo chiamato “isole akasiche” (e, scherzosamente, “ciccioni akasici”), punti di passaggio verso quell'unificazione della materia akasica che finirà col permettere a ogni coscienza individuale di trovare, sentire e fare propria l'appartenenza e l'unità con l'Assoluto, chiudendo così il ciclo che dall'Uno porta al molteplice per ritornare all'Uno, sua reale e definitiva condizione d'esistenza al di fuori dell'illusione. (Scifo)
Quanto vi è stato detto fin qua può aiutarvi a capire (anche se non a comprendere veramente) la relazione che esiste tra Archetipi Permanenti e Archetipi Transitori e a fornirvi un'idea un po' più accurata sulla natura e la formazione degli Archetipi Transitori, oltre a indicarvi l'influenza che gli Archetipi Transitori hanno sulla formazione e lo svilupparsi delle diverse società attraverso il collegamento degli individui ad Archetipi Transitori comuni e all'influsso che essi esercitano sullo sviluppo sociale relazionando strettamente tale sviluppo a quello degli esseri incarnati che si trovano a vivere all'interno di un determinato contesto sociale.
Cerchiamo di ragionare assieme su questi punti.
Come abbiamo visto gli Archetipi Transitori sono riferibili ai vari attributi o aspetti che sono inclusi all'interno dell'Archetipo Permanente dell'Amore, elementi che appartengono a tale archetipo e che ne costituiscono il tessuto necessario affinché, grazie alle loro interconnessioni, si costituisca quella sorta di scala di comprensione lungo la quale il sentire di ogni individualità può continuare il suo percorso evolutivo avvicinandosi sempre di più all'identificazione con il fascio vibratorio della Vibrazione Prima, perseguendo, in questa maniera, un costante procedere verso l'identificazione di se stesso come parte integrante e indissolubile del Tutto. Tale processo si attua nel mondo fisico attraverso la ricezione e la decodifica da parte dell'individuo delle vibrazioni costantemente inviate nelle materie del mondo della percezione in cui l'individuo conduce il suo illusorio percorso evolutivo.
Questo significa che le vibrazioni di tutti gli attributi dell'Archetipo permanente dell'Amore arrivano a pervadere l'intero ambiente cosmico, trasmettendo alle varie materie le informazioni che li contraddistinguono. Per sua stessa natura, l'Archetipo permanente (che, ricordiamolo, non è sottoposto alla dualità ma reca in sé tutte le informazioni e tutte le gradazioni possibili appartenenti a un determinato aspetto – per fare un esempio nell'aspetto “Amore” contiene le informazioni di tutte le gradazioni possibili che riguardano tale aspetto, dall'amore più altruistico all'odio più intenso, nessuna di esse più giuste o sbagliate ma tutte necessarie per definirlo in maniera completa -) invia il suo fascio vibratorio contenente la totalità delle informazioni che lo definiscono, fino ad arrivare in contatto con le possibilità percettive dell'individuo incarnato. Questi, a causa dell'incompletezza del suo sentire e quindi alle sue limitate possibilità di decodifica, inevitabilmente recepisce soltanto quelle informazioni che rientrano nelle sue possibilità percettive le quali, come ormai sappiamo, sono strettamente correlate all'ampiezza del suo sentire che variano in continuazione di pari passo con esso.
Come conseguenza di questo fatto ogni individuo incarnato avrà un diverso modo di decodificare e interpretare ogni aspetto dell'Archetipo Permanente, in gran parte diverso (a grandi linee o, magari, solo per sfumature) dall'interpretazione che dello stesso aspetto avrà dato un altro individuo.
A questo punto possiamo riuscire a individuare la maniera nella quale prende il via il processo di formazione degli Archetipi Transitori.
Il corpo akasico dell'individuo recepisce le sfumature di comprensione acquisite nella sperimentazione sul piano fisico di un particolare aspetto e, ritenendole inadeguate, invia vibrazioni di richiesta di informazioni aggiuntive.
Queste vibrazioni di richiesta posseggono una loro ampiezza vibrazionale particolare che possiede una sua atmosfera che si propaga lungo il percorso dall'akasico al fisico. Lungo questo percorso entra in contatto con le atmosfere degli altri individui i cui corpi akasici inviano a loro volta la richiesta di ulteriori informazioni per comprendere meglio quel particolare aspetto e dall'incontro e collegamento tra tutte queste atmosfere vibratorie accomunate da un indirizzo condiviso, nasce quella formazione vibratoria comune che abbiamo definito Archetipo Transitorio.
Dal momento che a tale Archetipo Transitorio si trovano contemporaneamente collegate individualità con un livello di comprensione e, quindi di sentire, diverso, l'Archetipo Transitorio si struttura inglobando in un unico processo vibratorio le diverse capacità percettive, mettendo così a disposizione dei vari individui che si rapportano con esso i collegamenti necessari per poter sperimentare nuove possibilità di comprensione.
Ogni individuo collegato all'Archetipo Transitorio porta all'archetipo la sua porzione di comprensione e l'insieme delle varie porzioni di comprensioni forniscono all'Archetipo Transitorio una gamma complessa di vibrazioni corrispondenti a diversi gradi di evoluzione, lungo le quali l'individuo può spostarsi a mano a mano che acquisisce nuovi frammenti di sentire.
L'Archetipo Transitorio, quindi, diventa un processo che favorisce e alimenta l'effettuarsi dei processi evolutivi interiori propri di ogni individuo che ad esso è collegato e la sua ragione di esistere è data proprio dal bisogno di svolgimento dei vari processi individuali. Quando tali bisogni sono stati appagati l'Archetipo Transitorio non ha più sostegno vibrazionale e, di conseguenza, perde forza e si “scioglie”.
A questo proposito può sorgere il dubbio su come possa continuare ad esistere l'Archetipo Transitorio quando più solo poche individualità sono collegate ad esso e come possa esserci abbastanza forza vibrazionale per tenerlo in funzione; la risposta, per altro semplice da individuare, risiede nel fatto che, comunque, le comprensioni raggiunte da chi ha terminato la sperimentazione di quel particolare aspetto sono allacciate tra di loro all'interno delle “isole akasiche” e costituiscono un substrato vibrazionale che contribuisce al perdurare dell'archetipo transitorio fino a che ad esso è ancora collegata qualche individualità in via di sperimentazione.
Come certamente avrete notato ci troviamo ancora una volta a un ripetuto manifestarsi di processi simili che si replicano a vari livelli e somiglianti tra loro per le dinamiche che li animano secondo il principio universale nella Realtà dell'economia delle cause: il processo di formazione dell'Archetipo Transitorio con il suo collegare e tenere uniti i sentire di individualità in via di sperimentazione ricorda in maniera lampante (anche se con elementi costitutivi diversi) il processo di formazione delle isole akasiche in cui, analogamente, dei sentire strutturalmente vicini si collegano tra di loro dando vita a strutture che sono più ampie e complesse della semplice somma dei sentire che collega. (Ombra)
Da tutto questo nostro complicato ragionare mi sembra appaia evidente come, nel mondo della dualità, gli Archetipi Transitori abbiano una rilevanza non indifferente non solo per la struttura delle società ma anche per l'influenza che esercitano su ogni singolo individuo, influenza chiaramente diversa per ognuno di essi in quanto diverse sono le sfumature sia delle sue comprensioni che delle sue incomprensioni.
E altrettanto evidente mi sembra che risulti il fatto che l'esaminare l'influenza degli Archetipi Transitori di riferimento dell'individuo sul suo rapportarsi con la vita possa diventare un utile strumento per l'osservazione attiva dell'individuo che cerchi di individuare i perché che stanno alla base delle sue incomprensioni e, di conseguenza, dei suoi disagi interiori... il che ci riporta, ovviamente, al nostro percorso di individuazione della genesi dei somatismi che affliggono la vita dell'individuo incarnato.
Sperando di non avere preteso troppo da voi vi saluto con affetto! (Scifo)
Abbiamo constatato che diversi tra voi hanno notevoli difficoltà a seguire quanto stiamo spiegando in questi ultimi tempi, arrivando alla fine alla conclusione - ah, l'Io, come è bravo a trovare giustificazioni a se stesso! - che il Grande Disegno è troppo complesso e difficile per poter essere assimilato dalle limitate possibilità intrinseche alla vostra mente di individui incarnati sul piano fisico.
Non voglio addentrarmi nello stigmatizzare il fatto che, molte volte, con un po' più di buona volontà, di riflessione e di partecipazione attiva da parte vostra, le nostre parole vi sembrerebbero meno ostiche e più raggiungibili dalla vostra capacità di comprensione, né osservare che se vi stiamo parlando di queste cose non è per mandarvi in confusione ma perché quanto stiamo dicendo può essere da voi compreso e assimilato, dal momento che siamo qui per voi e che sarebbe senza senso se affaticassimo lo strumento e tutti voi senza che ognuno di voi avesse la possibilità di seguirci veramente lungo il percorso che vi stiamo suggerendo di provare a sperimentare.
E' necessario, comunque, ricordarvi, come facciamo spesso, che la struttura della Realtà è, in fondo, molto più semplice di quanto possa apparire a prima vista, e che si basa in larga parte, come abbiamo puntualizzato innumerevoli volte, sulla ripetizione più o meno costante di alcuni elementi, a ben vedere, in fondo, neppure poi molti.
In quest'ottica è possibile fare una classificazione di ciò che dà vita e struttura alla Realtà dall'Uno al molteplice usando una categorizzazione in effetti molto semplice, ovvero distinguendo gli elementi che concorrono a strutturarla semplicemente riconoscendo quali siano gli strumenti usati per costituire e dare forma alla Realtà e quali siano i processi che tali strumenti avviano per strutturare il molteplice secondo le direttive della Vibrazione Prima.
Ma, per poter seguire in maniera corretta tali considerazioni è necessario, prima di tutto, che abbiate una concezione chiara e univoca di cosa noi intendiamo per strumenti e cosa intendiamo, invece, per processi, concezioni che dovrebbero – almeno in teoria – essere facilmente intuibili da tutti voi sulla base di quanto siamo andati dicendo nel tempo ma che nella realtà delle cose e come conseguenza della vostra tendenza ad essere affrettati nel leggere le nostre parole, il che vi porta spesso ad essere approssimativi e superficiali probabilmente fa fatica ad arrivare in maniera corretta e precisa all'interno dei vostri processi di pensiero con la conseguenza che a tali vostre elaborazioni viene sovente a mancare o a essere carente il supporto logico/razionale che può aiutare a costruirvi una visione unitaria della Realtà di cui siete parte.
Il concetto di strumento non è certamente di difficile interpretazione: può essere definito come tale un qualsiasi elemento (non necessariamente di tipo fisico e materiale) che abbia determinate caratteristiche ben precise e costanti nel tempo e che serva da mezzo per ottenere un determinato risultato.
Per farvi un esempio terra-terra, è uno strumento il martello che usate per piantare un chiodo, ed è sempre costituito da un manico e da una parte usata per percuotere il chiodo e conficcarlo in un altro materiale, e mantiene le sue qualità peculiari sempre e comunque, perché tali qualità gli sono intrinseche e indispensabili per renderlo un attrezzo adoperabile in vista di un qualche intento “costruttivo” ben preciso. Tali qualità continuano ad appartenergli anche nel caso che esso non venga usato magari per un lungo periodo di tempo. Per questi motivi possiamo' chiaramente definirlo uno strumento.
Osservando questa definizione e mettendola in relazione con gli elementi su cui ci siamo soffermati nel tempo, mi sembra che non sia molto difficile etichettare alcuni di essi come strumenti e tra questi spiccano come fari nella notte la Vibrazione Prima e gli Archetipi Permanenti. Entrambi questi elementi, infatti, sono completi nel loro aspetto qualitativo e quantitativo e non subiscono variazioni o modifiche alle loro caratteristiche nel tempo e nello spazio anche allorché entrano in contatto e si propagano all'interno del mondo della molteplicità, e vengono adoperati dal Grande Architetto per costruire, secondo la Sua Volontà, un determinato ambiente in cui avviare i processi necessari a permettere, all'interno del molteplice e dell'illusione, l'evoluzione della materia, della forma e della coscienza che in esso andranno a svilupparsi.
Affinché l'esistenza della Vibrazione Prima e degli Archetipi Permanenti non resti fine a se stessa ma siano davvero degli strumenti è necessaria, secondo logica, la presenza di qualcosa su cui essi possano avviare i processi, così come sono deputati a fare. Ecco, così, che si rendono necessari ulteriori strumenti che definiscano, ad esempio, il loro campo d'attività.
Così troviamo lo strumento Cosmo che delimita lo spazio in cui tali strumenti dovranno operare.
Oppure l'Unità Elementare dalla cui aggregazione, densità e vibrazione si differenzia la materia all'interno dell'ambiente cosmico e che forma la base materiale da cui si sviluppano e si diversificano tutte le materie interne all'ambiente cosmico.
A ben vedere, quanto ho appena affermato potrebbe anche suscitare delle controversie: il fatto che la diversa aggregazione e vibrazione delle unità elementari portino alla costituzione delle varie materie (fisica, astrale, mentale e vi dicendo) può ingenerare confusione, in quanto è evidente che ciò avviene sotto l'influenza dei processi evolutivi e la formazione dei diversi tipi di materia che compongono il Cosmo suggerisce che ci si trovi di fronte non a uno strumento bensì a un processo.
Tale questione, tuttavia, può essere risolta facilmente ragionando da un altro punto di vista: nel momento in cui il Cosmo viene generato, prima che entrino in funzione i processi avviati dalla Vibrazione Prima, esso non è vuoto, ma è costituito da unità elementari (vale la pena ricordarlo: tutte uguali) in stato di quiescenza... per agganciarci a quanto già detto in passato si tratta di materia indifferenziata. Ed è da questa materia, immobile e indifferenziata che, come conseguenza delle vibrazioni portate dalla Vibrazione Prima, vengono avviati i processi che portano alla differenziazione e all'evoluzione delle varie materie arrivando a formare in successione quelle unità elementari fisiche, astrali e mentali che forniscono a ogni piano di esistenza le peculiari caratteristiche che lo contraddistinguono.
Mi sembra evidente che la loro appartenenza alla Vibrazione Prima e il loro carattere di inalterabilità e sviluppo nel tempo indichi chiaramente che anche gli Archetipi Permanenti possano a loro volta venire inseriti nella categoria “strumenti”.
Non lasciamoci trarre in inganno dal fatto che essi entrino in gioco essenzialmente allorché ci si trovi davanti al manifestarsi del processo di evoluzione della coscienza, periodo durante il quale le creature hanno ormai costituito gli elementi interiori adatti a percepire e rapportarsi con ciò che gli Archetipi Permanenti sussurrano come sviluppo e meta del sentire dell'individuo nelle sue varie fasi evolutive.
Infatti, gli Archetipi Permanenti non sono inerti prima dello stadio dell'evoluzione della coscienza ma le loro vibrazioni, non percepite dalle creature dal momento che non sono ancora in grado di recepirne le informazioni che trasmettono, pervadono comunque il Cosmo.
Certo, la loro influenza si potrà manifestare e operare pienamente soltanto allorché vi saranno le condizioni adatte alla sua percezione da parte degli individui, tuttavia la Vibrazione Prima, nella sua complessa unitarietà, trasmette sempre e comunque, all'intero Cosmo, tutte le informazioni che la costituiscono, comprese quelle che concernono gli Archetipi Permanenti.
Prima di passare ad esaminare in maniera più approfondita di quanto abbiamo fatto in passato il concetto di processo, vorrei sottolineare ancora un particolare a proposito dei nostri ragionamenti su come va interpretato quello di strumento.
Nel nostro esame degli strumenti abbiamo esaminato gli strumenti più ampiamente e generalmente usati, quelli che riguardano, cioè, l'intera costruzione della Realtà Cosmica.
Ma noi sappiamo che la Realtà si diversifica in vari percorsi allorché i processi in atto al suo interno sortiscono i loro effetti, dando luogo alla molteplicità.
Viene spontaneo, allora, domandarsi se in questo percorso all'interno della molteplicità esistano ancora degli elementi con le caratteristiche che li potrebbero far definire degli strumenti o se, invece, tutto all'interno della molteplicità è sempre e comunque un effetto conseguente ai processi che in essa sono stati innescati.
Per fare un esempio concreto: il carattere (che abbiamo definito patrimonio fisso e immutabile di ogni individuo incarnato) può essere considerato uno strumento o no? Lascio a voi il compito di ragionarci sopra (sempre che vogliate farlo) e vedremo se il vostro interesse su tale questione sarà tale da suggerirci di ritornare, in futuro, su tale argomento.
Se, come abbiamo visto, il concetto di strumento è attribuibile, in ambito creazionistico, a un limitato numero di elementi chiaramente definibili come tali, ben più complesso e variegato è il concetto di processo. Come possiamo definire il termine in questione? Semplicemente basandosi sulle sue caratteristiche essenziali che sono quelle di esercitare un'influenza che porta alla trasformazione di ciò su cui il processo esercita la sua funzione, rendendolo qualcosa che, pur mantenendo una consecuzione logica, differisce da com'era prima che il processo adempisse al suo compito.
In altre parole, dal momento che i processi si manifestano all'interno del divenire e del molteplice, è definibile come processo tutto quello che traccia un percorso da un “prima” a un “poi”, per quanto ipotetici e relativi possano essere entrambi i termini.
Se dovessimo fare un elenco di tutti i processi che interessano il Cosmo ci troveremmo dinnanzi a una lista lunghissima.
Per esempio, sono processi l'evoluzione della materia, l'evoluzione della forma e l'evoluzione della coscienza per quanto riguarda l'intero ambiente cosmico.
E ancora, facendo riferimento all'evoluzione della coscienza e, in particolare, all'incarnazione dell'individualità nella forma umana, sono definibili come processi la reincarnazione, la formazione dell'Io e persino la percezione soggettiva della Realtà e l'illusione, dal momento che sono in continuo mutamento e trasformazione.
E, ancora, è un processo quello che porta alla costituzione degli Archetipi Transitori che vivono una fittizia vita di strumenti perché, certamente, essi agiscono e influenzano l'evoluzione della coscienza degli individui collegandola alla sperimentazione delle condizioni di vita socio-ambientali, tuttavia mancano di una qualità primaria che li renderebbe totalmente aderenti alla definizione di strumento che abbiamo stabilito in precedenza, cioè la loro continuità e inalterabilità nel tempo e nello spazio.
Non è a caso che ho parlato di “strumenti fittizi” poiché la maggior parte dei processi che percorrono la costituzione della Realtà porta di volta in volta alla formazione di temporanei “strumenti fittizi” che hanno un periodo di vita relativamente limitato e finalizzato all'innesco e all'attuarsi di particolari specificità di ogni processo, in funzione della corretta strutturazione vibratoria della Realtà, del suo equilibrio e della sua continuità.
Se vogliamo fare un esempio, possiamo pensare alla costituzione del corpo dell'individuo/uomo: esso è uno strumento fittizio, perché la sua creazione è temporalmente limitata (come minimo alla parabola di vita del singolo incarnato) la cui formazione ed esistenza è resa necessaria, nel processo cosmico generale, per offrire all'individuo in via evolutiva gli strumenti più adatti a favorire e a completare il processo di formazione ed evoluzione della coscienza.
Mi rendo conto che sto affrontando sottigliezze squisitamente filosofiche e che ai più questo mio messaggio sembrerà ridondante e di ben poca utilità dal punto di vista pratico e da quelle che sono le urgenze della vostra quotidianità.
D'altra parte le nostre parole sono rivolte a tutti voi: a quelli che si accontentano di restare in superficie e sono proiettati essenzialmente verso la speranza di trovare, attraverso di esse, delle risposte utili al conseguimento di un'esistenza il più possibile distante dalla sofferenza, a quelli che, invece, sentono il bisogno di comprendere in maniera più profonda e dettagliata (e, possibilmente, anche in maniera logica e razionale) ciò che li influenza e li condiziona, conducendoli ad essere ciò che sono e spingendoli a diventare ciò che saranno.
E per comprendere a fondo l'insieme è sempre indispensabile avere ben chiare le definizioni di ogni singolo elemento che lo strutturano. Non ci troviamo dinnanzi a due percorsi in contrapposizione: la differenza sta soprattutto nel posizionamento delle mete che ognuno di voi intende perseguire nel corso di questa vostra incarnazione e, procedendo lungo lo sviluppo del vostro processo evolutivo, i due percorsi arriveranno a rivelarsi per quello che veramente sono, ovvero complementari e non alternativi l'uno all'altro. (Scifo)

Om Tat Sat
“Non lo fare! – implorò la moglie – Abbiamo bisogno di te, tu hai bisogno di noi; ti amiamo, lo sai!”
Lui si fermò un attimo, poi si rigirò e scese dal davanzale.
“Oh, – sospirò con sollievo la moglie – mi fa piacere che le mie parole ti siano servite a qualcosa!”
“Non sono state le tue parole; è che, sotto, c’era posteggiata la mia automobile!”
Om Tat Sat

Ananda

(Intervento di Scifo)
Creature, serenità a voi.
“La struttura della realtà” … Io ho pensato che, tutto sommato, converrà fare l’interrogazione, in modo da poter ancora una volta imitare i dialoghi di Platone e cercare di esaminare assieme alcuni punti, facendo in modo che voi stessi ragioniate su quello che io dico, su quello che abbiamo insegnato in questi anni.
Chiaramente, per un argomento così difficile non posso far venire persone che da poco tempo partecipano a questi incontri; ho bisogno, quindi, di due “senatori” ferrati e che non si lascino mettere troppo in soggezione da me; quindi vorrei qua con me la figlia Paola e la figlia Giuliana.
Allora: mi sembra che è andato un po’ perso per strada il tema che avevamo dato: “la struttura della realtà”. Certamente sono stati esaminati i modi, i mezzi, alcuni elementi e così via, però forse la domanda principale mi sembra che sia rimasta senza risposta … Cos’è la realtà? Se non abbiamo ben chiaro di cosa stiamo parlando, è difficile riuscire a dare un apporto coerente a quello che intendiamo dire. Giusto? Allora sentiamo le nostre due amiche, qua, secondo loro cos’è la realtà.

Paola: è tutto quanto ci circonda. La realtà è l’universo, è tutto l’insieme di tutto quanto, che è così nel non-tempo; e, quindi, è quel che è! Noi facciamo parte della realtà come ne fanno parte gli animali, i vegetali, la materia in assoluto … Siamo un tutto unico.

Questo è il “Paola-pensiero”, ora sentiamo il “Giuliana-pensiero”, che ha avuto un po’ più tempo per pensarci, per calmare il cuore e, quindi, può anche dire la sua idea.

Giuliana - Io penso che la realtà sia composta da due aspetti fondamentali: quella che è la Realtà oggettiva e, in questa realtà oggettiva, sono compresi i singoli modi di percepirla, cioè le varie realtà soggettive; quindi bisognerebbe integrare, o per lo meno tenere presenti, questi due aspetti, cioè che noi possiamo soltanto concepire una “realtà relativa”, nostra, ampliandola sempre di più e avvicinandoci il più possibile alla realtà oggettiva.

Allora vediamo un attimo queste due definizioni. Per quello che riguarda la definizione di Paola, è stata chiaramente molto furba perché ha compreso nella realtà tutto e, con questo, si è messa al sicuro! Non è possibile fare domande aggiuntive, poiché tutto appartiene alla realtà; quindi, se tutto è reale, non c’è niente da dire; però, integrandola con quanto ha detto l’altra amica, forse è possibile ricavare qualcosa di più.
Certamente – Giuliana diceva – la realtà, la vera realtà, la Realtà (come diciamo noi) con la “R” maiuscola, può essere differenziata da quella che è la realtà relativa, soggettiva, di ogni persona … o di ogni essere vivente, diciamo, in generale… e su questo possiamo essere d’accordo. Questo contempla come valido quanto diceva l’amica Paola, le due cose si integrano in qualche modo; però, se ci pensate bene, non è una dicotomia tra “Realtà assoluta” e “realtà relativa”, non ci può essere dicotomia in quanto la Realtà assoluta, in realtà, proprio per il fatto di essere “Realtà assoluta” contiene in sé tutte le realtà relative; quindi la Realtà vera e propria è soltanto una! Tutte le altre realtà, quelle soggettive, sono realtà “irreali”, fittizie, e rese reali soltanto dalla percezione di chi le osserva. Vi ricorda niente questo discorso? Certamente: vi ricorda lo stesso discorso che avevamo fatto a proposito dell’IO. Anche l’IO - abbiamo detto - è un’entità illusoria, in realtà “irreale”, che sembra avere realtà soltanto perché l’osservatore che lo manifesta lo vive come tale (giusto?); quindi, questo stesso discorso si può fare per la realtà. Se vogliamo parlare di “realtà”, bisogna parlare di realtà nel suo modo più assoluto, e il suo modo più assoluto, ovviamente, è tale per cui si può dire – come ha detto l’amica Paola – che la realtà comprende tutto.
Forse è bene specificare cosa si intende per “tutto quello che comprende”. Giriamo le cose: facciamolo dire a Giuliana cos’è questo “tutto”.

Giuliana - “Tutto” penso che voglia dire che ci sono tutti i piani di esistenza, anche, dentro; nel senso che bisogna considerare anche tutti i livelli ai quali esiste questo “tutto”… Tutti i piani, … non mi viene un altro termine. Forse, appunto, è reale il percepito (per ciascun percepiente, diciamo, è reale) su tutti i livelli; l’importante è avere la ricezione predisposta …

Aspetta, ti do un aiuto. Vediamo la Realtà assoluta in rapporto all’individuo: l’individuo com’è in rapporto alla Realtà assoluta? Qual è la Realtà assoluta dell’individuo? ( … ) Non t’ho aiutata, mi sa!

Giuliana - No, … quella che riesce a percepire; ricasco sempre lì.

Eh no, quella è la realtà relativa!

Giuliana - Sì, relativa. … È difficile questa!
Paola : La realtà assoluta dell’individuo, secondo me è l’individuo stesso, nella sua complessità, costituito dall’akasico, astrale, mentale …


Se pensate bene a quanto abbiamo detto in tutti questi anni, se prendiamo l’individuo abbiamo la sua costituzione in vari corpi; giusto? I corpi fisico, astrale, mentale, akasico, e via e via e via e via e via; limitiamoci a quelli che più comunemente citiamo.
Il corpo fisico non è una realtà assoluta, perché viene perso, abbandonato per strada, si disgrega, ritorna nel suo stato di materia scomposta, quindi non lo può essere. Il corpo astrale è un corpo di emozioni, è un corpo che, anch’esso, alla morte dell’individuo, all’abbandono del corpo fisico, si trasforma e viene un po’ alla volta a scomparire. Il corpo mentale, allo stesso modo, ha una vita che forse è un pochino più lunga degli altri due corpi, però, alla fine, anche il corpo mentale del Pinco o del Pallino rientrano nell’insieme della materia diciamo “indifferenziata” del piano mentale. Il corpo akasico è una realtà assoluta?
Ho sentito un po’ di “sì” e un po’ di “no”.
Allora: Paola ha detto di no; Giuliana cosa dice?

Giuliana - La trovo una realtà … difficile da stabilire perché è transitoria però, se osserviamo che la coscienza è già costituita e si deve solo riscoprire, c’è da unire questi due aspetti; perché da una parte è la realtà assoluta di quell’individualità e da una parte, però, è mezza scoperta e mezza da scoprire.

Diciamo che può andare abbastanza bene questa definizione. Senza dubbio, la parte della coscienza dell’individuo che è ancora sempre collegata alla Realtà assoluta fa parte della Realtà assoluta; la parte in divenire, in via di formazione, di scoperta, di strutturazione (o come volete dire) della coscienza dell’individuo fa parte, in realtà, della realtà soggettiva ed individuale di ogni individuo. Non è che il corpo akasico in via di strutturazione della nostra amica Giuliana è una Realtà assoluta; se fosse assoluta, il suo corpo akasico in strutturazione andrebbe bene per tutti gli altri individui.
Giuliana – Certo. Sarà così quando sarà completo.
Quindi, la coscienza può essere parte della Realtà assoluta soltanto allorché diventa uno strumento che può essere usato indifferentemente da qualunque individuo che la usa, cioè quando fa parte della Realtà assoluta. Vi sembra chiaro questo? (R: Sì.)
Ovviamente, quella che noi chiamiamo “la Scintilla”, “il Sé”, la parte più interiore dell’individuo, quel legame che l’individuo ha con l’Assoluto, fa parte dell’Assoluto, quindi fa parte della Realtà così assoluta che più assoluta non si può!

D – Posso? Quindi, sintetizzando, c’è la Scintilla che fa parte della Realtà assoluta in toto, e il corpo akasico … ehm …
Diciamo che è una “Realtà Assoluta in divenire”, diciamo così; anche se, chiaramente, come termine non è preciso, non è esatto – logico, ovviamente – perché, se fosse una Realtà Assoluta, non diverrebbe ma “sarebbe”; però, per farvi capire, possiamo accettare per il momento questa risposta.

D - Io pensavo che i piani, piano astrale, piano mentale, fossero una realtà provvisoria. Quando gli esseri si sono tutti evoluti, non c’è più bisogno …

Direi che pensavi giusto.
E questa era la definizione, a cui volevamo arrivare, di “realtà”.
Capisco che, se avesse dovuto veramente affrontare la struttura della realtà, l’amico A. avrebbe avuto bisogno di più e più vite per poterla affrontare, però ci sono alcuni elementi che vorrei che consideraste e approfitto di questo dialogo platonico tra voi e me per cercare di sottolinearvi alcuni punti su cui, magari, potrete - se vorrete, se vi interesserà farlo – meditare. È chiaro che la Realtà ha una sua struttura; deve averla, altrimenti non sarebbe reale; giusto? Cos’ è – al di là della risposta più ovvia, che potrebbe essere “l’Assoluto” – che tiene assieme questa struttura; e non soltanto, ma che le permette di essere in quel modo invece che in un altro?

Giuliana – La Vibrazione Prima
.
Questa è la prima risposta tua, sentiamo la risposta dell’amica Paola.

Paola – No, concordo.

Concordate tutti?
Sbagliate tutti! O meglio, … (no, non voglio essere così categorico) … certamente la Vibrazione Prima è quella che – come abbiamo visto, nel tempo – dà il modo di svilupparsi, di esistere, di essere stabile alla Realtà assoluta, però vi è uno strumento particolare che le permette di essere e rimanere strutturata com’è e che contribuisce ad aiutare la Vibrazione Prima a tenere assieme la costituzione di questa Realtà assoluta.

D – Il nostro psichismo.
Giuliana – Mi è venuto in mente l’Io.


Ah, siete troppo ottimisti, cari! Ci vuol tutta che il vostro Io riesca a tenere ferma la vostra realtà relativa, figuratevi quella assoluta!

D – L’ambiente.
D – Gli archetipi.
D – I nostri cinque sensi.


C’è una sola persona che ha detto la risposta giusta, anche se non completa …

D - Gli Archetipi Permanenti.

Gli Archetipi Permanenti, esattamente. Gli Archetipi Permanenti, essendo una vibrazione che accompagna tutta la Realtà per dare i modelli ideali di strutturazione della Realtà a chi vive soggettivamente e relativamente la realtà, aiutano la realtà ad essere com’è; e non soltanto, ma c’è una stretta dipendenza tra com’è la Realtà e come sono gli Archetipi; quindi tra com’è la Vibrazione Prima e come sono questi archetipi, queste vibrazioni accessorie che fanno parte della Vibrazione Prima in realtà, sono una parte consistente e importante ma sono una sorta di supporto all’andamento della Vibrazione Prima. Capite la bellezza della cosa? … e la complessità, ovviamente, della cosa. Avete da chiedere qualcosa, mie care ragazze?

D – Quindi non sono a fianco alla vibrazione, fanno parte della vibrazione gli Archetipi Permanenti?

Giuliana – No. Direi che credo di capire in che senso gli Archetipi Permanenti … (perché appunto è proprio un meccanismo e, quindi, il primo meccanismo che fa sì che tutto si svolga in un certo modo, al di là che “gli ordini” (diciamo) li porta la famosa Vibrazione Prima, a cui in fondo tutto fa capo e, quindi, diventa anche inutile citarla) è proprio questo riunirsi delle coscienze per formare gli archetipi transitori, come hai detto. È quello che dirige un po’ le situazioni che si vengono a creare; certo.

Come giustamente hai detto tu, la Vibrazione Prima è persino inutile citarla perché è un po’ come l’Assoluto; no? Val la pena tenere conto che c’è – o che si pensa che ci sia – però, tutto sommato, poi, nell’economia della realtà soggettiva delle persone, è un concetto che potrebbe anche non essere compreso; perché, senza dubbio, osservando dal punto di vista relativo dell’individuo incarnato che deve fare la sua esperienza, sapere o concepire la presenza di una Vibrazione Prima o di un Assoluto potrebbe essere completamente indifferente alle sue possibilità evolutive; quindi, tutti voi, che a volte vi sentite fortunati per poter aver acquisito questi concetti, ricordatevi che la vostra sensazione di essere fortunati non è altro che una reazione dell’IO perché, grazie a questi concetti, pensa di essere in qualche modo un prediletto dall’Assoluto.

Giuliana – Posso? A me dà un po’ fastidio questa cosa dei “prediletti”, perché … per carità, ci sarà questa possibilità, però io penso che si possa sentirsi “contenti” diciamo (senza bisogno di “prediletti”) per il fatto che si ha una propria ansia di sapere, una predisposizione verso la ricerca dei perché e, di conseguenza, trovare delle risposte dà quel senso di appagamento, senza bisogno che sia “sentirsi un eletto”!
D – Sì, questo è vero.
Paola – Sono d’accordo anch’io, perché non mi sento affatto privilegiata; era una mia ricerca, un mio desiderio di sapere e di capire; e poi, tra le tante risposte che uno sente o crede di percepire, sceglie quelle che più sono consonanti alla propria reazione, alla propria coscienza e va avanti; quindi questa era quella che, per me, danno le risposte più giuste e migliori, e mi sento consonante quindi; però non mi sento privilegiata, è una ricerca, un bisogno che avevo io e basta.

Questo non significa che, se è così (supponiamo che sia davvero così) per voi, sia così anche per gli altri!
E con questo, creature, serenità a voi!
Scifo

Om Tat Sat lacrime gli gocciolavano dagli occhi.
“Non ce la faccio più! – diceva – Come faccio a continuare a vivere così, chiuso in questa grotta, senza avere più il corpo, senza nessun motivo per il quale vale la pena di vivere?”
Accanto a lui, all’improvviso, si materializzò Kali.
“È inutile che vieni, perché tanto non mi puoi fare di peggio di quello che sto già vivendo! Non posso neanche suicidarmi! Come faccio a buttarmi giù dal capitello?! Potrei muovere la mascella, muovere gli occhi, muovere le orecchie, persino soffiare dal naso; ma, anche se riuscissi a cadere, certamente da questa altezza mi schiaccerei il naso e basta; quindi non posso neanche farla finita! Mi avete tolto tutto: il corpo, la vita, la persona che amavo l’avete fatta morire ai miei piedi; ma cosa volete ancora da me? Lasciatemi morire una volta per tutte e che io finisca la mia esistenza nella Realtà!”
Kali schioccò le dita e Ozh-en si ritrovò all’improvviso di nuovo col suo corpo; era sulla cima della palma più alta della foresta, con le piante dei piedi appoggiate su due noci di cocco e, guardando giù, vedeva lontano un terreno nudo e scabro, pieno di pietre.
“Questa è la situazione buona, – disse Ozh-en – finalmente hanno fatto davvero qualcosa per me, finalmente posso farla finita una volta per tutte!”
Accanto a lui si materializzò Krsna, con la sua solita piuma di pavone tra le dita.
“È inutile che cerchi di dissuadermi, – gli disse Ozh-en – ormai la mia decisione è presa!”
Krsna lo guardò bene, prese la piuma di pavone, sfiorò la testa di Ozh-en e Ozh-en cadde dalla palma.
Om Tat Sat

Ananda

La pace sia con tutti voi, figli.
È difficile poter comprendere la realtà degli altri e il bisogno degli altri. Krsna e Kali, che tormentano così il nostro amico Ozh-en, non lo fanno certamente per farlo soffrire ma lo fanno per farlo comprendere.
Krsna che fa cadere Ozh-en dalla palma non è per un atto di IO egoistico, di umano egoismo, ma perché Krsna sa ciò di cui ha bisogno Ozh-en in quel momento.
Ora, dall’esempio che avete fatto oggi, certamente non potete essere né dei Krsna né degli Ozh-en, perché voi comunque non avete la possibilità di capire veramente ciò di cui l’altro ha bisogno. Certamente potreste anche voi spingere l’altro giù dalla finestra, e potrebbe magari, chissà, essere anche la cosa giusta per l’altra persona, ma come potete sapere con certezza, con l’ampiezza totale del vostro sentire che quella è veramente la cosa giusta da fare? Certamente non vi è possibile, figli; certamente non vi è possibile vedere la persona che sta accanto a voi ed invecchia, e soffre, e sembra star male, capire se è giusto porre fine ai suoi giorni, se è giusto voltare la testa dall’altra parte, se è giusto arrabbiarsi perché magari non dà gratificazione per tutto quello che si fa per lei; quello che tutti voi soltanto potete fare in questi casi, è cercare di fare il meglio che potete fare. Non è detto che questo meglio sia il meglio che l’altra persona possa ricevere, ma deve essere il meglio che voi potete fare; e qual è il meglio che voi potete fare, figli? È fare o non fare quella azione che poi non vi porterà dei sensi di colpa.
Come qualcuno di voi ha sottolineato, ciò che si fa seguendo il proprio sentire non porta mai grandi sensi di colpa; quindi, quando voi analizzate ciò che avete fatto e avete dei dubbi sugli errori che potete aver compiuto, sul perché di certe vostre azioni, partite da questo fatto, cercate di comprendere quali sono i sensi di colpa che sono ancora in voi per ciò che avete fatto o non avete fatto; questo vi può dare la misura di quanto le vostre azioni erano dettate dalla limitazione del vostro sentire o quanto, invece, erano spinte da altri motivi, che erano più egoistici e che, magari, avreste potuto fare in maniera diversa o, addirittura, non fare.
Sono i sensi di colpa che vi danno la misura del vostro sentire, la misura della giustezza del vostro agire; quanto meno la misura del rapporto che c’è tra le vostre possibilità di agire e quella che è la vostra possibilità di comprensione in quel momento; perché, se non avete capito qualcosa, non potete farvene una colpa se agite in maniera errata.
Questa, in fondo, può anche essere una maniera per potersi consolare dei propri errori, ma attenzione, figli: non usate questo concetto per fare di voi degli individui che trovano sempre delle giustificazioni al proprio agire dicendo: “Non ho fatto questo (o ho fatto questo) perché non potevo fare altrimenti, non ero in grado di farlo”. Molte volte potreste fare e, in realtà, non fate. Tenete gli occhi aperti su voi stessi e osservate ciò che siete e ciò che potreste essere; questo è il metro che noi vi abbiamo dato in tutti questi anni e questo è il metro che voi dovreste adoperare il più possibile.
Che la pace e il nostro affetto siano con tutti voi, figli nostri.
Moti

Edited by gianfrancos - 23/6/2023, 08:51
 
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view post Posted on 3/7/2023, 21:21
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Cari amici, nel rileggere questi messaggi, sulla architettura della Realtà, dove si fa riferimento soprattutto agli "archetipi", permanenti e transitori, mi sono venute alcune domande.... ad esempio, se ho capito bene uno degli aspetti filosofici di questi messaggi, ogni Cosmo, si struttura ed evolve, sulla base delle "vibrazioni archetipe permanenti", supportate dalla "Vibrazione Prima", che emana direttamente dall'Assoluto e che pervade un Cosmo, fissa, immutabile e con tutte le sue molteplici e complesse vibrazioni, "tutte" sempre presenti e attive, per tutto il ciclo evolutivo di quel Cosmo ... ora, sappiamo che non c'è un unico Cosmo, ma molti Cosmi, che non comunicano direttamente fra di loro, ma solo per il tramite dell'Assoluto, che li emana.......allora, mi chiedo: ci sono tante VP quanti sono i Cosmi, o c'è un'unica VP, uguale per tutti i Cosmi? ...inoltre, visto che, ogni Cosmo è un unicum, differente da tutti gli altri, cosa è che determina questa diversità: una differente VP, specifica per ogni Cosmo, o la diversa tipologia di Scintille individuali, emanate e inviate a sperimentare, in uno specifico Cosmo? .....
Un caro saluto a tutti
Francesco
 
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view post Posted on 4/7/2023, 11:42
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Ciao Francesco, trovo ovviamente stimolanti i quesiti da te posti, e altrettanto ovviamente quello che adesso dirò, altro non è che una mia interpretazione di quanto da te chiesto.

Sintetizzando : per prima cosa io penso che la vibrazione prima sia la stessa per tutti i cosmi. La diversità dei cosmi, deriva poi necessariamente, da una diversa densità di unità elementari che compongono quindi la materia di quel dato cosmo, la vibrazione prima, "investendo" quel particolare tipo di materia, crea gli "effetti" necessari per l'evolversi di quel cosmo. Questo è quanto mi sembra di avere capito in proposito.

Ciao a tutti
Luciano
 
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view post Posted on 4/7/2023, 18:55

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Dal nostro punto di vista del "relativo", sarebbe impossibile concepire in ,maniera accettabile e precisa, ciò che non è "relativo" bensì -Assoluto-(La Vibrazione Prima come volontà dell'Assoluto)
Ecco perciò,la necessità (come è stato detto) di parlare dal punto di vista del "relativo" di come la realtà venga strutturata, ovvero tenendo presente la sua -costituzione- e tutti gli -strumenti-che da essa -realtà - vengono messi in atto.
Il concetto che precede, secondo me, è presente e valido in tutti i cosmi del creato, affinchè tutti possano ritornare alla casa madre, la quale non potrà che essere l"Assoluto tesso.

Un saluto a tutti
 
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view post Posted on 5/7/2023, 11:09
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Ciao Luciano, tu dici:
CITAZIONE (LucianoB. @ 4/7/2023, 12:42) 
... io penso che la vibrazione prima sia la stessa per tutti i cosmi. La diversità dei cosmi, deriva poi necessariamente, da una diversa densità di unità elementari che compongono quindi la materia di quel dato cosmo, la vibrazione prima, "investendo" quel particolare tipo di materia, crea gli "effetti" necessari per l'evolversi di quel cosmo. Questo è quanto mi sembra di avere capito in proposito.

... io penso invece che anche la materia di base, dei Cosmi, sia identica, infatti se pensiamo a come si forma un Cosmo, dobbiamo ricordare che, un Cosmo nasce (ovviamente osservando il fenomeno dal nostro punto di vista, che non può essere che relativo) nel momento in cui un punto dell'Assoluto", il I° Logos , attira a se una certa quantità di materia, materia divina, quella di cui è composto l'Assoluto appunto, concentrandola e circoscrivendola, all'interno di un cerchio, che diventa l'ambiente del Cosmo nascente, dove poi, in successione logica, II° Logos, III° logos e Vibrazione Prima, creeranno i presupposti vibratori, dove un certo numero di Scintille (individualità), verranno immesse, sempre dall'Assoluto, per creare, vivere e far evolvere, quel Cosmo ... ecco, a me pare più logico immaginare, che siano proprio le Scintille, virtuali frazionamenti dell'Assoluto, nel loro atto creativo, a determinare la differenza fra i Cosmi, permettendo all'Assoluto stesso, di sperimentare se stesso, da innumerevoli punti di vista .... chissà, poi, se per l'Assoluto, questo è un gioco necessario... mah....
Francesco

Ciao Armando,
CITAZIONE (armandooo1 @ 4/7/2023, 19:55) 
Dal nostro punto di vista del "relativo", sarebbe impossibile concepire in ,maniera accettabile e precisa, ciò che non è "relativo" bensì -Assoluto-(La Vibrazione Prima come volontà dell'Assoluto)
Ecco perciò,la necessità (come è stato detto) di parlare dal punto di vista del "relativo" di come la realtà venga strutturata, ovvero tenendo presente la sua -costituzione- e tutti gli -strumenti-che da essa -realtà - vengono messi in atto.
Il concetto che precede, secondo me, è presente e valido in tutti i cosmi del creato, affinchè tutti possano ritornare alla casa madre, la quale non potrà che essere l"Assoluto tesso.

... concordo pienamente con l'assunto che, il nostro punto di vista, non possa essere che estremamente relativo e soggettivo ....però se applichiamo la logica, possiamo viverlo e percepirlo, come una verità, sempre relativa e soggettiva e, ovviamente, transitoria....
Francesco
 
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view post Posted on 5/7/2023, 18:59

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Ciao Francesco.
Concordo con quando dici, poichè dal momento che logica e coerenza, sono attributi della realtà (Assoluto) significa che l'opera della mente, finisce con il diventare un mezzo ach'essa per andare al di là delle percezioni soggettive.

Per l'individuo, in ossequio all'insegnamento, la nostra mente risulta essere uno strumento -indispensabile- per portare la realtà che ciascuno di noi stà vivendo,- al proprio interno ed esaminarla.( andare al di là delle percezioni soggettive)

Cosa ne pensi?
 
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view post Posted on 7/7/2023, 16:26
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...ciao, volevo condividere con voi, l'interpretazione di questa parte del messaggio, che ho trovato difficile e l'ho fatto riscrivendola, con aggiustamenti che lasciano trasparire quanto io ho capito:

<< … Ma dove sta il punto di congiunzione tra gli Archetipi Transitori e gli Archetipi Permanenti?
Il punto di congiunzione è costituito dal fatto che, ogni Archetipo Transitorio è il riflesso, all'interno della molteplicità dei vari attributi che appartengono all'Archetipo dell'Amore e che la loro funzione nei confronti degli individui in via di evoluzione è quella di sperimentare direttamente, attraverso le esperienze di vita, ognuno di questi attributi, permettendo loro, in questo modo, di ampliare la loro coscienza avvicinando sempre più il loro sentire al flusso vibratorio degli Archetipi permanenti attraverso la sperimentazione e la successiva comprensione dei suoi molteplici attributi.
Indubbiamente ogni Archetipo Transitorio ha la sua ragione d'essere in un attributo dell'Archetipo Permanente dell'amore, e tutti concorrono ad aiutarne la comprensione e l'acquisizione da parte delle coscienze degli individui che ad esso sono collegati. >>

... Il punto di congiunzione è costituito dal fatto che, ogni Archetipo Transitorio, è il riflesso, all’interno della coscienza di molti individui, della molteplicità dei vari attributi (Archetipi Permanenti), che appartengono all’Archetipo dell’Amore e … la loro funzione (degli Archetipi Transitori, appunto) nei confronti degli individui, di quel gruppo in via di evoluzione, è quella di far sperimentare loro direttamente, attraverso le esperienze di vita, ognuno di questi attributi, permettendo loro, in questo modo, di ampliare la loro coscienza, avvicinando sempre di più il loro sentire, al flusso vibratorio dell’Archetipo dell’Amore, attraverso appunto la sperimentazione e la successiva comprensione dei suoi molteplici attributi.
Francesco
 
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view post Posted on 8/7/2023, 09:39

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Lo strumento usato , nell'ambito del processo evolutivo della coscienza, è costituito dal formarsi degli archetipi transitori.

Attraverso di essi, la nostra -coscienza- attua la propria tendenza evolutiva, superando quella "inadatta", secondo il -sentire del nostro corpo akasico, il quale (corpo akasico) a differenza dei corpi "transitori",i quali sono nuovi ad ogni incarnazione,l'akasico permane per tutto il tempo in cui l'individuo resta allacciato alla ruota incarnativa.

Con il raggiungimento della forma umana, vi è la scoperta da parte di tutti noi , di poter -reagire- all'ambiente e non solo, ma anche di poterlo influenzare-"volutamente" con le proprie azioni.
Qui nasce l'IO, si manifesta e si struttura come -proiezione- dei propri bisogni nella realtà che ciascuno di noi attraversa di vita in vita.

Attraverso alla "genesi" degli archetipi transitori, la nostra coscienza affina le proprie tendenze evolutive, per arrivare al costituirsi di una coscienza sempre più articolata, avvicinandosi-lentamente, ma costantemente- alla perfezione.

Questo grazie alle vibrazioni provenienti dagli "archetipi Permanenti", la cui funzione è quella di essere di -modello di riferimento- al nostro corpo akasico al fine di metterci in grado di -riscoprire- la nostra essenza e la nostra appartenenza "all'UNO".

Un abbraccio a Francesco.
Un saluto a tutti.
 
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view post Posted on 11/7/2023, 20:28
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Cari amici, volevo proporvi alcune mie considerazioni (in rosso), su alcuni importanti passaggi del messaggio sulla struttura della Realtà:

A questo punto possiamo riuscire a individuare la maniera nella quale prende il via il processo di formazione degli Archetipi Transitori.
Il corpo akasico dell'individuo recepisce le sfumature di comprensione acquisite nella sperimentazione sul piano fisico di un particolare aspetto e, ritenendole inadeguate, invia vibrazioni di richiesta di informazioni aggiuntive.
Queste vibrazioni di richiesta posseggono una loro ampiezza vibrazionale particolare che possiede una sua atmosfera che si propaga lungo il percorso dall'akasico al fisico. Lungo questo percorso entra in contatto con le atmosfere degli altri individui i cui corpi akasici inviano a loro volta la richiesta di ulteriori informazioni per comprendere meglio quel particolare aspetto e dall'incontro e collegamento tra tutte queste atmosfere vibratorie accomunate da un indirizzo condiviso, nasce quella formazione vibratoria comune che abbiamo definito Archetipo Transitorio.

D) L’AT si forma nel mentre che le richieste akasiche di molti individui, con sentire simili ed esigenze di comprensione analoghe anche se non uguali, si intrecciano e si coordinano tra di loro, in un processo di comprensione comune, utile a tutti gli individui ad esso collegati, che in questo modo possono aumentare il numero di sfumature da sperimentare, migliorando e velocizzando, in questo modo, la comprensione, secondo le istanze dei corpi akasici coinvolti dagli stessi AT…

Dal momento che a tale Archetipo Transitorio si trovano contemporaneamente collegate individualità con un livello di comprensione e, quindi di sentire, diverso, l'Archetipo Transitorio si struttura inglobando in un unico processo vibratorio le diverse capacità percettive, mettendo così a disposizione dei vari individui che si rapportano con esso i collegamenti necessari per poter sperimentare nuove possibilità di comprensione.

D) L’AT, si forma dall’intreccio di istanze di comprensione, dei corpi akasici di più individui, che ne mettono in comune le diverse sfumature individuali, arricchendo così le possibilità di comprensione degli individui collegati a quell’AT…

Ogni individuo collegato all'Archetipo Transitorio porta all'archetipo la sua porzione di comprensione e l'insieme delle varie porzioni di comprensioni forniscono all'Archetipo Transitorio una gamma complessa di vibrazioni corrispondenti a diversi gradi di evoluzione, lungo le quali l'individuo può spostarsi a mano a mano che acquisisce nuovi frammenti di sentire.
L'Archetipo Transitorio, quindi, diventa un processo che favorisce e alimenta l'effettuarsi dei processi evolutivi interiori propri di ogni individuo che ad esso è collegato e la sua ragione di esistere è data proprio dal bisogno di svolgimento dei vari processi individuali. Quando tali bisogni sono stati appagati l'Archetipo Transitorio non ha più sostegno vibrazionale e, di conseguenza, perde forza e si “scioglie”.

D) L’AT, di fatto, è un processo di integrazione, fra determinate e analoghe esigenze di comprensione, di più individui, che possono sfruttare in questo modo le sfumature di comprensione di molti individui, di sentire analogo …. si tratta, quindi, di un processo di comprensione comune a più individui…

… gli AT, sono il punto di contatto, fra molti corpi akasici e, all’inizio, rappresentano le esigenze di comprensione di molti individui, mentre alla fine, diventano solidi punti di contatto, di comprensioni, raggiunte da quegli stessi individui …. Una volta che il processo di saldatura è avvenuto per tutti gli individui coinvolti, il processo (AT) si scioglie o sfuma in un nuovo altro processo di comprensione comune…


A questo proposito può sorgere il dubbio su come possa continuare ad esistere l'Archetipo Transitorio quando più solo poche individualità sono collegate ad esso e come possa esserci abbastanza forza vibrazionale per tenerlo in funzione; la risposta, per altro semplice da individuare, risiede nel fatto che, comunque, le comprensioni raggiunte da chi ha terminato la sperimentazione di quel particolare aspetto sono allacciate tra di loro all'interno delle “isole akasiche” e costituiscono un substrato vibrazionale che contribuisce al perdurare dell'archetipo transitorio fino a che ad esso è ancora collegata qualche individualità in via di sperimentazione.
Come certamente avrete notato ci troviamo ancora una volta a un ripetuto manifestarsi di processi simili che si replicano a vari livelli e somiglianti tra loro per le dinamiche che li animano secondo il principio universale nella Realtà dell'economia delle cause: il processo di formazione dell'Archetipo Transitorio con il suo collegare e tenere uniti i sentire di individualità in via di sperimentazione ricorda in maniera lampante (anche se con elementi costitutivi diversi) il processo di formazione delle isole akasiche in cui, analogamente, dei sentire strutturalmente vicini si collegano tra di loro dando vita a strutture che sono più ampie e complesse della semplice somma dei sentire che collega. (Ombra)

D) Il processo di comprensione comune, integrato negli AT, porta a collegamenti stabili fra i corpi akasici, rappresentati dalle comprensioni comuni, raggiunte e condivise… questi collegamenti di sentire raggiunto, durante il processo evolutivo, aumentano sempre di più, fino a portare alla fusione dei corpi akasici, prima in isole e poi, alla fine, alla fusione delle stesse isole….

Da tutto questo nostro complicato ragionare mi sembra appaia evidente come, nel mondo della dualità, gli Archetipi Transitori abbiano una rilevanza non indifferente non solo per la struttura delle società ma anche per l'influenza che esercitano su ogni singolo individuo, influenza chiaramente diversa per ognuno di essi in quanto diverse sono le sfumature sia delle sue comprensioni che delle sue incomprensioni.
E altrettanto evidente mi sembra che risulti il fatto che l'esaminare l'influenza degli Archetipi Transitori di riferimento dell'individuo sul suo rapportarsi con la vita possa diventare un utile strumento per l'osservazione attiva dell'individuo che cerchi di individuare i perché che stanno alla base delle sue incomprensioni e, di conseguenza, dei suoi disagi interiori... il che ci riporta, ovviamente, al nostro percorso di individuazione della genesi dei somatismi che affliggono la vita dell'individuo incarnato.

D) Di fatto, cosa sono, nella nostra percezione, gli AT? E perché sono importanti, nella individuazione e nella gestione dei nostri somatismi? …. forse perché, conoscendoli (gli AT), possono aiutarci a far emergere le motivazioni profonde del nostro agire e quindi della nostra sofferenza?

Francesco

Edited by frazamb - 11/7/2023, 21:50
 
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view post Posted on 12/7/2023, 10:10

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In effetti, gli archetipi transitori sono osservabili dall'individuo, attraveso al suo IO,- cosa impossibile per quanto riguarda gli archetipi permanenti.

L'individuo attraverso all'osservazione di se stesso e il confronto con i -modelli- presentati dagli archetipi transitori, ha la possibilità di sperimentare l'esistenza fisica, quindi di interagire con la stessa e di trarre dalla propria -reattività- elementi per poter comprendere le proprie spinte interiori.

Il somatismo è un effetto dell'incomprensione nel suo percorso akasico-fisico.
La sua funzione è quella di attrarre l'attenzione del nostro IO sui punti dolenti della nostra interiorità e spingerci a cercare una soluzione che ci faccia trovare un nuovo punto di equilibrio, I somatismi scaturiscono in primo luogo dalla -inadeguatezza- che avverte il nostro corpo akasico, rispetto ai modelli proposti dagli archetipi permanenti
un saluto a tutti
 
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view post Posted on 12/7/2023, 18:13
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Ciao Francesco, condivido le tue considerazioni , evidenziate in rosso, sopra riportate.
Per quanto riguarda l’ultima parte, in cui esprimi delle domande, questo è il mio pensiero in proposito:
CITAZIONE
D) Di fatto, cosa sono, nella nostra percezione, gli AT?

Io penso che altro non siano che le nostre convinzioni individuali di come affrontiamo le difficoltà che la vita ci propone, e, da non sottovalutare, come ci rapportiamo con il nostro prossimo.
CITAZIONE
D) E perché sono importanti, nella individuazione e nella gestione dei nostri somatismi?

Le nostre scelte, fanno sempre capo, e quindi sono condizionate, al nostro personale concetto di “bene e male”. Ora, penso sia capitato a tutti noi di avere difeso a spada tratta una nostra convinzione, salvo poi, con il tempo, renderci conto che la nostra convinzione non era poi così “determinanti” come pensavamo. Ecco, io credo che i nostri somatismi affondino le loro radici su dei “concetti” da noi ritenuti giusti, ma che poi al paragone che il nostro corpo aKasico fa con gli Archetipi Permanenti non lo sono affatto.
CITAZIONE
D) forse perché, conoscendoli (gli AT), possono aiutarci a far emergere le motivazioni profonde del nostro agire e quindi della nostra sofferenza?

Certo, trovo giusto ciò che dici. Con altre parole, direi che altro non è che il tanto decantato ( e difficile da mettere in pratica, lo riconosco) conosci te stesso. Però al tempo stesso, mi rendo conto che se non avessimo dei somatismi (chi non ne ha), dopo avere seguito l’insegnamento, non metteremmo mai in discussione il nostro agire che risulta “sorretto” dalle nostre convinzioni, quindi ai nostri occhi mai fallace.
Ciao a tutti Luciano
 
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view post Posted on 13/7/2023, 21:39
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Ciao Luciano, concordo con la tua analisi sul rapporto fra somatismi e AT.... in effetti, gli AT ai quali siamo collegati, sono il risultato dell'insieme delle nostre comprensioni e incomprensioni, che condividiamo con molti altri individui, con i quali spesso condividiamo le stesse tipologie di somatismi, non solo in forma di semplici disturbi, ma anche in forma di malattie e di disturbi comportamentali...
Ora, se il somatismo è il segnale che dobbiamo cambiare qualcosa, nel modo di pensare e di agire, quale criterio usare, per individuare ciò che dobbiamo cambiare, della nostra vita? ...può bastare la sola "osservazione passiva", nel "qui ed ora"?....
Francesco
 
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view post Posted on 14/7/2023, 15:07
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CITAZIONE
Ora, se il somatismo è il segnale che dobbiamo cambiare qualcosa, nel modo di pensare e di agire, quale criterio usare, per individuare ciò che dobbiamo cambiare, della nostra vita?

Mah sai, intanto ciao,devo dirti che ritengo non sia una questione di trovare un criterio adeguato per individuare cosa cambiare di noi, il fatto è che lo sappiamo benissimo cosa dovremmo modificare di noi stessi, il problema è appunto applicarlo in pratica, cioè farlo. Sono convinto che prima di arrivare alla sofferenza, abbiamo avuto a nostra disposizione molti segnali, a livello personale, individuale,i quali non sfuggono alla nostra percezione, che ci indicavano in che direzione muoverci. Ma, ripeto, cambiare ci risulta ostico. D’altra parte, come ben ricorderai,le guide stesse hanno detto che la sofferenza è l’ultima possibilità che l’esistenza ci mette a disposizione per cambiare.........aggiungendo poi che “ a noi piace tanto soffrire”. Che sia così?
.
CITAZIONE
..può bastare la sola "osservazione passiva", nel "qui ed ora"?

....
Certo che può bastare, Poi l’osservazione di se stessi va applicata in maniera , diciamo, “rigorosa”, e se applicata con continuità e obbiettività può senz’altro, una volta visto cosa per davvero si agita al nostro interno, contribuire al nostro cambiamento interiore. Questo processo può avvenire sfuggendo alla nostra consapevolezza. Magari c’entra poco, ma mi viene in mente un vecchio adagio in cui si diceva “aiutati che il ciel ti aiuta”.
Ciao a tutti Luciano
 
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view post Posted on 14/7/2023, 20:25
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Ciao Luciano, sì è vero, di segnali che potrebbero indicarci la direzione del cambiamento, ne abbiamo tanti, ma il più delle volte non sono dolorosi, e spesso sono rappresentati da "abitudini" in cui ci siamo adagiati da tempo e che ci fanno venire al massimo qualche scrupolo di coscienza, quando ci accorgiamo che consistono in comportamenti non del tutto corretti, anche se sembrano non provocare danni importanti o evidenti, per se e per gli altri.... le abitudini voluttuarie, ad esempio, potrebbero essere fra quelle che andrebbero modificate o eliminate.... vedi fumo, cattive abitudini alimentari o comportamenti non del tutto in linea con le regole e le consuetudini, anche di tipo morale, dell'ambiente in cui viviamo e del ruolo che vi svolgiamo... oppure, più che cambiarle o volerle cambiare e modificare, è sufficiente osservarle..?
Francesco
 
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view post Posted on 16/7/2023, 09:10
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... oppure, più che cambiarle o volerle cambiare e modificare, è sufficiente osservarle..? Francesco

Ciao , io credo ( ovviamente mia convinzione) che ci siano da distinguere due momenti che riguardano l'osservazione di se che possiamo avere nella quotidianità. La prima parte presa in esame, è quella che riguarda l’osservazione passiva vera e propria di noi stessi. Sempre secondo me, l’osservazione passiva permette di “monitorare” i nostri stati d’animo che inevitabilmente abbiamo grazie alle relazioni con il “mondo” e di conseguenza con il prossimo. Una volta abituati a questa modalità, diventa una specie di “pilota automatico” che svolge la funzione preposta. Quello che con tale osservazione rileviamo su noi stessi, non sempre passa attraverso la consapevolezza di noi incarnati, quindi può succedere che, grazie a tale metodo, certe sfumature di comprensione vengano assimilate dal nostro corpo Akasico, avendo come ricaduta nel piano fisico un nostro cambiamento di cui magari non ce ne accorgiamo neppure. Detto questo, e adesso ci addentriamo nella seconda fase (sempre mia interpretazione). Non è detto che noi, meglio, il nostro io, accetti subito tale cambiamento. Possiamo avere delle resistenze a tale spinta, la quale andrebbe a modificare, in parte o in toto, il nostro comportamento quotidiano. E qui ovviamente entrano in gioco le vibrazioni tra quello che abbiamo compreso, quello che stiamo comprendendo, e quello che abbiamo ancora da comprendere. Diciamo che questo si può paragonare a una specie di “libero arbitrio” messo a nostra disposizione, dove il bivio tra accettare il cambiamento, e l’andare incontro alla sofferenza è una possibilità concreta di scelta, se pur limitata, per noi incarnati. ........Mi viene da pensare che nel caso non accettassimo il cambiamento, diventiamo come una specie di soldati armati di tutto punto in marcia per la guerra ...... contro se stessi.
Ciao a tutti
Luciano
 
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