La rabbia 2

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view post Posted on 11/4/2024, 09:48

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D - Leggevo in un libro che il nostro cervello apprende attraverso l’imitazione determinati comportamenti, determinate risposte comportamentali a delle situazioni che si trova a vivere. Il bambino da piccolo vede come reagisce la mamma di fronte a una determinata situazione e poi rimette in atto. Quello che io mi stavo chiedendo era questo, soprattutto: mi arrabbio e continuo ad arrabbiarmi, i miei figli vedono che… Perché poi non è tanto quello che gli dico, è ciò che loro vedono e comprendono… vedono che di fronte a determinate situazioni io rispondo con rabbia e, di fatto, io sto trasmettendo questo tipo di modello comportamentale. Loro risponderanno così. Come faccio a interrompere questa cosa? Capisco che dovrei risolvere la mia rabbia, però se ci sono dei modelli alternativi, posso fare in modo di… non so,… vorrei limitare i danni.
Credo che tu legga troppo, comunque. Ti infarcisci troppo la testa di idee altrui e, alla fine, ti sembrano tutte giuste, cosicché non riesci a cavar fuori un’idea originale tua; ma, per il discorso che facevi tu, non è così semplice come l’hai fatta; perché, sì, certamente il genitore propone dei modelli di comportamento ai figli così diventa un modello; che lo voglia o che non lo voglia, il modo in cui il genitore reagisce alla rabbia può essere un modello che il figlio osserva, ma non è assolutamente detto che il figlio poi metta in atto quel modello!

D - Ma se io non gli offro un’alternativa?
Ma non ci sei solo tu, c’è tutto il resto del mondo intorno, ce ne sono centinaia di alternative, migliaia, milioni! Certamente i genitori sono importanti, ma non sono poi così importanti da determinare in assoluto tutto quello che capita al figlio.
Ricordate che il figlio ha una sua interiorità, un suo carattere, una sua personalità, un suo modo di reagire, che certamente possono essere influenzati dalla personalità e dal carattere, dalla reazione dei genitori, ma non è detto che queste reazioni dei genitori diventino anche loro, siano fatte proprie da parte loro, perché i bisogni dei figli sono diversi da quelli dei genitori, l’evoluzione dei figli è diversa da quella dei genitori, i bisogni evolutivi dei figli sono diversi da quelli dei genitori; quindi le reazioni sono, comunque sia, diverse. Se fosse così come hai detto tu, vorrebbe dire che tutti i figli che hanno dei genitori che si arrabbiano, sono altrettanto aggressivi; mentre non è assolutamente vero, questo.

D - Allora, ricapitolando un po’ per mia immagine un attimo, allora per prima cosa, da quello che ho capito, è stato reso chiaro questa sera col tuo ragionamento il discorso che la rabbia non è negativa, ma è talmente utile che permette che vengano a galla degli elementi dell’individuo che altrimenti non verrebbero facilmente; quindi questa è la rabbia. Quindi la rabbia è un qualcosa di strutturale all’individuo che può essere assimilabile a respirare, un qualcosa che non dobbiamo dargli una connotazione negativa ma qualcosa funzionale all’evoluzione, appunto, come dicevi. Poi hai detto che la rabbia si può attenuare se capisci il motivo della rabbia; allora mi stavo chiedendo: non è la rabbia che si può attenuare, ma quella motivazione che scatenava la rabbia, se è compresa, non scatena più la rabbia in quella maniera, ma magari si scatena su un altro aspetto della vita.
Se è compresa, non si scatena più.

D - Per quella particolare motivazione, però.
Sì, per tutto quello che riguarda quella particolare motivazione.
Non si manifesterà più in quelle condizioni, però potrà manifestarsi per i “perché” interiori collegati a questo sentimento in altre situazioni.

D - Io dicevo che posso riuscire a tenere la rabbia fuori dalla mia portata se io riesco a capire tutto quello che mi scatena,… cioè secondo me potrebbe essere che non si manifesti più in nessun modo...e invece no? Non è così?
Se nel tuo carattere c’è una predisposizione alla reazione rabbiosa e se la tua personalità è strutturata in maniera tale che questa predisposizione alla reazione rabbiosa è “normale” per te, capirai certamente il motivo, puoi capire uno dei motivi della tua rabbia però, allorché ci sarà l’occasione, la tua reazione sarà comunque rabbiosa.

D - E il meccanismo vale non solo per la rabbia ma per tutti gli altri…
Certamente. Ricordate che quello che noi stiamo dicendo è per tutte quelle che voi chiamate comunemente “emozioni”.

D - La rabbia è la reazione più comune che conosciamo, ma un’altra reazione così tanto comune quale può essere per una cosa che ti tocca?
Beh, la violenza, per esempio.

D - Ma non è sempre una manifestazione legata alla rabbia?
Non è detto. Ci sono persone, per esempio, che picchiano i figli con freddezza. Queste sono reazioni violente al di fuori della rabbia.

D - Nel momento in cui noi acquistiamo consapevolezza, quello che immagino io è questo: capiamo qual è la causa scatenante la nostra rabbia, quello che ci fa… la sede del groviglio; la guardiamo, non per questo l’abbiamo risolta…
Voi volete continuare a parlare di queste cose in maniera teorica, cerchiamo invece di parlarne in maniera pratica! Parliamo della vita di tutti i giorni! Tu ti arrabbi perché tua figlia non studia e allora le molli una sberla perché non ha studiato!
Partiamo da un esempio di questo tipo; non dico che sia così, eh, per carità! Non sempre, almeno.
Questa è la situazione pratica in cui esce fuori questa rabbia per cui un ceffone arriva a chi deve arrivare. È chiaramente un picco emotivo che è uscito fuori; la rabbia non è della figlia, la rabbia è tua; Allora, secondo te cosa giustifica la reazione rabbiosa?

D - Non giustifica nulla. La determina la mia incapacità di gestire diversamente l’emozione che mi procura il sapere che quella lì non studia; e questa emozione non è unica, ma è una quantità di emozioni che guardo tutte, vedo e osservo ma, nel momento in cui io le ho guardate tutte, le vedo ed osservo, per cui c’è: “Accidenti, devo usare il mio tempo per starti dietro”, “Sei un’idiota e perdiamo…”, insomma ci sono una serie di cose…
Nel momento in cui io le ho individuate, se faccio ancora un passo un po’ più avanti e mi rendo conto che è un problema mio perché, tutto sommato, poi, se lei non studia sono fatti suoi - io potrei anche decidere di fermarmi un attimo prima… Ho questa sensazione: che potrei fermarmi un attimo prima e dire: “Non ti do una sberla, blocco il mio tumulto interiore e mi seggo di fianco a te e ti dico lavoriamo insieme”. Allora, non cambia nulla di tutto quello che io sento, però cambia il modo in cui… cioè, non si piglia la sberla, lei! E magari riusciamo a trasformare in positivo tutta questa energia che c’è e la facciamo fruttare diversamente. La poverina si piglia la sberla più per… avrà le sue responsabilità, ma più per una mia incapacità di gestire una situazione, che per un reale bisogno di una sberla.
Tutto bello e giusto quello che hai detto, però noi stiamo parlando di un picco; e il picco, quando esce fuori, non ti permette di fare tutti questi ragionamenti!

D - Ma mi devo fermare prima!
Ma per fermarlo prima, devi averlo compreso.

D - Quello che mi chiedo è: come faccio a incanalare… nel momento che osservo, ci sto lavorando, incanalare queste emozioni, questo groviglio, in modo tale che non arrivi alla sberla; modificarlo strada facendo, non dico scioglierlo, ma modificarlo pian pianino?
Creatura mia, in una situazione di questo tipo, tu sai che quando vedi tua figlia che non studia, questo ti provoca una reazione che arriva alla rabbia e le conseguenze, poi, si sa quali possano essere; Quindi tu sai qual è l’elemento esterno scatenante e se ritieni che non sia giusto reagire così nei confronti della ragazza, allora puoi intanto fare qualche cosa perché l’elemento esterno scatenante non ti scateni niente.
No, non capisci, vero? Se tu sai che (supponiamo che sia Giulia) tu sai che Giulia non sta studiando e la cosa ti fa arrabbiare terribilmente, e quando tu ti arrabbi non sai come puoi reagire; può esserci un momento in cui sei buona e non hai altre tensioni e allora fai la brava mammina, se è in un momento in cui le tensioni si accumulano dentro di te e allora in qualche modo arrivano al picco e tu le fai uscire tutte e ti scarichi bene e chi ci rimette è lei; che avrà anche le sue responsabilità e le farà anche bene prendere una sberla ogni tanto però, se diventa un’abitudine, anche le sberle non sono più educative ma abitudinarie, non servono più a niente.
Una sberla all’anno a volte può far pensare di più che una sberla tutti i giorni. No? Allora, se sai che è così, perché non cerchi di eliminare questa possibilità di picchi di rabbia… che so io?… facendo in maniera tale che non si ponga il problema del fatto che lei non abbia studiato. Tu dirai “Ma per far questo, devo…”… Devi?

D - Forse può essere l’aspettativa che ha il genitore.
O forse può essere la proiezione che ha il genitore.
Chiediti: “Se la bocciassero quest’anno, perché mi darebbe così fastidio la cosa?”

D - No, adesso non stiamo facendo… io mi sono fatta le domande e mi sono data anche una serie di risposte. Allora, ci sono tutta una serie di mie aspettative, sicuramente, però poi tutto sommato mi spiace anche per lei e quindi mi sento terribilmente frustrata. È come se non riuscissi a comunicare con lei, non riesco a farle capire quello che sto dicendo, o forse non riesco a capire quello che lei mi dice. A volte mi sembra di stare su due pianeti diversi, e questa cosa… sai quando muovi le labbra e non esce la voce e sembra di essere due cretine una davanti all’altra? E allora lì esplodo! Mi sembra di non riuscire a comunicare con lei! E tutta una serie di reazioni si aggrovigliano e pum, è il caos; ma non posso produrre il caos, anche perché lei non osa, chiaramente, produrlo! Non l’aiuta! E se la lascio andare, lei non sa, non sa cosa fare, non sa cosa vuole, non… Non può passare il suo tempo a leggere i fumetti!
E tu pensa che sei solo all’inizio dell’adolescenza!
Effettivamente siete su due pianeti diversi, in questo momento. Bisogna che tu abbia pazienza e aspetti che prenda la sua astronave e arrivi sul tuo stesso pianeta.

D - Ma intanto non sarebbe mia responsabilità, mio dovere, sostenerla, aiutarla? Non riesco a capire come sostenerla e aiutarla. Non riesco a trovare una sintonia, e questo è frustrante!
Eh beh, non c’è un metodo unico per poter fare una cosa del genere, lì bisogna che la tua sensibilità di madre e di donna riesca a trovare di volta in volta la maniera per reagire; che non dovrà essere sempre la stessa, comunque. Cioè non puoi dirti: “Io, d’ora in poi, in queste situazioni così, mi comporterò sempre così”; non va bene, perché non saranno mai le stesse situazioni.

D - Allora: la rabbia parte dell’akasico…
Giusto.

D - Attraversa i vari corpi…
No, non proprio giusto, ma comunque vai. Non parte la rabbia: “la vibrazione”.

D - Sì, la vibrazione della rabbia.
D - Non è della rabbia! Di qualcos’altro che non è la rabbia!
La vibrazione di qualche cosa di non compreso, che ha bisogno di essere compreso.
Quindi è indistinta, in qualche maniera. Si personalizza, si caratterizza a mano a mano che si immerge poi nella materia, perché interagisce con le componenti dell’individuo.
Diventa rabbia nel momento in cui esplode all’esterno, sul piano fisico.
Te lo rispiego un attimo. Supponiamo che sia una vibrazione unica così semplifichiamo le cose anche se, certamente, è un esempio portato agli estremi questa vibrazione parte, è una vibrazione che ha bisogno di tornare al corpo akasico tranquillizzata, quindi compresa, per poter essere inserita al suo posto nel puzzle del corpo akasico. Parte, arriva al corpo mentale della persona, questo tipo di vibrazione smuove delle cose all’interno del corpo mentale, raccoglie della materia mentale da portarsi dietro, attraversa il corpo astrale, fa lo stesso procedimento, arriva al corpo fisico con le vibrazioni provenienti dalla catena genetica, che - ricordati - è presente in tutto il corpo dell’individuo, non è localizzata in un punto solo, la quale reagisce, anche fisiologicamente, a questo tipo di vibrazione. E reagisce in che modo? Reagisce attivando le reazioni che sono iscritte come norma all’interno di quel carattere. Queste reazioni vengono a manifestarsi sul piano fisico attraverso l’espressione della personalità.

D - Ecco, ma quando quelle incomprensioni sono ancora un bel pezzettone della cosa, la richiesta sarà indistinta; e quindi cosa va a fare la differenza tra l’attivare la parte del codice genetico legata alla rabbia piuttosto che legata all’amore, o a qualsiasi altra emozione?
Questa può essere una domanda interessante. Immaginate questa situazione di cui ha parlato il nostro amico come un insieme di vibrazioni ad ampio spettro che arrivano e si catapultano verso la catena genetica, il carattere della persona. Ora, cosa accade? Non è che vanno ad attivare la rabbia, vanno ad attivare un intervallo di caratteristiche.
Così vi sono tante possibili reazioni, tutte in qualche modo sono possibili, tutte potrebbero innescare qualche cosa all’interno dell’individuo. Ora, se dovessero uscire tutte assieme, succederebbe un finimondo, veramente. Cosa accade? Accade che trovano dei cammini preferenziali di espressione all’interno del piano fisico attraverso quella che è la maniera di espressione della personalità.
Si esprimeranno attraverso la personalità; quindi la personalità in qualche modo sarà un filtro che permetterà il passaggio dell’espressione di determinate reazioni emotive e, invece, lascerà in sospeso, o addirittura annullerà o tranquillizzerà l’altro tipo di reazioni.
Questo spiega anche un’altra cosa importante, che nessuno di voi si è posto come problema: perché non accade che, per tutte le emozioni per cui viene richiesta l’esperienza dal corpo akasico, non vi sono i picchi? Altrimenti dovreste essere un continuo susseguirsi di picchi, e non succede così.

D - Ma questo non è legato a quanto abbiamo compreso di quella cosa?
In parte sì.

D - Però dipende anche dalla personalità?
Però dipende anche dal carattere e dalla personalità.

D - Mi stavo chiedendo se avere la caratteristica con la rabbia, cioè con questo Dna diciamo, ha anche a che fare con l’imprinting e l’istinto, nel senso che voi ci avete sempre detto che ognuno ha fatto le proprie esperienze nei regni inferiori che poi ce li portiamo anche dietro, fino alla fine.
Certamente, senza dubbio. Che poi è quello che inizia a differenziare un individuo dall’altro e che già dà una base diversa per la costituzione di ogni carattere per ogni individuo.

D - Appunto, nel senso che se ognuno ha un carattere diverso, ci sia anche questa… sì, questa impronta, insomma, ecco.
Se uno ha trascorso tutta la sua vita animale, diciamo, tra i bovini, certamente non si arrabbierà molto facilmente, per esempio, ma sarà un tipo molto paziente come carattere, in linea di massima. Le tracce di quello che siete stati - che siamo stati - si rincontrano anche nella costituzione dei corpi più attuali che andiamo a rivestire.
Una base comune da un carattere all’altro ci sarà sempre, quella che cambierà invece sempre è la personalità; perché, indubbiamente, ci sarà dopo l’influenza di un ambiente diverso da vita a vita, di una famiglia diversa, e quindi il modo di esprimere la base caratteriale cambierà di gran lunga, potendo sembrare addirittura l’opposto di quello che era la vita precedente.

D - Se succede una cosa, io posso reagire arrabbiandomi, reagire con violenza però queste due reazioni comunque esternamente avranno una valutazione negativa; posso avere una reazione che esteriormente ottiene una valutazione positiva?
Ma valutazione da parte di chi? Tua…

D - No, dell’esterno.
Ma da parte dell’esterno è impossibile che ci sia una valutazione positiva, perché c’è la reazione dell’Io che si sente aggredito, quindi non può mai essere positiva!
C’è una componente positiva che può essere, invece, avvertita da te mentre manifesti queste reazioni che diventano positive nel momento in cui t’aiutano a comprendere, ti mettono sott’occhio quello che è il tuo bisogno di comprensione.

D - Scifo? Allora, non mi ricordo le esatte parole, però l’altra volta ci avevi detto di riflettere, dopo aver riflettuto sulla rabbia e il piano fisico,…
Cosa che non avete fatto tantissimo, comunque!

D -… in particolare sulla rabbia e il piano astrale. Senza che io voglia dirti cosa ho pensato, però ci dici adesso esattamente che cosa succede lì?
Allora, abbiamo dimenticato quello che abbiamo detto all’inizio, ovvero questo cammino circolare che ha la vibrazione che parte dall’akasico e che ritorna all’akasico. Vediamo un attimo, usiamo questi strumenti, così riusciamo a tirar fuori qualcosa di importante, di interessante per quello che riguarda ad esempio il piano astrale. Allora: c’è questa richiesta che parte, lasciami perdere il piano mentale, attraversa comunque il piano mentale e si ricopre di materia mentale, poi si ricopre di materia astrale, arriva sul piano fisico, fa reagire il carattere, il carattere mette in moto i meccanismi che portano all’espressione di questa richiesta, sotto forma di esperienza diretta all’interno del piano fisico. Meccanismo che sembra abbastanza limpido in questo verso.
Ora, in questo caso cosa succede; sul piano astrale? Niente di particolare; semplicemente, la vibrazione attraversa il piano astrale, se non ci sono intoppi, se non ci sono altre motivazioni tipo cristallizzazioni, fantasmi in particolare e via dicendo, e compie il suo cammino tranquillamente.
Quindi, diciamo che la vibrazione in discesa verso il piano fisico avviene tranquillamente. Arrivata al piano fisico, vi è la reazione dell’individuo, con il picco vibratorio, l’esplosione e la manifestazione della rabbia sul piano fisico, Ora, è ovvio che, quando c’è l’esplosione vibrazionale, queste vibrazioni provocano delle turbolenze all’interno degli altri piani di esistenza.
Dunque, si esprime sul piano fisico, c’è questa esplosione vibrazionale, che provoca quello che abbiamo definito tzunami all’interno dei vari corpi dell’individuo, i quali non sono più tranquilli com’erano quando la richiesta stava arrivando; e, in particolare, al primo corpo che è investito, che è quello più fluido, più malleabile, più cangevole, ecc., che è il corpo astrale. All’interno del piano astrale, l’espressione di rabbia provoca una formazione di mulinelli vibrazionali all’interno di tutto il corpo, per cui - dal punto di vista emotivo e di sensazioni - l’individuo a quel punto è completamente turbato e frastornato.
Osservate le vostre reazioni subito dopo la reazione di rabbia, o la reazione di aggressività, o qualsiasi esplosione di picco emozionale: le vostre reazioni saranno di tipo fisico immediato ma saranno anche di destabilizzazione dal punto di vista emotivo; e se guardate (e poi ci arriveremo) saranno anche come diceva, giustamente per una volta, la nostra amica E. saranno anche fonte di destabilizzazione dal punto di vista mentale. Se osservate questi mutamenti, questi cambiamenti, queste destabilizzazioni, vi renderete conto di quello che compie la vibrazione nel momento che è stata espressa nel suo cammino di ritorno per compiere il ciclo verso il corpo akasico.
La vibrazione tornerà indietro, scompagina, mette sotto-sopra il corpo astrale, mette sotto-sopra il corpo mentale, arriva al corpo akasico (che vede tutte le reazioni che ci sono state) e, a quel punto, la vibrazione sarà diventata più complessa e, magari, se avrà fortuna, si incastrerà nella posizione giusta e l’esperienza avrà fatto il suo giro e avrà compiuta la sua utilità.

D - Ma il corpo akasico non ha nessun tipo di reazione?
Il corpo akasico non reagisce mai! Il corpo akasico è come… (come si può dire?) è un puzzle che aspetta soltanto di riempire i punti a mano a mano che arrivano le tessere!

D - Ma quando arriva lo tzunami non ha un sussulto? Cioè, voglio dire, non tzunama nulla lui?
Non tzunama nulla anche perché la materia che ha provocato lo tzunami è una materia transitoria, non è una materia permanente come quella del corpo akasico!

D - La sua interazione sarà quella di completarsi oppure di non completarsi.
Oppure di non completarsi e, quindi, di far ripartire di nuovo, con pazienza, un altro tipo di vibrazione con le opportune modifiche, in modo da ricreare il circolo e vedere di mettere questo benedetto pezzo, magari l’ultimo, al suo posto.

D - Un’altra domanda sul carattere: ipotizzavamo il carattere come - tra i vari scopi che ha - anche quello di limitare il sentire che possiamo manifestare durante l’incarnazione, è giusto?
Sì. Sì sì.

D - E la personalità, invece, può completare la parte di sentire che il carattere ci impedisce di manifestare?
Sssssì,… meno convinto, su questo, però sì, si può anche dire così.

D - Scifo, allora il procedimento che ci hai detto, questo vale per tutti, per tutto, quando l’akasico ho bisogno c’è questo procedimento, però se la rabbia è la manifestazione, la manifestazione riguarda la personalità,…
Sì.

D -… quindi lo scombussolamento… Mi stavo chiedendo, sai; poi magari è tutto sbagliato... Lo scombussolamento del carattere e tutto quanto ha una reazione, però è la mia personalità che la manifesta in quella maniera lì? Questo scombussolamento è la mia personalità che la manifesta in quella maniera?
Certo.

D - E quindi la mia personalità, il mio Io va in tilt completamente e quindi è abituato, si può dire, per reazione a questo. Mi viene da pensare che pian pianino ‘sta cosa, certo io ho questo pathos, però un po’ alla volta, un po’ alla volta, allora sì si può modificare, perché la personalità si può cambiare un pochino!
La personalità cambia, certamente.

D - Perché, se ho una manifestazione di uno scombussolamento, posso avere una reazione diversa pian pianino; non impormela, però pian pianino sì.
Senza dubbio. Ricordate che abbiamo detto che il carattere resta fisso, mentre la personalità è variabile per l’individuo; no?

D - Quindi la personalità è legata agli archetipi transitori, se non sbaglio, e quindi certe nostre manifestazioni sono influenzate dagli archetipi transitori!!
Tutto il vostro modo di esprimervi sul piano fisico è condizionato dagli archetipi transitori.

D - Io non so se l’ho capita giusta; però, nella prima seduta in cui avevamo parlato della rabbia, avevamo parlato anche dell’aggressività, dicendo che era una manifestazione della rabbia. Ora poi abbiamo detto che la rabbia è una manifestazione di emozioni; se però l’aggressività è una manifestazione della rabbia, che è una manifestazione di altre emozioni, non mi torna chiaro. Cioè, se l’aggressività è una manifestazione della rabbia, che è un’altra manifestazione?
Diciamo che l’aggressività è una delle maniere in cui la rabbia può essere espressa; non è detto che la rabbia abbia sempre una componente aggressiva!

D - Sì, ho capito, però… allora forse non ho ben chiaro l’aggressività… Cioè, non mi viene un altro esempio diverso di manifestazione della rabbia, allora!
Dunque, abbiamo fatto la distinzione tra che cos’è la rabbia e cos’è un’emozione e avevamo detto che, in realtà, quella che voi definite normalmente rabbia non è un’emozione, è la manifestazione di un’emozione, che è una cosa diversa così come l’aggressività, che potrebbe sembrare una conseguenza dell’emozione anche quella, non è un’emozione ma è anch’essa una manifestazione di qualche cos’altro. Quindi, tutto quello che manifestate sul piano fisico, che voi siete abituati a considerare come “emozioni”, in realtà sono manifestazioni emotive; quindi la parte finale dell’emozione come si presenta sul piano fisico. Ora, forse sarebbe bene, a questo punto, ricapitolare un attimo il cammino della vibrazione - visto che anche Fabio mi sembrava che avesse qualche perplessità in merito - per cercare di chiarirvi nel modo migliore possibile come avviene questa discesa dell’emozione attraverso i vari piani, per arrivare poi a manifestarsi in quella che, solitamente, viene definita come “rabbia”.
Allora: ricordate il famoso “schema” che avevamo dato anni e anni fa, quello del ciclo della Vibrazione Prima, in cui c’erano tutte quelle freccette, tutti quei cicli che si formavano all’interno dell’individuo e che circolavano prima nel piano fisico, poi nel piano astrale, poi nel piano mentale e poi nel piano akasico. Allora, abbiamo detto che la partenza di tutta la questione è strettamente collegata a quelli che sono i bisogni di comprensione da parte del corpo akasico; d’accordo? Tutta l’esistenza vostra sul piano fisico, tutta la costituzione dei vostri corpi inferiori, tutta la costruzione di come voi siete, è in realtà una conseguenza di quelli che sono i bisogni del corpo akasico.
Nel corpo akasico voi sapete che sono inscritte tutte le comprensioni che avete raggiunto fino a quel momento della vostra evoluzione. Queste comprensioni - come voi sapete - sono delle vibrazioni quindi possiamo al corpo akasico come a un insieme di vibrazioni che possono essere turbolente o quiete, a seconda se le comprensioni sono raggiunte o se le comprensioni sono da raggiungere. Una parte del corpo akasico, quella in cui la comprensione è stata raggiunta, è formata da vibrazioni che si compenetrano quietamente, che interagiscono tra di loro ma senza provocare problemi, distorsioni, o mulinelli, o via dicendo, mentre la parte che non è ancora messa in ordine, proprio per il fatto di non essere messa in ordine, è caotica vibrazionalmente e, quindi, ancora in subbuglio. Allora, cosa succede?
Succede che questa parte in subbuglio, che è quella che a noi interessa, quella che è lo scopo della vostra esistenza sul piano fisico - perché lo scopo della vostra esistenza sul piano fisico è quello di rendere il vostro corpo akasico uniforme vibrazionalmente con tutte le comprensioni raggiunte - questa parte in subbuglio esprime, rappresenta quelle che sono le cose che non sono state ancora capite e, quindi, i bisogni di comprensione che l’akasico ritiene di dover ancora raggiungere per ottenere lo stato ottimale.
Siccome sono vibrazioni, accade che - sotto la spinta di questo bisogno di ottenere nuova comprensione - le vibrazioni partono dall’akasico e vanno verso il piano fisico, in maniera tale che attraversano l’individuo e l’individuo, con il riscontro delle esperienze, riesca ad avere dei dati di ritorno in maniera tale che si sommino a queste vibrazioni e si sistemino nei punti strategici, in modo tale che queste vibrazioni, un po’ alla volta, trovino la comprensione e quindi si acquietino, e il corpo akasico si struttura sempre di più.
Ora immaginiamo che dal corpo akasico parta un bisogno di comprensione; quindi una vibrazione che deve portare nel suo circolo dall’akasico al piano fisico e ritorno all’akasico la comprensione necessaria per sistemare un tassello all’interno della sua organizzazione vibrazionale; parte dunque questa vibrazione e incomincia ad attraversare le varie materie dei vari corpi dell’individuo. Ora, questa vibrazione passa prima attraverso la materia del corpo mentale, poi quella del corpo astrale e poi quella del corpo fisico, per arrivare alla fine a manifestarsi all’interno del piano fisico sotto forma di azione. Cosa succede? C’era qualcuno che si chiedeva: “Ma questa vibrazione, mentre scende, viene trasformata, diventa diversa? Cosa succede a questa vibrazione, a questa richiesta da parte dell’akasico?”.
La vibrazione, ovviamente, nell’attraversare i corpi dell’individuo si scontra con le vibrazioni che incontra via via che “scende” verso il piano fisico, ovviamente e interagisce con le materie che incontra. Questo, cosa significa? Significa che la richiesta inviata dall’akasico è strettamente correlata a quella che è la composizione dell’individuo sul piano fisico. Quindi, chi avrà un corpo mentale strutturato in un certo modo, reagirà in un certo modo a quel tipo di richiesta. Lo stesso discorso vale per quello che riguarda la risposta emotiva, e la stessa cosa per quello che riguarda la risposta fisica; e, allorché questa richiesta arriva a compenetrare il corpo fisico dell’individuo in questione, passerà anche attraverso la materia che appartiene a quella che è la catena genetica dell’individuo, nella quale sono segnate tutte le caratteristiche che formano quello che è il carattere di base dell’individuo.
Ecco, quindi, che attraversando tutti i vari corpi dell’individuo, questa richiesta otterrà delle reazioni dalle componenti dell’individuo che - non dimentichiamolo - sono tali perché sono quelle di cui l’individuo ha bisogno per poter fare esperienza; quindi sono strettamente correlate ai suoi bisogni evolutivi, strettamente correlate al suo sentire e, quindi, individualizzate e utili allo scopo che deve essere raggiunto.
Ovviamente, la richiesta si deve adeguare a quelle che sono le possibilità di comprensione dell’individuo; quindi, attraversando il corpo mentale, si dovrà adeguare alle possibilità di comprensione mentale dell’individuo, poi alle sue comprensioni emotive e poi anche alle sue reazioni fisiche. Passando, questa richiesta, provoca il movimento delle varie componenti della materia dell’individuo fino a quando queste materie, mettendosi in movimento, provocano delle risposte nei vari corpi che portano l’individuo a interagire sul piano fisico manifestando la sua personalità nell’azione e nell’esperienza.

D - Quindi, in questa andata, dove si situano il carattere e la personalità?
La personalità si situa, come reazione, sul piano fisico nel momento in cui si interagisce…

D - Dopo che l’azione è stata compenetrata nella materia fisica?
Sì, dopo che la richiesta ha interagito con tutte le componenti e, quindi, porta ad una reazione sul piano fisico.

D - E il carattere?
Il carattere è una reazione alla vibrazione, che interpreta in qualche modo la vibrazione secondo certi parametri che sono peculiari di quel tipico individuo. Cosa che, d’altra parte, fa non soltanto il carattere dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista astrale e dal punto di vista mentale.

D - Quindi è trasversale?
Certo. È coinvolto tutto l’individuo, nella totalità dei suoi corpi inferiori.

D - Una domanda, magari stupida: ma allora tutto questo accade nell’attimo in cui mi arrabbio e perché mi è appena arrivato l’impulso dall’akasico e ha fatto tutto il percorso, oppure in realtà l’impulso c’è e quando io mi arrabbio questo qua semplicemente si esplica nella mia azione?
Questo può essere un punto importante. Voi immaginate che ogni volta che vi arrabbiate, vi arrabbiate perché c’è questo cammino, perché dal corpo akasico è arrivato questo impulso; in realtà non è proprio così, perché le richieste del corpo akasico sono molte e arrivano in continuazione al vostro essere. Succederà che voi reagirete e avrete la vostra reazione nel momento che le vostre componenti, le componenti di cui siete costituiti, reagiranno a quel tipo di richiesta sulla base dell’esperienza a cui vi trovate di fronte.

D - Quindi la vibrazione è lì in stand-by finché non succede qualcosa dall’esterno che catalizza la cosa, per cui tu agisci e quindi ricomincia poi tutto…
Non è neanche così, non è in stand-by; la vibrazione continua a vibrare, è attiva. Semplicemente non risuona, non provoca reazioni fino a quando non trova una risonanza vibrazionale in quello che è all’interno dell’individuo che lo porta a reagire.

D - Ma… una cosa: mi sembra di aver capito che in realtà gli impulsi sono più di uno e contemporanei, da parte dell’akasico ma in presenza, appunto, di più bisogni, quindi di più impulsi (chiamiamoli così) che cosa fa sì che uno abbia la precedenza sull’altro; cioè nel senso che la risonanza vibrazionale avviene sempre per un impulso alla volta, oppure c’è un meccanismo diverso?
No no no no; diciamo che la precedenza delle reazioni - perché poi di questo si tratta - è data da come risponde la materia che costituisce l’individuo; quindi risponde a seconda di qual è la costituzione dei suoi corpi; che, siccome sono costruiti in maniera tale da permettergli di poter sperimentare quello che non ha ancora compreso, reagirà talvolta a uno stimolo e talvolta all’altro, a seconda della situazione che gli permette di reagire sul piano fisico.
La richiesta vibrazionale dell’akasico si attiva, diventa importante e tale da generare qualche cosa, nel momento stesso in cui la materia che attraversa reagisce a lei. Quindi, perché possa creare una risposta emotiva o mentale e così via, bisogna che la materia mentale che attraversa (per esempio) abbia una connotazione tale per cui risponda in qualche modo alla vibrazione che la sta attraversando.
Deve essere così per forza, non può che essere così! Pensateci un attimo: il vostro corpo akasico ha decine e decine di bisogni di comprensione,… per essere ottimisti! Ma questa volta non è per cattiveria che lo dico, è una constatazione ovvia e logica!
E invia in continuazione queste richieste e, chiaramente, nel corso della vostra vita non potete soddisfarle tutte o seguirle tutte quante; quindi verranno seguite e soddisfatte soltanto quelle che troveranno dei riscontri che permetteranno loro di far reagire i vari corpi che attraversano.
Siete continuamente attraversati di queste richieste da parte del vostro corpo akasico; soltanto che alcune non avranno nessuna influenza perché non avete gli strumenti per poterle manifestare, per poter attivare il processo di comprensione attraverso l’esperienza di quel particolare tipo di elemento, mentre per altri elementi siete strutturati in maniera tale da poter attivare le reazioni e, quindi, arrivare a manifestare la vostra reazione all’interno del piano fisico; e, quindi, a dare elementi per la comprensione del corpo akasico.

D - Scusa, una curiosità: ma, allora, quelli che passano e che non trovano riscontro, passano e non lasciano nessuna traccia?
Passano e non lasciano nessuna traccia, e ritornano indietro senza provocare nessun problema. Ricordate che è un circolo; le richieste vengono giù e ritornano su, e continuano ad andare avanti e indietro, a circolare fino a quando non ci saranno le condizioni tali per cui questo circolo verrà deviato dalla risposta dei corpi che attraverserà.

D - Scusa, Scifo, ma allora questo passaggio - diciamo così - “indolore”, questa richiesta non soddisfatta da parte dell’akasico avviene perché non è stata fatta un’esperienza sufficiente sul piano fisico o perché nell’akasico non ci sono gli elementi sufficienti per incasellare quel tipo di esperienza?
Ma può essere vero per tutti e due i modi. Può avvenire, prima di tutto, perché i vostri corpi possono non essere strutturati per rispondere a quel tipo di richiesta; può avvenire perché non si presenta l’occasione sul piano fisico dell’esperienza che vi permetta di sperimentare quel tipo di richiesta,…
Può anche essere che non vi sia dato proprio di affrontarla; che non sia importante o che, magari, non eravate in realtà ancora pronti per poterla affrontare, o forse vi si presenta l’esperienza ma vi scivola addosso, senza che ve ne accorgiate neanche, perché non siete pronti ad affrontarla.
La normalità è che un certo tipo di reazione provoca il picco, il picco poi, per motivi interni di comprensione e motivi esterni di situazione, un po’ alla volta diminuisce la sua intensità e, quindi, l’insieme dei vari corpi ritorna a trovare un equilibrio normale. Può però accadere - e spesso accade - che in questo processo ci sia l’azione dell’Io. Cosa fa l’Io? L’Io vede, sente, percepisce, sperimenta la rabbia, si rende conto che le reazioni intorno a lui in qualche modo lo hanno favorito, in qualche modo ha ottenuto con questo episodio di rabbia qualche cosa che desiderava, e allora cosa fa? Cerca di mantenere la vibrazione della rabbia in se stesso, in maniera tale da poterla usare, sfruttare allorché gli torna comodo.
Però state attenti, perché non è vera rabbia quella; è soltanto finta rabbia, come è finto l’Io, d’altra parte! È l’Io che furbescamente si è reso conto dei vantaggi che può ottenere manifestando quel tipo di reazione emotiva e allora la tiene pronta per poterla usare in continuazione alla ricerca dei vantaggi che gli potrebbe procurare.
Ritorniamo ai nostri discorsi. Siamo arrivati alla vibrazione che attraversa il corpo mentale, il corpo astrale, il corpo fisico e si viene a manifestare nell’esperienza all’interno del piano fisico. Fermiamoci un attimo qua, prima di fare il giro di boa.
A questo punto, la rabbia - visto che parliamo della rabbia si manifesta all’interno del piano fisico. Cosa succede? Qua la cosa è veramente complicata, creature; perché, prima di tutto, vi è l’esplosione, la manifestazione di quello che voi sentite dentro, che si manifesterà in maniera diversa a seconda di quello che è il vostro carattere, quindi ci sarà chi reagirà aggressivamente, chi reagirà diventando estremamente silenzioso, e tutte le gradazioni in mezzo (intermedie) in maniera tale da poter abbracciare qualsiasi spettro di reazione da parte vostra; però non è così semplice, perché non vi è mai una situazione in cui c’è soltanto una reazione, vi sono anche le reazioni che provengono dalle persone con le quali fate esperienza; le quali, a loro volta, interagiscono con la vostra reazione; e quindi la vostra reazione si viene a caricare di che cosa? Della responsabilità del comportamento vedendo le reazioni alle proprie azioni.
E qua è già un po’ più complicata, ma non è finita neanche questa, perché al di sopra di tutto questo, le vostre reazioni e quelle delle persone che vi stanno accanto da che cosa sono in qualche maniera condizionate? Da quelli che sono gli archetipi transitori; quindi, arrivate alla manifestazione sul piano fisico e, manifestando voi stessi, il rapporto con gli altri e i rapporti con tutta la realtà che vi circonda, a cui siete collegati. Quindi, in quel momento, voi veramente manifestate tutto ciò che siete, tutto ciò che avete, ed ecco perché l’esperienza è necessaria ed è quella che, soltanto vivendola direttamente, vi può dare tutti gli elementi di cui avete bisogno, perché è la più completa possibile. Non basterebbe che voi aveste la vostra reazione sul piano mentale, nel corpo mentale; ma sarebbe una reazione limitata e non potreste avere le risposte che cercate; invece, riuscendo a manifestarla all’interno del piano fisico attraverso l’esperienza alle vostre reazioni, avete tutti gli elementi necessari al vostro corpo akasico per valutare la questione che gli interessa comprendere.

D - Se ho capito correttamente è un falso problema dire “è giusto manifestare la rabbia, o non è giusto manifestarla, è giusto tenere conto di chi hai di fronte”… In realtà, il punto vero è: tu, cosa è giusto per te, in quel tipo di azione, in quel picco di rabbia è giusto manifestare perché quell’esperienza ti dia il massimo del succo per te possibile, che sarà diverso magari per un altro, con i suoi silenzi, o con la sua aggressività, o altri metodi di espressione?
Diciamo che chiedersi che cosa è giusto manifestare è già un post-reazione, in realtà ; perché tu manifesti in base a quello che il tuo carattere ti permette di manifestare, tu manifesti in base alle reazioni delle altre persone nei tuoi confronti, tu manifesti in base a quello che gli archetipi transitori a cui sei collegato ti dicono che puoi manifestare. Tutto questo, poi, alla fine, provoca delle reazioni in tutto il tuo essere, in tutto te stesso, nel momento in cui passi alla valutazione di quello che stai facendo o che hai fatto. Lì, allora, arriva il momento di chiedersi “è giusto o non è giusto?”, cosa è giusto o cosa non è giusto fare; ma la reazione avviene comunque, in una maniera o nell’altra; avviene prima del chiedersi se è giusto.
Puoi anche scegliere di non reagire, però non ti chiedi se è giusto non reagire, semplicemente non reagisci. La richiesta interiore, se è giusto che io non abbia reagito o meno, avviene successivamente; la reazione comunque avviene prima.

D - Scusa, è il mentale che riflette; giusto? È l’azione del mentale che valuta la bontà o non bontà di una reazione, cioè che fa le sue valutazioni?
Aspetta! Allora, qua… abbiamo detto che abbiamo avuto un’esperienza a cui c’è la reazione; giusto? A quel punto, cosa succede? La vibrazione torna indietro, chiaramente; torna indietro perché attraversa il corpo fisico, riattraversa il corpo astrale, riattraversa il corpo mentale e ritorna all’akasico. È in questa fase di ritorno che c’è l’elaborazione interiore del giusto o dell’ingiusto; ed è in questa fase di ritorno che l’elaborazione del corpo mentale è quella che riflette la maggiore importanza, non per il corpo akasico, ma per voi che state vivendo l’esperienza.

D - Ma se c’è l’elaborazione, c’è non solo per il corpo mentale, c’è anche un’elaborazione fisica e un’elaborazione astrale?
Certamente, certamente; ma la traduzione in pensieri, in razionalità, avviene attraverso il corpo mentale, che è l’ultimo passaggio.

D - Perché non riesco a immaginare un’elaborazione fisica!
Ma perché l’elaborazione fisica avviene attraverso automatismi, principalmente.

D - Tipo?
Nel momento che hai avuto l’esperienza, che è passato il picco di rabbia, il tuo corpo fisico reagirà diminuendo l’adrenalina, diminuendo la frequenza del respiro, diminuendo il battito cardiaco e via dicendo, ad esempio.

D - E mi fai un esempio astrale anche?
Sull’astrale, tornando indietro, avendo già fatto l’esperienza, succederà che vi sarà… che so io?… meno tensione, l’aggressività sparirà del tutto, per esempio. Vi sarà il calmarsi di tutti gli elementi emotivi che accompagnavano l’esperienza. E, alla fine, la vibrazione di ritorno arriverà al corpo mentale - che è l’ultimo corpo, in questo senso, in questo giro della vibrazione - che elaborerà che cosa? Elaborerà tutto quello che proviene dall’esperienza nel suo giro di ritorno; e quindi cercherà, a quel punto, di mettere in atto quel “giusto” o “ingiusto” di cui parlava l’amico prima.

D - E i fantasmi vibratori?
I fantasmi vibratori hanno avuto un’influenza nell’andata.

D - Nel ritorno no?
Nel ritorno no, perché la situazione è diversa; non è più la richiesta di esperienza, l’esperienza è fatta.

D - Cioè io pensavo che potessero bloccare in qualche modo il circolo vizioso anche nel ritorno.
D - Anch’io lo pensavo.
Beh, può anche capitare, ma devono essere molto forti. In quel caso, cosa succede? Succede che la vibrazione, invece di tornare direttamente all’akasico, ripeterà ancora un’altra volta il giro.

D - No, perché… Ti spiego… credo che l’abbiano provato tutti. Tutte le volte che ci siamo arrabbiati o che a me è capitato di arrabbiarmi - mi sono osservata nel picco, senza riuscire a fermarlo, ed ero come scissa in due dicendo: Ecco, questo è il picco, questo è il picco” però nel frattempo “Eahhh!” c’era tutto il mio picco; ma la mia mente però era come consapevole del fatto che ci fosse il picco senza riuscire, nonostante questo, a bloccare, modificare… Allora, qualche ritorno c’era stato; perché, come dicevi, la mente in qualche modo rifletteva, però non ero né calma né…
Perché succedeva quello che dicevamo prima; ovvero che l’Io ha preso in mano la situazione; ed è diventato l’Io, a quel punto, quello che indirizza la rabbia, non è più l’akasico.

D - Ma, quindi, mi sembra di capire che la manifestazione di un’emozione reale - passatemi il termine - è caratterizzata da un breve lasso di tempo,…
Sì.

D -… cioè, se una manifestazione di un’emozione si protrae nel tempo, allora con tutta probabilità è l’Io che ne sta facendo uso. Questo è corretto?
Certo.

D - E quindi, praticamente la prova del nove, in pratica, a quanto ho capito io, è che se tu hai il tempo (come diceva appunto lei) di capire, cioè di pensare che stai facendo qualcosa, come un dejà-vu, nel senso che sai e continui, vuol dire che è il tuo Io, a quel punto?
È vero, perché se il tuo ragionamento su quello che vedi non riesce a togliere le ultime spinte, le ultime tensioni della tua rabbia, significa che il tuo ragionamento è messo in atto dall’Io; il quale non ha nessun interesse o non vuole togliere quelle tensioni, ma le alimenta.
Pensate ai casi in cui (che so?) tra marito e moglie c’è una lite e uno dei due tiene il muso per dei giorni ; questa è una tipica reazione di questo tipo, ovvero la situazione non c’è più, l’esperienza è passata, la lite è finita, il motivo per cui c’era la lite probabilmente non esiste più, ma l’Io cosa fa? Mantiene il circolo di questa vibrazione negativa, in maniera tale da poterla strumentalizzare e ottenere quello che vuole.

D - Ma, scusa, però, la causa scatenante di quel tipo di rabbia (di cui soffro anch’io) è per esempio una grande frustrazione di fronte alla propria incapacità di affrontare una situazione ripetuta, nota e già esperienziata molte volte in maniera soddisfacente, in maniera tale da riuscire a risolverla. In qualche modo ti trovi impotente e una delle reazioni - adesso parlo a titolo puramente personale - è proprio quella che monta questa rabbia; è come una difesa, come uno sbattere fuori qualcosa prima che ti faccia troppo male quando arriva. Cosa sta succedendo allora lì? Cos’è? È l’Io? È l’akasico che cerca in qualche modo di indirizzarti per trovare una soluzione al tuo porti rispetto a questa situazione esterna…
C’è che al corpo akasico il fatto che tua figlia impari il francese non gliene frega niente, assolutamente!

D - No, ma che io impari a rapportarmi ad una qualsiasi situazione… Cioè, io sono arrivata anche a pensare che nel momento in cui fossi riuscita a risolvere il mio modo di rapportarmi, visto che nulla va sprecato, probabilmente loro avrebbero smesso di andare male a scuola, perché tanto non sarebbe più servito!
Beh, questo è ottimistico!

D - No, però vale come principio in generale, nel senso che nel momento in cui io riesco a pormi in maniera diversa, chiaramente ottengo delle reazioni diverse anche, ma se io non ci riesco a rispondere a questa cosa che succede all’esterno di me in maniera efficiente, mi rimane questa frustrazione e la mia reazione (sarà caratteriale, non lo so) è quella di rabbia, come ne esco?
Ne esci semplicemente capendo perché ti comporti a quel modo; perché il problema è tuo, non dimenticarlo!

D - E infatti sto dicendo che il problema è mio… nel senso che non posso continuare ad arrabbiarmi… Sì, per carità, continuo ad arrabbiarmi… Sono andata oltre al fatto che mi arrabbio perché tu non fai queste cose, mi arrabbio perché io non riesco a spiegarti, mi arrabbio perché c’è qualcosa che non va, mi arrabbio perché c’è una frustrazione mia, non rispondi a una serie di miei bisogni però ci sono anche necessità oggettive alle quali far fronte. C’è una mancanza da qualche parte. Come faccio a trovarla? Cioè, non riesco a capire che strada seguire. Non vedo come la rabbia mi possa aiutare in questo.
Ma tu ricorda che la rabbia, la tua espressione della rabbia dura poco. Quando la rabbia dura tanto significa che c’è qualcos’altro.

D - La frustrazione!
Ma non è neanche la frustrazione; la frustrazione è un sintomo, non è una causa.

D - Di cosa?
Eh, di cosa devi capirlo tu, non posso capirlo io per te!
Non è che ci sia molto, poi, da capire! La rabbia che provate in quei casi è semplicemente quella del vostro Io che è insoddisfatto di quello che state vivendo e, a quel punto, non accetta di doversi sentire così insoddisfatto e, quindi, reagisce negativamente o aggressivamente scaricando all’esterno le colpe.

D - Quindi non c’entra proprio più niente con la vibrazione di cui parlavamo prima; è tutto l’Io, a quel punto, che governa.
È tutto l’Io a quel punto, certamente.

D - È come se il mio tappeto akasico non avesse più a che fare con l’Io! Se c’ho quell’Io lì, vuol dire che mi serve a qualche cosa; no?
Ah, certamente; sennò come faresti a capire che stai sbagliando?! Come faresti a capire - tu come tutte le madri, tutti i genitori - che, in realtà, con le vostre reazioni ottenete il contrario di quello che vorreste ottenere dai figli?! E quel tipo di reazione non vi aiuterà a trovare il rapporto con i figli e non aiuterà i figli a trovare il rapporto giusto con voi. E questo, alla lunga, poi creerà dei problemi, ovviamente.

D - Mi stai dicendo che se in qualche modo io lavoro sulla mia “pace interiore”, il mio equilibrio interiore, basato sul non bisogno di risultati ottimali da parte del figlio, piuttosto che…, immediatamente questo si riverbera sul rapporto e si va a disinnescare il meccanismo?
Anche. L’importante è sempre - come diciamo sempre - riuscire a trovare il giusto equilibrio tra le varie cose. Certamente, fino a un certo punto è giusto insegnare ai figli a ottemperare quelle che sono le loro piccole o grandi responsabilità, però senza farle diventare più grandi di quello che devono essere veramente. Compito del genitore è quello di insegnare a comprendere il concetto di responsabilità ed a metterlo in atto spontaneamente; magari imponendolo un pochino, all’inizio, ma non imponendo “sempre” che devono essere responsabili, perché così non diventa responsabilità; diventa responsabilità imposta e non ha più nessun valore per l’individuo.

D - E laddove loro rifiutano o si comportano… Cioè, dopo che lo hai imposto un attimo, loro assumono atteggiamenti… Diciamo così: si sperimentano nel comportarsi in maniera diversa, cosa facciamo? Li osserviamo…
Invece di farvi prendere dalla vostra aggressività e farla uscire dal vostro Io manipolandola e ottenendo i fuochi artificiali, ricordate che non hanno ancora tutti i corpi allacciati e, quindi, hanno tutto il diritto di non comprendervi e di reagire in maniera sbagliata; siete voi che non avete.

D - Ma a noi è stato insegnato - e forse questo è un archetipo transitorio - che in qualche modo va mostrato, va imposto… Cioè, l’idea è questa: se li lasci fare, poi è peggio! Forse è un’idea sbagliata, allora?
Direi proprio di sì.

D - Beh, un conto è contenere, un conto è lasciar fare; son due cose diverse, secondo me. Un conto…
Come dicevamo prima, il giusto equilibrio è quello importante da trovare.

D - Ma questo credo che valga per tutte le cose, non solamente…
Ma certamente; però, in particolare, per quello che riguarda la gestione dei figli, che è sempre un argomento molto delicato e difficile da portare avanti. E voi, che siete madri o padri, ve ne rendete conto che, crescendo i figli, non è che i problemi diminuiscano, anzi!

D - Forse perché era stato detto che, dopo il picco di rabbia, praticamente anche i fantasmi vibratori venivano a galla e si rompevano delle cristallizzazioni, si potevano anche rompere delle cristallizzazioni…
Però questo non modifica la vibrazione di ritorno! La vibrazione di ritorno è quella che porta tutti i dati acquisiti; quindi i dati acquisiti sono quelli e arriveranno quelli.

D - No, pensavo che in qualche maniera potesse venire distorta dalla nostra interpretazione di bene/male o da fantasmi particolarmente resistenti e, quindi, non tutti i dati passassero all’akasico.
No no, arrivano all’akasico. Certamente che nel passare attraverso il mentale cosa succede? Succede che il mentale, attraverso gli strumenti che usa, quindi la contrapposizione bene/male, giusto/sbagliato, e via dicendo (tutti gli elementi che dicevo prima) può tenere nell’Io della persona gli elementi che più gli fa comodo tenere, a scapito degli altri; però tutti gli elementi, giusti o sbagliati, dell’esperienza arrivano comunque all’akasico.

D - Io non ho capito una cosa; cioè, nel momento in cui la rabbia viene usata dall’Io, la vibrazione che sta tornando su sparisce?, è già tornata su e interviene l’Io?, rimane un attimo ferma? Non ho capito che fine fa.
Dunque: la vibrazione sta tornando indietro, torna indietro, attraversa l’Io, cioè attraversa il corpo fisico, il corpo astrale e il corpo mentale e ritorna al corpo akasico. Giusto? Questo è il percorso lineare, normale, però cosa succede? Succede che, attraversando corpo fisico, astrale e mentale, mette in moto le materie di questi piani anche nel ritorno, in maniera diversa da come era successo all’andata, ovviamente, perché c’è stata un’esperienza in più. Ecco, quindi, che l’Io reagisce a queste vibrazioni di ritorno.

D - Non ha reagito all’andata, hai detto?
Certamente che ha reagito all’andata!
La vibrazione è già tornata su, però la materia che ha coinvolto all’interno dei corpi inferiori continua a vibrare in conseguenza di questo passaggio di dati di esperienza; continua a vibrare e resta nell’Io che in qualche modo gestisce poi la cosa al suo interno.
Se ricordate il famoso “schema”, c’è il ciclo che passa dall’akasico all’akasico ma poi, all’interno di ogni piano, c’è un ciclo ulteriore. Diciamo che questi 3 cicli (il ciclo fisico, il ciclo astrale e il ciclo mentale) comunque sia son modificati nella vibrazione di ritorno e creano un ciclo diverso da quello di prima, quindi creano la modificazione dell’Io.

D - Scifo, ma l’Io è in grado in questo modo di riprodurre fittiziamente delle vibrazioni simili a quelle prodotte dalla vibrazione vera, che si fa il suo giro e che, quindi, ha radice nell’akasico, scende e torna su per i suoi scopi? L’Io, nel momento in cui ha colto qualcosa che gli interessa, all’andata o al ritorno, è in grado di riprodurre in qualche modo quelle condizioni proprio, per esempio, per mantenersi arrabbiato 3 giorni, senza che questo in realtà all’akasico possa minimamente interessare?
Riprodurre no, cercare di imitare sì. Senza dubbio cerca di imitare. Pensate, per esempio, a quelli che fanno i maestri senza essere dei maestri ; cercano di imitare quella che è la loro idea di essere maestri e la propongono, facendo delle misere figure, molto spesso.

D - E come fai a cogliere la differenza?
Ma in quello che fa un altro o in quello che fai tu stessa?

D - Scifo, giusto per chiarirmi. Quindi la vibrazione in sé dell’akasico sale e scende praticamente pulita sia all’andata che al ritorno, eventualmente è la materia giustamente dei 3 corpi inferiori che si attacca, si gira, si volta, si gira, si modifica, in base a come viene attraversata, cioè nel momento che viene attraversata, sia all’andata che al ritorno; però poi, arrivata all’ultimo diciamo punto, dove finisce la parte fisica e si arriva alla coscienza, arriva quello che deve arrivare e basta; o parte quello che deve…
Certo.

D - Cioè, è sempre pulita lei, è solo la materia che si attacca in funzione alla risonanza della spinta akasica!
Forse, se dici “attacca”, può portare fuori strada; diciamo il modo in cui risuona quello…

D - Ecco, risuona; sì.
Non è che si attacchi, che vi sia un contatto vero e proprio ; semplicemente, nel passaggio, la vibrazione dell’akasico fa risuonare la materia attraverso cui passa.

D - Posso chiedere una cosa? Allora: praticamente il passaggio, così come è stato descritto stasera, ci sembrerebbe abbastanza lineare; però quello che si perde è quello che possiamo fare noi in tutto questo, oppure quali sono le nostre resistenze, perché in qualche modo noi ci opponiamo comunque a questo passaggio di energie in entrata e in uscita; nel senso che… Sennò, allora, a questo punto, noi saremmo soltanto degli spettatori di ciò che ci accade e viviamo le nostre vite; però in realtà noi possiamo velocizzare un pochettino meglio il nostro percorso evolutivo. Siamo qui per questo, poi, tutto sommato; no?
Certamente; e qual è il modo migliore per velocizzare? Quello di opporre meno resistenza possibile alle vibrazioni dell’akasico.

D - Quindi noi di fatto opponiamo comunque della resistenza, nel momento in cui…
Certo. Nel momento in cui la vostra materia reagisce alla vibrazione dell’akasico, crea delle vibrazioni che in qualche modo ostacolano il fluire della vibrazione dell’akasico.

D - Quindi noi ostacoliamo sia le vibrazioni dell’akasico, quindi in entrata, cioè quelle che poi provocano la reazione sul piano fisico, sia al ritorno? Cioè, in qualche modo noi questi canali di entrata e uscita… diciamo forse meglio ascendenti e discendenti, non li teniamo puliti in qualche modo?

Certamente.

D - Tramite l’Io noi captiamo queste cose e le utilizziamo a vantaggio di questo Io che poi, in realtà, dovrebbe essere uno strumento positivo ma in questo modo non fa altro che rallentarci, usato male!
E create dei circoli virtuali all’interno del circolo, e la somma dei circoli provoca delle interferenze, ovviamente.

D - Sì, e come facciamo a non provocare interferenze?
Conoscendo voi stessi!

D - Rispetto a quello che è stato detto questa sera, mi si è un po’ modificato il concetto di evoluzione; perché se ho capito correttamente allora c’è questo ciclo che parte dall’akasico come richiesta di dati, fa la sua esperienza e ritorna su; e lui fa il suo ciclo costantemente. Questo ciclo passa attraverso il nostro Io, ovviamente, le nostre convinzioni, quello che riteniamo giusto o sbagliato, ed è questo che noi dobbiamo modificare! Attraverso l’esperienza, cioè questi dati di comprensioni che partono e attraverso l’esperienza acquisiscono dei dati, avremmo la possibilità di modificarci però noi rimaniamo rigidi, non ci adattiamo a questo tipo di vibrazione che ha già compreso qualche cosa.
Sì, direi di sì, in linea di massima.

D - Per fare un esempio ritorno al discorso di prima. Si potrebbe immaginare… non so… il corpo akasico come un forno a microonde… Se io prendo una tazza d’acqua e la metto dentro, acqua pulita, questa entra in risonanza e va in ebollizione, e tutto avviene senza nessun intoppo; se io prendo una fetta di torta e la metto dentro, ci saranno alcune componenti che entrano in risonanza e fanno il loro lavoro, ci saranno altre componenti che, per come sono fatte, non entrano in risonanza con queste onde e, di conseguenza, ci sarà una parte della torta che si scalda più in fretta e una parte della torta che si scalda di meno. Lo scopo sarà quello di riuscire a far sì che tutta la fetta di torta si scaldi in modo uniforme.
Senza esplodere!

D - Senza esplodere, sì, d’accordo; perché sennò...! no, per dirla...? Si può, per ridurre le cose, semplificarle, anche per…
Sì, è un buon esempio, potrebbe essere un buon esempio.

D - Le risposte che mi hai dato alle domande che ti ho fatto stasera erano assolutamente rassicuranti ma, nonostante questo, il mio Io è qua sulla difensiva! Cioè, io provo fisicamente questa tensione che in qualche modo traduco così e non me la spiego! Cioè, sono qui in diretta…
Invece è semplicissimo da capire: perché si sente minacciato! Perché il passo successivo, è quello di applicare la logica di quello che ho detto e quindi comprendere cos’è che bisogna cambiare, quali sono gli errori. L’unico passo successivo da poter fare è quello! Se tutto quello che ho detto ti sta bene, se hai compreso le meccaniche, e via e via e via e via, il passo successivo è quello di metterle in atto!

D - Cosa succede quando, una volta che parte la richiesta di comprensione dall’akasico, noi abbiamo i corpi strutturati per la comprensione, c’è l’ambiente giusto, noi non comprendiamo, quindi torna su la richiesta all’akasico, cosa succede ai vari corpi. Era questa, vedi!
Nell’akasico non succede niente di particolare; succede che, se c’è stato qualche elemento utile a raggiungere qualche tassello, sistema il tassello e fa ripartire la vibrazione. La vibrazione riprende il suo giro, magari leggermente modificata in base a quello che è stato sistemato. Per quello che riguarda, invece, i corpi inferiori, la situazione dipende tutta da quali sono state le reazioni dell’Io nel momento in cui è stato attraversato dalla vibrazione. So che volevi sapere qualcosa di specifico, ma non è che si possa dire molto di più!

D - Io mi immagino: parte la richiesta e avrei tutti gli strumenti, la situazione sarebbe ideale, mi giro dall’altra parte (tra virgolette), quindi torna in su questa richiesta non soddisfatta, succederà qualcosa quando passa nei vari corpi?!
Beh, succede che, se ti sei girata (metaforicamente) dall’altra parte per non vedere la richiesta e non soddisfarla, la vibrazione torna su tranquillamente, ma siccome è molto paziente, non ha nessuna fretta, torna giù e ci riprova la volta successiva.

D - Ecco, ma se questa vibrazione parte e poi si trasforma attraverso il carattere in rabbia, cioè nel corpo fisico non possiamo girarci! Cioè quella c’è; no? Cioè si manifesta per forza! Cioè, se questa vibrazione parte e se io sono un carattere rabbioso e la manifesto in rabbia, anche se il mio Io non ne vuole sapere, anche se il mio astrale non ne vuole sapere, il mentale non ne vuole sapere, quello c’è per forza maggiore! Giusto?

D - Sì, però io vorrei capire perché mi arrabbio e invece no. In questo senso. Cioè, continuo ad arrabbiarmi, a dire: “Oh, come sono arrabbiata!” però senza chiedermi perché.
D - Ah beh, allora io penso che torna su e, siccome è stata ri-incompresa, ritornerà giù, a un certo punto.
Certamente, fino a quando non ti chiederai il perché e non soltanto il corpo akasico comprenderà, ma ci saranno i riflessi di questa comprensione anche nell’Io, perché ricordate che poi l’Io riflette a sua volta le comprensioni del corpo akasico; non è che non le rifletta, eh! Non è soltanto parte negativa, l’Io, c’è anche la parte positiva!

D - Cioè però quello che io non capisco è: io potrei non comprendere mai, tanto l’akasico è paziente, lui…
Non puoi non comprendere.

D - Allora, proprio negli ultimi giorni abbiamo discusso di due fatti… Uno riguardava il fatto di dover manifestare la rabbia per forza perché questa possa dare il massimo frutto sia per se stessi che per gli altri.
No, questa direi che è una sciocchezza perché non è necessario che la rabbia sia espressa per forza, e poi bisogna vedere come è espressa la rabbia, proprio perché i massimi effetti si hanno quando la vibrazione porta la comprensione, e non è detto che la comprensione avvenga dopo un picco di rabbia molto violento, ad esempio, più che di un picco di rabbia, invece, che si scioglie immediatamente.

D - Quindi si può ottenere la massima esperienza anche contenendo la rabbia?
Certamente. Anche addirittura nascondendo la propria rabbia si può ottenere il massimo della comprensione. Dipende sempre da quanta consapevolezza c’è all’interno dell’individuo.

D - L’altro argomento invece riguardava il rapporto tra l’Io e il fatto che la vibrazione, tornando indietro, attraversa prima la parte mentale più legata all’Io e la parte mentale più legata all’akasico.
Essendo un circolo, la vibrazione parte prima dalla parte del mentale più vicina all’akasico e poi ritorna attraverso la parte del mentale più vicina all’akasico. No? Quindi attraversa tutti gli strati delle materie.
Mi sembra che a volte vi perdiate nelle cose che, tutto sommato, non hanno poi molta importanza. L’importante è capire i concetti fondamentali, quindi questo circolo, questa unità del circolo e delle cose che attraversa; così come è importante capire l’unità dell’Io: che l’Io non è soltanto il vostro corpo fisico, o il vostro corpo astrale, o il vostro corpo mentale, ma è l’insieme dell’interazione di questi 3 corpi, che non sono disgiunti uno dall’altro e nessuno è più importante dell’altro. Nessuna parte di un corpo ha più importanza di un’altra parte dello stesso corpo, ma sono tutti essenziali per la costituzione della vostra realtà, per la costituzione di voi stessi; tutti essenziali alle vostre possibilità di evoluzione. Io posso capire che chi è tendenzialmente emotivo possa pensare che è più importante il corpo astrale, o chi è tendenzialmente razionale pensi che sia più importante il corpo mentale; in realtà non è assolutamente vero! Al corpo fisico, naturalmente, nessuno fa caso, non è proprio importante pazienza, ce lo teniamo, è sufficiente!

D - Scusa, a questo punto noi parliamo di rabbia come… cioè, visto tutto il percorso che abbiamo analizzato, in realtà non è altro che un grande squilibrio di vibrazioni, poi alla fine, no? Diciamo che il significato di rabbia lo diamo noi razionalmente, però di fatto è una… cioè diciamo… sì, non mi viene il termine corretto… Cioè, rispetto a una richiesta di comprensione dell’akasico, uno squilibrio vibrazionale molto forte.
Immaginatevi una valanga, che parte dal vostro corpo akasico, che è la vetta della montagna, rotola giù attraverso i vostri corpi, si ricopre (come sono solite fare le valanghe) di materia a mano a mano che attraversa i diversi tipi di materia e poi alla fine “splash”, si spiaccica all’interno del piano fisico nel momento dell’esperienza.

D - Esatto, ma quello che io mi chiedevo allora a questo punto una forte emozione come potrebbe essere la rabbia, però potrebbe essere anche un grande dolore, che differenza c’è? Cioè, in realtà stiamo parlando… È come si ricopre che ci dà la connotazione di grande dolore o di grande rabbia; in realtà è un grande squilibrio e basta.
Certamente, cambiano soltanto le manifestazioni e basta. Difatti, se ricordi, avevamo detto: prendiamo come esempio la rabbia perché è la cosa più eclatante, però poi è un procedimento che vale per tutte quelle che voi chiamate emozioni.

D - Nel momento in cui viene a mancare la persona che mi era cara, io reagisco?
Certamente: “Io” reagisco!
Tutti, tutti quando si è incarnati si reagisce! L’Io di tutti quando è incarnato reagisce a tutto quello che succede; ogni privazione che l’Io avverte, per lui è un danno, una mancanza, un insulto.

D - Ma è un così… Io, da quello che avete… mi sembrava di capire che la sofferenza, tutto sommato, è qualcosa che se si potesse evitare si eviterebbe; cioè se noi… Avete detto che non è proprio indispensabile.
Non è indispensabile.

D - Però, quando una persona cara muore arriva addosso questa facciata di dolore enorme!
A parte che non è sempre così; comunque sia, se ti muore una nonna di 105 anni è difficile che ti arrivi una facciata di dolore, sinceramente! Può esserci un momento di dispiacere, però si ferma tutto lì.

D - Ci può essere di nuovo l’Io che utilizza la facciata di dolore.
Ma senza dubbio!

D - Se muore il compagno della tua vita però sì.
Certamente, ma…

D - Non hai trascorso la vita con la nonna di 105 anni!
Certamente, ma allora non è per la morte della persona, è per quello che ti è stato tolto; quindi è l’Io che reagisce perché non vuole che gli venga tolto nulla; ciò che è suo è suo e guai a chi glielo tocca!

D - Ma in quel caso non è anche perché la persona ha bisogno di fare questa esperienza?
Anche. Senza dubbio. Certamente, altrimenti non si porrebbe mai le domande: “perché sto così male?”.

D - Posso chiedere una domanda che mi era stata chiesta da un’amica che era presente l’altra volta e non aveva fatto tempo a chiederla. Mi aveva detto: se in giovane età in qualche maniera si rimane feriti, e poi crescendo ci si rende conto che questa ferita aveva le sue motivazioni ben precise per cui è stata inferta, e si riesce in qualche maniera a capirne anche i motivi, però la ferita rimane; cioè sarebbe come se io prendo una pugnalata, certo poi guarisco ma il segno, la ferita, rimane lo stesso o si può rimarginare completamente, anche dal punto di vista emotivo, interiore dico.
Beh, teoricamente si può rimarginare completamente e sparire ogni segno, però poi bisognerebbe vedere di caso in caso; è difficile poter fare un discorso generale su un concetto del genere. Dipende da quanto la persona ha veramente compreso, quanto ha veramente superato quello che è successo, e via e via e via e via.

D - L’orgasmo come picco…come funziona come picco effettivamente, e quali sono le cose che si smuovono?
L’orgasmo cos’è?
È semplicemente un picco vibrazionale principalmente a livello di corpo fisico. Basta; non è che ci sia molto altro da dire! Questa vibrazione molto intensa, questo picco molto intenso che attraversa il corpo fisico ha poi delle risonanze all’interno del corpo astrale e del corpo mentale; principalmente nel corpo mentale, perché il corpo astrale è in subbuglio a causa della fisiologia stessa che accompagna l’orgasmo; e nel corso di questo subbuglio vibrazionale il corpo mentale diventa una massa, una ridda di pensieri caotici che accompagnano, come conseguenza del picco del corpo fisico, quello che sta succedendo fino a quando il picco non arriva al culmine e un po’ alla volta gradatamente sparisce. Allora, a quel punto, anche gli altri corpi si acquietano vibrazionalmente ed ecco che tutto ritorna in condizioni normali, e si è pronti a ricominciare.

D - La domanda è, fondamentalmente, fino a che punto diventa lecito rielaborare la cosa e, invece, quando diventa in realtà più un blocco, un impedimento a quello che è poi il normale scorrere della tua vita di tutti i giorni?
Ritorniamo al solito discorso! In realtà, voi continuate a pensare che la riflessione su voi stessi sia quello che dovete fare, sia quello che può aiutarvi a comprendere, e via e via e via e via, ma non è così.
Come noi abbiamo detto per parecchi anni, l’unica cosa che veramente dovete fare è quella di osservarvi. È l’osservazione quella che vi evita di cadere in quei passaggi reiterati che, alla fine, finiscono con non concludere niente, a confondervi ancora di più le idee. Certamente voi, mentalmente, come Io, tenderete sempre e comunque a cercare di rielaborare quello che avete fatto o quello che non avete fatto, e cercare delle giustificazioni a voi stessi o al vostro comportamento, e magari a cercare di attribuire la responsabilità di quello che è accaduto all’esterno di voi stessi, ma questo è un processo normale del vostro Io che avverrebbe sempre e comunque. Non fateci neanche tanto caso, è normalissimo questo.
Non date neanche molto peso alle vostre classificazioni di giusto e sbagliato, perché sono condizionate da troppi elementi che in realtà non hanno una vera pregnanza, una vera importanza, se non per quello che riguarda la regolazione del vivere comune con le altre persone. Quello che è importante, invece, è osservare voi stessi mentre il vostro Io mette in atto tutti questi ragionamenti; perché, dall’osservazione, voi potete trarre il succo di quelle che sono le cose veramente importanti per voi.

D - Tu hai detto: “non abbiamo parlato un granché di cosa fa la vibrazione sul piano mentale” che si esprime in maniera un pochino più esplicita attraverso il nostro pensiero, ma perché lo fa attraverso il mentale, appunto, lì, così; quando lo fa attraverso l’astrale assume forme diverse e quindi magari non le verbalizziamo nello stesso modo, non so; e quindi semplicemente attiva l’Io che pensa a se stesso. La risposta è questa. La vibrazione attiva l’Io, che comincia a pensare “ho fatto bene - ho fatto male”, a riflettere o a scegliere gli elementi che gli possono servire oppure no. Quella è la risposta.
Non attiva l’Io, attiva delle reazioni dell’Io, di alcune parti dell’Io, alla vibrazione. Se ricordi, avevamo detto che la vibrazione, scendendo, incontra la materia dell’Io e certe parti di questa materia vibrano in corrispondenza alla vibrazione che arriva dall’akasico. Ecco, quelle parti che vibrano, arrivano in primo piano nell’Io che, in qualche maniera, le mette in atto.

Ho visto che le cose che stiamo dicendo ultimamente hanno creato qua e là un pochino di scombussolamento, quindi vediamo di tirare un po’ le fila e di cercare di fare un discorso un po’ più organico, in maniera tale che possiate chiarirvi tutti i dubbi che fin qua vi sono nati e che non siete riusciti se non voi, gli altri a risolvere in maniera per voi soddisfacente.
Di cosa abbiamo parlato fino adesso? Abbiamo parlato di un’emozione, prendendo come esempio la rabbia che poi abbiamo scoperto, nel nostro discorso, che la rabbia in realtà non è una vera emozione e abbiamo cercato di capire qual è il suo percorso nel transitare attraverso i corpi dell’individuo. Tutte le cose che vi dirò stasera son tutte cose a cui avreste potuto benissimo arrivare da soli; io servo soltanto da catalizzatore per aiutarvi a mettere in atto la vostra logica e a cercare di fare una sintesi organica di tutto quello che abbiamo detto in questi 30 anni e che vi permetterebbe, di per sé, di poter far a meno di venire a fare tutta questa strada a sentire sproloquiare Scifo.
Allora partiamo dall’inizio, che è sempre la cosa più semplice: abbiamo il nostro corpo akasico che ha sistemato una parte del suo Sentire, della coscienza, però avverte, facendo attenzione tra l’insieme delle proprie vibrazioni e la vibrazione che percepisce ancora esterna a lui, ovvero la Vibrazione Prima, avverte una discrepanza tra le sue vibrazioni e quelle della Vibrazione Prima. D’accordo? A questo, voi non ci avevate mai pensato con una certa attenzione.
Avvertendo queste discrepanze, poiché questo è il suo compito, ha la tendenza a cercare di eliminare le discrepanze, in modo tale da essere in armonia con quello che proviene dalla Vibrazione Prima, che esso (lui, il corpo akasico insomma) percepisce come la giustezza della Realtà.
Allora, l’unico modo che ha il corpo akasico per riuscire a modificare la propria comprensione e, quindi, le proprie vibrazioni interne, è quello di passare attraverso i corpi dell’individuo, indurli a fare delle esperienze in maniera tale che dai risultati di queste esperienze possa mettere gli altri tasselli alla sua comprensione e, quindi, via via, modificare le proprie vibrazioni interne portandole lentamente ad assimilarsi a quelle della Vibrazione Prima.
Allora, cosa fa? Raduna le vibrazioni che sente dissonanti rispetto a quelle che ritiene giuste e le invia verso il piano fisico, cioè verso l’esperienza; quindi come avevamo detto, mi sembra, l’ultima volta non manda una sola vibrazione, ma manda un fascio di vibrazioni comprendente tutte le dissonanze che sono al suo interno e che corrispondono ognuna a qualche cosa di non compreso all’interno del corpo della coscienza. (Se non capite, fermatemi, perché sembra semplice ma non è poi così semplice da capire, il discorso.)
Queste vibrazioni partono dal piano akasico, dal corpo akasico, e in massa si dirigono chiaramente, parlo per immagini verso la materia del piano più vicino, ovvero la materia del piano mentale, ovvero verso il corpo mentale dell’individuo.
Una volta che arrivano a questo corpo mentale che sarebbe quello di cui dovremo parlare principalmente questa sera che cosa succede, secondo voi?
Arrivano al corpo mentale dell’individuo, attraversano la materia del corpo mentale dell’individuo, e tutte queste vibrazioni cosa fanno? Eccitano, mettono in moto, fanno risuonare all’interno del corpo mentale dell’individuo quelle vibrazioni che più si avvicinano a quelle inviate dall’akasico. È come se tanti campanelli risuonassero a seconda della nota che viene emessa e si mettessero in movimento all’interno del corpo mentale. Questo, però, cosa significa? Cosa succede, in pratica, a quel punto? Succede che nel corpo mentale incominciano a formarsi i pensieri, prima inconsci; poi, via via, sempre più consci; incomincia cioè a formarsi quella parte mentale che predispone l’individuo all’esperienza.
Prendiamo il caso della “rabbia”: il fascio di vibrazioni che arriva nel corpo mentale mette in moto tutti quei punti di materia mentale di quel corpo che reagiscono a quel tipo di stimolo e che predispongono a che cosa fare? A far sì che la rabbia possa, un po’ alla volta, arrivare alla coscienza e a manifestarsi sul piano fisico. Ecco, così, che l’individuo comincerà ad avere dei pensieri particolari inerenti la situazione che sta vivendo; incomincerà ad esserci l’attivazione del pensiero: “Se quella persona per fare un esempio dice questa cosa, fa questa cosa, mi dà fastidio!” oppure: “Se quella persona si comporta in quella maniera, io non so se saprò stare zitto!”, e via e via e via; preparando, insomma, una massa di pensieri che fanno da substrato all’azione che poi arriverà all’interno del piano fisico e, in qualche modo, porteranno poi, assieme alle emozioni del corpo astrale, alla manifestazione del picco di rabbia.
A quel punto, le vibrazioni continuano il loro cammino, dopo aver eccitato il corpo mentale dell’individuo e arrivano al corpo astrale. Il corpo astrale, chiaramente, a sua volta risuona, reagisce al passaggio delle vibrazioni akasiche, tanto più che c’era la preparazione posta dalle vibrazioni del corpo mentale, che a loro volta stanno andando verso il fisico, a questo punto. Quindi, arrivano alla materia del corpo astrale, la materia del corpo astrale si mette in moto; certe emozioni, certe sensazioni, certi sentimenti si mettono in moto a loro volta, sempre in relazione a quelle che sono le richieste partite dall’akasico, e vi è quindi la predisposizione emotiva su come vivere l’emozione dal punto di vista astrale.
La situazione va avanti fino ad arrivare alla manifestazione sul piano fisico. Allorché si manifesta sul piano fisico, ecco che tutte le componenti che erano necessarie affinché il corpo fisico interagisse con l’esperienza sono ormai pronte: i pensieri che han dato il substrato razionale a quello che sta vivendo l’individuo sono stati pensati, le emozioni che danno la parte esplosiva dell’individuo sono state messe in atto, stanno agendo, ed ecco che resta soltanto da fare l’azione, e poi, al limite, per contrapposizione, la non-azione manifestata all’interno del piano fisico.
Questo processo vale sempre per tutte le emozioni, non sempre accompagnato da un picco, ma quando la partenza comporta una vibrazione che non è stata affatto compresa, ma è all’inizio della sua comprensione, il passaggio è molto più invasivo, molto più forte, molto più complesso, arrivando un po’ alla volta alla manifestazione di quello che è un picco, proprio per questa complessità e per questa forza, per questo forte bisogno dell’akasico di arrivare a comprendere.
Ecco, così, che c’è la manifestazione all’interno del piano fisico. Ora, figurativamente, nel famoso schema che avevamo dato anni e anni fa, questo era rappresentato da quelle frecce che sono all’interno di ogni corpo dell’individuo. Se ricordate, c’era la vibrazione che arrivava, poi c’era una serie di frecce che attraversava un corpo, scendeva e attraversava un altro, scendeva e attraversava l’altro, e scendeva. Ricordate che era fatto così? Quindi, si può dire che son tanti piccoli cicli all’interno di ogni corpo e che si compenetrano nel ciclo che va dal corpo akasico alla manifestazione sul piano fisico; come se le vibrazioni girassero intorno nel corpo, girassero, girassero, girassero, per arrivare poi a sfociare nell’esperienza.
Questo, naturalmente, in condizioni normali; poi ci sono tutte le eccezioni, ma non complichiamoci la vita perché sennò dovremmo parlare dei fantasmi mentali, dei blocchi astrali e via dicendo, che complica un po’ tutta la situazione; così abbiamo la situazione più semplice, quella più fluida. E fin qua va tutto bene, però non finisce lì, avevamo detto.
Allorché si arriva alla manifestazione cosa succede? Succede che l’individuo reagisce nella maniera che più gli è utile, più è consona alla sua costituzione, più è adeguata al suo carattere, all’espressione del suo carattere, e questa manifestazione da cos’è accompagnata? È accompagnata dai pensieri che si è portato dietro dal corpo mentale, dalle emozioni che si è portato dietro dal corpo astrale e, quindi, la sua esplosione esterna, il suo intervento verso l’esterno porta con sé tutte queste componenti che lo hanno accompagnato dall’akasico fino alla manifestazione sul piano fisico.

D - Posso interrompere un attimo? Quindi,… una cosa di cui discutevamo oggi: nel momento in cui viene messa in atto la nostra reazione, c’è solo quella possibilità? Oppure ci sono diverse possibilità che vengono scelte, tipo dall’Io?
No; in base a quello che voi siete, in base al vostro carattere, in base ai vostri bisogni evolutivi, in base alle vostre non-comprensioni, alla fin fine, in realtà, voi non potete che reagire a quel modo.

D - Quindi c’è solo quella scelta?
C’è solo quella scelta; ci può essere qualche leggera variazione, ma in realtà l’Io non è che possa influire, sta già influendo! Perché, in realtà, le reazioni di cui stiamo parlando sono le reazioni dell’Io!

D - Perché il ragionamento verteva su questo aspetto della faccenda,ovviamente; che certamente la vibrazione, andando a muovere determinati pensieri e determinate emozioni, non può altro che portare a quel tipo di azione sul piano fisico, ma questo se fosse una cosa non inquinata, cioè una cosa strutturale, il solito mutamento strutturale che forma solo quei pensieri e quelle emozioni. Ci chiedevamo se l’Io, una volta che queste vibrazioni stanno nascendo, può manipolare questi pensieri e queste emozioni, e anche attraverso l’influenza anche degli archetipi transitori, può fare un’azione molto distante da quella che richiederebbe la vibrazione dell’akasico. Era questo il quesito che ci ponevamo.
Ma non ha senso! Non ha senso semplicemente perché la vibrazione che sta attraversando, sta attraversando l’Io! Non è disgiunta dall’Io, quindi è l’Io che reagisce, comunque sia.
E l’Io non può che reagire così perché le sue fondamenta sono quelle; quindi non è che può manipolare ulteriormente. Lui già nel passaggio tra corpo mentale, corpo astrale e corpo fisico ha già manipolato, secondo la propria costituzione, quello che deve uscire fuori. E poi l’uso delle paro certamente è improprio, perché non è che abbia “manipolato”, è che, chiaramente, non poteva che reagire a quel modo sotto quelle sollecitazioni, viste le premesse della sua costituzione.

D - Non ha l’effetto negativo che può avere poi al ritorno.
Certamente il ritorno… Bravo, questa è una bella considerazione!
Questa è una considerazione che, tutto sommato, dovreste tener presente perché potrebbe essere importante.
Allora, qua abbiamo fatto metà del percorso…

D - Volevo chiedere: avviene in modo inconsapevole tutto questo passaggio in discesa, cioè l’Io reagisce in maniera inconsapevole, oppure fa tutto in maniera lucida, presente?
No, l’Io fa tutto in maniera diciamo pressoché meccanica, in qualche maniera; siete voi che potreste essere sempre consapevoli di quello che fate. C’è il famoso discorso dell’osservazione; no? Se voi riuscite a mettervi di lato e osservare il vostro Io, allora voi potete essere consapevoli di quello che il vostro Io sta manifestando.

D - Quindi, i vari passaggi potrebbero essere consapevoli se si osservasse in modo corretto.
Certamente, e questo non può che dipendere da che cosa? Dalla quantità di evoluzione che avete raggiunto.

D - … può avvenire spontaneamente per chi ha raggiunto un certo livello evolutivo.
Certo; quindi è sempre in dipendenza, comunque, dal vostro Sen-
tire.
Il carattere dà la base per l’espressione della personalità, cioè del modo reattivo dell’individuo all’esperienza; la personalità, invece, è qualche cosa di un pochino più complesso di quello che hai detto tu. Certamente si esprime in base alla base caratteriale, in base ai pensieri che ci sono stati nel corpo mentale e alle emozioni nel corpo astrale e perché no? anche alle reazioni nel corpo fisico, ma intervengono anche altri fattori esterni, come sono gli archetipi transitori, per esempio; dove, certamente, l’influsso della società sulla reazione della personalità ha un’importanza non da poco. Quindi, per quello che riguarda la manifestazione della personalità, la cosa è ancora più complessa; mentre l’esempio che stiamo facendo è molto più semplicistico, molto più semplice da osservare.

D - Ma comunque la rabbia si può dire che è una risposta individuale a una richiesta dell’akasico di comprensione? Cioè, nel senso che non è che l’akasico manda la rabbia (detto malamente, ovviamente) ma manda semplicemente una richiesta di comprensione che l’individuo, facendo risuonare tutte queste vibrazioni, poi traduce in rabbia perché per lui questa incomprensione può essere compresa soltanto in quel modo lì?
Certo, certo. Però non è detto che sempre lo stesso invio degli stessi risultati porti poi alla stessa manifestazione; non è detto che porti sempre alla rabbia.

D - Dicevi all’inizio che l’akasico manda questo fascio di vibrazioni, tutte quelle che sono in dissonanza con la Vibrazione Prima, quindi una moltitudine immagino di richieste molto diverse tra loro, molto complesse, e com’è che vengono selezionate? Perché poi noi sul piano fisico vediamo che non è che arrivano tutte simultaneamente, quindi evidentemente ci sarà…
C’è una selezione e questa selezione avviene in maniera abbastanza ovvia, semplicemente per il fatto di come sono costituiti i vostri corpi. A seconda di come sono costituiti i vostri corpi, quindi delle vibrazioni che hanno i vostri corpi in partenza, vi è una reazione. Certamente, se in quelle vibrazioni che l’akasico manda non vi è niente che risuoni con la vibrazione della vostra materia, non vi sarà nessuna reazione. Ecco perché abbiamo sempre detto se ricordi in passato che avete i corpi di cui avete bisogno, e devono essere proprio quelli che avete.

D - Io pensavo che la selezione avvenisse principalmente a livello di codice genetico, di Dna, nella zona intermedia del corpo. È una cosa che ha senso, questa?
Ma diciamo che, in un certo qual senso, puoi anche aver ragione, anche se complica enormemente poi il discorso, in quanto, come avevamo detto in passato, se ricordate avevamo parlato di Dna astrale, mentale e fisico, quindi in realtà c’è una componente del Dna che attraversa tutti i corpi dell’individuo e, quindi, in qualche maniera, bisognava ripetere tutto il discorso per quello che riguarda la manifestazione del vostro Dna mentale, ecc. ecc. ecc. ecc., però direi che se ne può fare tranquillamente a meno, tutto sommato. Nel meccanismo delle cose entra anche questo discorso, però non è indispensabile per capire quello che succede veramente all’individuo.

D - Comunque i corpi fanno da filtro, insomma, a questo fascio?… i corpi inferiori.
Ma più che da filtro, fanno da… come potrei dire?… da “portatori” delle richieste dell’akasico.

D - Quindi il filtro è nell’akasico, comunque?
No, il filtro è automatico; il filtro accade semplicemente perché non avete in certi corpi delle risposte vibratorie alle vibrazioni provenienti dall’akasico; quindi, non essendoci risposte, queste vibrazioni passano senza eccitare nessuna parte di materia dei vostri corpi inferiori.

D - Sì, è la struttura del corpo che fa da filtro.
Certo. Ci siamo? Siete pronti ad affrontare il ritorno? Il ritorno è certamente qualche cosa di più complesso e, forse, un po’ più difficile da arrivarci da soli.
Allora, ecco che finalmente c’è stata la manifestazione del picco di rabbia sul piano fisico; le vibrazioni provenienti dall’akasico sono arrivate all’esterno, si scontrano con la realtà, cambiano (perché ovviamente, scontrandosi con la realtà, si scontrano con le vibrazioni provenienti dall’esterno e con le reazioni interne vostre e vengono modificate), quindi questo fascio di vibrazioni prende e torna indietro, come un ping-pong, come una partita a tennis, dove l’esperienza fa un rovescio verso il corpo akasico, colpendo in pieno la vibrazione akasica che torna indietro; questa pallina/massa di vibrazioni torna indietro e ricomincia il cammino per ritornare verso l’akasico.

D - Posso interrompere? Avrei una domanda: questo vuol dire che la vibrazione, quando parte, ha già dentro di sé il seme per aggiustarsi, diciamo; per mettersi a posto?
Fermiamoci un attimo su questo: questo è senza dubbio vero, perché voi sapete che, in realtà, voi avete già raggiunto la massima comprensione; in realtà siete già diversi, completi, uniti con l’Assoluto, soltanto che non lo sapete ancora! Quindi, necessariamente, tutto questo succede in maniera abbastanza assurda se uno vuol guardare sulla base della logica perché accade che l’akasico invia queste domande, queste richieste di comprensione, mentre in realtà la comprensione la possiede già! E so che questo è difficile da capire, quindi lasciamo stare. Ne parleremo poi più avanti, se ci sarà dato di poterlo fare.
Allora, abbiamo detto che il nostro tennista ha mandato indietro il fascio di vibrazioni modificato verso il corpo akasico. Ovviamente, questo fascio di vibrazioni non contiene più soltanto la vibrazione akasica (no?) ma, nel passaggio attraverso il corpo mentale, corpo astrale e corpo fisico, ha portato con sé anche le vibrazioni di questa materia che ha eccitato, che si sono andate a scontrare con l’esperienza e l’esperienza, in qualche maniera, ha provocato dei mutamenti in questo insieme di vibrazioni. Anche soltanto per il fatto di esserci stata l’esperienza, questo porta già a una modifica delle vibrazioni della massa vibratoria. Lo sapete che dice la vostra scienza che anche soltanto osservando un fenomeno, già si modifica; no?
Allora, ecco che questa massa di vibrazioni incomincia il percorso contrario; prima attraverso il corpo fisico e qua cosa succede? Le vibrazioni nuove dicono al corpo fisico che l’esperienza c’è stata, che il picco di rabbia sta scemando ed ecco che, di conseguenza, il corpo fisico un po’ alla volta lavora cercando di riequilibrare se stesso e di ritornare in condizioni fisiche normali: la pressione sanguigna si abbassa, il sudore si ferma, il tremore incomincia a diminuire, e via e via e via e via; tutti i sintomi di cui avevamo parlato in passato, nel momento del picco di rabbia; no? Questo, come accade? Accade perché la massa di vibrazioni non è che attraversa semplicemente una porzione del corpo fisico, ma fa un giro (come, ricordate, le famose freccette nell’altro verso) all’interno di tutto il corpo fisico dell’individuo, andando quindi a toccare, a modificare con le modifiche che ci sono state dopo l’esperienza le condizioni del corpo fisico in quel momento.

D - Quindi, l’esperienza drammatica di uno scatto di rabbia praticamente va a modificare la situazione fisiologica, biochimica del corpo che aveva scatenato prima. Cioè…
Se prima alimentava il picco, nella fase di ritorno disalimenta il picco, facendo sì che il picco di reazione emotiva un po’ alla volta diventi meno forte e quindi il corpo fisico, con tutte le sue componenti fisiologiche, si stabilizzi trovando un nuovo equilibrio.
Poi arriva al corpo astrale. Il discorso, ovviamente, è esattamente lo stesso: la massa di vibrazioni gira tutto intorno al corpo astrale dell’individuo, in qualche maniera riesce (quando riesce a farlo) a sedare le principali emozioni che ormai si sono sfogate, e… (è difficile riuscire a dare un’immagine di quello che succede in questi casi!)… e lascia nel corpo astrale, che cosa? L’impronta delle modifiche che la vibrazione ha avuto nell’espletare l’esperienza; o meglio ancora: l’esperienza compiuta ha modificato le spinte astrali che avevano completato l’esperienza verso l’esterno e, avendole modificate, nel passaggio di ritorno all’indietro vanno a modificare il corpo astrale dell’individuo di conseguenza.

D - Quindi si modificano le emozioni che erano all’origine della reazione rabbiosa?
Certo, sì, esatto.

D - A questo proposito, si è detto che la rabbia è una reazione emotiva, però mi chiedevo se sul piano astrale, cioè nel corpo astrale esiste un’emozione chiamata “rabbia”; cioè, voglio dire, la rabbia, da quello che ho capito fino ad ora, sembrerebbe una reazione a più emozioni che si scatenano. Quindi, la rabbia risulta un ritorno violento di dati, di vibrazioni, ma non ha un corrispettivo fisso, stabile, di tipo emotivo sul corpo astrale?
Certo, certo. È una somma di diverse spinte astrali; che poi le emozioni del corpo astrale sono delle vibrazioni in realtà, e la rabbia è un insieme di vibrazioni che si uniscono per arrivare ad alimentare questo picco.

D - Noi la chiamiamo emozione ma, in realtà, non è un’emozione precisa.
Come dicevamo l’altra volta, quelle che voi vedete all’interno del piano fisico e che chiamate “emozioni” non sono le emozioni ma sono “reazioni emotive”, che è molto diverso.

D - Quindi noi una percezione diretta, precisa e chiara delle emozioni non possiamo averla?
Potete averla nel suo riflesso, ovvero nella reazione emotiva.

D - E da lì ci facciamo tutti i nostri schemi e le viviamo…
Solitamente, voi vivete in funzione di quello che sperimentate sul piano fisico, ecco che vi immedesimate nel vostro Io, ecco quindi che quello che vivete come emozione all’interno del piano fisico voi lo prendete come emozione reale; mentre, invece, la genesi dell’emozione reale non è quella, ma è soltanto una sua manifestazione.

D - Quindi, se stiamo bene attenti a quello che… al casino che combina la rabbia, possiamo individuare delle emozioni che prima, magari, non…
Certamente, ma non soltanto: se riusciste ad osservare tutto questo processo potreste anche rendervi conto, molte volte, che la parte emotiva che sta alla base della reazione emotiva che abbiamo definita “rabbia”, spesso è accompagnata anche da elementi positivi, perché niente di quello che voi manifestate porta soltanto le vostre incomprensioni, ma tutto porta sia le vostre incomprensioni che le vostre comprensioni.

D - Mi viene in mente che, a volte, dopo uno scatto d’ira, improvvisamente magari uno si sente liberato e gli viene da ridere, gli viene da… Oppure abbraccia la persona con la quale… Cioè, c’è un cambiamento improvviso, a volte, nelle emozioni dopo una lite.
Certamente, è per quello che molte volte noi vi diciamo: “dovreste riuscire anche a ridere di voi stessi” perché se trovaste motivo di ridere, o di sorridere di voi stessi e delle vostre reazioni, molte delle reazioni che avete si stempererebbero già in partenza e molti picchi diventerebbero meno pericolosi per voi e per gli altri; ricordando che tutto quello che vivete non è mai positivo ma ha sempre una duplice faccia quindi c’è sempre anche una parte positiva, oltre a quella negativa, che può essere osservata, per chi osserva spassionatamente.

D - E poi, improvvisamente, si può vedere lucidamente un errore, una situazione che prima era nascosta.
Nella vostra lingua italiana voi avete una caratteristica molto particolare: gli avverbi. Io ho detto “spassionatamente”, poi ho detto “certamente”,… pensateci un attimo; sono un’espressione bellissima i vostri avverbi, perché indicano chiaramente che quello che voi dite passa attraverso la vostra mente; no? Certamente: mente certa; spassionatamente: con la mente spassionata, e via e via e via e via. Ci avete mai pensato? È carina la cosa! Interessante!
Eravamo al corpo astrale. Il fascio di vibrazione compie il suo giro modificando il corpo astrale dell’individuo, che troverà un altro equilibrio sotto la spinta delle nuove vibrazioni che sono entrate in contatto con lui, e arriva al corpo mentale. Anche qua, chiaramente, il processo non può far altro che ripetersi; ancora una volta le vibrazioni ormai soltanto più akasiche e mentali passano attraverso il corpo mentale, tendono a portare il corpo mentale a ritrovare l’equilibrio e, per far ritrovare l’equilibrio, cosa fanno? Modificano in parte le vibrazioni che erano all’interno del corpo mentale e che erano in qualche maniera causa dello squilibrio che ha portato al manifestarsi del picco di rabbia; no? Quindi avviene, di conseguenza, che anche il corpo mentale ha una sua piccola o grande trasformazione. Questo cosa porta come conseguenza? Tutto quello che ho detto, e poi come conseguenza è che in questo processo l’Io che avevate all’inizio non è più quello che avrete alla fine.

D - E quindi se posso, se ho interpretato correttamente ogni discesa non sarà mai identica a se stessa proprio per questo tipo di processo, cioè ogni discesa di vibrazioni?
Certamente, sono diversi i presupposti, sono diverse le reazioni, in maniera più o meno ampia, e sono diversi anche i risultati, le comprensioni e quindi è diverso anche il cambiamento, la variazione dell’Io. Questo vi dà ragione se ci pensate, adesso del perché abbiamo sempre detto che il vostro Io è in continuo cambiamento, che non siete mai gli stessi. Questo, perché voi vivete l’esperienza di continuo ed ogni esperienza, al vostro interno, cambia i vostri corpi e, quindi, la vostra capacità di esprimere esperienza e, quindi, il vostro Io. Quindi, prima dell’esperienza e dopo l’esperienza, voi siete comunque sia rinati, siete persone diverse.

D - Quindi, scusa, questo passaggio di ritorno vuol dire che i nostri corpi si modificano già “definitivamente” tramite questa vibrazione di ritorno prima che questa vibrazione sia ritornata all’akasico?
Sì. Anche perché l’akasico non fa parte dell’Io, quindi l’akasico non cambia, in realtà.

D - Potremmo definire tutto questo processo… suddividerlo in tre fasi ipotetiche?… Nel senso: la discesa è la fase in cui avviene fondamentalmente il movimento, cioè la vibrazione movimenta la materia che attraversa,…
Sì.
D ,,, poi c’è l’esplosione, e quindi la manifestazione nel piano fisico,…
Sì.
D - … e il ritorno in realtà è la modifica, cioè avviene la modifica della materia stessa. È corretto vederla in questo modo, per semplificare?
Sì. Vi sembra tutto chiaro, ovvio? Ditemi la verità: avreste potuto arrivarci anche da soli, in realtà!
D - Beh, adesso, con certi aiuti, sì.
D - Più sulla prima parte che l’ultima.
D - Senza qualcuno che ci dice “questo è giusto e questo no”, dubito.

Mah, io sono più fiducioso nelle vostre possibilità di quanto lo siete voi; comunque, diciamo che siamo arrivati a comprendere questo, che ci dà ragione già di molte cose; perché, come ho detto, ci dà per esempio ragione del fatto che l’Io è sempre diverso di attimo in attimo, e anche voi quindi siete diversi di conseguenza; che non siete mai gli stessi; che voi non siete l’Io perché, se è sempre diverso, allora voi sareste sempre diversi, e quindi non è possibile che voi siate sempre diversi, voi in realtà siete “voi”!

D - A proposito dell’Io,… e l’Io, nella sua illusoria esistenza, poggia sull’immagine. In questo discorso l’immagine viene sconvolta, viene cambiata, viene... Mi chiedevo cos’era in effetti l’essenza dell’Io; è l’immagine l’essenza dell’Io, in sostanza? Cioè, se non ci fosse la possibilità di farsi un’immagine di se stessi, non potrebbe esistere l’Io!
Ma certamente; o, per lo meno, l’Io esisterebbe ma non avrebbe la possibilità di reagire con l’esterno.

D - Eh! Perché il risultato delle reazioni dei vari corpi…
Io m’azzarderei a dire che l’immagine, per l’Io, è quello che è la personalità per l’individuo; quindi come la personalità è il mezzo che ha l’individuo per esprimere se stesso all’esterno, l’immagine è la personalità fittizia che l’Io si crea pensando di potersi manifestare così all’esterno.

D - Quindi la personalità può essere influenzata anche dall’immagine che l’Io si è fatto di sé?
Certo, e viceversa.

D - Più che influenzato, non è che su alcuni aspetti si sovrappongono, le due?
Su alcuni aspetti si sovrappongono, su altri si contrastano, e il tutto poi porta a delle conseguenze, chiaramente.

D - Posso? Allora, in un’altra seduta avevamo detto che nel momento in cui avviene il picco di rabbia, la manifestazione nel fisico, l’Io ne è completamente sbalestrato, tanto che c’è un momento in cui, dopo il picco, possono venire a galla tantissime cose (mi ricordo questa cosa); in questo procedimento delle vibrazioni, come cambiano nell’attraversare la materia, a livello del picco, poi, cosa succede per cui l’Io è sbalestrato e vengono a galla tutte queste cose?
Avviene una cosa abbastanza semplice: che le vibrazioni che non hanno avuto nessuna risposta nell’attraversare i corpi dell’individuo, perché non vi erano elementi che risuonassero alla pari con queste vibrazioni, in qualche maniera risuonano all’interno del corpo fisico invece, e si manifestano con reazioni senza avere in realtà una vera fonte che li spinge in reazione all’interno del piano fisico. E sono reazioni dovute, appunto, a questi elementi che non hanno trovato una risposta vibratoria all’interno dei corpi che hanno attraversato. Non so se sono riuscito a farmi capire. Diciamo che nel momento in cui vi è l’espressione della reazione emotiva, se il picco è abbastanza forte, porta con sé l’espressione di tutto il fascio vibratorio che l’accompagnava. Fin qua ci eravamo già arrivati, prima, però in questo fascio vibratorio in realtà ci sono anche le vibrazioni che non hanno avuto alcuna risonanza, quindi ci sono altre non-comprensioni, che non hanno la possibilità di sfogarsi attraverso il corpo mentale, il corpo astrale e il corpo fisico; però qualche traccia di queste vibrazioni non sfogate, nel momento in cui il picco esplode all’esterno, possono comparire nella reazione dell’individuo.

D - Cioè, è per questo che, quando c’è una reazione, in realtà potenzialmente potremmo comprendere molto di più, perché ci sono queste vibrazioni “nulle”, che comunque ci sono?
Ecco, diciamo così: se steste attenti, riuscireste anche a individuare quelle richieste dell’akasico, quindi quelle reazioni, che in realtà non si esprimono perché non hanno trovato una costituzione fisica, fisiologica, nei vostri corpi adatta all’espressione. In realtà, però, in qualche maniera, nel momento dell’espressione all’interno del piano fisico dell’esperienza, trovano la possibilità e il modo di esprimersi all’esterno; soltanto che sono talmente sovrastate solitamente dalle reazioni normali del picco emotivo, che restano nascoste e non vengono notate.

D - Sono reazioni fisiche?
Sono reazioni diciamo in gran parte fisiche, ma accompagnate anche da emotività e da pensieri, chiaramente. Dicevo che è un discorso molto tecnico, perché questo potrebbe essere utile da comprendere in una più vasta concezione psicologica delle reazioni dell’individuo, chiaramente; anche se complica enormemente le possibilità.

D - Quindi se magari parte la prima volta la richiesta dell’akasico, magari quando poi torna su e riparte di nuovo la richiesta, magari al secondo giro si potrebbero comprendere?
Certamente. Ricordate che io ho detto che quando scende, quando partono, non trovano risposta all’interno del corpo fisico , astrale e mentale, ovviamente ritornando su, i corpi dell’individuo che trova sono stati modificati; quindi può darsi che, in un secondo giro, trovi invece delle risposte. Quindi, è un po’ come se continuasse ad alimentare il cambiamento, continuasse ad alimentare la possibilità di espressione dei vari corpi che attraversa.
Aumentando anche le possibilità di comprensione ma perché? Perché sono aumentate le possibilità di espressione! Cambiando le possibilità di espressione, cambia anche la possibilità di comprensione di quel determinato fattore.

D - È molto bella come immagine, perché spiega molto bene come si autoalimenta il sistema della comprensione stessa e di tutto quanto.
È tutto perfetto! E così siamo ritornati al nostro corpo mentale, il quale subisce lo stesso trattamento degli altri corpi: il fascio di vibrazioni lo attraversa, i pensieri che accompagnavano il picco di rabbia un po’ alla volta diventano meno impetuosi, diventano più razionali, incominciano ad essere elaborati in maniera diversa e il corpo mentale stesso viene modificato dall’essere attraversato da queste vibrazioni. Ecco, quindi, che anche se uno che è scemo non diventerà certamente una cima, certamente il corpo mentale e le sue possibilità di comprensione e di ragionamento saranno in qualche maniera modificate nella loro struttura.
Ci troviamo così, come dicevo prima, con un corpo mentale, un corpo astrale e un corpo fisico in realtà diversi da quelli da cui si era partiti, con possibilità diverse e con possibilità espressive che è quello che più conta diverse dalla partenza.
Allora, finito il suo giro intorno al corpo akasico, il fascio di vibrazione che si è spurgato nel passare da un corpo all’altro di tutti gli elementi astrali, mentali e fisici, ed è ritornato soltanto alla materia akasica, ritorna sul corpo akasico, che terrà presso di sé, incastrandole al posto giusto, quelle che possono essere delle comprensioni, degli elementi che si incastrano nella maniera migliore e poi ricomincerà il suo ciclo fino a quando riuscirà a portare tutta la comprensione al proprio corpo, all’interno del suo corpo akasico.

D - Ma noi quando osserviamo se riusciamo ad osservare qualcosa, intendo un pensiero, un’emozione, in realtà non siamo in grado di capire se stiamo parlando di qualcosa che è in fase discendente oppure ascendente; cioè possiamo osservare soltanto quello che pensiamo o quello che troviamo, punto. Cioè, non siamo in grado di distinguere i due...?
In realtà, sareste in grado di distinguere, però se l’osservazione è passiva, non c’è bisogno di fare distinzioni, bisogna osservare e basta. È chiaro che, prima che avvenga la reazione emotiva c’è la discesa e dopo la reazione emotiva c’è la salita.

D - È la manifestazione che fa da spartiacque.
Certo. E, un po’ alla volta, anche se voi non ve ne rendete conto, vi stiamo portando a ragionare in maniera diversa; ovvero stiamo portando, insinuando in voi, l’idea che chi osserva in quella che noi chiamiamo “osservazione passiva” non è il vostro Io. Questo, se riuscite a raggiungerlo, cambia completamente il vostro modo di vedere voi stessi e la vostra vita. In realtà, se ci pensate bene, non ci può essere che una risposta a questa cosa: chi osserva in maniera passiva non è il vostro Io ma… chi è?

D - Il corpo akasico.
Bravi! Quindi, stiamo cercando un po’ alla volta, piano piano, lentamente, senza che neanche voi ve ne accorgiate, di portarvi a considerare che voi siete il vostro akasico e non siete il vostro Io. E quando voi lo sentirete, lo accetterete, lo comprenderete, la vostra vita sarà davvero diversa.

D - L’Io può solo farsi da parte.
Certamente; ma, a quel punto, nel momento in cui voi sarete consapevoli che non siete il vostro Io ma siete la vostra coscienza, non ci sarà nessuna necessità che il vostro Io si faccia da parte; il vostro Io esisterà come una parte di voi necessaria, anzi direi persino indispensabile nella sua illusorietà, per portarvi ad arrivare a comprendere che voi non siete il vostro Io bensì la vostra coscienza.

D - Quindi verrà usato per quello che effettivamente è.
Certamente; come uno strumento, non come un fine ma come un mezzo.

D - A disposizione dell’akasico, come spesso siamo a disposizione dell’Io, ovviamente.
Certamente; cambierà completamente la vostra visione della vostra realtà e di voi stessi.

D - Quindi, anche di tutti i guai che accompagnano l’Io; dolori, sofferenze, guai…
Senza dubbio. E cosa ci può essere di più soddisfacente e gratificante per tutti voi? Certo, soddisfacente e gratificante per chi? Per il vostro Io; e qua sembra che si ritorni al punto di prima, però non dimentichiamo che, se voi osservate il vostro Io con la vostra coscienza e davvero vi rendete conto che il vostro Io è necessario e giusto che ci sia, è anche giusto che possa sentire gratificazione, e quindi va accettata anche la gratificazione dell’Io. Perché sentirsi in colpa se uno si sente gratificato da qualche cosa?! Invece, molte volte riuscite a sentirvi in colpa anche di quello che vi fa piacere!

D - Quando dicono “far diventare conscio un pensiero inconscio”, vuol dire che a quel punto i corpi sono strutturati; cioè prima non lo erano e poi, a un certo punto, ho dei dati in più, c’è stata una modifica e allora, a quel punto, son diventati consci, i pensieri si possono manifestare.
C’è la possibilità che, se la modifica è quella giusta, il pensiero possa diventare conscio, certamente. E questo è alla base visto che tu sei addentro alle cose della psicologia sta alla base del meccanismo psicanalitico; no? Nel momento che l’individuo parla con lo psicologo e teoricamente nei casi migliori tira fuori la propria esperienza, questa esperienza è accompagnata da pensieri, da emozioni e da reazioni fisiche, quindi un’emozione, è lo stesso procedimento della rabbia in realtà. E ci sono questi pensieri inconsci che non riescono a venire manifestati, però l’individuo manifesta con lo psicologo o lo psicanalista che sta cercando di aiutarlo si manifestano le reazioni all’esterno.
Nel ritornare indietro, queste reazioni cosa provocano? Provocano una modifica dell’Io del paziente; giusto? Questa modifica potrebbe essere tale da permettere ai pensieri inconsci di affiorare. Ecco perché l’utilità della tecnica, di quel tipo di tecnica, che potrebbe essere utile se lo psicanalista, lo psicologo o chiunque usi questa tecnica, riesce a fare le cose nella maniera giusta, cercando di non proiettare se stesso e i propri bisogni su quelli del paziente; ché la difficoltà principale, in questi rapporti a due, è sempre questa!

D - Quindi, scusa, praticamente deve riuscire a fare da specchio neutrale?
Certo: più lo specchio è pulito, meglio è! È che è difficile poterlo fare, perché la maggior parte degli psicoterapeuti tende a interpretare questo come un non fare niente, ma non considerano che anche il non fare niente può essere un modo, una maniera per influenzare l’altra persona; è qualche cosa di più sottile nel comportamento. E poi deve diventare l’altro, in modo che l’altro riconosca se stesso nello psicoterapeuta e, quindi, non si senta influenzato da altri che da se stesso. È difficile questo passaggio da riuscire a mettere in atto. Ma diventiamo troppo tecnici… e avete già troppi pensieri, non vorrei darvene altri! (Scifo)

Padre mio,
io guardo la Realtà che Tu hai creato e non posso fare altro che restare annichilito nell’osservare la complessità dell’enorme Disegno che hai saputo creare.
Tutto, per chi sa ben guardare, ha un suo posto e una sua posizione, nulla è in contrasto con nulla ma tutto esiste perché è necessario che esista; la Realtà è reale proprio perché Tu hai concepito il reale come esistente.
Come non essere innamorati di Te, Padre mio, che tutto questo hai saputo sognare?!
La pace sia con tutti voi, figli. (Moti)
 
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view post Posted on 3/5/2024, 10:51

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Le emozioni quali la rabbia, dice l'insegnamento, non apparengono al piano fisico, sono le nostre REAZIONI che appartengono al piano fisico.
Ciò premesso, il corpo astrale non è quello che provoca le emozioni ma è quello che gestisce, meglio che esprime le emozioni.

La vibrazione che parte dall'akasico,attraversa il mentale nonchè l'astrale e quindi reagisce secondo i dettami della materia astrale per arrivare al corpo fisico.
Questa richiesta dell'akasico che arriva al piano fisico passerà anche attraverso alla catena genetica (materia questa presente anche nel fisico, nell'astrale e nel mentale
dell'individuo


La catena genetica ha al suo interno tutte le caratteristiche tipiche dell'individuo.
La vibrazione partita dall'akasico che ha reagito sul piano fisico nel ritorno al piano astrale ed al mentale e poi all'akasico, subirà l'influenza anche dell'ambiente i cui vive l'individuo, subirà l'influenza della sua personalità e quindi subirà anche l'influenza degli archetipi transitori, nei quali l'individuo è interessato.

Le reazioni comprensive di tutti gli elementi sopra menzionati si esprimerano quindi, sul piano fisico, secondo le caratteristiche-personali-dell'individuo.

La rabbia, come ogni altra emozione, è l'espressione dell'akasico, per cui - per l'individuo- non c'è da capire qualche cosa sulla rabbia. L'individuo ha da capire che cosa fà nascere in lui la rabbia.
In base a quello che noi siamo, in base al nostro carattere, in base ai nostri bisogni evolutivi in base alle nostre incomprensioni, alla fin fine, noi possiamo solo "REAGIRE" a quel modo. Quindi non c'è scelta.
E' l'IO che reagisce, comunque sia-

Se noi riusciamo a metterci da un lato ed osservare il nostro IO, solo allora noi possiamo essere consapevoli di quello che il nostro IO, stà manifestando.

Un saluto a tutti
 
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