| “E’ necessario comunque, figli, che voi tutti che ci seguite e che fate dei nostri interventi e delle nostre parole un sostegno su cui condurre il cammino della vostra esistenza, ricordiate, comunque, che essi non possono né debbono diventare un sostitutivo della vostra realtà perché, se così fosse, verrebbe a mancare quell’importante fattore per la vostra evoluzione che è costituito dall’esperienza, dalla necessità per ognuno di voi di fare esperienza all’interno del mondo fisico, per mettere in moto quel circolo di comprensione, di conoscenza, di consapevolezza che, sola, può arrivare al vostro interno e far arrivare al vostro corpo akasico quelle briciole di verità che, un po’ alla volta, vi permetteranno di abbandonare la ruota delle nascite e delle morti. Ricordate, quindi, che sempre e comunque ciò che va posto dinanzi al vostro modo di vivere, di essere, di pensare e di agire è la realtà in cui vi trovate immersi a vivere, non i sogni che così spesso trattenete presso di voi e cercate di afferrare per nascondere ai vostri stessi occhi ciò che vi circonda, ciò che vi accade, interno o esterno che sia. Questo è ciò che conta di più e, senza di esso, anche il nostro parlare non soltanto perderebbe significato, ma verrebbe a perdere qualsiasi utilità e qualsiasi realtà. Certamente è molto facile attribuire a se stessi dei nobili pensieri, dei nobili intenti, delle grandi conoscenze, un cammino iniziatico; ma ricordate, fratelli, ricordate, figli nostri, che qualunque iniziato non parte mai da una condizione di privilegio interiore ma parte sempre da un grande fardello di sofferenze, dolori, errori che hanno accompagnato il suo cammino prima che egli fosse pronto veramente ad essere un iniziato.” (Rodo/fo) Ho voluto aprire con queste parole di Rodolfo perché mi sembrava che in esse ci fosse tutto il saggio senso della vita. Ma per me, comune mortale, in questo mezzo secolo che senso avevo dato alla mia vita? Come l’avevo vissuta? È da qualche tempo che sento il bisogno di fermarmi e osservarmi e, in questo caso, probabilmente, era l’unico modo per cercare di rispondermi. Se, come credo, tutti noi nasciamo con delle caratteristiche su misura, quali strumenti importanti per condurci nell’esperienza di vita, la mia sembrava essere principalmente l’emotività. Credo che le prime ad accorgersene furono 45 anni fa le suore che non mi vollero all’asilo perché “bambina troppo emotiva”; il medico di famiglia poiché ero sempre ammalata e, in seguito, gli insegnanti e gli amici. Lo non so se è per questa caratteristica che l’immagine che ho di me – di quando ero una ragazza – è quella di essere stata una delle più grandi sognatrici del mondo, da poter fare concorrenza a Cenerentola! Ma di sicuro so che, nel mio modo di vivere, le emozioni hanno sempre preso il sopravvento sulla ragione. Se sognavo che sarebbe arrivato il principe azzurro ho dovuto presto capire che gli uomini che ho incontrato nella mia vita avevano tutti i colori tranne che l’azzurro; se credevo che nella mia vita avrei incontrato degli amici stupendi ho dovuto capire che gli amici non sono un’idealizzazione di ciò che vorresti, ma sono ciò che sono, a volte veri, a volte falsi, a volte nemici veri e propri. E in questi rapporti l’unica salvezza mi è sembrata essere la capacità di distinguere attraverso l’osservazione di me stessa; e se ad alcuni ho voluto bene veramente, altri li avrei voluti morti, perché, se presa dai miei bisogni emotivi, ho dato spazio nella mia vita a qualche mascalzone, forse un po’ di responsabilità l’ho avuta … E l’Insegnamento? Come ho vissuto l’Insegnamento? Sono ormai passati più di 10 anni … all’inizio un po’ portata, un po’ condizionata, sono rimasta poi affascinata dall’Insegnamento etico, sembrava giusto per me. Con l’atteggiamento di chi se la tira un po’, mi sembrava di aver capito tante cose, ma puntualmente la vita, senza un attimo di tregua, ha cominciato a mettermi alla prova. I castelli di carta non solo sono caduti, ma mi hanno letteralmente sepolta! E un susseguirsi di avvenimenti mi portavano davanti ad uno specchio così limpido da vedermi spesso spaesata e sola. Quanta presunzione, quanta superficialità e quanta meschinità… La vita non è un concetto o una frase recitata, ma la responsabilità delle azioni che compi e delle scelte che fai; e, ancora una volta, ho capito che dovevo fermarmi e osservare. E i 30 anni di vita con mio marito come li ho vissuti? Se vi raccontassi la mia vita con lui sicuramente alcuni di voi non ci crederebbero. Abbiamo il nostro armadio pieno di errori ed incomprensioni, e la sofferenza che ora condividiamo insieme tutti i giorni forse è purtroppo lo strumento che ci obbliga a vuotare quell’armadio e osservarne il contenuto. La sua malattia si è aggravata, tanto che ogni mattina la prima domanda è “come sarà oggi?”. È un anno ormai che questa domanda si ripete ogni giorno, è difficile spiegare come si vive questa situazione. Quando la giornata si presenta brutta, c’è un forte senso di impotenza e di solitudine; quando va benino non riesco a vivere veramente, perché so già che quel “benino” potrebbe durare poco. Ci sono momenti in cui mi sembra di non farcela e penso che la vita dovrebbe avere una misura per le lezioni, poi mi accorgo che mi ha sentita e che, al momento giusto, infila nella mia quotidianità quelle cose semplici e carine che mi danno un po’ di tregua e mi fanno sperare in momenti migliori. La cosa più bella che ho fatto nella mia vita è senz’altro quella di essere diventata madre di una figlia che è il mio orgoglio e che, dopo 23 anni, ogni volta che la guardo riesco ancora ad emozionarmi come la prima volta che l’ho vista. Questo è quello che sono riuscita a dire su questo argomento, anche se so che dentro di me c’è un mondo di sentimenti, sensazioni, pensieri e segreti, che più di tutto contribuiscono a farmi vivere la mia vita, ma che mi sembrano intraducibili e irraccontabili. Mi accorgo che quando si parla o si racconta come si vive la propria vita si tende spesso ad enfatizzarla, ad esagerarla, persino a banalizzarla a volte. Lo non so se ho capito, se sono maturata o cambiata, ma ho dovuto capire che è nel vivere quotidiano che impari, come recita un luogo comune, a stare al mondo. Nonostante tutto non riesco a non amare la vita e non riesco a vedermi vivere senza le mie emozioni, sperando che la vita prima o poi mi farà trovare quell’equilibrio tra cuore e mente per arrivare alla tanto desiderata pace interiore.
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